mercoledì 18 dicembre 2013

Le Fornaci come una start-up. Ecco i nuovi progetti del centro culturale di Terranuova

Simone Martini, attore e cofondatore della compagnia teatrale KanterStrasse, è anche uno dei responsabili delle attività dell’ auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini. Gli abbiamo chiesto un contributo ‘a tutto tondo’ per La Voce del Martedì.

Iniziare a parlare di cultura in questo paese è un obbligo. Può sembrare assurdo in un periodo come questo, dove imperano le indicizzazioni delle pensioni, lo spread, il bund, la ripresa economica e le riforme costituzionali. Invece no, proprio no!
E’ da troppo oramai che i temi culturali non entrano nel dibattito comune, sembra che non interessino più a nessuno, che siano un orpello da tirare fuori solamente in periodo di campagna elettorale.
La cultura nel nostro paese deve essere centrale, perché è l’unica materia prima di cui disponiamo e le materie prime, normalmente, sono il fulcro di ogni economia.
All’estero, in Germania, Olanda o Romania solo per fare degli esempi, la cultura è considerata un bene primario: musei e teatri sono pieni, ben finanziati e rappresentano un punto di riferimento per la società sia da un punto di vista sociale che economico.
Spesso quando mi chiedono che lavoro faccio, sentendosi rispondere “l’attore”, mi controbattono “sì, ma di lavoro?”.
Credo che questa esperienza tocchi più o meno a tutti coloro che decidono in Italia di lavorare attivamente nel campo culturale, perché purtroppo se non lavori in televisione o al cinema, se non hai “visibilità di massa”, semplicemente non esisti e quindi non lavori, tutt’ al più ti diverti.
In questi anni abbiamo cercato di cambiare un po’ questo sistema, questo modo di fare. Ci siamo sporcati le mani cercando di dare un significato al lavoro che amiamo e che quotidianamente facciamo.
Da un anno a questa parte, a Le Fornaci di Terranuova Bracciolini, dopo aver partecipato con successo ad un bando pubblico, stiamo lavorando in questo senso. Molte cose sono da fare, alcune scelte sicuramente si riveleranno non fortunate, alcune sbagliate o non propriamente centrate, ma la filosofia, secondo noi, è quella giusta.
Noi abbiamo immaginato un centro culturale, un teatro attivo dove le compagnie e gli artisti possano lavorare attraverso un sistema di residenze. Progetti che nascono qui, in Valdarno, e che poi continuano il percorso in tutta l’Italia. Sostenere artisti importanti come Antonio Latella ma anche giovani artisti del territorio come la compagnia Makale o altre realtà emergenti. Dare loro un sostegno sia economico che di spazi e attrezzature. Immaginiamo un luogo dove i ragazzi, le famiglie possano riunirsi, divertirsi e magari lasciarsi per un po’ alle spalle la vita di tutti i giorni. Un piccolo luogo dove è possibile vedere Ascanio Celestini come se fosse nel tuo salotto o scoprire artisti meravigliosi ancora non noti al grande pubblico, o un film d’essai, un documentario particolare, un concerto e così via.
Stiamo cercando di dare un’unità al territorio del Valdarno con progetti formativi comuni per adulti (progetto di formazione Demo – recitazione e scrittura teatrale) con Terranuova, Loro Ciuffenna e Montevarchi, e  progetti formativi e rassegne nelle scuole.
Noi immaginiamo le Fornaci come una start-up, non un semplice contenitore di eventi ma una entità capace di progettare, sostenere realtà, economia e soprattutto lavoro.
Sta a noi, alla nostra generazione stimolare la curiosità che è andata perduta in questo paese, sta a noi utilizzare l’immaginazione e la fantasia per recuperare una certa centralità nella vita dei piccoli centri italiani. Non sarà un percorso facile, ma se saremo sostenuti, come è successo in questi anni a Terranuova, l’obiettivo potrebbe rivelarsi meno arduo del previsto.


Simone Martini

martedì 10 dicembre 2013

La storia infinita della Variante alla Sr69

Il tribunale fallimentare di Roma ha dichiarato in questi giorni lo stato di insolvenza di Ipresa Spa avviandone ufficialmente l’iter fallimentare e mettendo l’azienda in “amministrazione controllata”. Questo ha di fatto interrotto il doppio contenzioso aperto nel 2012 tra la Provincia di Arezzo e l’ATI vincitrice del maxi appalto per la realizzazione della Variante alla Sr69.La storia comincia nel 2004 con l’approvazione definitiva del progetto che comprende tutta la viabilità di accesso al nuovo casello di Valdarno e al nuovo ponte sull'Arno, quello progettato dalla Carlos Fernandez Casado.Nel giugno del 2008 la prima falsa partenza: l’appalto è vinto da un’ ATI avente capofila la Emini Costruzioni Spa di Aversa, accanto alla Demoter di Messina e alla MAEG Costruzioni di Treviso ma tutto si blocca prima di cominciare per problemi legati ad una denuncia di pagamento del pizzo alla camorra che coinvolge proprio la Emini Costruzioni Spa.Ad aggiudicarsi il maxi-appalto è quindi un’altra Associazione temporanea d’impresa composta da Impresa Spa e Marceglaglia Buildtech Spa. Il progetto ha un costo per la Provincia di Arezzo di circa 35 milioni di euro (cofinanziati anche dai comuni di Montevarchi, Terranuova e San Giovanni).E' una grande opera per il Valdarno ma i lavori cominciano dubito con il piede sbagliato: cominciano, si interrompono, riprendono, rallentano per poi fermarsi definitivamente nel 2012 quando si è a poco più che a metà dell'opera e viene notificato alla Provincia di Arezzo un atto di citazione in giudizio da parte dell’ATI per "supposto, grave inadempimento contrattuale ed extracontrattuale". A sua volta, la Provincia rinfaccia all'ATI gravi ritardi nella realizzazione dell'opera e procede alla risoluzione del contratto "pur avendo l'Amministrazione esperito ogni tentativo utile alla prosecuzione dei lavori da parte dell'ATI appaltatrice". La Provincia, ovviamente, richiede anche i danni derivanti dalla risoluzione, stimati intorno ai 5 milioni, e nel frattempo riassegna l’appalto per completare i lavori a la Castelnuovese, che fa parte del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna.Ora che una delle due aziende dell’ATI è in stato di fallimento la Provincia chiederà al tribunale fallimentare di essere inserita tra i creditori di Impresa Spa per provare a recuperare quel danno da 5 milioni di euro.Intanto il ponte è sempre lì, sospeso a mezz’aria…La redazione

martedì 3 dicembre 2013

Terranuova verso le primarie (seconda parte)

