martedì 20 dicembre 2011

Caro Babbo Natale...



Questa settimana, l'ultima prima di Natale, scriviamo tutti insieme la nostra letterina a Babbo Natale, chiedendo i regali che vorremmo ricevere. Abbiamo qualche giorno di tempo prima che il caro Babbo decida se accontentarci o meno. Quindi, comportiamoci bene e incrociamo le dita.. Buone feste a tutti!

Caro Babbo Natale.. 

martedì 13 dicembre 2011

STOP OPG

Se ne scrive e se ne parla poco. Forse troppo poco. Non tutti infatti sanno che nel 2011 esistono ancora dei luoghi molto simili a quelli che furono i lager nazisti. Non sono molto lontano da noi; si trovano ad Aversa, a Barcellona Pozzo di Gotto, a Napoli, a Mantova, a Reggio Emilia e a Montelupo Fiorentino. Si chiamano OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari).
Circa un anno fa fa la Commissione nazionale d’inchiesta sul funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale del Senato (la cosiddetta “Commissione Marino”) ha documentato lo scandalo degli OPG attraverso un video andato in onda nel marzo del 2011 durante la trasmissione Presa Diretta su Rai Tre (guarda il video).
Nonostante la stessa commissione si stia adoperando per la loro chiusura e che nel mese di novembre ci siano state le dimissioni di alcuni “pazienti-detenuti” ci sono ancora oggi più di mille persone chiuse dentro questi lager. Un popolo di dimenticati. Il video riportato è impressionante e lascia senza parole.
Francesco N.


Questo l’appello di STOPOPG per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici giudiziari.
Gli OPG rappresentano un vero e proprio oltraggio alla coscienza civile del nostro Paese, per le condizioni aberranti in cui versano 1.500 nostri concittadini, 350 dei quali potrebbero uscirne fin da ora.
L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario è istituto inaccettabile per la sua natura, per il suo mandato, per la incongrua legislazione che lo sostiene, per le sue modalità di funzionamento, le sue regole organizzative, la sua gestione.
La sua persistenza è frutto di obsolete concezioni della malattia mentale e del sapere psichiatrico, ma soprattutto di una catena di pratiche omissive, mancate assunzioni di responsabilità e inappropriati comportamenti a differenti livelli.
Al VI° Forum salute mentale - Aversa gennaio 2011 - abbiamo denunciato le omissioni e la mancata assunzione di responsabilità da parte dei decisori politici (Governo e Regioni), delle Aziende sanitarie locali e di molti Dipartimenti di Salute Mentale.
Ciò è ancor più grave a 3 anni dalla emanazione del DPCM 1.4.2008 - che dispone la presa in carico degli internati negli OPG da parte dei Dipartimenti - e dopo le sentenze della Corte Costituzionale, del 2003 e 2004, che hanno spalancato possibilità di trattamenti alternativi all’OPG in ogni fase.
Riteniamo sia improcrastinabile porre fine allo scandalo degli OPG e che sia possibile farlo all’interno dell’attuale normativa.
Perché, come afferma la nostra Costituzione, ”la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

martedì 6 dicembre 2011

"SALVA ITALIA".....E VOI CHE NE PENSATE?


La manovra "Salva Italia" salverà gli italiani?
Tutte le forze politiche riconoscono la pesantezza del pacchetto, ma al di là dei richiami a dei fumosi miglioramenti, annunciati più per dovere di mestiere che per concrete proposte da presentare, questa ennesima correzione ai conti pubblici è l'ulteriore sacrificio che si chiederà agli italiani per tirar fuori dal pantano finanziario questo sciagurato Paese.
Certo è che l'amara medicina che tocca prescrivere è una responsabilità politica non di poco. Alla stessa maniera ci si rende conto che il tempo delle dosi omeopatiche è ormai scaduto. Eppure nel fondo delle questioni, c'è un aspetto da non sottovalutare: Piazza Affari, le Banche - ormai protette dallo Stato - e la finanza internazionale hanno dimostrato un forte apprezzamento per la via di uscita indicata da Monti.
In attesa del secondo capitolo sul lavoro, tutto adesso ruota intorno a pensioni, casa e accenni ad una tassazione sul lusso.
Voi che ne pensate?

martedì 29 novembre 2011

BUON COMPLEANNO BILANCIO PARTECIPATIVO.

Il Bilancio Partecipativo del Comune di Terranuova compie un anno.”Mettinbilancio 2011”, questo è il nome che l’Amministrazione ha dato all’iniziativa, è cominciato il 4 novembre 2011. Come scriveva l’Amm.Comunale sul numero 15 di Comune Informa (Dic.2010), la partecipazione alle serate dedicate alla discussione degli interventi da programmare ”è da considerarsi un notevole successo”. Ho partecipato a quelle serate e personalmente concordo con quell’opinione, 100 cittadini nel capoluogo e 40 alla Badiola devono far ritenere l’iniziativa un successo. La società incaricata ha fatto una buona pubblicità all’iniziativa. Il materiale consegnato ai partecipanti era chiaro ed esaustivo, la moderazione degli interventi e la resocontazione degli incontri (vedi anche il numero 16 di Giugno 2011 di Comune Informa) è stata molto discreta e professionale. L'iniziativa era cofinanziata da Regione Toscana e Comune di Terranuova Bracciolini.

 Ho partecipato per due motivi: il primo è legato al fatto che il bilancio partecipativo deve essere considerato un buono strumento di partecipazione, il secondo è che con esso i cittadini erano chiamati  a discutere e deliberare una o più proposte concrete d’intervento e non ad una validazione delle linee guida dettate dall’Amministrazione Comunale. Per Terranuova era una novità positiva, una buona idea. Ho condiviso anche le priorità votate (facendo riferimento ai soli incontri del capoluogo): l’intervento di riqualificazione al Parco Pubblico Attrezzato (PPA) e il concorso di Idee per la riqualificazione del PPA stesso. Il PPA necessita di un intervento di riqualificazione e quell’idea rappresentava l’occasione per concentrare l’intervento su un’opera  senza disperdere risorse in tanti altri  interventi, di sicura utilità, ma che avrebbero fatto perdere forza alla proposta. Inoltre tali proposte riscontravano il favore di tanti giovani intervenuti all’iniziativa e di questi tempi, dove da più parti si lamenta la scarsa partecipazione alla vita politica in particolare dei giovani, la loro energia meritava fiducia.

Ad un anno di distanza non capisco che fine ha fatto Mettinbilancio 2011. Quest’estate il “campino” versava nella stessa situazione dell’anno precedente e non vi è traccia del concorso di idee. Nessuno ha dato informazioni ai cittadini sui tempi effettivi di realizzazione delle opere, nelle riunioni si parlava di pochi mesi (nella guida al bilancio partecipativo distribuita negli incontri a pag.21 si legge che per interventi di entità compresa tra i 150 e i 200 mila euro i tempi di progettazione, espletamento della gara e inizio dei lavori si sarebbero aggirati intorno ai 120 giorni al massimo) ma ormai è passato più di un anno. Vi sono state delle difficoltà di carattere finanziario? I tempi tecnici si sono allungati a causa di lungaggini burocratiche? I vincoli del patto di stabilità per gli enti locali non permettono più la realizzazione delle opere? Forse i cittadini che hanno partecipato agli incontri meritavano di essere informati sugli sviluppi di quanto discusso e approvato, prima degli incontri erano state lasciate le generalità e tutti i recapiti (indirizzi, mail e telefono) i quali erano serviti all’organizzazione di farci contattare più volte e ricordare gli appuntamenti. Inoltre sempre nella Guida al Bilancio Partecipativo sopracitata a pag. 3 nella relazione dell’(ex)Assessore Alessio Magini (ma immagino condivisa da tutta la Giunta in quanto organo collegiale) si leggeva “L’impegno è di creare negli anni un processo partecipativo esteso a tutto il territorio comunale ed a tutti i settori d’intervento pubblici, dalle opere pubbliche ai servizi”.

La Voce del Martedì ha apprezzato e condiviso l’impegno ribadito da Alessio  Magini in una intervista al blog nel mese di febbraio, intervista che dette luogo anche a molti commenti, alcuni anche “coloriti”.  Adesso ci chiediamo se l’intento dell’’Amministrazione Comunale è ancora quello di creare un processo negli anni, oppure “Mettinbilancio 2011” è destinata a  rimanere una isolata esperienza seppur di successo nella sua fase iniziale?

