martedì 28 dicembre 2010

Terranuova: Sono nuovi equilibri o sono sempre gli stessi?

Il mese di dicembre ha partorito talmente tante novità che risulta difficile scegliere un argomento su cui concentrarsi.
Avremmo potuto parlare di neve e disagi, di aumento del deposito cauzionale di Publiacqua per chi non paga tramite conto corrente, della cessione delle reti del gas di Terranuova a Intesa Spa o della quota del disagio ambientale di Terranuova che andrà a Sangiovanni. Ne parleremo nelle prossime settimane.
Oggi parliamo di equilibri…
Il ragionamento parte da due fatti compiuti:
  1.  le dimissioni del presidente della pluriservizi
  2.  la scissione del PDL di Terranuova con la conseguente nascita del gruppo “Terranuova per le libertà”
Due fatti molto diversi ma che vanno a toccare entrambi i rispettivi equilibri politici. Cambiandoli. O forse no.
Samuele Falsetti (IDV) si è dimesso dalla carica di presidente della Pluriservizi non solo per la questione “rotonde e pubblicità” ma per una serie di incomprensioni/incompatibilità con l’amministrazione e la maggioranza. Almeno così si è potuto capire dalla lettura dei giornali che riportavano stralci della lettera di dimissioni.
Domanda: Si sono rotti i rapporti fiduciari personali tra Falsetti e amministrazione o si è rotta anche l’alleanza tra PD, Socialisti e IDV?
Di fatto, sebbene la stessa Italia dei Valori faccia parte di quell’alleanza che ha vinto le elezioni amministrative del 2009, un’ eventuale rottura dei rapporti tra PD e IDV non avrebbe alcuna ricaduta in termini numerici sugli equilibri del consiglio comunale. Questo perché tra i consiglieri eletti per la maggioranza non ci sono rappresentanti in quota IDV.
E quindi l’IDV non conta niente nella maggioranza? E chiedere in che rapporti stanno adesso IDV PD e SOCIALISTI è completamente inutile?
Il fatto è che i tre partiti, accettando di presentarsi nel 2009 con un unico simbolo (Centrosinistra per Terranuova ) e accettando la lista dei candidati consiglieri, hanno accettato di essere un tutt’uno, rinunciando a “contarsi”.
Dire adesso quanto “pesa” in termini elettorali l’IDV a Terranuova è praticamente impossibile. Sarebbe sbagliato dire che il peso dell’IDV è rappresentato dai soli 8 voti di preferenza presi dallo stesso Falsetti nel 2009 ma è anche strumentale sostenere che l’IDV a Terranuova pesa l’8% o il 9% come ottiene nella nostra circoscrizione quando si vota alle politiche.
Dire invece quanto pesa l’IDV dentro al consiglio comunale è facile: nulla. Pertanto esplicitare i rapporti che ci sono adesso all’interno della maggioranza sarebbe senz’altro corretto e trasparente (oltre che curioso). Ma a livello numerico sostanzialmente inutile.
L’altra novità è quella della scissione del PDL di Terranuova. Divergenze interne hanno portato ben 3 consiglieri comunali (Trabucco, Francalanci e Lucacci) su 5 a costituire un nuovo gruppo “Terranuova per le libertà”. Di fatto in questo momento in consiglio comunale è più rappresentato questa costola di PDL che il PDL stesso. “Dovrebbero dimettersi perché hanno tradito il mandato degli elettori e perché sono stati eletti con un simbolo che non rappresentano più” è l’idea dei vertici del partito.
Sebbene la questione sia delicata non ne sono così convinto. O quantomeno c’è da discuterne. Non a caso le regole della democrazia non prevedono questa prassi automatica.
Altrimenti anziché candidati voteremmo i soli vertici di partito e anziché novecento e rotti parlamentari avremmo una decina di rappresentanti di partito che voterebbero con un’alzata di mano dal valore ponderato in base alla percentuale ottenuta alle elezioni.
In più, il caso di TpL (Terranuova per le libertà), e non me ne vogliano Lucia Leonardo e Luca, sebbene venga paragonato e accostato a Futuro e Liberta sembra più simile all’Api di Rutelli.  Non parlo di schieramento politico ma di conseguenti variazioni agli equilibri esistenti: Fli è infatti passata dalla maggioranza all’opposizione, API dall’opposizione all’opposizione: come ha fatto Terranuova per le Libertà: senza rompere gli equilibri tra vincitori e vinti. Ne Fini né Rutelli (né tantomeno Calearo o la Binetti) mi sembra si siano dimessi.
Quanto vale il PDL senza Trabucco, Francalanci e Lucacci? E quanto valgono i tra scissionisti senza PDL? Boh…
E gli equilibri? A livello numerico, anche qui non è cambiato granché… l’opposizione ha sempre i soliti numeri.
Le mie sono senz'altro riflessioni semplici e incomplete, lascio pertanto spazio ai commenti. per i necessari arricchimenti, augurando a tutti un felice 2011.
Francesco Nocentini

martedì 21 dicembre 2010

Caro Babbo Natale..