Dopo alcune settimane in cui si sono susseguite indiscrezioni in merito alle varie strategie e ai posizionamenti tattici delle forze politiche coinvolte, ecco che arriva l’ufficialità sui nomi degli aspiranti candidati alle primarie del Centrosinistra di Terranuova in vista delle elezioni del prossimo anno: Sergio Chienni, Laura Di Loreto, Marco Lapi, Massimo Quaoschi, Mario Rigli (rigorosamente in ordine alfabetico!).
Aspiranti” sì, perché per poter diventare “ufficialmente candidati” non è sufficiente mettersi a disposizione, servono almeno 200 firme valide a sostegno della candidatura, da presentare entro il 30 dicembre.
Ad aumentare il coefficiente di difficoltà (si fa per dire) c’è da annotare che le 200 firme dovranno essere “uniche” (non si può sostenere con la propria firma più di un candidato!) e pertanto, già in questa fase, saranno coinvolti moltissimi cittadini (almeno un migliaio, se tutti raccoglieranno le firme richieste). Chi firma, ovviamente, dovrà essere residente (anzi votante) a Terranuova.
Per questo i candidati ed i loro “comitati” avranno premura - come si fa di solito - di raccogliere qualcosa in più di 200 firme, giusto  per essere sicuri di non incappare in qualche spiacevole inconveniente di invalidazione ed anche – perché no?  – per mettere un po’ in difficoltà gli avversari nella ricerca di supporters disponibili a firmare.
Diciamolo subito: non sono pochi né il numero dei candidati (cinque) né le 200 firme a testa che dovranno racimolare, anche perché i potenziali elettori “da primarie” sempre quelli sono. Quanti? Duemila? Tremila?
Non è così scontato che tutti e cinque i candidati riescano a raccogliere le 200 firme di sostegno e, a mio avviso, gli scenari che si prosperebbero con cinque candidati, piuttosto che quattro o addirittura tre, sarebbero molto diversi.
Se a correre fossero davvero in  cinque la partita potrebbe rivelarsi un po’ più complessa, anche per i potenziali “favoriti”.
In genere quando ci sono più competitor s la difficoltà non sta nell’arrivare primo (si disperdono anche i voti avversari) il problema è vincere con un buon margine di vantaggio. Infatti, se non erro, anche nelle regole per le primarie del PD esiste una soglia minima da raggiungere (che dovrebbe essere del 40%) altrimenti sarà ballottaggio.
E nell’uno contro uno del ballottaggio la competizione si trasforma un’altra volta. Per vincere non solo devi essere forte come prima scelta, ma devi conquistare il secondo posto nei cuori di chi ha votato, al primo turno, i candidati rimasti esclusi…
Quel che è certo è che ne parleremo ancora, nella speranza di poterlo fare, quanto prima, anche con tutti e cinque i candidati. Per entrare, finalmente, nel merito delle questioni. Perché molto probabilmente a fare la differenza saranno (o almeno dovrebbero essere) proprio i contenuti dei loro programmi.
Francesco N.

martedì 26 novembre 2013

SOCIAL MEDIA: Strumenti global e Politica local

Venerdì scorso a Montevarchi si è tenuta un'interessante conferenza sulle opportunità che i nuovi social media offrono alle pubbliche amministrazioni per interagire con i cittadini.Su La voce del Martedì questo tema è stato discusso più di una volta: possono i social media favorire la partecipazione diretta dei cittadini alla cosa pubblica?Per lanciare questa discussione riportiamo l'articolo pubblicato qualche giorno fa da valdarnopost e suggeriamo di visitare il sito internet cittadiniditwitter.it

Il futuro della comunicazione tra enti pubblici e cittadini? "È su twitter"

È twitter il social media che si adatta meglio alle esigenze comunicative delle pubbliche amministrazioni. Una direzione chiara, emersa venerdì scorso nel corso del seminario dedicato al nuovo linguaggio degli enti locali, nell'epoca dei social network. 
"Oggi sono ancora troppo pochi i comuni che hanno un account twitter - ha detto Francesco Di Costanzo, giornalista, presidente dell’associazione Cittadini di twitter - gli enti locali sono indietro rispetto ai cittadini. Velocizzarsi e adeguarsi è fondamentale: perché l'informazione veloce che offre questo canale è indispensabile in certi contesti, come quello delle emergenze. Facile da usare, con messaggi brevi ed efficaci, perfetto per l'informazione di servizio. Pochi ancora si rendono conto di questo potenziale di twitter".
Tra quei pochi (in Toscana solo 50 comuni su 287 hanno un account twitter) c'è proprio Montevarchi, comune ospitante del convegno. "Il comune di Montevarchi - ha spiegato l'assessore Pierluigi Fabiano - lavora già con facebook e twitter, e ha rinnovato completamente il proprio sito. Utilizziamo quotidianamente questi canali, veloci e diretti: un modo per migliorare il dialogo con il cittadino. E funziona".
Oggi il comune di Montevarchi ha 450 follower su twitter e oltre 1000 'mi piace' su facebook. "Al di là dei numeri, però - ha commentato Pierluigi Ermini,responsabile della comunicazione per il comune - conta davvero l'immagine e il rapporto che si costruisce con i propri cittadini attraverso questi canali. Eventi, iniziative, previsioni meteo, ma soprattutto informazioni sulla viabilità e la situazione del territorio: attraverso la rete il comune di Montevarchi sta fornendo quotidianamente queste informazioni". 
Oltre ai saluti del sindaco, Francesco Maria Grasso, la mattinata di lavoro ha visto anche gli interventi della dottoressa Francesca Barucci, dirigente del comune di Montevarchi, sul diritto alla trasparenza e sugli obblighi di legge per gli enti pubblici e le società partecipate; e della dottoressa Elena Di Gisi, Segretario comunale di Montevarchi e Terranuova e Responsabile della trasparenza del comune di Montevarchi. In chiusura, la presentazione del nuovo sito del comune di Montevarchi, da poco rinnovato completamente nella sua veste. 

da valdarnopost.it

mercoledì 20 novembre 2013

Si spacca il PDL. E allora?

