martedì 23 novembre 2010

La crisi economica, vista dal basso

Vignetta di Altan

Questa settimana pubblichiamo un interessante contributo di Leonardo Lucacci, consigliere comunale del PdL a Terranuova B.ni, sulla crisi economica: un punto di vista molto personale, tecnico, un'analisi pratica di un padre di famiglia che si preoccupa per il futuro. La Redazione ringrazia i lettori per la considerazione che riservano al blog. Continuate a scriverci e a inviarci le vostre riflessioni, nei limiti delle possibilità editoriali de La Voce del Martedì, ci impegneremo a pubblicare i vostri contenuti. Buona lettura.

L'attuale crisi economica è stata affrontata in mille sfaccettature: il crack bancario, quello finanziario speculativo, gli effetti della globalizzazione, le inefficenze statali, la politica monetaria europea, la concorrenza sleale della Cina, la dimensione delle imprese italiane, ecc.. Non ho ne l'autorità, ne le competenze di avventurarmi in un tema così complicato. Quello però che vorrei portare a conoscenza di tutti coloro che avranno la pazienza di leggermi è un mio pensiero, una mia lettura della crisi, che da tempo mi sono fatto soprattutto prendendo spunto dall'esperienza del mio lavoro che mi porta a confrontarmi con la cosiddetta “economia reale”. Ovviamente il mio pensiero cercherò di basarlo anche su dati economici certi. Prendo in esame un periodo che va dall'entrata dell'Euro come moneta di scambio, il 2002 al 2008. In questo periodo osservo le variazioni sui prezzi di alcuni prodotti e attività. Penso al prezzo degli immobili, a quello di alcuni prodotti alimentari, della benzina e gasolio. Poi osserviamo alcuni dati macroeconomici come l'inflazione, l'Euribor, il cambio €/$, il prezzo del petrolio e l'oro. E alla fine proviamo a tirare la conclusione. Dal 2002 al 2008 i prezzi degli immobili e più specificatamente delle case sono quasi raddoppiati. Un appartamento di 5 vani che nel 2000 si poteva acquistare con 300.000.000 delle “vecchie lire”, nel 2002/2003 già costava € 200.000, ovvero il 33% in più. I dati medi ci dicono infatti che nel 1999 i prezzi delle abitazioni al mq (deflazionati) erano di € 2.800, mentre nel 2007 arrivano a € 3.900. Passiamo ad alcuni prodotti alimentari di largo consumo. Ad esempio il prezzo del latte, pagato dal consumatore, è passato dai circa 0,75 €/lt del 1990 a 1,40 €/lt del 2007 (+86%). E' bene segnalare che questo è accaduto mentre il prezzo del latte alla produzione è crollato! Vediamo poi il pane. E' passato da 1,03€/kg del 1995 ai 2,70 €/kg del 2007 (+262%). Passiamo al costo del trasporto. La benzina senza piombo alla pompa nel 2002 costava € 1,154/lt, nel 2008 si attestava a € 1,390/lt. Quindi è cresciuta del 20%. Il gasolio nello stesso periodo è cresciuto dai € 0,86/lt del 2002 ai €1,51/lt del 2008, registrando una crescita del 76% e andando a superare addirittura il prezzo della benzina. Se vi ricordate quello era l'anno in cui venivano acquistate auto a gasolio anche da chi faceva 10.000 km l'anno. E “giustamente” il cartello dei petrolieri ci ha puniti aumentando a sproposito il prezzo del gasolio. Il tasso che viene utilizzato come parametro per il prestito del denaro (mutui per l'acquisto della casa, finanziamenti aziendali, ecc), l'Euribor, partiva da un 2002 che si chiudeva al 3% arrivando al 2008 al 3,29%. Apparentemente quindi è variato poco. E invece non è così. Infatti fino al 2005 il tasso è stato sempre sotto il 3%, fino ad iniziare a risalire dal giugno 2006 per arrivare alla punta massima del 5,11% dell'ottobre 2008, periodo in cui la crisi aveva bussato pesantemente alla porta. Già dopo l'estate 2008 le aziende si erano bruscamente fermate. I fax non ricevevano più ordini. Il fatturato si era ridotto al lumicino. Anche le più grandi aziende, quelle più strutturate, che pianificano, avevano davanti uno scenario imprevisto e che sembrava irreversibile: la chiusura dell'attività. Poi l'Euribor è bruscamente calato sotto il 2%. Infine vediamo come si è comportato il cambio €/$. Nel 2002 si parte da una sostanziale parità a 1,00 e una crescita inesorabile fino a toccare 1,58 ad agosto 2008. Per poi chiudere a 1,34 a dicembre dello stesso anno. Nel periodo analizzato il tasso di inflazione è oscillato rimanendo intorno al 2%. Ebbene tutte questi dati mi fanno indurre a evidenziare che con l'introduzione dell'euro l'Italia non ha più potuto far leva sulla svalutazione, rendendo competitivi i prodotti sul lato prezzi. La mancanza di una vera politica economica europea ha indotto la BCE a tutelare la moneta solo sull'inflazione, anche a costo di ampliare il divario tra la finanza e l'economia reale. Solo di fronte ad un probabile scoppio di una crisi economica epocale, la BCE ha iniziato ad operare anche “contro” le sue prerogative, acquistando titoli di stato e inondando il mercato di liquidità finalizzata ad abbassare il costo del denaro. Ma ormai era troppo tardi. L'uomo della strada si è ritrovato a lavorare in aziende che pur essendo ben strutturate, hanno perso competitività per i prezzi dei loro prodotti, che nel cambio € contro $, ha visto la nostra moneta progressivamente apprezzarsi, rendendo di fatto difficile l'esportazione. Mentre contemporaneamente il mercato italiano ha visto ridursi i consumi interni, per effetto degli aumenti dei prezzi che ho sopra riportato, che hanno contribuito assieme alla paura e/o perdita effettiva del posto di lavoro, a ridurre considerevolmente i consumi delle famiglie. Che dire. Secondo me la crisi in Italia non è ancora finita e gli effetti sulle aziende si cominceranno a vedere nel corso del 2011. Che fare? Dico la verità. Non lo so, perché è una cosa più grande di noi, del nostro Paese. A meno che non venga a governarci un “matto” che esegua delle vere riforme. Ma ad oggi non vedo nessun matto. E allora non rimane che il “tirare a campare” o sperare nell'intervento “straniero” (magari una forte ripresa in Germania e/o USA), che d'altronde è stata sempre la misera storia della nostra nazione.
Leonardo Lucacci