Caro Babbo Natale,
dato che in questi giorni sarai sommerso di lettere e impegnatissimo a selezionare regali da mettere nel sacco per la tua notte brava da corriere espresso con slitta (stavolta tra l'altro ti troverai benissimo, è caduta un bel po' di neve e le tue renne andranno alla grande) non voglio appesantirti ulteriormente il lavoro. Quindi, piuttosto che scriverti le cose chi mi piacerebbe ricevere, ho deciso di inviarti l'elenco di quello che non vorrei più..
A cominciare da questa strana moda di chiamare le cose con un nome diverso: uno che cambia idea perché riceve qualcosa in cambio non può definirsi responsabile (ma venduto), uno che picchia un poliziotto non è uno studente che manifesta (ma un violento), uno che versa una somma di denaro nelle tasche di una donna in cambio di prestazioni sessuali non è un affascinante conquistatore (ma un puttaniere, ops! scusa..) e la ragazza in questione non è di certo un' escort. 
Ma dai Babbo, ora che è di dominio pubblico il fatto che certi personaggi vanno a puttane (ops! scusa di nuovo..), abbiamo inventato un nome elegante di chiamarle. Ci manca di ribattezzare l'assassinio in "gentile invito a un'esistenza ultraterrena anticipata"..
Uno che si siede in parlamento senza essere scelto dal popolo non è un eletto (ma un nominato). Una cifra di denaro che paghi sistematicamente tutti gli anni senza avere la possibilità di scegliere se farlo o meno, non è un abbonamento (ma una tassa). Uno che risponde a un solo capo, obbedisce a un solo padrone, difende a prescindere le posizioni di una sola persona alla quale deve una casa, una macchina, uno stipendio o una carriera non è un giornalista, né un conduttore o un parlamentare, né un senatore o un amministratore pubblico (ma un lacché). Un gay non è una persona diversa (ma uguale a me, a te, pure a quella befana della Befana). Uno straniero non è un delinquente (ma un uomo nato in un altro Paese). 
Caro Babbo.. Non vorrei più sentire parlare di toghe rosse, di comunisti, di fascisti, di intercettazioni, di arresti preventivi, di notti al gelo sull'A1, di paralisi delle FS, di emergenze gestite male, di crolli di palazzine, di esplosioni e incidenti su lavoro, di immunità, di case a Montecarlo e di mignotte in Sardegna (ops! scusa.. e tre!). Ma di aiuti a chi oggi non riesce a vivere, di posti di lavoro, di fiducia nelle nuove generazioni, di mutui più agevoli per le famiglie, di assistenza agli anziani, d'impegno politico, di responsabilità civile, di senso dello stato. 
Caro Babbo.. Non vorrei sentire più parlare di arresti preventivi, al limite di dimissioni preventive dell'attuale classe politica, incapace di cogliere la natura delle reali esigenze del Paese. Non vorrei più vedere drammi personali sbattuti per mesi sulle prime pagine dei giornali, pronti poi a essere dimenticati alla successiva tragedia familiare.
Caro Babbo.. Ti ringrazio perché so quanto sei buono e qualsiasi dono metterai sotto il mio albero, mi andrà bene.
Però se stavi pensando a "Il cuore e la spada" ti prego almeno per quest'anno di rivedere i tuoi progetti.
O il cuore.. O la spada.. Perché tutti e due insieme proprio non riesco a mandarli giù!
Buona notte di Natale..
Emmanuele

martedì 14 dicembre 2010

Università e ricerca, quale futuro?


Si torna a parlare di università sui giornali, per strada, dentro le televisioni. Si parla, più o meno bene, di finanziamenti alla ricerca, di riforme universitarie, di ricercatori ‘indisponibili’.
Le informazioni che circolano soprattutto nei telegiornali e nelle trasmissioni cosiddette di approfondimento sono spesso faziose, inevitabilmente restano sulla superficie. Da un lato un ministro della Repubblica Italiana che parla come un disco rotto di merito e di lotta ai baroni (ma il suo cv, sia detto tra parentesi, lascia intendere che non è stato il merito, nell’accezione più alta, a guidarne il cursus honorum), dall’altro ci sono politici che hanno capito con estremo ritardo la rilevanza della questione in gioco (in passato l’università ha rappresentato quasi una zavorra più che l’elemento su cui puntare, per immaginare un futuro meno asfissiante di quello che si può intravedere ora).
I mali dell’università vengono da lontano: esiste una ricca pubblicistica in merito che il lettore curioso potrà ripercorrere (dai saggi di Raffaele Simone al recente ‘I ricercatori non crescono sugli alberi’ di Sylos Labini e Zapperi). In ogni caso, non dovrebbe essere ammissibile parlare di istruzione e di ricerca a suon di slogan. Non si tratta di vendere un detersivo, o un paio di scarpe, tanto care al Presidente del Consiglio. Qui siamo di fronte a un caso in cui il rimedio pare peggiore del male.
Quali sarebbero le conseguenze del DDL se approvato in via definitiva? Sintetizzando brutalmente:
  • riduzione dell’autonomia degli Atenei attraverso l’introduzione di sponsor esterni nei consigli di amministrazione;
  • tagli radicali al finanziamento pubblico delle università (che da anni è diminuito comunque);
  • riduzione del turn-over (non tutti coloro che vanno in pensione potranno essere rimpiazzati);
  • esasperazione del precariato.
In più, non viene risolta la questione annosa dello statuto giuridico dei ricercatori, la maggioranza dei quali si è dichiarata indisponibile alla didattica. Ma, si badi bene, non sarebbe corretto dire che i ricercatori sono in sciopero, o che sono privilegiati perché non hanno un contratto di lavoro nazionale. Il presunto privilegio lo si sconta poi quando si fa domanda per il nido comunale: non avendo un contratto definito, il ricercatore per i solerti impiegati comunali non lavora. Una categoria sciopera quando non adempie ai suoi doveri contrattuali: molti ricercatori italiani stanno semplicemente ritirando una disponibilità che per anni è stata gratuita, volontaria, fatta spesso per pura passione.
Chi fa ricerca non guarda se il giorno è rosso sul calendario, ‘ricercatore’ più che un mestiere è un abito mentale, una sfida continua a fare di più e meglio. I politici non amano troppo confrontarsi con questo universo: si preferisce lo slogan all’approfondimento, la serietà non paga né fa vincere le elezioni, addormentati come siamo da decenni di mediocre televisione.
Silvia Calamai - ricercatore

martedì 7 dicembre 2010

La Voce del Martedì intervista Mauro Amerighi

Dopo le 3 domande a Luca Trabucco (intervista pubblicata il 2 novembre su questo blog http://lavocedelmartedi.blogspot.com/2010/11/intervista-luca-trabucco.html) è la volta del Sindaco di Terranuova Mauro Amerighi.