Ho sempre pensato (e scritto) che le vicissitudini vissute dai partiti nazionali dovessero avere delle naturali conseguenze anche alle loro propaggini che operano a livello locale. Questo ritenendo che dietro quei nomi, quelle sigle e quei simboli non ci fossero (o meglio, non ci dovessero essere) solo dei cartelli elettorali ma risiedessero storie, passioni, idee, ideali, progetti, visioni di mondo.
Allo stesso tempo però, con l’avvento di partiti-personali sempre più piegati a necessità particolari (dei singoli) che a quelle generali (della collettività), questo carattere di partito sembra proprio esser venuto meno. 
Succede allora che grandi partiti si spacchino su posizioni talmente specifiche che diventa difficile tradurne il senso delle conseguenze che potrebbe avere a livello locale.
Provo a spiegarmi meglio: Il PDL si è spaccato trasformandosi nel ritorno di Forza Italia e nella nascita del gruppo Nuovo Centrodestra senza avere alcuna divergenza "di sostanza". La scissione è frutto di due posizioni diverse su un caso specifico: la decadenza di Berlusconi legata o non legata alla sopravvivenza del governo accompagnata, ovviamente, da qualche guerra di posizionamento (personale, ci mancherebbe altro!) tra falchi e colombe. Tutto quì.
Che succede o dovrebbe succedere ai partiti PDL locali? Che devono fare? Su che basi si dovrebbero spaccare? Su quali rimanere compatti? 
Entrambi i partiti, non a caso, intenderanno coprire in futuro lo stesso spazio politico, quello del centro-destra.
E allora, dico io, può tutto questo avere delle conseguenze politiche a livello locale? E allo stesso tempo, può la spaccatura del più grande partito del centro destra NON avere alcuna conseguenza a livello locale?
In buona sostanza, possono i partiti politici essersi ridotti ad essere solamente contenitori di opportunità?
Francesco N.

martedì 12 novembre 2013

E' resuscitato il Norge?

Molti lettori non hanno conosciuto il Norge, il mitico noleggiatore di auto con conducente degli anni '50 e '60 con la sua altrettanto mitica FIAT 1400.
Dopo di lui Terranuova non ha praticamente più avuto un taxi.
A dire il vero in tutto il valdarno non c'è più un taxi se si esclude quello alla stazione di Montevarchi che serve esclusivamente i giapponesi che vanno da Prada; per un viaggio a Terranuova, che non gli conviene, ti dice che è già occupato.
Penso che in un Valdarno meno “provinciale” un servizio di taxi su chiamata (se non addirittura il radiotaxi) potrebbe essere un'opportunità di lavoro interessante.

La realtà è che nel valdarno abbiamo le scomodità della città (code e ingorghi, inquinamento, problemi di parcheggio), ma i servizi di trasporto pubblico sono assolutamente da piccola area provinciale.
In città nessuno si sognerebbe di andare in stazione con l'auto, tuttalpiù con il vespone o in bici.   Provate a trovarvi dietro alla stazione di Montevarchi, in via della Sugherella, tra le 7 e le 8 del mattino dei giorni feriali e avrete l'evidenza oggettiva di come (non) funzionino i servizi di trasporto pubblico. E' vero che molti valdarnesi vivono dispersi per le campagne, ma almeno chi è raggiunto dai bus sarebbe ben felice di lasciare la macchina a casa ed evitare le lunghe code del mattino e soprattutto della sera.

L'efficienza dei servizi di trasporto è troppo condizionata da campanilismi, da inerzie di vario tipo, da irrazionalità. Ad esempio a Terranuova restiamo ancorati alla autostazione di via S. Tito, realizzata negli anni '60, quando Terranuova era limitata a via Roma e metà viale Europa. Il bus che viene da Montevarchi gira su via XXII luglio ed effettua “la gincana della Lazzi” interessando solo un quarto del paese.
Da tempo esiste anche la nuova via di scorrimento ed ha avuto notevole sviluppo la zona di Pernina e della Coop.  Prima o poi si deciderà (risparmiando benzina ed inquinamento e fornendo un servizio più completo) di passare dai vecchi macelli (fermata per la Power One), dalla rotonda del Lupo, rientrando su viale Europa con fermate all'ex Caffarelli e al barrettino di pineta evitando la gincana.  L'autostazione può anche rimanere, ma solo come uffici!

Non si riesce ad organizzare un servizio di bus in valdarno come in città, con le linee circolari e quelle radiali ed una cadenza periodica.
In qualunque città tutti i bus si incontrano in un capolinea unico. Prendiamo ad esempio Firenze (anche se non è il massimo!). Se da Coverciano vuoi andare a Careggi prendi un primo bus per la stazione dove, entro un quarto d'ora e con lo stesso biglietto, trovi quello per Careggi. Certo ci metti un bel po’ di tempo, ma arrivi.
Se da Loro Ciuffenna vuoi andare a Castelfranco fai prima a piedi!!
Tutte le linee di bus del valdarno dovrebbero avere un capolinea unico, ad esempio all'ospedale della Gruccia dove c'è ancora spazio e che costituirebbe l'hub (scusate l'angloneologismo ma rende bene il concetto).
Abbiamo realizzato in quella zona il nuovo ospedale (per compromesso campanilistico e non per lungimiranza urbanistica) ma permettetemi di sognare lì intorno tutti gli uffici pubblici, tutte le scuole (le abbiano costruite nei punti più sperduti!), centri ricreativi e, perché no, anche una nuova stazione ferroviaria sulla linea metropolitana Arezzo-Firenze; e, visto che sognare non costa, anche un ponte sull'Arno verso il casello con tanto di ciclabile.
Peccato che fra un pò l'ospedale ce lo smantelleranno!!!


Paolo Dinelli

martedì 29 ottobre 2013

Renzi con Leopolda13 ritorna alla (troppa) semplicità.