28 commenti:

  1. Dall'articolo si percepisce una evidente linea di frattura con l'ottimismo berlusconiano. Soprattutto la manifesta impossibilità di dare soluzioni immediate contro le illusorie promesse del Presidente del Consiglio. Sono davvero lieto che anche a Terranuova si lavori per una destra nuova, più europea e meno padana, più autorevole e meno autoritaria, più umile e meno demagogica. Bravo Leonardo!

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  2. Non vedo da dove si percepisca tutto questo dall articolo. un post autoreferenziale.

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  3. Crisi economica, Tremonti vede in rosa: “In Italia l’emergenza è finita”
    http://www.blitzquotidiano.it/economia

    Berlusconi: crisi finita Ma Draghi lo stoppa
    http://www.informazione.it/

    "Secondo me la crisi in Italia non è ancora finita e gli effetti sulle aziende si cominceranno a vedere nel corso del 2011".

    Mi dispiace che qualcuno, sicuramente appartenente all'altro campo, voglia sminuire i tentativi, a livello nazionale e locale, per costruire un'altra destra. Se il primo autoreferenziale il secondo nostalgico!
    A voi le conclusioni...

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  4. L'introduzione serve a sgomberare il campo da ogni dubbio: l'articolo è giustamente firmato da Leonardo Lucacci, che lo ha offerto alla Redazione come privato cittadino, non come esponente del PdL, non come consigliere comunale. Preghiamo quindi di leggerlo (per una volta) senza il preconcetto dell'appartenenza politica. I commenti che usciranno dai binari delle considerazioni pratiche che l'autore liberamente ci offre, saranno parole sprecate e fuori dal tema sul quale il blog intende sollecitare la discussione questa settimana. Grazie

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  5. L'introduzione POTEVA sgomberare ogni dubbio se al posto di "....Leonardo Lucacci, consigliere comunale del PdL a Terranuova B.ni,...." veniva scritto ".....Leonardo Lucacci, bancario (o funzionario di banca, tecnico bancario, ecc ecc).
    Comunque, analisi di Lucacci molto precisa ed incontestabile se non nella parte finale!
    Il "matto" c'è già al governo, e non è Berlusconi, ma il Min. Tremonti. Considerato tale da tutti ma che in fondo ci ha salvato le chiappe ed evitato di andare a "gambe all'aria". (vedi Irlanda, Grecia, Portogallo)
    Buona serata.