Penso che delle risposte siano dovute, non soltanto al sottoscritto o ai gestori del blog che ospita questo post ma a chi ha creduto nelle finalità del Bilancio Partecipativo e vi ha dedicato un po’ di tempo e comunque a tutti i cittadini visto che per tale iniziativa sono stati spesi “i soldi di tutti”.
                                                                                                                 Paolo Bizzarri


martedì 22 novembre 2011

RIMONTIAMO...NON C'E' PIU' TEMPO

Qualcuno ha paragonato gli eventi politici di questi giorni alla caduta del Muro di berlino. Credo che sia così, una discontinuità che cambia e cambierà regole del gioco e giocatori.  La scelta della crisi, la sua gestione e il suo esito, vanno ascritti ad una lucidità e volontà del Presidente Napolitano, che, in sintonia con il paese, ha valutato che le forze politiche non erano e sarebbero state in grado di affrontare le esigenze che la crisi, interna e internazionale, pone. Grazie Presidente!
Il paese ha una composizione complessa, è fatto di tante cose, ma è indubbio che se si vuole guardare alle attuali e future classi dirigenti la rete è un buon punto di vista. Non credo che la rete sia “il” luogo della politica ma ne è sicuramente un indicatore tendenziale interessante.
#adessobasta #fatesubito #rimontiamo sono stati temi di una discussione vera e approfondita.
Adesso non ci sono più alibi, ogni forza politica e ognuno di noi è davanti alla responsabilità delle sue scelte e dei sui comportamenti. Ognuno di noi singolarmente può e deve dare il suo contributo.
In queste ore qualcuno ha scritto “aprite le finestre, fate entrare aria nuova”. Questa è responsabilità di chi è oggi in una posizione di riferimento nei partiti politici. Di come verrà gestita questa responsabilità dovrà rispondere domani. Vale a Roma, vale a Terranuova. La nuova classe dirigente si evidenzia e si seleziona in questa occasione, in queste scelte, nella capacità che esprime di sapersi adeguare al bene comune. Ognuno con un po’ di bellissima passione civile e politica e anche con un po’ di giusta ambizione personale deve ricordarlo. Tanto più che dopo un periodo amministrativo difficile e teso, il prossimo dovrà essere costruito da zero. La prossima amministrazione per forza nascerà da un confronto tra nuove persone. C’è una grande occasione per la politica, chi ha ruolo politico sappia sfruttarla correttamente!
Rimontiamo, ricostruiamo il nostro paese, significa qui in Valdarno cominciamo a discutere e ad individuare il positivo e il negativo, le opportunità e i limiti partendo dalle cose, aprendo le nostre finestre e le nostre menti.
Tutti quelli che sono appassionati dalla politica ma si sono messi ai bordi, aspettando che ‘a nuttata passi, tutti quelli che guardano in silenzio, tutti quelli che hanno responsabilità come i capigruppo consiliari di Terranuova, be’ mi farebbe molto piacere un loro contributo. Ma siccome questo blog viene seguito non solo a Terranuova, sarebbe bello avere dei contributi “altri”.
A chi pensa che questa cittadina sia governata male, chiedo di guardare avanti, di prepararci mettendo insieme un metodo condiviso di confronto, perché il domani sarà diverso da ieri. Senza confusioni o papocchi, ma parlando e parlandosi, poi i cittadini sceglieranno.
Per quanto riguarda le tre forze di maggioranza maggioranza, gli appassionati, gli iscritti, i consiglieri, so bene che guardano a questo luogo con un po’ di fastidio e difficoltà, un po’ come alla poltrona del dentista, ma li invito di cuore a chiudere gli occhi e provare a buttarsi. Rimontiamo, ce la si può fare.

C’è un tema da cui vorrei partire. Le scorse settimane sono state per i fatti metereologici molto complicate, anzi tragiche. Hanno un legame con le scelte politiche, con gli eventi che la crisi dei mercati ha innescato?

Credo di sì. Si tratta della spesa e delle sue dinamiche.
È certamente oramai diffusa, con differenze di comportamenti però, una cultura di difesa del territorio. Riguarda la gente comune e riguarda le amministrazioni, di ogni tipo. Ma purtroppo i comportamenti sono spesso differenti da quelli che dovrebbero. Se si costruisce in un’area golenale, o ancora peggio vicino all’alveo di un torrente cementificato, c’è la folle responsabilità di chi lo ha fatto ma anche il non giustificabile comportamento di chi lo ha permesso o tollerato. È per me incomprensibile, intollerabile, inaccettabile che persone progressiste governino per decenni un territorio e che lascino queste situazioni incancrenirsi. Non c’è scusa che tiene, non c’è patto di stabilità che giustifichi. Dovrebbero avere una morale diversa, non ce l’hanno.

Quanto può essere miope in questa situazione non affrontare dalla testa il problema?
Credo allora che andrebbe costruita una nuova agenda, delle nuove priorità. Adesso, subito. Lo spread e le piogge, lo abbiamo visto, non perdonano.

Oggi le entrate delle amministrazioni dipendono prevalentemente dagli oneri di urbanizzazione.
Nella risposta alla crisi, in parte indotta dalle non scelte del Governo di fronte alla crisi internazionale e in parte proprio dalle sue scelte parziali, le amministrazioni locali mi sembra finora non abbiano affrontato una revisione della spesa corrente e delle sue procedure o una analisi delle spese fisse (sedi, personale, …). Vedremo nelle prossime settimane se questo sarà reso ancora possibile dal nuovo Governo, anche se le prime scelte mi fanno essere, finalmente, ottimista.
Intanto si stanno definendo, correttamente, raggruppamenti di comuni (quelli micro) o di servizi (forma associata o unioni dei comuni) per avere delle ottimizzazioni di spesa attraverso delle economie di scala.
Lasciamo perdere per favore la polemica piccina di chi è succube e di chi vuole comandare. Chi correttamente fa sentire la sua critica deve perfavore ragionare con le esigenze di oggi, non con i ruoli e le esperienze di 6 o 8 anni fa. Ci possono essere personalismi, positivi e negativi, ma questi cambiano la realtà delle cose? No. Cambiano le esigenze dei cittadini. No. Cambiano l’urgenza di nuove politiche finanziarie. No.
Ma allora guardiamo dentro gli obiettivi proposti dalle amministrazioni, e anzi spingiamo per obiettivi più concreti, di maggior impatto. Perché sia superato un approccio un po’ burocratico, del passettino alla volta attenti al bilancino degli interessi. Figlio questo della situazione com’era quando i sindaci hanno cominciato a discutere. Oggi la situazione dei comuni è diversa, come è diversa quella dei territori e dei cittadini. Non c’è più tempo, è cambiata l’agenda.
I cittadini del Valdarno abitano da una parte e lavorano dall’altra, hanno punti di divertimento (bar, cinema, ristoranti) sparsi sul territorio, (se domandate alla Salus) hanno addirittura punti benessere normalmente non nel loro centro. Loro davvero, prima delle burocrazie politico-amministrative, sono e vivono da Valdarnesi. Gestioni associate possono appunto gestire servizi ma quello che oggi, e forse ieri, serve è progettualità associata. Ma l’unione dei comuni, che a questo punto diventa un giusto strumento, per fugare ogni dubbio di tracchegiamento burocratico, per essere sostanziale si deve allora porre due obiettivi essenziali: trasporto pubblico e urbanistica. Senza di questi stiamo scherzando, inseguiremo gli eventi, faremo star male i cittadini. Un’area con oltre 50.000 abitanti, diversi poli industriali, flussi interni molto rilevanti non può reggere solo sul trasporto privato, senza linee di trasporto urbane. Quanto occorre aspettare perché si possa concretamente avere delle risposte?
Se il territorio e unico, unica la viabilità, unico l’accesso autostradale, unico il continuo urbano, unico il bacino occupazionale e quello abitativo fino a quando si possono reggere regolamenti e norme urbanistiche non coordinate e omogenee? Non sono forse il punto di resistenza di interessi localistici e personalistici? Il tentativo di mantenimento di piccoli poteri?
L’efficienza amministrativa diventa allora uno strumento per controllare e rivedere le spese, alla luce della nuova situazione. Le amministrazioni che hanno o stanno aumentando accise o tasse senza affrontare contemporaneamente la revisione delle spese, stanno facendo un errore sostanziale e politico inimmaginabile. Certamente mi auguro che se ne rendano conto e si fermino.
Ma che centrano Genova o Aulla o il Po? Se per rincorrere l’esigenza di entrate si continua a edificare e cementificare, purtroppo ne avremo ancora tanti di eventi catastrofici di quel tipo. Occorre che si studi una dieta, si costruisca un elenco di priorità finanziabili, fermando totalmente lo sfruttamento edilizio del territorio. Non ce lo possiamo più permettere. E’ un modello di sviluppo bacato che porta solo danni. Ristrutturiamo, demoliamo e ricostruiamo ma non occupiamo nuovo suolo.
Smettiamo di avere comportamenti contraddittori che coprono soltanto l’inadeguatezza di chi li propone, come da una parte investire per promuovere il territorio dall’altra aumentare la pubblicità stradale! Miope e insensato procedere!
Facciamo piuttosto strade e svincoli meno impattanti, più leggeri, non c’è bisogno di tutto questo cemento e asfalto. Si può costruire e sviluppare in modo molto più leggero e rispettoso dell’impatto ambientale.
Siamo intossicati di spesa, spendere è diventata una vite senza fine che gira ma tutti rimaniamo fermi. La nostra non può essere solo una democrazia della spesa, ritorniamo ad una democrazia che guardi ai contenuti, al merito, ai valori.
Riconosciamo che per alcune scelte eccessive o miopi del passato, accentuate dal cambio di fase economica, oggi siamo obbligati a riscrivere l’agenda, a modificare tendenze già consolidate, a rivedere comportamenti e scelte di ieri.
Farlo non è debolezza, è lucidità politica. Rimontiamo, non c’è più tempo.