"Le strategie comunicative in campagna elettorale" è il tema di cui vorremmo discutere questa settimana e lo facciamo proponendo ai lettori un articolo di Marco Venturini che analizza, da esperto di comunicazione personale e politica, le ultime scelte fatte dal candidato forte alla segreteria del PD. Un Renzi che vuole cambiare verso all'Italia e, attraverso le uscite pubbliche degli ultimi mesi, sembrava volesse"cambiare verso" anche alla sua comunicazione; Meno giubbotti di pelle e più cravatte, meno battute e più citazioni colte. Ma con la Leopolda sembra esser tornato al suo vecchio stile: maniche di camicia e semplicità.
L'articolo è ripreso da L'HUFFINGTON POST del 28.10.2013. Ringraziamo Marco Venturini che ci ha autorizzato a pubblicarlo anche sul nostro blog.
Buona lettura.
La redazione

Renzi con Leopolda13 ritorna alla (troppa) semplicità.


Grazie a Gianni Cuperlo improvvisamente tutti si rendono conto che Renzi non usa loghi del Pd. Qui all'Huffington Post ne parlavamo da mesi riferendoci non solo ai convegni di Renzi ma anche ai social network e ai suoi siti.
La giustificazione del sindaco di Firenze è "non è un'iniziativa del Pd, è un'iniziativa che parla anche ad altri mondi" riferendosi alla Leopolda 2013. Abbiamo visto che questa è in realtà un'abitudine di Renzi che non riguarda solo la Leopolda e che il messaggio che vuole mandare è un altro ed è più forte: non sono del Pd.
A Bari in occasione del lancio della campagna per la segreteria al Pd di Renzi dal titolo "cambia verso" avevo scritto che ad aver cambiato verso era anche la sua comunicazione. "Addio alle praline dell'ovvio" dicevo ravvisando meno banalità, citazioni più colte, temi politici trattati in maniera più approfondita. Questo cambiamento serviva a dare fiducia agli elettori che preferirono Bersani alle scorse primarie. Un compromesso per la classe più avanti negli anni abituata al vecchio modo di fare politica.
Ma Matteo non ha resistito a lungo e con la Leopolda 2013 ha deciso con convinzione di tornare al vecchio modo di comunicare: semplicità.
Tornano le maniche di camicia e lo scusarsi se si spiega una legge in termini giuridici, definiti "politichese"; l'attenzione all'emozione più che al contenuto "ma come? ci dovevi elettrizzare" si rimprovera ad alta voce quando in un passaggio è stato costretto ad andare sul tecnico; cancellate le citazioni dal passato per tornare a citazioni generazionali come la Coppa America di vela: "occhio alla sindrome New Zealand che stava avanti 8-1 e ha perso 9-8" riferendosi a chi si sente la vittoria in tasca. Citazioni persino futuristiche come quando rispondendo alla domanda "qual è l'ultimo libro che hai letto?" dice "ti dico quale sarà il prossimo: The Circle di Dave Eggers" che ancora non è stato tradotto in italiano.
Renzi sa che molti, compresi "gli operatori della comunicazione" che chiama direttamente in causa nel finale, avrebbero notato questo ritorno al vecchio stile e prende precauzioni.
La strategia che Renzi attua per zittire le critiche sul suo modo di comunicare considerato troppo semplicistico è quella di fare di questa semplicità un valore da portare avanti persino con una "rivoluzione". "Ci accusano di eccesso di semplicità" dice, "io rispondo che oggi la semplicità è la via giusta. Questo è ciò che serve oggi: una rivoluzione della semplicità".
Rivolgendosi ai ragazzi in parlamento aggiunge "non perdete la semplicità", poi spiega che vince solo chi si mantiene semplice e invita genuinamente "non prendiamoci troppo sul serio".
Quando il confine tra semplicità e banalità si assottiglia pericolosamente Renzi scherza dicendo a se stesso "Matteo, che hai visto Crozza?" come se imitasse il comico che imita se stesso.
Nel finale ci tiene a rivendicare la paternità di questa sua decisione di tornare e mantenere uno stile comunicativo più semplice possibile:"credono io abbia un guru che mi suggerisce cosa dire. Dico agli operatori della comunicazione che noi non abbiamo guru ".
Questo è lo "spirito della Leopolda" che Matteo vuole mantenere. Uno stile che lo caratterizza e al quale, pur provandoci, non sa rinunciare. La questione è che non sono le critiche degli "operatori della comunicazione" quelle di cui deve tener conto, ma quelle degli elettori più "esperti" che proprio in questo suo modo di fare non si rispecchiano. Renzi resta a mio avviso un grande comunicatore che a differenza di quanto successo a Bari si sta però allontanando dal suo obiettivo di rivolgersi a tutti.
Marco Venturini

mercoledì 23 ottobre 2013

BIANCO, ROSSO E VERDINI


Questa settimana proponiamo all’attenzione dei lettori de La Voce del Martedì l’inchiesta che Report ha mandato in onda lunedì 21 ottobre 2013 incentrata sulla figura del Senatore Denis Verdini.
Da ragioniere in quel di Campi Bisenzio alla presidenza del Credito cooperativo fiorentino, dalla sua discesa in politica fino ad arrivare alla corte di Berlusconi, chi è Denis Verdini?
Sigfrido Ranucci fa una radiografia di una delle figure più influenti del panorama politico italiano (e toscano!) attraverso interviste e dichiarazioni dello stesso Vedini e testimonianze rilasciate da persone che hanno avuto a che fare con lui nel corso degli ultimi anni (tra cui compare anche il terranuovese Lorenzo Zirri).
Al di là della parziale dimensione locale comunque presente nella figura del toscano Verdini... ci sembrava interessante cogliere al volo l’ultimo assist lanciato dalla trasmissione di Milena Gabbanelli e riproporlo sul nostro blog.