    gnappo96

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  6. Vorrei partire dallle conclusioni di Lucacci, dal suo "non lo so". L'impotenza davanti a qualcosa molto più grande di noi. Ma in realtà se ci allontaniamo, se guardiamo con una prospettiva maggiore, se storicizziamo e ci facciamo meno coinvolgere, qualche chiave interpretativa la troviamo. Cosa possiamo fare noi personalmente: questa è la domanda. Intanto vediamo che ci sono diversi piani, con possibilità diverse di intervento per ciascuno di essi. Certo noi difficilmente possiamo intervenire sulle scelte macro, salvo ovviamente, e non è poca cosa, dare o ritirare la nostra delega di rappresentanza politica a seconda del nostro giudizio sulle scelte che vengono fatte. Inoltre possiamo anzi dobbiamo prendere atto della situazione. Sono circa 10 anni che il mondo occidentale è in una situazione critica (11 settembre, bolla tecnologica, bolla subprime, deficit americano, sottovalutazione moneta cinese, gestione delle banche,...). Alcuni paesi sono stati più esposti perchè non sono stati capaci di fare le scelte vere (non ci scandalizziamo, anche noi non siamo stati capaci a gestire il ciclo di rifiuti italiano come Napoli, Palermo e forse anche Arezzo e Firenze dimostrano). Altri paesi, tra cui l'Italia, galleggiano. Fanno qualcosa ma non abbastanza. SEGUE

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  7. Infatti noi cresciamo molto meno degli altri paesi europei "buoni". E allora? Possiamo solo non subire ma accettare la realtà macro (e votare). Ma poi ci siamo noi, nella nostra famiglia, nel nostro lavoro, nella nostra realtà territoriale. Qui gli spazi di manovra si ampliano molto. Io credo che, non è retorica ma ci credo davvero, noi dobbiamo chiederci, oggi ancora più di ieri, non quello che lo stato può fare per noi, ma quello che noi possiamo fare per lo stato (e per noi stessi). Dobbiamo rimboccarci le maniche (senza alcun riferimento politico). Dobbiamo cambiare e noi possiamo essere soggetto attivo del cambiamento. Dalle piccole scelte alle grandi, dalle piccole cose alle grandi. Capire quali sono le cose prioritarie ad esempio, senza cadere nella voglia di polemica, guardando in avanti e non indietro.
    Ognuno di noi può farlo. Spingendo così che deve fare le scelte ad avere comportamenti virtuosi ed adeguati alle difficoltà del momento. Non è vero che i giovani sono diventati precari negli ultimi due anni nè che i comuni sono stati irrigimentati finanziariamente negli ultimi due anni. Guardare alle cose, al merito, non agli schieramenti. Se una cosa va fata va fatta a prescidere dalla destra e dalla sinistra. Credo che sia un tempo di scelte e chi è obbligato a scegliere perchè ne ha la responsabilità può certamente essere criticato. Ma se accettiamo questo ragionamento, dobbiamo farlo responsabilmente, in positivo, accettando il dato di fatto. Non porta a niente continuare con questa stantia partita di ping pong, per giunta spesso urlata e sguaiata. Più la situazione è difficile più si vede chi è capace, a prescindere dai ruoli, di essere all'altezza delle difficoltà. E state tranquilli che tutti quelli che possono solo guardare, e poi votare, questo lo vedono e lo capiscono.

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  8. In ultimo. La Voce del Martedì è diventato un momento importante di confronto. Ognuno può dire la sua, può proporre e difendere le proprie idee. E' come la piazza. Ma è oramai evidente che una parte di chi è impegnato in politica non interviene. Magari legge e poi commenta. Ma non si espone. Ci sono persone che hanno decenni di impegno politico pubblico. Altri che legittimamente hanno ambizioni. Allora, portate le vostre idee, i vostri commenti. Essere classe dirigente non vuol dire essere cooptati, scelti. Ma contribuire con le prie proposte e idee. Metterci la propria faccia, il proprio mattone. Coraggio, dimostrate che la politica è ancora passione e senso civile, non solo calcolo e carrierismo.

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  9. Ettore ha ragione. Anche a terranuova, anche nelle nostra piccola realtà a volte sembra che non si faccia politica perché si ha qualcosa da dare alla comunità ma perché si cerca di ottenere qualcosa per sé stessi.

