- le dimissioni del presidente della pluriservizi
- la scissione del PDL di Terranuova con la conseguente nascita del gruppo “Terranuova per le libertà”
martedì 28 dicembre 2010
Terranuova: Sono nuovi equilibri o sono sempre gli stessi?
martedì 21 dicembre 2010
Caro Babbo Natale..
martedì 14 dicembre 2010
Università e ricerca, quale futuro?
- riduzione dell’autonomia degli Atenei attraverso l’introduzione di sponsor esterni nei consigli di amministrazione;
- tagli radicali al finanziamento pubblico delle università (che da anni è diminuito comunque);
- riduzione del turn-over (non tutti coloro che vanno in pensione potranno essere rimpiazzati);
- esasperazione del precariato.
martedì 7 dicembre 2010
La Voce del Martedì intervista Mauro Amerighi
Indubbiamente il nostro centro storico necessita di una serie di interventi di qualificazione. Uno di questi, ossia il rifacimento di alcune strade all’interno delle mura, è già in atto e verrà concluso nell’arco del prossimo anno.
A livello nazionale il Partito democratico sembra soffrire soprattutto tre problemi: la ricerca di un’ identità, il ricambio generazionale – con Renzi e i rottamatori che hanno dato un segnale forte e chiaro – e i rapporti fa gli ex DS e gli ex Margherita. Cosa ne pensi?
Siamo in una fase di profonda trasformazione sociale ed economica (epocale), dunque difficoltà di adeguamento dei Partiti e del sistema politico nazionale e giudicare processi così complessi.
Torniamo in ambito locale. Le opposizioni dicono che negli ultimi anni è stato fatto poco per Terranuova e quanto fatto è stato gestito male: su tutte, le vicende di Casamonti e della discarica. C’è qualcosa che, con il senno di poi, affronteresti in maniera diversa?
martedì 30 novembre 2010
Podere Rota: tra volontari annusatori e i rifiuti di Napoli
Tutto sembra rimasto a qualche mese fa: la questione “cattivi odori” infatti non si è ancora conclusa e la procedura di valutazione di impatto ambientale rimane sospesa dalla scorsa estate perché le analisi effettuate fino ad oggi non paiono esaustive.
martedì 23 novembre 2010
La crisi economica, vista dal basso
martedì 16 novembre 2010
Scioglimento di una sola Camera? C’entra quanto il cavolo a merenda
Ci sono tanti modi per uscire da una crisi politica ma ciò che conta è uscirne bene. E uscirne bene significa innanzitutto nel rispetto delle norme previste dalla nostra Costituzione. L’ipotesi che alcuni esponenti della Pdl hanno avanzato in merito all’eventualità di sciogliere una sola Camera del Parlamento pare più un discorso viziato da abuso costituzionale non condonabile che altro, ma siccome sembra che ci sia un velato consenso intorno a questa prospettiva, può essere interessante che anche in questa sede se ne discuta un po’. Per incominciare è bene premettere che Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (Art. 94) dove per fiducia s’intende un rapporto di natura politica tra governo ed entrambi i rami del Parlamento. Si badi bene, ad un problema di natura politica, quello della mancata fiducia tra Camera dei Deputati e Governo, non si può pensare di ovviare con un provvedimento straordinario di natura costituzionale. E’ pur vero che formalmente il PdR può sciogliere anche una sola Camera (Art. 88), ma questa ipotesi ha una sua sostenibilità di natura costituzionale anziché politica. Il diritto costituzionale è uno strumento a servizio della politica, ma non per questo si deve piegare alla politica. Lo scioglimento anticipato delle Camere è un “dramma” costituzionale, è il certificato di morte prematura di una Legislatura che per gravi problemi attinenti alla vita parlamentare non ha potuto portare a termine il suo mandato, tuttavia un atto di straordinaria rilevanza che spetta esclusivamente al Capo dello Stato non può non esser preso se non nell’interesse del Paese tutto. E’ chiaro anche alle creature che lo scioglimento della sola Camera “cattiva” comporterebbe il tifo implicito del PdR in favore di quelle forze politiche che occupano la maggior parte degli scranni della Camera buona altrimenti la soluzione adottata non avrebbe avuto alcun senso neppure in partenza. Inoltre, un simil provvedimento comporterebbe uno sfasamento sui tempi della vita parlamentare che per il nostro bicameralismo perfetto appare impensabile. Difatti, gli esempi storici non reggono il paragone con l’attualità; ciò che successe nel ’53 fino al ’63 tocca la natura costituzionale del problema, ossia il riallineamento della vita parlamentare delle Camere, in seguito all’iniziale decisione del Costituente di far durare sei anni la regolare legislatura del Senato della Repubblica. Insomma, la politica è opinione, divisione mentre il diritto sta in piedi o cade essenzialmente per la sua certezza. Rendere opinabile la certezza del diritto significa innanzitutto minare l’integrità del sistema e non certo offrire soluzioni coraggiose e imparziali. A mio avviso, l’unico aspetto positivo di tale ipotesi è che presumibilmente la mozione di sfiducia presentata alla Camera dei Deputati sarà discussa intorno al 16 dicembre, dopo il tornante del 14, pertanto se avessimo iniziato a parlare fin da adesso di strade sensate probabilmente avremmo finito con l’annoiarci.