Terranuova, tre questioni di primaria importanza da affrontare subito, tre priorità del centrosinistra per i prossimi mesi.. Quali sono secondo te?
CENTRO STORICO
Indubbiamente il nostro centro storico necessita di una serie di interventi di qualificazione. Uno di questi, ossia il rifacimento di alcune strade all’interno delle mura, è già in atto e verrà concluso nell’arco del prossimo anno.
Sempre nel 2011 prenderà l’avvio un progetto specifico che intende coinvolgere cittadini, scuole, associazioni di categoria in un percorso in cui tutti contribuiranno ad un ripensamento complessivo del centro. L’idea è quella di sviluppare un percorso che vada dalla riscoperta del passato ad un’analisi del presente fino alla proposta di idee per il futuro. I risultati di questo lavoro costituiranno il prodromo delle progettazioni delle nuove opere pubbliche e verranno declinati nelle norme del regolamento urbanistico che andrà in adozione nel 2012.
Bisogna “integrare” gli elementi di novità che hanno modificato positivamente il nostro tessuto urbano, penso alla Chiesa di Santa Maria Nuova e al Ponte alle Monache. Sono i due punti di riferimento che definiscono l’asse visuale di chi frequenta il centro. Vanno realizzate opere di raccordo che qualifichino le aree circostanti a questi interventi.
Oltre alla valorizzazione degli spazi pubblici sarà importante introdurre regole e misure incentivanti che stimolino anche la riqualificazione degli edifici privati.
In tal modo cittadini e commercianti avranno maggiori possibilità di apportare modifiche alle proprie abitazioni e agli esercizi commerciali.
SVILUPPO PRODUTTIVO DEL FONDOVALLE
Per merito delle imprese che insistono nel nostro territorio, Terranuova sta vivendo una “seconda giovinezza” di sviluppo economico ed occupazionale. L’Amministrazione sta accompagnando questa crescita con interventi tempestivi in materia urbanistica. Per fare un esempio concreto: Power One, che ha raggiunto nel corso di questo anno i 1200 addetti, ha ampliato il proprio stabilimento a seguito della variante approvata dal Consiglio Comunale in tempi estremamente ridotti, perché ricorrevano i presupposti per l’applicazione di una procedura particolare.
L’obiettivo successivo è quello di favorire lo sviluppo di Valvigna, sia portando celermente all’adozione i piani attuativi (che sono lo strumento con cui si concretizza la previsione urbanistica), sia modificando le norme al fine di semplificare gli interventi.
Nonostante la crisi economica, Terranuova resta un territorio appetibile per gli investimenti produttivi. Lo sviluppo del fondovalle, oltre ad avere un’importante ricaduta occupazionale, costituisce un’occasione per riqualificare le zone e addivenire alle opere di urbanizzazione necessarie a “raccordare” il nostro tessuto urbanistico.
Resta la questione legata alle aree limitrofe al Casello. I Comuni di Terranuova, Montevarchi e San Giovanni hanno preso l'impegno di addivenire ad una pianificazione concordata in modo da risolvere i nodi principali relativi alla viabilità e all'urbanizzazione di tali aree.
TANTI PICCOLI LAVORI RICHIESTI DA TEMPO DAI NOSTRI CITTADINI
Con il Consiglio Comunale del 29 novembre u.s. abbiamo certificato il rispetto del Patto di Stabilità per l’anno 2010. Nelle casse del comune sono arrivate nuove entrate non previste nel Bilancio di Previsione. Ciò ci permette nel prossimo anno di effettuare opere pubbliche di manutenzioni straordinarie per 1.800.000 (già previsti nel 2010)
Bene. Nuove piste ciclabili, la nuova passerella del “Ciardi” € 470.000. Ristrutturazioni, riqualificazione, completamento di piccole opere pubbliche del capoluogo e delle frazioni, la viabilità minore, verde pubblico e nuovi punti di illuminazione.

A livello nazionale il Partito democratico sembra soffrire soprattutto tre problemi: la ricerca di un’ identità, il ricambio generazionale – con Renzi e i rottamatori che hanno dato un segnale forte e chiaro – e i rapporti fa gli ex DS e gli ex Margherita. Cosa ne pensi?

Siamo in una fase di profonda trasformazione sociale ed economica (epocale), dunque difficoltà di adeguamento dei Partiti e del sistema politico nazionale e giudicare processi così complessi.
Il PDL è appena nato già si dissolve.
Il PD è un partito nazionale, pluralista che credo capace di recuperare un etica e responsabilità collettiva e dunque potrà essere pernio del rinnovamento istituzionale e politico insieme ad un polo di Centro Destra moderato( che superi il Berlusconismo) e una Sinistra Radicale ( non più ideologica) che dovranno affrontare e confrontarsi su un programma di governo.
CI sono differenze profonde di radicamento del PD nelle diverse regioni d’Italia.
Credo che il rinnovamento ed il radicamento sia più solido nelle regioni dove il Centro Sinistra governa, come in Toscana, nel Valdarno, a Terranuova.
In tali contesti è più facile superare la provenienza e la storia individuale ( Ex DS ex Margherita)
Vale piuttosto l’ adesione ai programmi e la coesione dei gruppi dirigenti sulle scelte amministrative di governo (come a Terranuova)
Diversamente nel Nord Italia dove il radicamento nella realtà urbana deve essere di nuovo riconquistato, sfidando La Lega sui temi della sicurezza, immigrazione, famiglia, sociale.
Nel Sud Italia abbiamo un profondo bisogno di rinnovamento dei quadri dirigenti regionali e provinciali che valorizzino veramente un rinnovamento generazionale mettendo al centro obiettivi come la lotta alla mafia, trasformazione ed efficienza amministrativa, produttività degli investimenti, sviluppo economico e valorizzazione del territorio.