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  10. Che belle le parole dell’ ultimo post di Ettore! Le faccio mie, con il corredo di qualche altro pensiero.
    Il mese scorso ho avuto l’ occasione di una chiacchierata con uno degli amministratori di Terranuova. Una persona preparata e, mi pare, impegnata con entusiasmo. Fra le cose che mi ha detto, molte le ho condivise, alcune mi hanno anche piacevolmente sorpreso, una mi ha lasciato perplesso. Riguarda, neanche a farlo apposta, il blog. Mi ha confidato, il mio interlocutore, che vorrebbe intervenire ogni settimana, ma che, in quanto amministratore, si trattiene, ritenendo più opportuno che i politici non invadano questo spazio di discussione fra cittadini. Pur apprezzando il garbo e le buone intenzioni, ho replicato che, a mio avviso, le cose stanno esattamente all’ opposto: una passeggiata nella piazza virtuale e un po’ più di sano confronto gioverebbero molto a una maggioranza che, fin dallo scorso mandato, mi pare afflitta da non poche difficoltà di dialogo con le altre parti politiche e con la popolazione.
    Aggiungo qui che se da una parte è vero che un amministratore non ha, fra i suoi doveri istituzionali, quello di intervenire su un blog, dall’ altra però il cittadino ha il diritto di esprimere un giudizio politico sulla base di ciò che in tale blog viene scritto. La mia opinione a questo proposito è che i contributi di chi è politicamente schierato apparsi su La voce del martedì siano stati sovente vetrina di buone idee e di buone pratiche. Penso per esempio a quanto in questi mesi hanno scritto lo stesso Ettore, Gabriele, Alessio, Luca, Alessandro, Leonardo (come vedete, non si fatica a essere bipartisan).
    Debbo però anche dire che qualche volta sono inciampato in cose che erano puri assemblaggi di luoghi comuni, gonfi di retorica e vuoti di idee. Ecco, queste perle hanno la caratteristica di venire prevalentemente da sinistra. So di urtare molte suscettibilità, ma non posso non osservare che negli esponenti della destra si sono fin qui riscontrati, in generale, una indipendenza di giudizio, una serenità di analisi, financo una capacità di dissenso dai propri vertici che a sinistra sono rimaste molto più circoscritte. Se non ci credete, rileggete il contributo di questa settimana di Leonardo, riprendete l’ intervista di Luca, ricercate quanto scritto qualche mese fa da Lucia.
    Non mi fa piacere che le cose stiano così, vorrei vedere anche a sinistra un entusiasmo e una incisività analoghi. Ecco perché mi unisco all’ invito di Ettore, e accompagno le sue parole con quelle, che tutti conosciamo e tante volte abbiamo cantato, di Giorgio Gaber:
    “La libertà non è star sopra un albero
    non è neanche avere un’ opinione
    la libertà non è uno spazio libero
    libertà è partecipazione”.
    Silvio Cazzante

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  11. ma i Lucacci che ha votato Berlusconi e Tremonti e li sostiene quotidianamente come consigliere ma che ci viene a fare a parlare di economia qui ... dovrebbe stare zitto .... il suo partito sta distruggendo l'italia, la scuola, la nostra cultura e lui invece parla e fa la morale ... che stia zitto e si vergogni del partito che sostiene !!!!!

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  12. evviva la democrazia..

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  13. L'anonimo del penultimo post, che invita Leonardo a stare zitto, esprime un'idea che sa tanto di fascismo.
    Se uno parla o scrive non si imbavaglia. Certamente non in democrazia e certamente non su questo blog. Se non sei daccordo con Leonardo scrivilo e dicci perché. Se non ti piace la politica del PdL siamo in due. Scriviamolo, Diciamolo. Ma non imbavagliamo nessuno, ti prego.
    Poi...
    Mi trovo in piena sintonia con quanto espresso da Ettore e Silvio. Chi si impegna in politica, fra le tante cose, deve tener conto anche di far conoscere la propria posizione. E non deve MAI rinunciare al confronto, MAI. Se si rinuncia a questo non si sta facendo politica.
    Chiaramente ci sono altri mille modi di confrontarsi e di esprimersi oltre a inserire commenti su LA VOCE DEL MARTEDI. Questo blog ne rappresenta uno dei tanti. Non dare il proprio contributo, a volte, potrebbe essere un'occasione mancata per fare della BUONA POLITICA...

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  14. Silvio (non Cazzante) dimettiti!!!