Buona visione...

martedì 15 ottobre 2013

Terranuova verso le primarie (prima parte)

Archiviata la nuova versione “slim” della Festa democratica, il PD terranuovese si prepara a vivere un autunno tutto impegnato sulla partita delle primarie: quelle per la segreteria nazionale previste l’8 dicembre e, a breve distanza, quelle per selezionare il candidato Sindaco.
Se le prime serviranno probabilmente solo a formalizzare l'incoronazione di Renzi come segretario nazionale del partito, quelle per la candidatura a primo cittadino di Terranuova hanno almeno quattro buoni motivi per essere molto più interessanti.
1) Contano, e parecchio. Se è vero che il Sindaco lo eleggeremo a primavera, è altrettanto vero che con le primarie del centro sinistra verrà individuato il “grande favorito” ad indossare la fascia tricolore. Per molti, la vera partita si gioca subito.
2) Sono una novità, perché a Terranuova non sono state mai fatte primarie per scegliere il candidato Sindaco.
3) C’è forte curiosità sui nomi. Primo perché il Sindaco uscente – dopo due mandati - non potrà ripresentarsi, secondo perché il quadro politico si è molto modificato rispetto a cinque anni fa e due forze antagoniste nel 2009, come il PD ed almeno una parte della (ex) lista Pasquini, potrebbero addirittura convergere in un’alleanza di coalizione. Almeno così si “mormorava” qualche mese fa.
4) Saranno primarie aperte. O almeno tutto lascia pensare che lo siano. E probabilmente saranno tanti ad andare a votare (vedi punto 1).
C’è un’altra cosa: le primarie, in generale, hanno una forza democratica per certi aspetti ancor più marcata delle elezioni stesse. Le primarie danno veramente a tutti la possibilità di scegliere. Più delle elezioni.
Cerco di spiegarmi meglio. Sappiamo quanto l’elettore italiano – nelle elezioni quelle “vere” - sia tendenzialmente stabile nella propria espressione di voto. La volatilità da un partito all’altro è molto rara. Molti italiani votano per 40 anni di fila sempre allo stesso modo. Moltissimi non voterebbero mai contro il proprio partito “del cuore”. Insomma, passatemi una battuta, alle elezioni c’è poco da scegliere, c’è da votare!
Alle primarie, invece, tutti si sentono molto più liberi di esercitare il proprio diritto di scelta (tanto - mettiamola pure così - non si può sbagliare, il voto rimane comunque dentro il confine del partito). La pratica del “turarsi il naso”, tanto frequente nelle elezioni “vere”, alle primarie non dovrebbe esistere. Al massimo non vai all’urna.
Questo però consegna alle primarie una grande responsabilità: non devono essere una presa per i fondelli. Devono essere autentiche, e non scontate nel risultato (come a volte lo sono state). E devono avere al centro i contenuti. Devono cioè permettere a chi vota di conoscere bene le differenze fra le idee, i programmi e le visioni dei diversi candidati. Altrimenti cosa scelgo?
Proprio per questo - ed anche perché le diversità fra le posizioni di un candidato e quelle di un altro potrebbero essere sottili (in fondo fanno parte entrambi della stessa forza politica) - i programmi sono fondamentali.
Mi aspetto quindi che si cominci presto a parlare di contenuti.
Perché se ci saranno diverse candidature, ognuna dovrà non solo fondarsi sull’ aspirazione (legittima) del candidato o sulla sua generosa disponibilità a mettersi al servizio della comunità, ma dovrà anche proporre una determinata visione di futuro per Terranuova.
Francesco N.

mercoledì 9 ottobre 2013

Sistema operativo 5 stelle: c'è qualcosa che non va.

Il 3 ottobre Beppe Grillo ha replicato sul proprio blog a quanti continuano a chiedergli un portale di democrazia diretta per il Movimento 5 Stelle. Ha scritto di loro che “delle due l’ una, o sono scemi, o sono orbi. Il Sistema Operativo del MoVimento 5 Stelle è in costruzione da due anni. Ad oggi sono quasi 90.000 gli iscritti certificati nel data base, quasi raddoppiati in un anno”. Ha spiegato che il sistema consente di scegliere candidati e portavoce, discutere proposte di legge parlamentare, prendere se necessario decisioni immediate, inviare mail, raccogliere fondi e altro ancora. E ha così concluso, a beneficio dei giornalisti dubbiosi: "Una piattaforma non ve la daremo mai. Nel frattempo studiate, applicatevi, portalizzatevi!".
I commenti al post sono stati prevalentemente critici. Tra quelli firmati con nome e cognome ne riporto cinque, che mi sembrano compendiare bene le questioni in discussione.
Ivan Solinas: «Con tutto il rispetto per gli sforzi, l’ impegno, di chi è in prima linea, più che un sistema operativo, mi sembra un insieme disorganizzato di iniziative lodevoli certamente ma lontane da quella idea di democrazia diretta che mi ero fatto. Faccio un esempio: "Decisione immediata su temi di interesse nazionale o del MoVimento". Chi decide quali sono i temi di interesse nazionale o del Movimento? Possibile che siano solo le due espulsioni? Io per democrazia diretta immagino che fosse data la possibilità agli iscritti di proporre questi temi e se si ha un consenso porli in votazione. Non mi sento uno schiaccia bottoni di domande poste sempre da altri. Io credo in questo movimento, e voglio essere costruttivo. Vorrei un sistema operativo semplice, ma in cui sia chiaro che il timone è in mano agli iscritti, e a maggior ragione deve essere semplice ma potente, trasparente come una camera di vetro. Immaginavo qualcosa sul modello liquidfeedback. Spero un giorno sarà possibile, per adesso mi sembrano assaggi di democrazia diretta, morsi veloci qua e là. Vi ringrazio del vostro impegno, ma vorrei di più, se serve un aiuto economico per questo sono disponibile. Ma una volta assaggiata la democrazia, non è mai abbastanza».
Paride Crotti: «Io mi sto sbattendo per il moVimento sin dagli inizi e il motivo per cui ho dato tutto me stesso in questi anni è che si è sempre detto che ci sarebbe stata una piattaforma grazie alla quale gli eletti sarebbero stati solo dei portavoce delle decisioni prese dai cittadini. E ora? si liquida tutto con un articolo che dice va già bene così? Ma stiamo scherzando? Non capisco perchè non si usi una piattaforma del tipo Liquid Feedback, mi sembra non ci sia la reale volontà di far partecipare i cittadini che tutti i giorni si impegnano per il moVimento. Ora il 99% delle decisioni le prendono i 163 parlamentari e questo non è ciò che era stato promesso. Vi assicuro che sono molti gli attivisti che la pensano come me ed è troppo facile venirci a dire o va bene così o fuori dalle palle. Un po’ di rispetto!».
Luca Penzo: «Ho votato M5S e studio e lavoro nell’ informatica da quasi 30 anni. Questo post è un susseguirsi penoso di stupidaggini informatiche, ed il tono (studiate! portalizzatevi!) viste le premesse è semplicemente ridicolo. Mi piacerebbe avere l’ indirizzo e-mail di chi l’ ha scritto in modo tale da farmi ridefinire in privato cosa vuol dire "Sistema Operativo"... (per inciso, DATABASE è un’ unica parola). Non è votando una volta ogni 7 anni per il PDR o per l’ esplusione di 2 senatori che si costruisce la democrazia diretta che avete descritto nella visione del M5S. Se avete bisogno di aiuto sono convinto ci siano decine di informatici COMPETENTI che darebbero il loro contributo GRATIS come forma di attivismo. Chiedete e vi sarà dato. Ma non prendeteci per i fondelli, ALMENO VOI. Grazie».
Filippo Zordan: «Quel che non mi spiego è come sia possibile che nel 2008 abbiate raccolto 1.300.000 firme in un giorno mentre in due anni siate arrivati a certificare 90.000 iscritti con un sistema informatizzato che dovrebbe essere il vostro cavallo di battaglia. Dal mio punto di vista è un vero e proprio fallimento, altro che vanto».
Gianni Smarrelli: «No, vabbè... da attivista della prima ora, candidato consigliere e poi alla camera non eletto... sinceramente questo post è un calcio in bocca a tradimento. Si parla di portale, Beppe ha parlato di portale un sacco di volte, negli anni. Poi si è detto tempo addietro "il portale? ma se ce l’ avete già!" (quello attuale chiamarlo portale è ridicolo), oggi non si chiama più neanche portale, è un sistema operativo. No, cioè, sinceramente, onore ai cittadini a 5 stelle eletti che stavano organizzandosi autonomamente con liquidfeedback e simili. Continuate, andate avanti. Non vi fermate. Non è possibile assistere a certe sparate. E se questo commento mi etichetta come giornalista pdmenoellino, dopo anni di attivismo e tutt’ ora voto e faccio votare M5S, allora veramente ennesima delusione. Ma vaff». 
Seguo il blog di Grillo dall'inizio e non ricordo contestazioni così estese su questioni di tale importanza. Penso (e temo) che il gruppo dei maggiorenti del M5S stia diventando una monade autoreferenziale, prodiga di comunicati ma chiusa al dialogo con gli esterni. Aggiungo, con rammarico, di averne avuto già esperienza. Per due volte, a maggio e a luglio, ho chiesto un'intervista per la Voce del Martedì a uno dei deputati 5 Stelle eletti nel Valdarno e per due volte non ho avuto risposta.
Silvio Cazzante