Torniamo in ambito locale. Le opposizioni dicono che negli ultimi anni è stato fatto poco per Terranuova e quanto fatto è stato gestito male: su tutte, le vicende di Casamonti e della discarica. C’è qualcosa che, con il senno di poi, affronteresti in maniera diversa?
Credo che la strumentalizzazione di alcune vicende come quella di Casamonti e della discarica siano servite all’opposizione per coprire carenza di idee e di programmi alternativi all’azione di governo che continua da parte della maggioranza di Centro Sinistra. In questi due anni di profonda crisi nazionale, non solo economica ma anche politica e morale, Terranuova stà dimostrando con i fatti e i numeri di essere in controtendenza con uno sviluppo equilibrato e sostenibile, con una comunità coesa che partecipa alla gestione dei servizi pubblici, attenta al territorio responsabile del bene comune.
A Terranuova continua a crescere la popolazione passa da 11.400 abitanti del 2003 a 12.400 del 2010 nel biennio 2009/2010 sono aumentati gli occupati nell’industria e nei servizi di quasi 1.000 unità non solo Power One, Prada, Zucchetti, ma anche manifatturiera e commercio, nuove richieste di insediamenti industriali, ampliamenti di aziende già presenti, attenzione ad investimenti privati, progetti di sviluppo del territorio nel settore turistico ricettivo.
Grandi opere pubbliche in atto, molte mirate ad una profonda trasformazione del capoluogo, interventi strutturali su tutte le frazioni, estensione dei servizi (raccolta differenziata, verde, manutenzioni in tutte le frazioni), bassa tassazione, eccellenza nel sistema scolastico, nelle mense, nell’asilo nido, nei servizi sociali, culturali, nelle politiche giovanili. No! Non c’è qualcosa che, col senno di poi affronterei in maniera diversa. Ciò che ha ostacolato e rallentato l’azione amministrativa ed il programma del centro Sinistra sono fatti esterni e indipendenti dalla nostra volontà e dell’ impegno che abbiamo profuso: leggi finanziarie, Patto Stabilità, vicenda Casamonti, vicenda ampliamento della discarica.
Tutto bene? Certamente no! Autocritiche e assunzione di responsabilità da assumersi certamente, ma anche da parte dell’opposizione meno attacchi personali e più critiche puntuali e costruttive sarebbero stimoli forti e ben accetti a tutto vantaggio dei nostri cittadini.

martedì 30 novembre 2010

Podere Rota: tra volontari annusatori e i rifiuti di Napoli


Nella rubrica “Parlano di noi” del portale del comune di Terranuova si trovano diversi articoli interessanti, molti dei quali riguardano la discarica di Podere Rota. Provo a riassumerne il contenuto per provare a discutere insieme di tutti i problemi e i disagi che ne sono/sarebbero connessi. 
Tutto sembra rimasto a qualche mese fa: la questione “cattivi odori” infatti non si è ancora conclusa e la procedura di valutazione di impatto ambientale rimane sospesa dalla scorsa estate perché le analisi effettuate fino ad oggi non paiono esaustive.
Insomma, se l’ampliamento della discarica si farà o no ancora non è dato sapere. Quello che sappiamo è che si stanno cercando “urgentemente” volontari per il monitoraggio dei cattivi odori, un centinaio di volontari che per tre mesi mettono le proprie capacità olfattive a servizio della comunità.
Ma le perplessità su un’analisi fatta “a naso” si sommano a questioni, se possibile, ancora più urgenti. Il Presidente della Regione Rossi infatti, pochi giorni fa, ha aperto alla possibilità di accogliere nelle discariche toscane (tra cui rientra, chiaramente, anche Podere Rota) i rifiuti che invadono Napoli, come già successo qualche anno fa. “Solidarietà a Napoli e non al Governo” dice il Presidente.
“No grazie, siamo pieni” hanno risposto i sindaci del valdarno. E il Sindaco di Terranuova ha ribadito il concetto che con la situazione attuale della nostra discarica non sarebbe possibile accogliere la “monnezza” campana. Anzi, dal 2011 non arriveranno più neanche rifiuti da Firenze, anche perché, se non ci fosse ampliamento, la “vita” della discarica di Podere Rota sarebbe veramente agli sgoccioli. Poco più di un anno e il “vaso” sarà colmo.
Francesco N.

martedì 23 novembre 2010

La crisi economica, vista dal basso

Vignetta di Altan

Questa settimana pubblichiamo un interessante contributo di Leonardo Lucacci, consigliere comunale del PdL a Terranuova B.ni, sulla crisi economica: un punto di vista molto personale, tecnico, un'analisi pratica di un padre di famiglia che si preoccupa per il futuro. La Redazione ringrazia i lettori per la considerazione che riservano al blog. Continuate a scriverci e a inviarci le vostre riflessioni, nei limiti delle possibilità editoriali de La Voce del Martedì, ci impegneremo a pubblicare i vostri contenuti. Buona lettura.