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  15. Lucia Francalanci: prima parte...
    Con molta probabilità Leonardo avrebbe preferito avviare un confronto su ciò che ha scritto riguardo alla crisi economica ma i commenti hanno preso un’altra piega e mi voglio concedere anche io di non entrare nei meandri economici e di seguire l’onda della discussione, anche perché mi sento chiamata in causa. Non si tratta di una giustificazione ma di alcuni aspetti su cui chiedo di ragionare e di contribuire. Ammetto di aver resistito spesso alla voglia di dire la mia sugli argomenti affrontati di settimana in settimana nel blog e questo non mi fa onore. Vorrei però invitare a riflettere sul perché questo è accaduto e magari continuerà ad accadere.
    Il primo problema incontrato è che talvolta la discussione è stata monopolizzata da interventi dai toni un po’ troppo altisonanti e professorali che non credo abbiano facilitato il confronto e abbiano invece inibito chi ritiene di poter contribuire con una semplice opinione di cittadino, che secondo me sarebbe stata forse più importante. Se infatti si vogliono sviluppare una nuova e più profonda coscienza politica, una più ampia partecipazione e un più ampio interessamento della popolazione alla gestione della cosa pubblica, occorre prima di tutto partire dalle basi: occorre cioè portare le questioni sulla bocca della gente e dare la possibilità a chiunque di esprimere la propria idea, sia che provenga da specifici studi, sia che derivi dall’esperienza diretta, sia che sia semplicemente frutto di una magica intuizione. Detto questo voglio sperare che gli interventi “inibitori” non siano stati concepiti come professorali da parte degli autori e quindi invito tutti, me stessa in primis, a vincere l’inibizione e buttare là la propria idea senza remore.
    Il secondo tipo di problema è invece più complesso e con semplicità e acume Silvio Cazzante lo ha colto perfettamente. La domanda è: è possibile (o forse è meglio dire “è lecito”?) una volta preso un impegno politico pubblicamente noto esprimere le proprie opinioni senza che queste vengano strumentalmente prese a pretesto da esponenti di parti avverse per far notare eventuali dissonanze all’interno del gruppo rappresentato o con i vertici del partito o per divagare su questioni diverse che c’entrano e non c’entrano con l’argomento ma che sono un buon gancio per marcare l’opposizione centro-destra versus centro-sinistra?

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  16. Lucia Francalanci: seconda parte ...
    Spesso i contenuti vengono lasciati in disparte e si va dritti dritti all’attacco politico fine a se stesso mentre a me piacerebbe che fosse esattamente il contrario: voglio dire che l’espressione di una libera opinione seppur in contrasto con lo schieramento che si rappresenta per me è sinonimo di capacità di analisi e di critica, e se non è questo è quanto meno sintomo della capacità di ragionare. Sarà che sono abituata a confrontarmi con chi non la pensa come me e cerco sempre di trarne vantaggio, ma ritengo davvero che il confronto di idee sia un notevole arricchimento per ciascuno. L’errore che spesso facciamo è che ci fermiamo prima del confronto, anzi spesso prima ancora di capire di cosa si parla ci fermiamo all’appartenenza politica del nostro interlocutore e si finisce che ognuno rimane della sua idea perché non ne conosce altre. Pensiamo a quante volte invece negli interventi apparsi su questo blog persone dichiaratamente di centro-destra e di centro-sinistra sono arrivate alle stesse conclusioni magari attraverso percorsi diversi oppure sono educatamente arrivate a capire l’intento dell’altra parte pur non condividendolo! Allora mi domando: è opportuno e conveniente sia per gli schieramenti politici (in termini di voti) che per i cittadini (in termini di buona amministrazione) rinunciare ad un confronto “spontaneo”, vero e positivo e bloccare le discussioni con posizioni autoreferenziali o poco tolleranti che non danno spazio a chi la pensa in maniera differente? Credo che la sfida di questo blog sia proprio questa: fare in modo che tutte le persone, interessate o non interessate alla politica, di destra o di sinistra che siano, abbiano la possibilità di affrontare questioni che alla fine interessano tutti noi, e cerchino con il contributo di tutti di entrare dentro alle questioni e scandagliarle per approdare poi ad un proprio convincimento ragionato. Questo, credo, sarebbe in teoria anche il vero ruolo del Consiglio Comunale dove le varie componenti politiche a rappresentanza dei cittadini dovrebbero confrontarsi sui contenuti e dove i singoli consiglieri, pur appartenendo a schieramenti ben precisi, dovrebbero dare quel plus valore, quel contributo personale per il quale sono stati eletti. Purtroppo la maggior parte delle volte il tutto si riduce alla ratifica di decisioni discusse e prese in seno alla maggioranza e l’unico effetto possibile è quello di essere “l’un contro l’altro armati”!

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  17. Lucia Francalanci: terza e ultima parte ...
    Un’ultima cosa: quanto detto sopra potrebbe indurre a pensare che per incentivare il confronto si potrebbe anche venire meno alla coerenza . Nient’affatto. Certo che se per coerenza si intende la mera difesa a spada tratta e a tutti i costi della propria parte politica, forse è vero. Se per coerenza si intende non dover ammettere mai un errore fatto per quanto evidente esso sia, forse è vero. Ma se, come invece credo io, per coerenza si intende il rispetto profondo e costante dei valori che incarniamo e per i quali ci siamo proposti, allora la libera espressione delle proprie idee e la capacità di dimostrare nel confronto la propria coerenza possono secondo me rappresentarne l’apoteosi.