martedì 1 ottobre 2013

A Terranuova il 5 e il 6 ottobre si corre la SOCIAL TEN!

L' A.S.D. Polisportiva Gambassi 2010 (nata il 1-10-2010) si propone di promuovere lo sport non come competizione ma come strumento socialmente utile; che sia in grado di produrre socializzazione indiscriminata ed autentica favorendo l'integrazione sociale e promuovendo momenti di gruppo atti a creare relazioni, nonché benessere e momenti di crescita personale.
La pratica (eticamente corretta) sportiva produce benessere psico-fisico e favorisce sani stili di vita; la mission è quella di usare lo sport come mezzo, come strumento socialmente utile che sia in grado, oltre a generare benefici intrinseci allo stesso sport, di produrre integrazione sociale e socializzazione ad un livello orizzontale e paritario tra persone, che siano essi in situazione di disagio e/o svantaggio o no. L’ A.S.D. Polisportiva Gambassi 2010 crede fermamente che lo sport possa, in determinate situazioni, essere l’unico elemento allo stesso tempo distintivo e in comune tra persone che quotidianamente hanno abilità, attitudini, difficoltà, disagi diversi. È quindi fondamentale la creazioni di spazi, eventi, incontri comuni tra persone diverse, con capacità diverse che possano riconoscersi dentro lo sport per conoscersi fuori dallo sport.
In questo “contesto ideologico” nasce l'idea di organizzare l'evento del 5 e 6 ottobre insieme alle associazioni Amici di Beta, Amici dell'Ottavo Giorno e Aldebaran; in collaborazione con Libera Valdarno.
L'idea è quella di tentare (e possibilmente riuscire!!!!!) di coniugare: integrazione sociale, promozione di pratiche sportive e sani stili di vita e finanziamento di associazioni di promozione ed inclusione sociale attraverso la creazione di un evento utile e fruibili da tutti, in grado di accogliere e raccogliere esigenze ed obiettivi diversi!!!

Per maggiori info sull'appuntamento di sabato e domenica visita la pagina-evento facebook della SOCIAL TEN cliccando quì

Stefano

venerdì 27 settembre 2013

CONVIENE NON SPOSARSI?


Chissà se Francesco e Benedetta, nei giorni che precedevano il loro matrimonio, hanno avuto occasione di leggere il documento pubblicato dalle Acli di Brescia con il titolo ‘Dieci buoni motivi per non sposarsi in Italia’. Disponibile in forma integrale all’ indirizzo www.aclibresciane.it/attivita_scheda.asp?id=320, è stato presentato sul sito nazionale Acli (www.acli.it) in una sintesi a firma di Maria Chiara Sabato, che proponiamo ai lettori del blog.

“In Italia, fare famiglia sembra una pratica finanziariamente estrema, una sfida alla logica economica”. Lo scrivono le Acli bresciane nel documento provocazione “10 buoni motivi per non sposarsi in Italia oggi” scritto in vista della 47 Settimana sociale dei cattolici e presentato a Brescia il 9 settembre 2013.

Il documento, che le Acli invieranno ai parlamentari bresciani e a tutti i consiglieri regionali della Lombardia, vuole far riflettere sugli ostacoli che lo Stato deve rimuovere per favorire la famiglia.

Sono dieci motivi: dall’Isee, agli asili nido all’assegno di integrazione al reddito che dimostrano come “lo Stato discrimina e penalizza chi decide di mettere su famiglia rispetto a chi non lo fa o a chi lo fa in forma non ufficiale”.

“Nel nostro Paese – si legge nel documento delle Acli bresciane – il mancato riconoscimento fiscale delle famiglie di fatto, paradossalmente, è discriminante nei confronti delle famiglie riconosciute. Questa discriminazione andrebbe superata parificando, almeno ai fini fiscali le famiglie non sposate a quelle sposate”.

“In conclusione – scrivono le Acli bresciane – bisogna far sì che le persone non siano costrette, per avere una convenienza o un risparmio, a separarsi o a non formare famiglia, perché, paradossalmente, queste pratiche risultano più vantaggiose”.

Di seguito i 10 motivi analizzati nel documento.