Ettore Ciancico

martedì 15 novembre 2011

Al teatro di Bucine Vita e morte di Pier Paolo Pasolini


Sabato 19 novembre al Teatro comunale di Bucine alle ore 21.00 la compagnia Dritto e Rovescio porta in scena la piéce teatrale dell’autore francese Michel Azama “Vita e morte di Pier Paolo Pasolini”.
Si tratta della prima rappresentazione in Italia a 27 anni dalla pubblicazione del testo originario.
L’opera di Azama è un vero e proprio omaggio allo scrittore italiano che più di tutti ha trovato nelle situazioni di esclusione e di emarginazione sociale fonte di ispirazione poetica.

La pièce evidenzia alcuni aspetti fondamentali della vita di Pasolini: la politica – fu attivo militante del Partito Comunista Italiano ed espulso per la sua condizione di omosessuale –, il tribunale – in vent'anni fu vittima di trentatré processi per i suoi romanzi, articoli e film, censurati e poi gratificati con diversi premi e riconoscimenti - , la vita privata e intellettuale, l'attaccamento alla madre, la ricerca dell'amore riversato sui "ragazzi di vita".

Attraverso le parole di Pier Paolo Pasolini l'autore ripercorre e analizza così l'Italia degli anni Settanta, precipitata nei tristi anni di piombo e riaccende i riflettori su un misterioso omicidio che, a trentasei anni di distanza, lascia ancora aperti molti interrogativi.

martedì 8 novembre 2011

Perché l'asse Lega-PdL rimane forte e il PD vuole evitare le elezioni


Tutti danno ormai per conclusa l’esperienza del IV° Governo Berlusconi.
La novità è che questa volta a dare il benservito al Cavaliere non sono stati degli alleati infedeli, come accaduto in passato sia ai governi di centrosinistra che a quelli di centrodestra. Il colpo letale è stato inferto dai mercati finanziari.
Politicamente la maggioranza stava reggendo. Seppur con qualche accenno di mal di pancia di troppo.
Nonostante un’imbarazzante assenza di risposte ai bisogni di un paese messo in ginocchio dalla crisi economica la fiducia a questo Governo non è quasi mai mancata, almeno quella parlamentare.
Ai mercati però non si risponde con una battuta sui ristoranti sempre pieni. Si può anche raccontar favole ma se non ci credono il debito aumenta e i nodi vengono al pettine. Qualcuno allora vacilla (la Carlucci?!? – ma in che mani ci hanno messo?!?) e minaccia di passare dall’altra parte, dove magari promettono una ricandidatura sicura al giro di giostra successivo.

Berlusconi desidera comunque un epilogo teatrale e dichiara di voler guardare negli occhi i traditori della corona. “Se cadrò, cadrò sfiduciato in aula”. Potrebbe apparire fuori luogo l’atteggiamento di un re tanto attaccato al suo trono. Ma non è così; Berlusconi pensa già al domani. L’immagine di chi abbandona con la coda fra le gambe sotto le risatine franco-tedesche diventerebbe un’icona perdente agli occhi degli elettori e lui è un vincente. Chi avrà lasciato l’Italia in mano ad un governo di emergenza nazionale, magari composto da ex fascisti ed ex comunisti che si tengono a braccetto, non sarà Silvio Berlusconi.
All’Ego e alle capacità sceniche berlusconiane siamo comunque abituati.
Pochi si aspettavano però una linea di fedeltà assoluta al capo come quella tracciata da Bossi. in questi ultimi mesi Se si considera che chi vota Lega non ama affatto Berlusconi e questo atteggiamento rischia anche di far perdere l'egemonia elettorale sul nord il comportamento del Carroccio è quasi sorprendente.

Ma allora perché Bossi non abbandona il premier?
Semplicemente perché, in questo momento, restare attaccati al PDL è la strategia più produttiva. Bossi sa che un equilibrio migliore di quello che si è venuto a creare dopo la diaspora di FLI non potrebbe mai uscire da nessun’altra alleanza frutto di nuove elezioni. Oggi la Lega è decisiva dentro al governo. Ma soprattutto se tradisse Berlusconi rimarrebbe tagliata fuori da qualsiasi gioco delle alleanze. Ed almeno con questa legge elettorale se non ti allei con qualcuno non sei nessuno. 
Gianfranco Fini infatti, nonostante sia ideologicamente più a destra di Lega e PdL ha scavalcato i suoi ex alleati e si è piazzato al centro, accanto a Casini e Rutelli. Il buon Gianfranco non è diventato improvvisamente moderato, sa bene che con il 2,5% o stai al centro o sparisci. La Lega rimane, a conti fatti, tagliata fuori da qualsiasi alleanza che non sia con B. e, di conseguenza, non può far altro che rimanere al capezzale del capo anche per preservarsi un futuro ancora al suo fianco, almeno finché ci sarà questa legge elettorale.

Se oggi avessimo un proporzionale secco (o anche un maggioritario con collegi uninominali) Bossi avrebbe già alzato il dito medio anche all’amico Silvio.

Seconda mossa di Berlusconi: invocherà elezioni subito cogliendo impreparato un PD che, al contrario, preferirebbe un governo di emergenza che affronti la crisi e modifichi la legge elettorale prima di tornare alle urne. Di modifiche, al PD, ne basterebbero poche…
Chi pensa che il Partito Democratico abbia tutta questa voglia di cambiare la legge elettorale perché è una legge che priva l’elettore di scegliere i propri rappresentanti in parlamento ha forse preso una tangente sbagliata. Al PD, come a tutti gli altri partiti, il fatto di scegliersi i propri candidati piace eccome (Legge elettorale della regione toscana docet!) .Il Partito di Bersani vuole cambiare il cosiddetto “porcellum” solo perché con questa legge elettorale rischierebbe di avere la maggioranza solo in una delle due camere (che ovviamente è un difetto enorme e ridicolo per la legge elettorale di una paese dal bipolarismo perfetto).
Inoltre il PD sarebbe impreparato. Per acquistare forza e legittimazione avrebbe bisogno delle primarie, elemento fondante della sua identità ma il tempo, fosse anche per “rottamare”, non ci sarebbe. E ancora non appare chiara neanche quale potrebbe essere la strategia delle alleanze.
Insomma, mentre gli avversari hanno già pronta la formazione da mandare in campo l’opposizione non ha neanche scelto l’allenatore.
Questo è il motivo per cui Berlusconi invocherà le elezioni immediate di fronte a Napolitano: per giocare d’anticipo. E perché è più preparato degli altri, nonostante il suo fallimento.