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  18. Ho letto con molto interesse tutta la discussione che si è via via composta sull'articolo di Leonardo. Articolo che ho trovato molto interessante, davvero. Credo anch'io, come dicono molti, che questa crisi possa rappresentare un'opportunità a condizione di "ripartire" verso una nuova meta. Se invece pensiamo di star lì a reggere per poi riprendere il vecchio cammino, forse non ci abbiamo capito molto. Non so se esiste chi abbia il coraggio di affrontare le riforme, ma di quel "matto" abbiamo bisogno davvero. In questi giorni con alcuni colleghi nel valutare come il Pubblico destina le risorse alle politiche sociali, ci è sembrato necessario ridiscutere non la quantità delle stesse, ma come vengono impegnate. Anche quì, esistono forse gruppi privilegiati rispetto ad altri.
    Su quanto detto da Silvio, Ettore, Lucia, Francesco ecc.
    Essere schierati, avere senso di appartenenza, riconoscersi in un'idea non vuol dire non coltivare il proprio pensiero sulle cose. Anzi.
    A me piace questo blog, l'ho già detto altre volte, perché mi permette di leggere commenti e pensieri di persone che stimo (Silvio, Tommaso, Ettore, Paolo, Francesco, Leonardo, Lucia, Luca ecc). Purtroppo (o per fortuna) alcuni di loro li incontro solo qui.

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  19. Scusate se intervengo nuovamente, ma vorrei fare due precisazioni:
    1- quello che ho scritto rappresenta il mio pensiero a tutto tondo, sia come cittadino che come consigliere comunale del PDL. Non a caso infatti non ho mancato in più occasioni di esprimere anche pubblicamente al Consiglio Comunale il mio pensiero che spesso non è appiattito con gli "ordini di scuderia";
    2- pur ringraziando di cuore gli interventi numerosi, che non mi aspettavo su un argomento un pò troppo tecnico, nessuno però ha colto un aspetto: ovvero la mancanza e la "deficienza" sulla politica economica che oramai l'Italia da sola non può più fare dal 2001 (che governi il cdx o il csx è uguale) e che spetterebbe all'Unione Europea, ma che non fa.
    Forse quest'ultimo aspetto meriterebbe un ulteriore approfondimento.
    Secondo me, poi la necessità del "matto" rimane!
    Leonardo Lucacci

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  20. Nedo Bronzi ha detto….
    (Prima parte)
    La riflessione proposta da Lucacci presenta diversi aspetti interessanti.
    L’economia (e le sue crisi) accompagna tutta la nostra vita, i fattori che la muovono ci investono comunque e non possiamo fare niente per evitarli. Essa, e si vede dai tanti interventi, muove le coscienze con interrelazioni nei comportamenti e nelle idee, fino a toccare quelle politiche.
    Vorrei tentare anch’io un contributo alla discussione di natura puramente economica, fatta sia come privato cittadino sia come persona che professionalmente, dall’interno di un centro studi economici di una banca, si confronta giornalmente con prospettive diverse offerte da questo complesso problema.
    Quello che si può vedere in questi tempi, che hanno sconvolto molte delle teorie e delle regole studiate ed applicate in economia, é che la domanda che Lucacci si pone è in realtà un questione dibattuta costantemente. In quasi tutti aleggia la questione: se i valori immobiliari e bancari che valevano 100 fino a sei mesi fa oggi valgono 10 o anche meno, qualche serio imprevisto o qualche terrificante imbroglio ci devono essere stati.

    La colpa, a sentire le varie voci, è sempre degli altri. Si osserva quasi sempre un posizionamento “politico”. La sinistra da colpa a destra e ovviamente viceversa. La sinistra da (di solito) colpa al neo-liberisimo galoppante. Finanza facile che ha lasciato mano libera alla globalizzazione facendo arretrare lo Stato. La destra che invece difende le proprie posizioni accusando proprio la politica per gli eccessi delle finanza facile e la non regolamentazione dei mercati tanto che dopo interventi (definibili come conservatori) tipo quelli dell’ inglese Thatcher, si è andato affermandosi che si è forzata la crescita con immissione di immense liquidità a bassissimi prezzi annebbiando mortalmente le trasparenze dei mercati, solo per “fini” politici

    Allora molti nel mondo, in Europa e nel nostro paese si affannano a definire nuove diagnosi che però si muovono quasi sempre sulle stesse solite alternative: Mercato e Stato. Ma per fare un esempio le ricette tratte da libri di cucina di cento anni fa sono senza dubbio affascinanti e probabilmente ancora buone ma se intanto il mondo è cambiato occorre tenerne conto.