1)        Indicatore Isee: valuta la situazione economica di un nucleo familiare residente nella stessa abitazione. Due coniugi fanno sempre parte dello stesso nucleo anche se non vivono insieme. Al contrario, in caso di due genitori non sposati e non conviventi, uno dei due genitori non rientra nel nucleo familiare e di conseguenza il suo reddito e il suo patrimonio non rientra nel calcolo Isee che sarà più basso.

2)        Detrazioni Irpef per figli a carico. La detrazione è proporzionale al reddito. Più il reddito è basso e maggiore è la detrazione spettante. Nel caso di coppie sposate l’agenzia delle Entrate può incrociare i dati e i nomi per verificare se i genitori stanno beneficiando delle detrazioni in modo corretto, ma è impossibile nel caso di coppie non sposate.

3)        Assegni al nucleo familiare: sono calcolati in base al reddito familiare. Il nucleo di riferimento è composto dal richiedente, dal coniuge non effettivamente e legalmente separato, dai figli. Il reddito deve essere formato per almeno il 70% da lavoro dipendente. In caso di due genitori non sposati e conviventi risulta più conveniente costituire un nucleo familiare composto dal genitore con reddito da lavoro dipendente più basso e dai suoi figli così da poter beneficiare di un assegno di importo superiore. Il reddito dell’altro genitore non rientra nel reddito familiare.

4)        Esenzione ticket. Per le varie esenzioni rispetto ai ticket sanitari inerenti ai figli, si tiene conto del reddito di entrambi i genitori. Quindi, se questi non risultano sposati, viene considerato il reddito di un solo genitore.

5)        Asili nido. Gli enti locali assegnano un punteggio maggiore per i figli di genitori soli: non poche coppie, per favorire l’ingresso del figlio al nido, dopo la nascita del pargolo, decidono di separarsi in modo fittizio. Su questa scelta incide anche la possibilità di usufruire del nido a prezzi agevolati. Il contributo richiesto è infatti calcolato sulla base dell’Isee: a un Isee più basso corrisponderà una fascia di contribuzione più bassa.

6)        Case popolari. “In molti casi, i bandi favoriscono uomini e donne sole con figli a carico. Anche in questo caso, la regola è giusta ma il gioco è fin troppo ovvio: la domanda è presentata dalla donna, che autocertifica di essere rimasta sola con figlio a carico. Ma in realtà la situazione non è proprio così: il marito o convivente continua a vivere con lei, anche se, ufficialmente, ha residenza anagrafica altrove”.

7)        Sostegno all’affitto. È una prestazione garantita nel caso l’affitto richiesto sia superiore al 30% del reddito del nucleo familiare. Anche in questo caso, per molti è meglio denunciare uno stipendio anziché due.

8)        Assegno sociale. È una prestazione di sostegno ai coniugi con oltre 65 anni di età. Lo stato di bisogno economico si valuta sul reddito coniugale se il richiedente è sposato. Il reddito di riferimento è quello personale nel caso di richiedente solo, non sposato oppure legalmente ed effettivamente separato.

9)        Integrazione al trattamento minimo e maggiorazioni sociali. In caso di coniugi separati o di coppie non sposate l’integrazione al reddito si valuta solo sulla base del reddito personale e non di quello coniugale come nel caso delle coppie sposate.

10)    Pensione di reversibilità. Per due vedovi entrambi titolari di pensione di reversibilità che vogliono avere una vita insieme, è più conveniente scegliere la convivenza che non il matrimonio. In questo modo si assicurano una doppia prestazione che altrimenti verrebbe meno.

mercoledì 11 settembre 2013

VIVA GLI SPOSI

...e venne il gran giorno. Sabato prossimo si sposa Francesco, per tutti il Noce, vero animatore del blog. Sposerà Benedetta, la Bene, presso la Chiesa di Santa Maria Nuova a Terranuova. A lui vanno i migliori auguri nostri e di tutti coloro che seguono il blog. Lo facciamo citando Papa Francesco, da una sua recente omelia. Parole semplici e sincere pronunciate in un momento significativo del suo Pontificato, impegnato a scongiurare la guerra in Siria .

“Il cristiano sia sempre gioioso come quando si va a nozze”… “Quando c’è lo sposo non si può digiunare, non si può essere tristi… “Penso che questo proprio sia il motivo più profondo perché la Chiesa custodisce tanto il Sacramento del matrimonio e lo chiama Sacramento grande, perché è proprio l’immagine dell’unione di Cristo con la Chiesa”. Il Pontefice si è dunque soffermato sui due atteggiamenti che il cristiano dovrebbe vivere in queste nozze: innanzitutto “la gioia, perché c’è una grande festa”. “Il cristiano è fondamentalmente gioioso. E per questo alla fine del Vangelo, quando portano il vino, quando parla del vino, mi fa pensare alle nozze di Cana: e per questo Gesù ha fatto quel miracolo; per questo la Madonna, quando si è accorta che non c’era più vino, ma se non c’è vino non c’è festa… Immaginiamo finire quelle nozze, bevendo il tè o il succo: non va… è festa e la Madonna chiede il miracolo. E così è la vita cristiana. La vita cristiana ha questo atteggiamento gioioso, gioioso di cuore”.
Dall’omelia di Papa Francesco del 6 settembre 2013 presso Santa Marta

martedì 27 agosto 2013

Eccolo, il fontanello!