Ma, piaccia a meno a Berlusconi, la nostra Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica, prima di indire nuove elezioni, si accerti dell’esistenza di possibili maggioranze nelle due camere. A patto, chiaramente, che una fetta della maggioranza accetti una fase transitoria di questo tipo alle elezioni non ci andremo subito.
I dubbi di chi si domanda come sia possibile ipotizzare una maggioranza tecnica che va da Vendola a Fini?” si fugano velocemente: Sinistra e Libertà al momento non è in parlamento. Il problema non si porrebbe. La possibilità di vedere Fini con Vendola non c’è.  Quello di un governo tecnico sostenuto da larghe o larghissime intese che traghetti l’Italia fuori dalla crisi e a nuove elezioni invece sì… e rimane uno scenario del tutto plausibile.
Francesco N.

P.S.  Ultim'ora: Bossi chiede "un passo laterale" al premier. ipotizzando un governo Afano. Il concetto espresso nel post appena pubblicato non cambia: l'asse Lega-PdL rimane salda con un PD che chiede un governo tecnico guidato da Mario Monti.

martedì 1 novembre 2011

Consumi insostenibili: quanto è grande l’impronta ecologica della Toscana?

Politici e amministratori amano parlare di sviluppo sostenibile, salvo poi rimanere interdetti quando qualcuno chiede loro: “sì, va bene, ma quanto è insostenibile il nostro stile di vita?”. La risposta l’ha data nel 2002 il WWF, su incarico della Regione Toscana, ed è tale da metterci con le spalle al muro: consumiamo risorse come se di Toscane ne avessimo due. L’ associazione ambientalista ha calcolato la cosiddetta ‘impronta ecologica’, vale a dire – semplificando un po’ – la superficie di territorio necessaria a produrre quello che consumiamo e ad assorbire i rifiuti che dai nostri consumi derivano. Seguendo la metodologia codificata da Wackernagel e Rees nel 1996, sono state sommate “sei differenti componenti: la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti e risorse naturali, l’ area di pascolo necessaria per l’ allevamento e per produrre i prodotti animali, la superficie di foresta necessaria per produrre legname e carta, la superficie marina necessaria per produrre pesci e frutti di mare, la superficie di terra necessaria per ospitare infrastrutture edilizie e la superficie forestale necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica risultanti dal consumo energetico dell’ individuo considerato”. L’ impronta della Toscana è stata così calcolata in 4,011 ettari pro-capite, a fronte di una disponibilità di 1,93 ettari utili per ogni abitante (la sintesi dello studio si trova all’ indirizzo http://www.rete.toscana.it/sett/pta/impronta_ecologica/home.html). Stiamo consumando, appunto, come se avessimo a disposizione due Toscane, appropriandoci indirettamente di risorse che appartengono alle generazioni future. Il dato più sorprendente è che la terra necessaria alla produzione agricola ammonta solo al 21% del totale, mentre “quasi il 60% dell’ impronta è legata alla ‘terra energetica’ ovvero a quella superficie necessaria per assorbire la CO2 prodotta a causa dei consumi energetici diretti ed incorporati nei beni”. In sostanza, più di una delle due Toscane che consumiamo serve solo a ‘tamponare’ gli inquinamenti dovuti al nostro stile di vita. Stando così le cose, credo che ci dovremmo porre, da subito, almeno due obiettivi irrinunciabili.
In primo luogo evitare il consumo di suolo. Ogni terreno che viene urbanizzato, infatti, comporta una riduzione della superficie utile all’ assorbimento della CO2 o alla produzione di cibo. Sul sito del ‘Forum italiano dei movimenti per la tutela del paesaggio e dei suoli fertili’, che tre giorni fa ha tenuto la sua prima assemblea nazionale a Cassinetta di Lugagnano, leggo che sono 130 gli ettari di terreno fertile quotidianamente cementificati in Italia. L’ equivalente di 180 campi da calcio.
L’ altro macro obiettivo da perseguire è la riduzione delle emissioni inquinanti. Si potrebbe agire, con pochi provvedimenti e in tempi rapidi, su tre fronti: aumento dell’ efficienza energetica degli edifici, miglioramento del trasporto pubblico, penalizzazione dell’ acquisto e dell’ uso di veicoli inquinanti.
Gli edifici. Nello scorso inverno Legambiente ha misurato la dispersione termica di cento case in quindici città italiane. È risultato che la classe di efficienza energetica più alta, la classe A, poteva essere attribuita solo a undici fabbricati, tutti nella città di Bolzano, che non a caso si è da tempo dotata di una normativa in materia.
Il trasporto pubblico. Nonostante i tagli del governo, un’ amministrazione regionale lungimirante dovrebbe tenere duro e investire adeguatamente per migliorare i servizi, su ferro come su gomma. Anche a costo di tassare in modo mirato il trasporto privato (p.e. con ticket d’ ingresso nelle città).
La penalizzazione dei mezzi inutilmente inquinanti. Se veramente abbiamo a cuore il futuro, dobbiamo far sì che vi sia un consenso sociale molto maggiore verso chi viaggia con una utilitaria a metano rispetto a chi si muove con un cassettone superpotente e superassetato. Anche perché la velocità massima consentita è 130 km all’ ora e per i bisogni di una famiglia basta (e spesso avanza) una station wagon da 1.600 cc. Il di più – che siano automobili, yacht o aerei privati – è inutile per la comunità e dannoso per l’ ambiente. E va perciò disincentivato, quanto meno con adeguate misure finanziarie. Egualitarismo velleitario? Utopie comuniste? Basterebbe in realtà solo un po’ di buon senso, per ribellarci all’ idea che l’ avvenire dei nostri figli venga scippato da un Flavio Briatore qualunque.
 Silvio Cazzante

martedì 25 ottobre 2011

Debito pubblico: e se fosse congelato?


 La manifestazione degli indignati che si è tenuta un po’ di tempo fa a Roma non è riuscita – forse è meglio dire le è stato impedito – a portare al centro della discussione i temi e le questioni che gli organizzatori si erano preposti. Nel nostro piccolo, raccogliamo non le pietre e gli estintori da lanciare contro banche e uffici, ma alcuni spunti e riflessioni che provengono dal mondo dei movimenti e dell’associazionismo. Iersera, così racconta la cronaca, il Consiglio dei Ministri Straordinario si è interrotto dopo un’ora e mezzo perché Bossi, Berlusconi e Tremonti dovevano andare alla consueta cena di lavoro. Il contributo che vi offriamo questa settimana non potrà certo appassionare per un’intera cena, però riteniamo che davanti ad un più sobrio caffè possa essere un argomento dignitoso per provare a guardare alla crisi dei macrosistemi da una visuale diversa.


CAMPAGNA PER IL CONGELAMENTO DEL DEBITO 
Continuano a farci credere che per uscire dal debito dobbiamo accettare manovre lacrime e sangue che ci impoveriscono e demoliscono i nostri diritti. Non è vero. La politica delle manovre sulle spalle dei deboli è voluta dalle autorità monetarie europee come risultato della speculazione. Ma è intollerabile che lo Stato si adegui ai ricatti del mercato: la sovranità appartiene al popolo, non al mercato!

 Esiste un'altra via d'uscita dal debito. E' la via del congelamento e se la condividi ti invitiamo a firmare e a diffondere questo documento, affinché si crei una grande onda che dica basta alle continue manovre che distruggono il tessuto sociale. Il problema del debito va risolto alla radice riducendone la portata. Non è vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l'obbligo di restituire solo quella parte che è stato utilizzata per il bene comune e solo se sono stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale, come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del mondo.

 Per questo chiediamo un'immediata sospensione del pagamento di interessi e capitale, con contemporanea creazione di un'autorevole commissione d'inchiesta che faccia luce sulla formazione del debito e sulla legittimità di tutte le sue componenti. Le operazioni che dovessero risultare illegittime, per modalità di decisione o per pagamento di tassi di interesse iniqui, saranno denunciate e ripudiate come già è avvenuto in altri paesi.

 La sospensione sarà relativa alla parte di debito posseduto dai grandi investitori istituzionali (banche, assicurazioni e fondi di investimento sia italiani che stranieri) che detengono oltre l’80% del suo valore. I piccoli risparmiatori vanno esclusi per non compromettere la loro sicurezza di vita.