    Si sta affermando che l’alternativa secca Stato/Mercato non può più essere usata. La convinzione per esempio, che il mercato e le crisi si autoregolassero come affermava la politica conservatrice di Reagan si è dimostrata perdente. E’ senza dubbio vero che in questo sistema di incertezza si sono inseriti dissesti (mutui americani, titoli tossici ecc) ma è anche vero che ci sono degli aspetti che l’uomo attraverso il governo dell’economia potrebbe mettere in atto per rimettere le cose in carreggiata.(continua)

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  21. Nedo Bronzi ha detto…
    (Seconda ed ultima parte)
    Ecco, alla vostra riflessione, tre fenomeni economici attuali:
    Primo- l’INTERDIPENDENZA. Oggi tutti dipendono da tutti e si influenzano a vicenda. Si da luogo così ad una reazione alla crisi dove ciascuno (consumatori, produttori, banche, risparmiatori ecc.) cerca di passare all’altro il cerino acceso, sperando che sia lui a scottarsi. II risultato è stato di amplificare a dismisura l’entità della crisi e le fluttuazioni che essa comporta. Se invece si creasse un sorta di legame nelle informazioni reciproca si avrebbe la possibilità delle distribuzione del rischio economico prima della fase acuta delle crisi premiando chi si attrezza per fronteggiare l’incertezza e finendo con il “si salvi chi può” come oggi stiamo assistendo a spese delle nostre tasche.
    Secondo-LA COMPETIVITA’. E’ necessario compensare i differenziali del costo del lavoro tra paesi ad alto e basso costo in modo da rendere meno duro l’inseguimento tra paesi ricchi e paesi poveri che oggi invece si sta trasformando in uno scontro cruento per la sopravvivenza. L’Italia in tale senso è destinata a soffrire più di altri la crisi di competività. La stessa Germania o il Giappone hanno da tempo gestito le loro economie verso competenze con redditi di paesi ad alto costo. L’Italia aveva fatto ciò nel passato. Essendo stata un paese a basso costo nel nostro continente, aveva fatto “i cinesi” d’Europa. L’impresa aveva importato conoscenza altrui mettendo al lavoro fasce di popolazione (agricoltori, lavoratori del terziario) che venivano da settori con bassa produttività. Furono create economie di scala e introdotti modelli di flessibilità e reti locali (subforniture) di elevata produttività. L’errore è stato di sfruttare questo enorme “capitale sociale” senza fare investimenti in conoscenza.
    Ora arrivano, per così dire, i cinesi “titolari” e sono sul mercato a basso costo mentre l’Italia, volente o nolente, è un paese ad alto costo. Occorre riavviare un sistema di conoscenza e premiare la ricerca e l’apprendimento. Questo servirebbe a riposizionarsi come competitività ed recuperare spazi sul profilo della domanda.
    Terzo-LA SOSTENIBILTA’. Si sta sempre più affermando la ricerca di maggiore produttività attraverso l’uso di energie e motivazioni individuali, fatto come un ingranaggio messo a servizio della prestazione (reddito finale). Tale fine e divenuto anche mezzo economico ed a volte anche unico mezzo. Si assiste così al consumo di risorse naturali,ambientali, di cultura e conoscenza sociale. Questi sono beni “pubblici” e sono consumati dalla produzione senza che i beneficiari si diano l’onere di ricostituirli. Questi beni per l’economia non entrano nel sistema dei prezzi e quindi nei costi di produzione e volgono facilmente verso la dissipazione.
    Il rimedio di solito adottato per contrastare questo problema è la tassazione, ma al di là della difficoltà di trovare il consenso per questa azione il fatto grave e che questi beni divenendo scarsi ed inefficienti bloccando lo sviluppo stesso. L’unica via è quella della valorizzazione. Se questi beni producono valore economico occorre che questo valore torni a ricostituire e rigenerare il bene consumato, innovandolo e attribuendogli anche nuovi significati sociali.