L'attuale crisi economica è stata affrontata in mille sfaccettature: il crack bancario, quello finanziario speculativo, gli effetti della globalizzazione, le inefficenze statali, la politica monetaria europea, la concorrenza sleale della Cina, la dimensione delle imprese italiane, ecc.. Non ho ne l'autorità, ne le competenze di avventurarmi in un tema così complicato. Quello però che vorrei portare a conoscenza di tutti coloro che avranno la pazienza di leggermi è un mio pensiero, una mia lettura della crisi, che da tempo mi sono fatto soprattutto prendendo spunto dall'esperienza del mio lavoro che mi porta a confrontarmi con la cosiddetta “economia reale”. Ovviamente il mio pensiero cercherò di basarlo anche su dati economici certi. Prendo in esame un periodo che va dall'entrata dell'Euro come moneta di scambio, il 2002 al 2008. In questo periodo osservo le variazioni sui prezzi di alcuni prodotti e attività. Penso al prezzo degli immobili, a quello di alcuni prodotti alimentari, della benzina e gasolio. Poi osserviamo alcuni dati macroeconomici come l'inflazione, l'Euribor, il cambio €/$, il prezzo del petrolio e l'oro. E alla fine proviamo a tirare la conclusione. Dal 2002 al 2008 i prezzi degli immobili e più specificatamente delle case sono quasi raddoppiati. Un appartamento di 5 vani che nel 2000 si poteva acquistare con 300.000.000 delle “vecchie lire”, nel 2002/2003 già costava € 200.000, ovvero il 33% in più. I dati medi ci dicono infatti che nel 1999 i prezzi delle abitazioni al mq (deflazionati) erano di € 2.800, mentre nel 2007 arrivano a € 3.900. Passiamo ad alcuni prodotti alimentari di largo consumo. Ad esempio il prezzo del latte, pagato dal consumatore, è passato dai circa 0,75 €/lt del 1990 a 1,40 €/lt del 2007 (+86%). E' bene segnalare che questo è accaduto mentre il prezzo del latte alla produzione è crollato! Vediamo poi il pane. E' passato da 1,03€/kg del 1995 ai 2,70 €/kg del 2007 (+262%). Passiamo al costo del trasporto. La benzina senza piombo alla pompa nel 2002 costava € 1,154/lt, nel 2008 si attestava a € 1,390/lt. Quindi è cresciuta del 20%. Il gasolio nello stesso periodo è cresciuto dai € 0,86/lt del 2002 ai €1,51/lt del 2008, registrando una crescita del 76% e andando a superare addirittura il prezzo della benzina. Se vi ricordate quello era l'anno in cui venivano acquistate auto a gasolio anche da chi faceva 10.000 km l'anno. E “giustamente” il cartello dei petrolieri ci ha puniti aumentando a sproposito il prezzo del gasolio. Il tasso che viene utilizzato come parametro per il prestito del denaro (mutui per l'acquisto della casa, finanziamenti aziendali, ecc), l'Euribor, partiva da un 2002 che si chiudeva al 3% arrivando al 2008 al 3,29%. Apparentemente quindi è variato poco. E invece non è così. Infatti fino al 2005 il tasso è stato sempre sotto il 3%, fino ad iniziare a risalire dal giugno 2006 per arrivare alla punta massima del 5,11% dell'ottobre 2008, periodo in cui la crisi aveva bussato pesantemente alla porta. Già dopo l'estate 2008 le aziende si erano bruscamente fermate. I fax non ricevevano più ordini. Il fatturato si era ridotto al lumicino. Anche le più grandi aziende, quelle più strutturate, che pianificano, avevano davanti uno scenario imprevisto e che sembrava irreversibile: la chiusura dell'attività. Poi l'Euribor è bruscamente calato sotto il 2%. Infine vediamo come si è comportato il cambio €/$. Nel 2002 si parte da una sostanziale parità a 1,00 e una crescita inesorabile fino a toccare 1,58 ad agosto 2008. Per poi chiudere a 1,34 a dicembre dello stesso anno. Nel periodo analizzato il tasso di inflazione è oscillato rimanendo intorno al 2%. Ebbene tutte questi dati mi fanno indurre a evidenziare che con l'introduzione dell'euro l'Italia non ha più potuto far leva sulla svalutazione, rendendo competitivi i prodotti sul lato prezzi. La mancanza di una vera politica economica europea ha indotto la BCE a tutelare la moneta solo sull'inflazione, anche a costo di ampliare il divario tra la finanza e l'economia reale. Solo di fronte ad un probabile scoppio di una crisi economica epocale, la BCE ha iniziato ad operare anche “contro” le sue prerogative, acquistando titoli di stato e inondando il mercato di liquidità finalizzata ad abbassare il costo del denaro. Ma ormai era troppo tardi. L'uomo della strada si è ritrovato a lavorare in aziende che pur essendo ben strutturate, hanno perso competitività per i prezzi dei loro prodotti, che nel cambio € contro $, ha visto la nostra moneta progressivamente apprezzarsi, rendendo di fatto difficile l'esportazione. Mentre contemporaneamente il mercato italiano ha visto ridursi i consumi interni, per effetto degli aumenti dei prezzi che ho sopra riportato, che hanno contribuito assieme alla paura e/o perdita effettiva del posto di lavoro, a ridurre considerevolmente i consumi delle famiglie. Che dire. Secondo me la crisi in Italia non è ancora finita e gli effetti sulle aziende si cominceranno a vedere nel corso del 2011. Che fare? Dico la verità. Non lo so, perché è una cosa più grande di noi, del nostro Paese. A meno che non venga a governarci un “matto” che esegua delle vere riforme. Ma ad oggi non vedo nessun matto. E allora non rimane che il “tirare a campare” o sperare nell'intervento “straniero” (magari una forte ripresa in Germania e/o USA), che d'altronde è stata sempre la misera storia della nostra nazione.
Leonardo Lucacci