 Contemporaneamente va aperto un serio e ampio dibattito pubblico sulle strade da intraprendere per garantire la stabilità finanziaria del paese secondo criteri di equità e giustizia.

 Almeno cinque proposte ci sembrano irrinunciabili:

·         riforma fiscale basata su criteri di tassazione marcatamente progressiva;

·         cancellazione dei privilegi fiscali e seria lotta a ogni forma di evasione fiscale;

·         eliminazione degli sprechi e dei privilegi di tutte le caste: politici, alti funzionari, dirigenti di società;

·         riduzione delle spese militari alle sole esigenze di difesa del paese e ritiro da tutte le missioni neocoloniali;

·         abbandono delle grandi opere faraoniche orientando gli investimenti al risanamento dei territori, al potenziamento delle infrastrutture e dell'economia locali, al miglioramento dei servizi sociali col coinvolgimento delle comunità.

Attorno a queste poche, ma concrete rivendicazioni, è importante avviare un dibattito quanto più ampio possibile, partecipando al forum appositamente costituito all'indirizzo www.cnms.it/forum


Se poi l'onda crescerà, come speriamo, decideremo tutti insieme come procedere per rafforzarci e ottenere che questa proposta si trasformi in realtà.


Francuccio Gesualdi , Aldo Zanchetta, Alex Zanotelli, Bruno Amoroso, Antonio Moscato, Alberto Zoratti, Claudia Navoni, Rodrigo A.Rivas, Giorgio Riolo, Roberto Bugliani, Luigi Piccioni, Michele Boato, Carlo Contestabile Ciaccio, Roberto Fondi, Roberto Mancini,

Gianni Novelli, Achille Rossi, Paolo Cacciari, Maurizio Fratta, Fabio Lucchesi, Lorenzo Guadagnucci, Nadia Ranieri, Paola Mazzone, Enrico Peyretti, Gaia Capogna, Francesco Amendola, Uberto Sapienza, Manuela Moschi, Mauro Casini, Roberto Viani, Michela Caniparoli, Franco Fantozzi, Franco Nolli.

martedì 18 ottobre 2011

Raccolta porta a porta: la VdM intervista Emanuele Rappa, Presidente della CSA

Tra poco a Terranuova comincerà la raccolta dei rifiuti “porta a porta”. Quali saranno le zone del paese interessate? Come sarà organizzata tecnicamente? Cosa cambierà in pratica per i cittadini e quali sono le cose più importanti da sapere?
In realtà la raccolta porta a porta è attiva a Terranuova già da diverso tempo, ma fino ad ora ha riguardato soltanto le frazioni collinari, le zone industriali ed i commercianti del centro. In estate il servizio è stato esteso a Le Ville ed ora si passa al capoluogo che, ad eccezione dell’area compresa nella cerchia delle mura, sarà interamente coinvolto dalla riorganizzazione del servizio.
L’organizzazione tecnica è piuttosto semplice. Ogni giorno i cittadini devono lasciare davanti a casa un determinato tipo di rifiuto (organico, carta, indifferenziato) entro le 8 del mattino ed il nostro personale passa a ritirarlo nelle ore immediatamente successive.
Per i cittadini cambiano alcune cose: non si deve più andare al cassonetto ma basta lasciare i propri rifiuti davanti a casa, naturalmente questo va fatto in giorni ed in orari prestabiliti. Quello che cambia davvero è che con questo metodo è possibile controllare la qualità dei rifiuti prodotti dai cittadini, per cui non sarà più possibile mettere i rifiuti organici insieme alla carta o gli indifferenziati con l’organico, come non di rado accade purtroppo nei cassonetti.
Gli unici contenitori stradali che rimarranno attivi sono le campane per il vetro (che saranno verdi) e per la plastica (azzurro). Ci si chiederà: perché non raccogliamo porta a porta a anche queste tipologie? Non lo facciamo perché lo scopo della raccolta differenziata è il riciclo dei rifiuti e la modalità che garantisce un miglior riciclo del vetro, ma anche della plastica, è la campana stradale con bocca di conferimento piccola. Se raccogliessimo il vetro porta a porta, insomma, otterremmo un minor riciclo rispetto alla campana stradale.

Secondo i dati ufficiali relativi all’anno 2010 comunicati dalla Regione Toscana la percentuale di raccolta differenziata nel Bacino servito da CSA è del 41,32%, percentuale in linea con la media Toscana 40,06%. A Terranuova la differenziata è al 50,98%. Quali sono i risultati che ci si aspetta dall’attivazione della raccolta porta a porta?
L’amministrazione comunale, e noi con loro, si aspetta di raggiungere nel più breve tempo possibile la percentuale del 65%, che è quella richiesta dalla legge per il 2012.
Visto che nei primi otto mesi del 2011 Terranuova è già vicino al 54%, direi che l’obiettivo per l’anno prossimo è decisamente a portata di mano.

Presupposto essenziale per un effettivo riciclo dei materiali non è solo la percentuale di rifiuti che si riesce a differenziare ma anche la loro “qualità”.
Nel rapporto della Regione, pur sottolineando la strategicità di questo aspetto, non c’è neanche un dato sulla “qualità” dei rifiuti. Esistono dati (confrontabili con altre realtà italiane e straniere) della qualità dei nostri rifiuti? Quanto è "buono" il nostro rifiuto? Che fine fa oggi la differenziata “poco buona”?

In realtà ha poco senso perfino confrontare i dati di raccolta differenziata tra una regione e l’altra perché, sembra incredibile, ogni regione usa metodi di calcolo diversi! Se non c’è chiarezza sulla quantità, figuriamoci sulla qualità….
Guardando in casa nostra dobbiamo dire che neanche a livello regionale esistono dati sulla qualità delle raccolte differenziate, e purtroppo così si finisce per fornire una visione solo parziale del ciclo dei rifiuti. E’ grazie a questa visione parziale che poi passa il messaggio che differenziare equivalga a riciclare: in realtà non è così!
La raccolta differenziata è il primo passo verso il riciclo, ma se poi la raccolta non è di qualità, oppure se non si fanno gli impianti, oppure se non si crea un vero mercato per i prodotti riciclati, la raccolta differenziata rimane un esercizio fine a se stesso.
Noi come azienda siamo impegnati a veicolare il messaggio che il ciclo dei rifiuti è un processo industriale e come tale prevede l’applicazione di logiche industriali (realizzazione di impianti, efficienza dei servizi, sbocchi di mercato per i prodotti riciclati, equilibrio economico del sistema). Se invece si vuol far passare il messaggio che il ciclo dei rifiuti è un processo “magico”, dove basta fare la raccolta differenziata e i rifiuti spariscono come per incanto, allora continuiamo pure a cullarci con le percentuali.
Sulla qualità delle nostre raccolte possiamo dire, a spanne, che rispetto al nord Italia siamo ancora indietro: del resto in quelle zone la raccolta differenziata hanno cominciato a farla molti anni prima di noi. Dobbiamo dire che, gradualmente, la qualità media nel nostro territorio sta comunque migliorando, anche grazie alla raccolta porta a porta, e noi stiamo potenziando la nostra comunicazione aziendale per informare sempre meglio i cittadini.
Quando è possibile le impurità presenti nelle raccolte (che per il nostro bacino sono mediamente intorno al 10-15%) vengono a loro volta recuperate, altrimenti vanno al selettore insieme ai rifiuti indifferenziati, per poi essere trasformate in frazione organica stabilizzata o finire in discarica.
Quando sarà realizzato il nuovo termovalorizzatore di Arezzo le impurità andranno invece a recupero  energetico, contribuendo quindi alla creazione di elettricità.