    Finisco questa riflessione economica scaturita da Lucacci (che ho cercato di tenere lontano da ogni sterile polemica di pensiero politico), dicendo che a mio avviso non occorre “un matto” ma una classe dirigente con “cervello ed anima” e che sappia fare scelte giuste, aggredendo gli aspetti che stanno emergendo prepotentemente da tutti gli indicatori economici interni e mondiali. Di certo questi fenomeni saranno sempre dinanzi a noi e non tramonteranno con la fine(speriamo) della crisi recessiva attuale. Per nostra sciagura (o per nostra fortuna), si prospettano molte altre crisi, negli anni futuri, a ricordarci della loro esistenza.
    Un saluto a tutti
    Nedo

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  22. Leggo solo adesso per intero la discussione scaturita dal contributo di Leonardo. Mi piace il contributo e quanto ne è seguito. Mi piace l’articolo, perché in fondo mette in evidenza di come il risvolto dei massimi sistemi e della macroeconomia è l’economia reale, le bollette da pagare, il mutuo da rimborsare e tutto quanto serve alla normale esistenza di un individuo e della propria famiglia. Un matto per compiere le riforme? No, un matto no, ce ne sono troppi in giro, ma sinceramente sono un po’ deluso da quanto offerto dal nostro scenario politico.
    Seconda questione, quella del blog. Personalmente ho accettato volentieri la proposta della redazione de LVM di contribuire saltuariamente alle riflessioni del martedì. Senza voler scimmiottare o giocare al piccolo giornalista, un blog di questo tipo dà la possibilità di esprimere le proprie convinzioni e le proprie riflessioni avendo ben presente che, seppur limitatamente ai lettori del blog –pochi o tanti che essi siano -, dal giorno dopo si può esser criticati, attaccati ma anche virtualmente applauditi. In uno dei miei primi contributi venni chiamato da Silvio Cazzante a render conto di un mio comportamento di quando ricoprivo un incarico pubblico. L’argomento mi colpì veramente un nervo scoperto, fu l’occasione per mettere nero su bianco le mie perplessità e una mia personale autocritica. Nero su bianco, forse è questo il problema che fa si che molte persone, che leggono, si astengano anche dallo scrivere. Fa piacere che leggano, ma in fondo quello che fa questo blog è offrire una bella opportunità che chi ha a cuore la cosa pubblica dovrebbe utilizzare per far conoscere le proprie idee.

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  23. Il post precedente è firmato da me, Paolo Bizzarri.

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  24. L'intervento di Paolo, in particolar modo l'ultima parte, mi stimola a reintervenire. Volevo farlo anche dopo quello di Lucia Francalanci (non è una questione di famiglia, giuro!) perchè quando Lucia dice: ovviamente ognuno difende la sua parte politica, io penso che sia proprio sbagliato. Ognuno dovrebbe difendere le proprie idee. Se ce le ha. Poi certo magari queste coincidono in tutto o in parte con quelle della propria area.
    E allora, Paolo, è bene che il discorso che si sta facendo riguardi tutti, non solo quelli impegnati in politica. Un lettore di questo blog non è uno raccattato dalla piena, è un signore o signora che ragiona, che si informa, che discute. Basta anonimi, basta silenzi. Coraggio che le idee sono uno strumento fortissimo. Le idee, non le polemiche o le contrapposizioni d'ufficio.

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  25. Certo Ettore, sono d'accordo con te, "il discorso che stiamo facendo deve riguardare tutti" ma a chi è impegnato in politica il Blog (questo o altri) fornisce una bella possibilità in più (rispetto ai suoi compiti di politico e di amministratore, non rispetto a tutti gli altri) quella di far conoscere le proprie idee. Paolo Bizzarri

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  26. Rispondo ad Ettore Ciancico per fare chiarezza. Non credo di avere scritto "ovviamene ognuno difende la sua parte politica", anzi ho cercato di dimostrare proprio la tesi contraria. Io parto dal presupposto che ognuno alla fine deve rispondere ai propri valori e anche alla propria coscienza, e davanti a questi non credo che ci sia partito o parte politica che tenga, almeno per quanto mi riguarda. La domanda di fondo che volevo sollevare è: è opportuno e conveniente rinunciare ad un confronto spontaneo e sincero, scevro da precostituzioni partitiche, sulle varie questioni in nome di una prestabilita avversione all'altra parte politica? E dall'altro lato, è opportuno e conveniente rinunciare ad un confronto spontaneo e sincero sulle varie questioni in nome della sancita assoluta fedeltà al proprio schieramento di appartenenza? Per me la risposta in entrambi casi è decisamente NO. Ma non so se tutti sono d'accordo con me ...
    Lucia Francalanci

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  27. Ti chiedo scusa, non volevo attribuirti una frase non tua. Era il tuo post che mi portava a precisare sul punto.
    Comunque siamo in due, anche io penso che nel campo delle idee e del confronto non ci debba essere "fedeltà". Occorre però che sempre più spesso si trovi il coraggio, o solo la voglia, di dimostrarlo.

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  28. Pensavo di aspettare di più, invece vedo che è bastato poco tempo perchè, come avevo intuito, nascesse a Terranuova una nuova opposizione di centrodestra..

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