martedì 16 novembre 2010

Scioglimento di una sola Camera? C’entra quanto il cavolo a merenda

Ci sono tanti modi per uscire da una crisi politica ma ciò che conta è uscirne bene. E uscirne bene significa innanzitutto nel rispetto delle norme previste dalla nostra Costituzione. L’ipotesi che alcuni esponenti della Pdl hanno avanzato in merito all’eventualità di sciogliere una sola Camera del Parlamento pare più un discorso viziato da abuso costituzionale non condonabile che altro, ma siccome sembra che ci sia un velato consenso intorno a questa prospettiva, può essere interessante che anche in questa sede se ne discuta un po’. Per incominciare è bene premettere che Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (Art. 94) dove per fiducia s’intende un rapporto di natura politica tra governo ed entrambi i rami del Parlamento. Si badi bene, ad un problema di natura politica, quello della mancata fiducia tra Camera dei Deputati e Governo, non si può pensare di ovviare con un provvedimento straordinario di natura costituzionale. E’ pur vero che formalmente il PdR può sciogliere anche una sola Camera (Art. 88), ma questa ipotesi ha una sua sostenibilità di natura costituzionale anziché politica. Il diritto costituzionale è uno strumento a servizio della politica, ma non per questo si deve piegare alla politica. Lo scioglimento anticipato delle Camere è un “dramma” costituzionale, è il certificato di morte prematura di una Legislatura che per gravi problemi attinenti alla vita parlamentare non ha potuto portare a termine il suo mandato, tuttavia un atto di straordinaria rilevanza che spetta esclusivamente al Capo dello Stato non può non esser preso se non nell’interesse del Paese tutto. E’ chiaro anche alle creature che lo scioglimento della sola Camera “cattiva” comporterebbe il tifo implicito del PdR in favore di quelle forze politiche che occupano la maggior parte degli scranni della Camera buona altrimenti la soluzione adottata non avrebbe avuto alcun senso neppure in partenza. Inoltre, un simil provvedimento comporterebbe uno sfasamento sui tempi della vita parlamentare che per il nostro bicameralismo perfetto appare impensabile. Difatti, gli esempi storici non reggono il paragone con l’attualità; ciò che successe nel ’53 fino al ’63 tocca la natura costituzionale del problema, ossia il riallineamento della vita parlamentare delle Camere, in seguito all’iniziale decisione del Costituente di far durare sei anni la regolare legislatura del Senato della Repubblica. Insomma, la politica è opinione, divisione mentre il diritto sta in piedi o cade essenzialmente per la sua certezza. Rendere opinabile la certezza del diritto significa innanzitutto minare l’integrità del sistema e non certo offrire soluzioni coraggiose e imparziali. A mio avviso, l’unico aspetto positivo di tale ipotesi è che presumibilmente la mozione di sfiducia presentata alla Camera dei Deputati sarà discussa intorno al 16 dicembre, dopo il tornante del 14, pertanto se avessimo iniziato a parlare fin da adesso di strade sensate probabilmente avremmo finito con l’annoiarci.      


Tommaso C. 

martedì 9 novembre 2010

Politiche familiari: quale direzione?

Un famoso giurista, interpellato sulla definizione di legge, descrisse questa come la risposta che una determinata popolazione si dà a fronte di un preciso problema in un determinato periodo storico. Mi intrometto con questo rimando per dare terra ad una dichiarazione del ministro Maurizio Sacconi pronunciata in occasione della seconda Conferenza nazionale sulla famiglia: “gli aiuti devono essere previsti soltanto per la famiglia naturale, fondata sul matrimonio ed orientata alla procreazione”. Sebbene a tale dichiarazione, sia seguita la precisazione che tali sostegni debbano essere estesi anche alle c.d. coppie di fatto, questo è un tema che puntualmente torna alla ribalta e immancabilmente crea una frattura non soltanto tra gli schieramenti ma anche all’interno dei partiti stessi. Indubbiamente è un nodo che va ad insistere su una concezione delle politiche sociali e se riguarda alcuni come cristiani, sicuramente tocca tutti come cittadini. E allora, voi che ne pensate?
La redazione

martedì 2 novembre 2010

Intervista a Luca Trabucco


La redazione questa settimana pubblica il testo integrale dell'intervista a Luca Trabucco, leader del PDL di Terranuova B.ni, candidato sindaco del centrodestra alle ultime elezioni amministrative. 

Ciao Luca, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. 
Dipingiamo uno scenario immaginario: tra poche ore a Terranuova i cittadini saranno nuovamente chiamati alle urne, mancano pochi minuti al silenzio elettorale e sei sul palco a tenere l'ultimo discorso: “ Cari elettori, se dovessi dirvi tre questioni di primaria importanza che un'amministrazione da me guidata affronterebbe subito, queste sarebbero..

Lo scenario da voi dipinto si spinge molto in avanti, per diversi motivi tra i quali “in primis” una mia eventuale ricandidatura che non é affatto scontata, difatti tengo a precisare che prima di tutto vengono le idee e la programmazione e successivamente le persone; il secondo aspetto é la contestualizzazione delle eventuali future elezioni, perché se queste avvenissero a breve termine ci sarebbe una situazione completamente differente che tra tre anni. Sicuramente la situazione odierna nel quale “sopravvive” il nostro Comune é di estrema delicatezza poiché sia strutturalmente che economicamente il modo di amministrare non é più consono con i tempi attuali.
Appare evidente che tra gli obiettivi principali di una nuova amministrazione é la vitale
riforma della macchina comunale, penso quindi all'ottimizzazione ed al risparmio di denaro pubblico utilizzando risorse interne del quale il Comune ha ampia disponibilità, riappropriarsi di alcuni servizi gestiti esternamente tramite società, ridurre notevolmente le consulenze esterne in materia di tributi e progettazione che possono essere svolte all'interno dei nostri uffici e quindi valorizzare la capacità amministrativa con l' organizzazione, la tempestività d'intervento e lo spirito di servizio. Un risparmio che ci consentirebbe di ritornare ad investire in servizi e strutture per il cittadino, mantenendo un certo equilibrio di costo e di qualità proposta, e potenziare la rete di aiuto sociale visto il periodo di crisi attuale.
Di fondamentale importanza diventa la programmazione, oggi purtroppo dimenticata, capire in quale direzione portare Terranuova, sia urbanisticamente con lo sviluppo sostenibile delle nuove aree (industriali, commerciali , residenziali, pubblici) connesso al recupero dei vecchi insediamenti ed al centro storico e le modalità di collegamento fra di esse, lo sviluppo della mobilità urbana ed extraurbana mediante anche sistemi alternativi di spostamento, la collocazione di infrastrutture strettamente necessarie per il nostro comune; sia economicamente con la collocazione di interventi mirati alla salvaguardia e sviluppo delle nostre aziende, tornando ad attirare investimenti sul nostro territorio, migliorando la qualità dell'offerta all'interno della nostra città, con la consapevolezza che avendo altre città limitrofe con possibilità maggiori rispetto alle nostra realtà, dobbiamo essere bravi a diversificare le opportunità del nostro territorio, puntando mediante scelte oculate e attuabili volte a migliorare la qualità della vita di Terranuova.
L'amministrazione deve farsi carico (così come le scuole) di riportare il senso civico o meglio l'educazione civica di una comunità tramite interventi di informazione, controllo e gestione dei servizi: se vogliamo veramente andare nella direzione della sostenibilità, dobbiamo incominciare a fare percorsi veri, che impegnino il cittadino ad aprirsi ad una politica volta al risparmio energetico (obbligatorio nella nuova edilizia), alla cultura dell'utilizzo dell'acqua (approvvigionamenti alternativi per consumi differenziati), alla diminuzione di produzione dei rifiuti ed aumento del riciclato, all'utilizzo di mezzi alternativi per spostarsi. Determinante è che l'amministrazione fornisca gli strumenti per il raggiungimento della sostenibilità e si faccia promotore e controllore al fine di far rispettare i diritti ed i doveri del cittadino ed esiga dal cittadino il rispetto delle regole e della convivenza. Portare Terranuova ad investire sulla modernizzazione e sull'innovazione, concetti separati, al fine di migliorare lo stato qualitativo di comunità. 