Quando si parla di raccolta differenziata spesso viene citata l’esperienza del Comune di Capannori che, da capofila del progetto Rifiuti Zero, ha raggiunto l’ 81,89% di raccolta differenziata ed ha codificato un percorso virtuoso in 10 punti volto a conseguire l’ obiettivo del 100% entro il 2020. Qual è la tua opinione su questa esperienza?
Ritengo che sia un’esperienza con luci ed ombre, dove le luci rimbalzano molto sui media mentre le ombre rimangono tutte sullo sfondo. Capannori fa molta raccolta differenziata e, cosa altrettanto importante, ha messo in atto ottime politiche per la riduzione dei rifiuti. Ha poi creato una rete di relazioni istituzionali e di comunicazione che indubbiamente ha veicolato con molta efficacia il lavoro svolto in quel comune. 
Detto questo, dopo la raccolta differenziata c’è ancora molto da fare e, come dicevo prima, a questo punto ci vogliono gli impianti per il riciclo. Faccio notare che a Capannori è da oltre dieci anni che devono realizzare un impianto di compostaggio e ancora non sono stati in grado neppure di decidere in che posto farlo. Quindi ogni giorno l’organico raccolto a Capannori va all’impianto di compostaggio di Montespertoli, che si trova in un’altra provincia e dista 60 chilometri. Non mi pare né molto ecologico né molto economico….
Non a caso Capannori per gestire il servizio per 46 mila abitanti ha speso nel 2010 8,1 milioni di euro (una media di 175 euro ad abitante), nel territorio servito da CSA si è speso 13,2 milioni per 111 mila abitanti (una media di 119 euro ad abitante).
Un altro aspetto che mi lascia perplesso è che, come dicevo prima, si veicoli in qualche modo l’equazione raccolta differenziata = rifiuti zero = problema risolto. In un dibattito al quale ho partecipato con l’assessore all’ambiente di Capannori ho fatto presente che una tonnellata di carta proveniente da raccolta differenziata si trasforma in mezza tonnellata di carta riciclata e in mezza tonnellata di nuovi rifiuti che in parte possono essere bruciati (non riciclati) ma che in parte devono essere smaltiti, quindi fare “rifiuti pochi” è possibile ma fare “rifiuti zero” no. A questa affermazione mi pare che l’assessore di Capannori non abbia ribattuto.
In definitiva, di Capannori apprezzo molto l’impegno che mettono nelle raccolte, nel coinvolgimento dei cittadini e nelle politiche di riduzione dei rifiuti. Mi pare invece che manchi un po’ la visione d’insieme: la raccolta differenziata è il primo passo di un processo industriale complesso che, come tutti i processi industriali, genera a sua volta scorie e materiali di scarto.
Dobbiamo fare molta raccolta differenziata ma soprattutto dobbiamo farla bene, poi però servono gli impianti per selezionare e riciclare i rifiuti e servono politiche che incentivino lo sviluppo di un mercato dei prodotti riciclati. Su questi aspetti, in Toscana come nel resto d’Italia, c’è ancora molto da lavorare.
La formuletta dei “rifiuti zero” ha molto di magico e poco di industriale: per un settore che ragiona in migliaia di tonnellate, più che gli slogan ben riusciti, ci vogliono politiche serie e lungimiranti.

E' POSSIBILE TROVARE ULTERIORI INFORMAZIONI SULL'ATTIVAZIONE DELLA RACCOLTA PORTA A PORTA A TERRANUOVA DIRETTAMENTE SUL SITO INTERNET DI CSA  www.csambiente.it

martedì 11 ottobre 2011

NUN TE REGGHE PIU': quando la rete entra nella vita politica

Questa settmana La Voce del Martedì intervista Mario Rigli, terranuovese DOC, promotore di un'iniziativa di legge popolare nata in rete tramite facebook. I moduli per la raccolta delle firme oggi sono presenti in quasi tutti i comuni d'Italia.


Come è nata l'iniziativa?

É nata per caso, conversando con un amico virtuale siciliano nel social network Facebook. Ci stavamo lamentando della palude etica e morale nella quale era sprofondata l'Italia e della impossibilità per un cittadino comune di fare qualcosa, quando ci venne in mente la possibilità di ricorrere ad una delle due forme di Democrazia diretta previste dalla Costituzione: l'iniziativa di legge popolare. Per la complessità del meccanismo, per la difficoltà di raccogliere quella gran mole di firme era fino ad ora quasi impossibile ricorrevi per un semplice cittadino di provincia come il sottoscritto, per chi non fosse collegato con organizzazioni forti come partiti e movimenti. Fino ad ora dicevo, perché internet, questo grande mezzo, ci viene incontro anche in questo. Attraverso di esso abbiamo potuto costruire tutta una rete di referenti territoriali a livello nazionale, abbiamo pubblicato la nostra iniziativa nella Gazzetta Ufficiale e i moduli della raccolta sono in questo momento in molti comuni d'Italia.

Qual'è il testo specifico?

Il testo della legge è semplicissimo, consta di un solo articolo, senza cavilli e commi vari. Abbiamo voluto appositamente evitare la eccessiva complessità delle leggi che sono state proposte con iniziativa popolare fino ad oggi affinché il legislatore avesse meno appigli e giustificazioni per mettere in calendario la legge e procedere alla discussione.
ART. 1
I PARLAMENTARI ITALIANI ELETTI AL SENATO DELLA REPUBBLICA, ALLA CAMERA DEI DEPUTATI, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, I MINISTRI, I CONSIGLIERI E GLI ASSESSORI REGIONALI, PROVINCIALI E COMUNALI, I GOVERNATORI DELLE REGIONI, I PRESIDENTI DELLE PROVINCE, I SINDACI ELETTI DAI CITTADINI, I FUNZIONARI NOMINATI NELLE AZIENDE A PARTECIPAZIONE PUBBLICA, ED EQUIPARATI NON DEBBONO PERCEPIRE, A TITOLO DI EMOLUMENTI, STIPENDI, INDENNITÀ, TENUTO CONTO DEL COSTO DELLA VITA E DEL POTERE REALE DI ACQUISTO NELL’UNIONE EUROPEA, PIÙ DELLA MEDIA ARITMETICA EUROPEA DEGLI ELETTI NEGLI ALTRI PAESI DELL’UNIONE PER INCARICHI EQUIVALENTI.”

Perchè su Facebook?

Facebook è il più popoloso network della rete. Contrariamente a quanto si pensa Facebook è uno strumento che ci permettere di raggiungere grandi obiettivi, non è solo un annuario scolastico dove scambiarci auguri e frivolezze. Io ne ho avuto la conferma durante la Primavera araba, ho avuto un'esperienza esaltante. Ero in collegamento con molti poeti ed amici tunisini ed egiziani al momento delle rivolte, ed ho fatto quello che ho potuto qui in Italia. Per esempio ho diffuso il suicidio di Buazizi almeno 17 giorni prima che la notizia fosse data in Italia e in Occidente. Poi il suo ruolo durante le amministrative ed i referendum, ho considerato che era così lo strumento adatto per la nostra legge di iniziativa popolare.


Cosa sperano i promotori?

Semplicemente di arrivare al traguardo delle cinquantamila firme. Un po' di visibilità nei media affinché la nostra legge venga messa in calendario e sia discussa alla camera. Se non succederà, ma ne dubitiamo in questa marea montante contro la casta politica, starà ai cittadini di farsi sentire davvero nelle piazze.


Perchè si chiama NUN TE REGGHE PIÙ, come la canzone di Gaetano?

Rino è un precursore, un anticasta ante litteram. Un genio dal punto di vista della musica e un poeta per i testi. La sua canzone il cui titolo è stato preso a prestito dal nostro gruppo parla già di certe insofferenze per i partiti, nella sua sequela di sigle dell'epoca e di certi privilegi come le auto blu. É dialetto in fondo, ma ormai il suo significato è universale, è una frase che è entrata di diritto nel modo di dire di tutta la penisola, e noi cittadini davvero non reggiamo più questo modo di intendere la politica, e i politici che invece di fare l'interesse della collettività fanno esclusivamente l'interesse proprio.

Rete e democrazia: quale rapporto?