Dopo una lunga attesa finalmente anche Terranuova  ha il suo primo fontanello di acqua pubblica di alta qualità.
E’ stato installato, come previsto, in Piazza San Francesco e a breve erogherà acqua fresca sia liscia che gassata.
Le installazioni di questi distributori pubblici di acqua stanno riscuotendo un grande successo in tutto il Valdarno (così come nel resto d’ Italia), erogando centinaia di migliaia di litri di acqua ogni anno. Il fontanello di Montevarchi ad esempio, situato vicino al mercato coperto, eroga circa 600mila litri di acqua l’anno, stesso ritmo a cui viaggiano quelli di Bucine, Ambra e Mercatale.
Ma a cosa servono i fontanelli e come funzionano?
Il primo vero obiettivo dei fontanelli è quello di recuperare un deficit culturale ed informativo che ci spinge a credere che l’acqua del nostro rubinetto sia di scarsa qualità o addirittura non potabile. Nulla di più falso: l’acqua della nostra rete idrica è potabilissima, buona, genuina, controllata e sicura.
E quella che viene erogata dai fontanelli è la stessa  acqua che arriva ai rubinetti delle nostre case. L’unica differenza è rappresentata dal trattamento di filtraggio che fa scomparire immediatamente il retrogusto di cloro. Oltre a dare la possibilità di scegliere l’opzione “fresca” e perfino “gassata”.
Sebbene il consumo di acqua in bottiglia non si giustifichi né per ragioni nutrizionali, né per ragioni igieniche né per ragioni economiche l’Italia, con quasi 200 litri per ogni abitante, è ancora oggi al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo per consumo di acqua in bottiglia, dietro solo ad Arabia Saudita e Messico. Un vero e proprio non senso, ed i  “fontanelli del sindaco” diventano così un simbolo di best practices politica volta alla promozione dell’acqua pubblica e al consumo consapevole di un bene primario ed essenziale come l’acqua.
Con qualche centesimo (dovrebbero essere 5) potremo riempire una bottiglia da un litro (se di vetro è meglio!) contribuendo in maniera importante alla riduzione dei rifiuti plastici e all’inquinamento dovuto al trasporto del prodotto imbottigliato.

Una famiglia che smette di comprare l’acqua in bottiglia e comincia a bere quella del fontanello o del rubinetto può risparmiare fino a 200 euro in un anno. Beh, di questi tempi... ben vengano i fontanelli!
Francesco

mercoledì 7 agosto 2013

Rispondi alle domande e scopri come sei

Aria di estate, di vacanza e di cazzeggio, questa settimana scherziamo un po’ con un gioco-test; cinque domande psico-comportamentali per capire in che rapporto sei con l’Italia. 
1)  Incontri un ragazzo di colore in giro per la città:
a) Con ogni probabilità non fai caso al colore della sua pelle, visto che ormai sei consapevole di vivere in una società multietnica.
b) Pensi subito che voglia venderti calzini si spugna, fazzoletti o riportarti il carrello, quindi cambi strada.
c) La fermi ed esclami: “Yes we can” perché somiglia ad Obama e pronunciare slogan all’americana ti fa sentire un po’ Fonzie!
d) Gli tiri due banane che tieni sempre in tasca per circostanze simili.

2)  C’è la crisi, fatichi ad arrivare a fine mese perché hai perso il lavoro:
a) Sei piuttosto tranquillo perché confidi nelle tutele e negli ammortizzatori sociali previsti  dal welfare del tuo Stato e sei fiducioso nella ripresa produttiva.
b) Cerchi di arrangiarti un po’ alla meglio e a fine mese ci arrivi imitando  Benigni nella scena del supermercato nel film “Il Mostro”
c) Ormai hai preso un impegno con degli amici e lo devi rispettare. Non compri da mangiare, ma un paio di F35 li devi comprare per forza.
d) I ristoranti sono pieni quindi quella della crisi e del lavoro che non c’è è una pura invenzione.

3) Vedi un settantacinquenne a braccetto con una giovanissima ragazza e pensi:
a) Che dolcezza vedere nonno e nipote che passeggiano insieme.
b) Se l’è scelta bene la badante!
c) E’ sicuramente un maniaco sessuale pieno di quattrini.
d) E’ sicuramente la nipote di Mubarak.

 4) Hai appena trovato una multa per divieto di sosta sul parabrezza della tua auto. Cosa fai?
a) La paghi perché pagare le tasse è giusto, ed anche le multe. Corri alle poste e la paghi subito perché così risparmi anche qualcosa.
b) Sotto i baffi te la ridi perché quella multa non è la tua, l’avevi presa dal parabrezza della macchina in divieto di sosta davanti a te proprio appena hai parcheggiato per poi non fartela rifare al secondo giro del vigile.
c) Corri dietro al vigile e ti lamenti di tutte le regole. Gli dici che te vorresti strade primarie più aperte. Paghi la multa, sconfitto, ma prima di arrenderti gli fai vedere tutte le auto dei “suoi amici” che lui ha fatto finta di non vedere.
d) Vai direttamente dal Sindaco e chiedi l’indulto e/o la grazia. Ai tuoi parenti fai scrivere su facebook che potrebbero esserci gli estremi per una guerra civile.

5)  Un giovane correndo inciampa e cade da solo a due metri da te, tu cosa fai?
a) L’aiuti a rialzarsi
b) Ti fermi e ti guardi intorno, insospettito perché potrebbe essere un furbesco tranello escogitato dall’assicuratore di turno per farti fare una polizza sulle inciampicate sull’asfalto.
c) Lo prendi un po’ per il culo e gli dici che ormai è da rottamare.
d) Fischi un rigore per il Milan!

RISULTATI DEL TEST
Profilo di chi ha risposto almeno 4 volte con la lettera a)
Con ogni probabilità non sei italiana/o, al massimo puoi essere una/o studente inglese in Erasmus capitata/o su questo blog per caso. Vivi in un altro mondo e ti consigliamo di rimanerci. L’Italia è tua al 2%...  Giusto il tempo di una vacanza.

Profilo di chi ha risposto almeno 4 volte con la lettera b)
L’italianità ti scorre nel sangue. Un po’ furba/o e un po’ coglione. Ma soprattutto stressata/o come tutti gli italiani il 6 di agosto. Consiglio: se nel corso dell’anno hai messo da parte due spiccioli prenditi una bella vacanza (magari all’estero), spegni tv, pc, smartphone e non comprare giornali fino al 31 del mese. Sei italianissimo al 100% ma ti farebbe bene cambiare aria…

Profilo di chi ha risposto almeno 4 volte con la lettera c)
Sei quel bambino che batte i piedi per salire nella giostra, ma gli tocca aspettare... Avresti voluto che l’Italia fosse tua almeno al 51% invece la percentuale è un po' più bassa. Devi tirarti su le maniche (della camicia bianca, ovvio!) e riprovare.
Se invece le risposte sono tutte e cinque sulla lettera c) allora sei nato a Rignano, tifi per la Fiorentina e sei il sindaco di Firenze.

Profilo di chi ha risposto almeno 4 volte con la lettera d)

Hai mai pensato di candidarti? Hai un profilo perfetto per fare carriera nel mondo politico. Coraggio ragazzo, fatti strada! Questo è il paese giusto per te!