Fini nel suo discorso a Mirabello ha detto: "Non si può far parte di qualcosa che non c'è più. Il PDL non esiste più. Al limite si può parlare di Forza Italia allargata.." Cosa ti senti di dire al tuo corpo elettorale? Ai cittadini che votando Luca Trabucco hanno messo la croce sul simbolo PDL? Quali scenari si aprono a livello locale per voi, nei confronti di quanto sta accadendo a livello nazionale?

Sinceramente quello che mi preoccupa maggiormente è lo stato generale nel quale vive oggi la nostra politica da una parte e dall'altra.
Per quanto riguarda la sfera locale, mi sento innanzitutto di ringraziare coloro che ci hanno dato fiducia apponendo il voto sulla lista PDL. Ai cittadini riconfermo l'impegno preso rivolto ad apportate un cambiamento vero e necessario alla nostra gestione amministrativa che come sottolineato in precedenza non è più al passo con i tempi e mette in evidenza delle profonde lacune.
A livello “operativo” usando questo termine, non vedo grosse problematiche a Terranuova a seguito delle decisioni a livello nazionale, poiché abbiamo sempre espresso e lo riconfermo, che prima di tutto viene Terranuova ed il programma e poi i partiti che lo vogliono sottoscrivere. Terranuova vive in una fase che necessita di scelte forti condivise ad ampio raggio, ed é giusto che il PDL si guardi attorno al fine di allargare e confrontarsi con tutte le forze politiche presenti e future al fine di pervenire ad una linea politica comune, rivolta alla crescita della nostra città. A livello locale, ove la maggior parte di noi ci conosciamo, penso che siano maturi i tempi per far crescere ed aprire le coscienze verso una forte politica di aggregazione, che coinvolga anche persone al di fuori dei soliti ruoli politici, operai, studenti, commercianti, imprenditori, liberi professionisti etc.. uscendo dall'autoreferenzialità che certe volte hanno i partiti. 
Personalmente credo sia anche necessario riportare i cittadini a fare politica e che la politica torni a coinvolgere il cittadino attivamente nelle scelte, onde evitare che ci sia una deriva verso l'indifferenza o l'ignoranza dei fatti.
Non vorrei sembrare demagogico, ma scinderei il livello nazionale ove chiunque sceglie secondo il proprio senso di appartenenza, ed il livello locale ove esistono delle realtà e delle necessità diverse, ove le persone sono diverse. 
Rimanendo comunque come punto fermo, in entrambi i casi, la necessaria coscienza etica e morale della questione politica, che é al di sopra di ogni partito e di ogni bandiera. Personalmente credo più nei valori nelle idee e nei fatti che nelle contrapposizioni a priori, spero di poter vedere un centrodestra (se ancora questo termine attuale) moderno liberale e riformatore.

La tua esperienza nel PDL di Terranuova, un tuo bilancio sulla vostra attività politica: una riflessione sulla strada che è stata fatta fino a oggi, cosa si poteva affrontare in maniera migliore? Ci sono stati degli errori? Se si, quali? 

A differenza dei problemi a livello nazionale, penso che il PDL Terranuovese abbia coscienziosamente svolto fino adesso il proprio mandato, cercando di coinvolgere i cittadini nelle varie iniziative, ascoltando e rendendolo partecipe delle attività intraprese. Penso che come forza di opposizione abbiamo fatto un ottimo lavoro, sia in fase di controllo opponendoci in maniera determinata a scelte che per noi andavano contro il bene comune, sia in fase propositiva cercando percorsi condivisi (abbiamo proposto una ventina di mozioni in un anno) aprendo fronti di dialogo.
Come in tutte le cose potevamo fare meglio, ma anche peggio, io penso che l'attenzione che abbiamo prestato alla res publica si avverte con buoni riscontri, e sono da lodare le persone che con dedizione e passione hanno fatto crescere e diventare realtà questo partito, che per un interesse comune e di giorno in giorno ascoltano e “lavorano” per i nostri concittadini. Questo probabilmente é l'elemento chiave, nonostante a livello nazionale il PDL non stia facendo una bella figura e dove prevalgono alcuni personalismi, c'é gente che quotidianamente ci mette la faccia e l'anima e meriterebbe sicuramente maggior rispetto.
Auspico che in futuro prossimo, si possa avvenire ad un programma come ho detto
maggiormente condivisibile e concertato, proprio in virtù di quel senso di responsabilità che ci deve portare a vedere al di là dei confini del singolo partito, e non commettere l'errore di essere settoriali e autosufficienti, se vogliamo veramente crescere.
Io sono ottimista di natura, e nonostante le parti avverse, penso si possa creare veramente un progetto nuovo e positivo, che induca la gente a partecipare e condividere un attività politica concertata a trasparente, tornando ad essere protagonisti della nostra Terranuova.