La rete è uno strumento gratuito e facile di diffusione delle idee. Di tutti i tipi e specialmente idee politiche, io intendo con il termine politica l'accezione alta del termine, politica in senso Aristotelico come derivazione da Polis in alternativa a Pars, politica insomma come buon governo, gestione equa della città, della comunità. Con la rete si affacciano quindi alla politica vera anche coloro che pur avendo grandi doti vi sono normalmente preclusi da meccanismi obsoleti e nepotisti di appartenenze scontate e predeterminate. Le idee circolano oltre i ristretti luoghi in cui venivano racchiuse ad arte e la rete è il mezzo più diretto per raggiungere una democrazia veramente compiuta e non solo a parole. Questo discorso non riguarda soltanto la politica, ma la filosofia, la poesia, la letteratura, la musica, la pittura; la rete permette di bypassare editori, mercanti d'arte, critici ed “addetti ai lavori”. La rete è la vera liberalizzazione del pensiero e delle idee, il nocciolo cioè di una vera democrazia.

martedì 4 ottobre 2011

I punti di vista in Italia

1° Ottobre 2011 - Uno dei più importanti imprenditori del paese compra pagine di giornali per pubblicare un manifesto titolato ORA BASTA scritto per “bacchettare” i politici italiani. E' uno sfogo indignato o una discesa in campo? Dipende dai punti di vista…

dal 2009 - Migliaia di persone manifestano più o meno la stessa indignazione dell'imprenditore di cui sopra anche proponendo e sottoscrivendo leggi di iniziativa popolare. E' speranza o illusione? Dipende. Dai punti di vista...

2 Ottobre 2011 -  I politici bacchettati  si offendono e rinfacciano al ricco imprenditore le sue amicizie con altri politici (ormai fuori dal giro). Se il ricco imprenditore abbia colpito nel segno o pisciato fuori dal vaso è difficile dirlo. Dipende, anche qui, dai punti di vista…

2011 - La legge di iniziativa popolare che faciliterebbe un ricambio della classe politica riposa, da 24 mesi, nei cassetti polverosi del Senato. E’ una violazione dei principi democratici o un legittimo esercizio dell’attività istituzionale? Dipende dai punti di vista… 

1993 - Un ancor più ricco imprenditore aveva annunciato la sua discesa in campo promettendo una svolta epocale e dimostrando alla storia che con il potere economico e mediatico i sogni possono diventare realtà. Oppure incubi. Dipende, sempre, dai punti di vista…

Francesco N.

mercoledì 28 settembre 2011

PERDONO 2011....CI PIACE. O NO?

Sono da pochi minuti rimbombati i tre botti che chiudono ufficialmente il Perdono e come avevamo fatto lo scorso anno anche per quest’anno siamo a chiedere ai frequentatori de LVM quali sono stati, a loro avviso, i più e i meno dell’edizione 2011 delle feste del Perdono Terranuovese. E’ stato un Perdono all’insegna del bel tempo, un Perdono ricco di iniziative, un Perdono che come tutti gli anni ha visto decine di migliaia di visitatori riversarsi nelle strade terranuovesi, alla ricerca di buone occasioni, di cose strane da comprare oppure solo di un po’ di svago. Un Perdono vissuto tra le difficoltà quotidiane di una crisi economica che si fa sempre più sentire. E a voi è piaciuto? Qual è stato il vostro Perdono? Quali sono i vostri ricordi legati a questa festa amata (dai più) o odiata (dalla minoranza)?

                                                                                                       La redazione

martedì 20 settembre 2011

Il futuro urbanistico di Terranuova.

Domani sera nella sala del Consiglio Comunale avrà luogo la presentazione pubblica dell’ avvio del procedimento di variante al Piano Strutturale (PS) e al Regolamento Urbanistico (RU). Interviste e comunicati hanno già spiegato con dovizia di particolari quali saranno le linee di governo del territorio nei prossimi anni. Più difficile invece è capire dalle parole degli amministratori come abbia funzionato il Regolamento Urbanistico ancora vigente, che è stato approvato nel gennaio 2007 e che, avendo validità quinquennale, giungerà a scadenza fra pochi mesi. Un aiuto viene dalla relazione che il Servizio pianificazione territoriale del Comune ha redatto per l’ avvio del nuovo procedimento. Una relazione ricca di dati e chiara nella esposizione, che ‘traduce’ con efficacia molti dei non semplici concetti della normativa urbanistica. Ne riporto le considerazioni che mi sembrano più significative per una discussione, riferite a dieci macrotemi.



Primo tema: il dimensionamento. Il RU ha individuato 184 comparti edilizi. Dopo quasi cinque anni, solo 35 hanno visto attivare le procedure d’ intervento. Gli altri sono rimasti allo stato di previsioni.


Secondo tema: il consumo di nuovo suolo. Il PS, la cui validità è per definizione illimitata ma è stata convenzionalmente assunta in 15 anni, prevede nelle aree di espansione residenziale 85.550 m2 di superficie utile coperta (SUC). La gran parte di questa superficie (75.550 m2, pari all’ 88%) è stata inserita nell’ attuale RU, uno strumento che copre solo un terzo del periodo di efficacia del PS. Si è così riproposta pure a Terranuova una contraddizione che aveva accompagnato molti dei PS e RU approvati precedentemente in Toscana e che aveva fatto dire all’ assessore regionale all’ urbanistica in un convegno tenutosi il 22 novembre 2004: “Un punto di ulteriore criticità è il prevalente utilizzo del carico massimo ammissibile nel primo Regolamento urbanistico. Non è sbagliato in assoluto, è forse inopportuno, perché le sue previsioni pubbliche decadono dopo cinque anni dall’ approvazione”.


Terzo tema: i comparti destinati a piani di recupero lungo viale Europa. Si legge che “non hanno trovato un riscontro favorevole da parte della proprietà, tanto è che non è stato presentato neanche un piano di recupero”. Le difficoltà maggiori sono dovute alla “presenza di un numero elevato di proprietari, con diverse volontà e capacità finanziarie disponibili”, e a una normativa particolarmente restrittiva, “con la conseguenza che i proprietari di queste aree non sono nemmeno in grado di attuare interventi di trasformazione, riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente determinando un esito nettamente contrario alle disposizioni di piano”.


Quarto tema: gli interventi nelle zone agricole. Dall’ esame dei permessi a costruire e delle DIA (dichiarazioni di inizio attività) è risultato che “la SUC destinata a residenza è stata realizzata in larga parte nelle aree agricole”, ma “solo una piccola parte in funzione dell’ uso agricolo”. Infatti la presenza in queste aree di una “notevole quantità di beni immobili che hanno perso l’ originaria destinazione d’ uso ha fatto sì che la normativa di piano ha attivato un processo di incentivazione alla demolizione e ricostruzione [...] che modifica le caratteristiche paesaggistiche e incrementa il carico urbanistico diffuso con problemi consequenziali alla gestione del territorio (fornitura di servizi, depurazione delle acque reflue e più in generale adeguamento delle infrastrutture esistenti)”. Si è inoltre constatato che “la tipologia degli interventi è pesantemente condizionata più dalla rendita fondiaria e dagli interessi speculativi che [d]alla qualità progettuale dell’ intervento. Il che fa sì che con la demolizione gli edifici rurali (con precise caratteristiche tipologiche storicizzate) si trasformino in nuovi edifici, del tutto avulsi dal contesto paesaggistico esistente”.


Quinto tema: gli interventi nel centro storico. A differenza di quanto avvenuto nelle zone agricole, “solo il 3% degli interventi [diretti] è localizzato nelle zone omogenee ‘A’ significando che il recupero e gli interventi nel centro storico sono stati scarsi e privi di rilievo quantitativo”. Ciò è dovuto “anche alla mancanza di una specifica normativa degli edifici localizzati nel centro storico del capoluogo e nei centri storici collinari”.


Sesto tema: l’ area Valvigna, che doveva essere uno dei motori del RU ma che ha incontrato difficoltà “legate alla parcellizzazione delle proprietà ed a una varietà di interessi non facilmente riconducibili a interessi unitari”. Facendo ritenere al Servizio pianificazione territoriale del Comune che per uscire dalla situazione di stallo “l’ amministrazione debba individuare l’ area ‘Valvigna’ area strategica di interesse comunale e approntare un piano dettagliato di intervento (progettazione preliminare delle opere di urbanizzazione), compreso la progettazione di opere finanziate direttamente dall’ Amministrazione comunale al fine di attivare un processo virtuoso di riqualificazione dell’ intero distretto produttivo che consenta di reperire risorse finanziarie pubbliche e attrarre investimenti del capitale privato”.


Settimo tema: la difficoltà nella localizzazione delle aree destinate ad uso commerciale. Per ovviare a questa carenza del RU “la revisione del piano dovrà affrontare la problematica e se necessario esplicitare meglio quali e quante delle aree destinate ad uso produttivo potranno essere utilizzate a fini commerciali e quali ad uso industriale/artigianale, anche al fine di verificare la necessaria dotazione di standard urbanistici notevolmente differenziati tra le due destinazioni d’ uso”.


Ottavo tema: la gestione ordinaria del RU. Dall’ aprile 2007 sono state approvate 25 varianti e altre 9 sono in fase istruttoria. Si tratta di una “criticità del piano che deve essere affrontata in sede di revisione. L’ eccessivo numero di varianti, oltre a determinare un incremento dell’ attività della pubblica amministrazione e un onere finanziario, di fatto, tende a svilire e ridurre il ruolo affidato al piano, quale strumento principe e strategico di Governo del Territorio, a mero strumento di gestione della ordinaria attività edilizia e/o trasformazione degli assetti urbanistici”.


Nono tema: l’ area produttiva ‘Poggilupi – Casello A1’. Nonostante che nei comparti di quest’ area sia consentito un notevole incremento di SUC, con altezza massima degli edifici pari a 18 m e superficie coperta del 50%, non vi è stato un riscontro positivo da parte delle proprietà immobiliari a causa dell’ “incognita legata all’ effettivo tracciato della SR 69”: infatti il progetto definitivo della viabilità “prevedeva di passare all’ interno della fascia di rispetto autostradale fino all’ innesto con il Casello A1”, ma in sede di progettazione esecutiva il nuovo tratto è stato stralciato per mancanza di finanziamenti, così che l’ intero carico di traffico pare destinato a ricadere sulla viabilità già esistente fra il Ponte Mocarini e il casello.


Decimo tema: la viabilità e la mobilità nei pressi del casello autostradale. Nelle aree del casello e del Ponte Mocarini “i flussi di traffico veicolari sono arrivati ad una dimensione tale da superare, in particolari ore del giorno le soglie di criticità sostenibili.


In questi tratti stradali, il traffico veicolare, è determinato in larga parte dallo sviluppo del comune di Montevarchi dovuto alla concentrazione di attività commerciali di valenza sovra comunale, le quali, costituendo polo attrattore, inducono un flusso di traffico veicolare da e per il casello A1 e i centri urbani limitrofi.


La previsione della variante alla SR69, in corso di realizzazione da parte della Provincia di Arezzo, che sposta la viabilità regionale dai territori di S. Giovanni e Montevarchi a quello del comune di Terranuova, con la previsione del ponte a sud di attraversamento dell’ Arno, la mancata realizzazione delle opere necessarie per adeguare la sede viaria nel comune di Terranuova Bracciolini alle caratteristiche di una strada regionale (il progetto appaltato prevede solo l’ adeguamento in sede di parte della viabilità), la mancata realizzazione delle opere infrastrutturali di ricucitura con la viabilità regionale in prossimità delle aree produttive di ‘Valvigna’, ‘Poggilupi’ e del Casello Valdarno rischiano, in un prossimo futuro, di determinare non solo un aggravamento dei flussi veicolari, ma in particolari momenti del giorno il collasso degli stessi”.


Non finiscono qui gli argomenti di forte rilievo proposti dalla relazione del Servizio pianificazione territoriale. Una relazione che perciò sarebbe opportuno venisse letta da quanti più terranuovesi possibile, magari confrontandone gli esiti con gli obiettivi che cinque anni fa l’ Amministrazione si era data e che qui ricordo per comodità di tutti. Scriveva il Sindaco su ‘Comune informa’ del dicembre 2006: “si potranno avviare piani attuativi e piani di recupero urbano e ristrutturazioni delle proprie abitazioni familiari, riqualificando e rinnovando l’ enorme patrimonio edilizio esistente nel nostro territorio”. Per poi aggiungere sul sito internet l’ 8 febbraio 2007: “Il Regolamento Urbanistico è lo strumento che darà un nuovo volto a Terranuova e al suo territorio, una giusta mediazione tra sviluppo e conservazione del patrimonio, fra sostenibilità ambientale e scelte innovative: zone di espansione edilizia nel capoluogo e nelle frazioni, potenziamento e riqualificazione delle aree produttive del fondovalle e nei pressi dei centri storici, salvaguardia della nostra agricoltura, del nostro patrimonio architettonico e ambientale, risanamento e conservazione dei Centri storici, nuove opere pubbliche (la Variante SR69 che porterà a un nuovo viadotto e alla sistemazione della frana di ‘Poggilupi’, il nuovo casello autostradale), nuove aree PEEP, scelta della perequazione, incentivi per il risparmio energetico”.


Silvio Cazzante

martedì 13 settembre 2011

Dieci anni dopo

Sono ormai trascorsi dieci anni dall’attacco alle Torri Gemelle, domenica ne ricorreva il triste anniversario ed è doveroso unirsi al dolore per le vittime di quel folle gesto.
Ognuno di noi ha un ricordo indelebile legato al nefasto 11 settembre 2001. Il mio, seduto alla fine del pranzo mentre parlavo con i miei e sullo sfondo la Tv sintonizzata (casualmente) a basso volume su Rete 4 sulla quale scorrevano le immagini della prima torre colpita e noi increduli cercavamo di capire cosa fosse successo, immaginando, o forse sperando, in un tragico incidente. Così fino alla sera quando seduti attoniti davanti alla tv si sono delineati i contorni dell’accaduto e tutti noi abbiamo cominciato a prendere confidenza con nomi come Al Qaeda, Bin Laden, jihad (fino ad allora noti solo agli “addetti ai lavori”) che avrebbero accompagnato la nostra vita da lì in avanti.
Nessuno di noi poteva immaginare che quel giorno avrebbe cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di vivere, ci avrebbe condizionato nel modo in cui guardare il vicino di casa o nello scegliere le nostre vacanze. Tante piccole nostre azioni quotidiane non sarebbero più state come prima, anche prendere un aereo, un treno o l’autobus per andare a lavoro sarebbe divenuto molto diverso. Tutti noi, nostro malgrado abbiamo rinunciato a gran parte della nostra privacy, i centri delle nostre città sono stati invasi da impianti di videosorveglianza, le misure per l’espatrio o al contrario le politiche di accoglienza inasprite, tutto in nome di una serenità da ricercare, da ricostruire. Il cuore pulsante dell’economia mondiale era stato centrato. L’obiettivo dei terroristi era stato raggiunto: colpire gli Stati Uniti e di essi il luogo simbolo del sistema capitalistico, che pur colpito vacillò ma non cadde, cosa che invece è avvenuta quasi un decennio più tardi e non per colpa del terrorismo, ma di fronte alla speculazione e all’applicazione selvaggia delle regole di mercato. Dove non sono riusciti i terroristi ci stiamo riuscendo con le nostre mani.
A dieci anni di distanza lo scenario è poco confortante. L’Occidente dichiarando guerra al terrorismo ha portato la guerra a casa dei terroristi. Per primo l’Afghanistan paese fiancheggiatore dei talebani ed essi del terrorismo, poi l’Iraq. Nel giorno del decennale sono stati 4 i militari USA morti in Afghanistan a causa degli attacchi alle truppe alleate, il terrore non conosce tregua. Una guerra funesta in termini di vittime militari e soprattutto civili, anche l’Italia paga un costo altissimo, e di denaro speso nel suo mantenimento. Una guerra che ha riacceso il dibattito, mai sopito, tra guerra giusta e guerra ingiusta, ammesso che si possa mai considerare giusta una guerra e legittima difesa una azione compiuta a migliaia di chilometri di distanza da casa. Adesso quasi a volerne disconoscere la paternità i politici sono impegnati a cercare una exit strategy, lo stesso Obama al momento della sua elezione alla Casa Bianca metteva ai primi posti del suo programma il ritiro delle truppe entro due anni di governo, così come i politici italiani stanno seguendo la strada del ritiro programmato. Ma il percorso di transizione è terminato oppure si agisce sull’onda dell’emozione e della ricerca del consenso?
Nel frattempo una bella reazione è arrivata dai milioni di algerini, tunisini, libici, siriani e giovani yemeniti che a difesa dei propri diritti e contro i regimi dittatoriali/familiari del proprio paese hanno deciso di scendere in piazza (in quasi tutti i casi pacificamente) manifestando e rivendicando il loro diritto a lottare per la propria libertà.
Paolo B.