LA REDAZIONE



martedì 26 ottobre 2010

Da Marchionne alla nuova sigla dei Simpson


Mentre Sergio Marchionne denuncia alla trasmissione di Fabio Fazio la scarsa efficienza del lavoro in Italia (118° posto su 139) e sostiene che la FIAT senza gli stabilimenti in Italia starebbe senz’altro meglio di come sta oggi, la nuova sigla dei Simpson mandata in onda in America tratta, a suo modo, lo stesso grande tema.

La dissacrante accusa di Bansky (il geniale artista inglese autore della nuova sigla dei Simpson) denuncia la scelta della Fox di de localizzare la produzione dei gadget Simpson in Corea del Sud mettendo dentro alla tv di Homer e famiglia immagini di un gruppo di lavoratori con tratti asiatici che disegnano tavole dei Simpson in un ambiente buio, stretti l’uno accanto all’altro come in una catena di montaggio.

Perché se probabilmente da domani troveremo pupazzetti di Bart e Lisa a prezzi più bassi forse dietro a tutto questo c’è qualcosa che facciamo finta di non vedere, che anche Marchionne (citando Germania e Francia ma pensando forse a paesi ben più a est) ci nasconde e che Banskey ci sbatte davanti agli occhi.

Alcune prerogative della modernità (Globalizzazione, delocalizzazione, massimizzazione dei ricavi) portano ad un mondo peggiore o ad uno migliore?

E allora viene da chiedersi: Quale sarà il futuro? Importare merce (a basso costo) o esportare diritti?

martedì 19 ottobre 2010

Santoro e dintorni. L’informazione in tv

Colgo lo spunto offerto dalla never ending story tra Michele Santoro e la dirigenza RAI per riflettere ad alta voce sull’informazione in tv. Argomento quanto mai d’attualità, di fatto un vero e proprio evergreen che si ripropone in maniera seriale indipendentemente dal giornalista di turno: Luttazzi, Santoro oppure Biagi, poco importa.
Ammetto la mia colpa, prima di procedere oltre, dichiarando di non essere un appassionato fruitore dei salotti televisivi dediti all’informazione e all’approfondimento. Della televisione, mezzo di comunicazione che frequento spesso sia per ragioni di lavoro che per motivato e sincero interesse, preferisco altri generi. Confesso, inoltre, di non credere nel ‘buono’ e nel ‘cattivo’ giornalismo, in questa facile e quanto mai fuorviante dicotomia. Piuttosto credo nella ‘buona’ e nella ‘cattiva’ fede di chi il giornalismo lo fa davvero. Inoltre, cerco di ricordarmi che informare vuol dire ‘dare forma’ e che se anche esistono i fatti, sono le interpretazioni dei fatti e le ricostruzioni offerte a dare forma e sostanza al giornalismo, che sia in tv, sul web o sulla carta stampata.
Fatte queste premesse, si può facilmente osservare che da qualche tempo l’informazione in tv è diventata più ‘spettacolare’, una nuova forma di intrattenimento assai spesso violenta: non a caso si va strutturando un nuovo genere dal nome curioso di infotainment, che fonde insieme informazione e intrattenimento. Le liti, le urla, gli insulti, addirittura le botte (così come tanti silenzi colpevoli), sono sotto gli occhi di tutti e non hanno bisogno di essere commentati. Sono d’accordo con quanti, Santoro incluso, ritengono che il giornalismo in tv sia degradato (e degradante): lo spettacolo e la spettacolarizzazione, appunto, hanno preso il posto dell’argomentazione e dell’approfondimento; alla parola si sono sostituiti gli slogan (spesso aggressivi e violenti).
Mi sento però di aggiungere, come ci ricorda il Vangelo, «scagli la prima pietra, chi è senza peccato».
Vorrei inoltre ricordare che alcuni anni fa, il politologo fiorentino Giovanni Sartori in un suo celebre libro (Homo Videns, Laterza, 1997) ha fortemente sostenuto la tesi che la televisione sta distruggendo la nostra capacità critica e di giudizio affermando che, all’homo sapiens, quello in grado di riflettere, rielaborare e quindi comprendere le cose del mondo, si sta sostituendo l’homo videns: una nuova specie legata alle immagini e quindi alla superficie (e conseguentemente alla superficialità) nonché alla scarsa capacità di rielaborazione critica.
Forse la televisione, nonostante le sempre più frequenti edizioni dei telegiornali, le più o meno viste e discusse trasmissioni di approfondimento, da Annozero a Porta a Porta, passando per Report, Matrix, l’Infedele, Terra e OttoeMezzo (e tutte le altre che non ricordo o non conosco), non è il luogo più indicato per l’informazione e soprattutto per l’approfondimento. Ma per fortuna, come si sa, la televisione non è l’unico medium nel quale è presente l’informazione, né quello più influente.
Torniamo però a Santoro. Dall’alto del suo pulpito catodico, tra le molte cose dette durante la sua ultima diretta tv cercando di difendere la qualità del servizio pubblico ha affermato: «Voi [il pubblico, e cioè potenzialmente noi tutti] avete diritto a non vedere i vostri cervelli ridotti ad un’unica marmellata televisiva» riferendosi agli altri programmi e alle altre trasmissioni televisive. Grandi applausi sono seguiti a questo proclama.
Qualcosa in quella frase mi ha disturbato profondamente. Quella parola ‘diritto’ (sempre usata in maniera strumentale) mi ha offerto lo spunto per rileggere quella ‘cosa’ spesso dimenticata che è il contratto di servizio, e cioè il contratto che viene stipulato tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la RAI. Un corposo testo dove si parla, tra le altre cose, di quelli che dovrebbero essere i principi ispiratori del giornalismo (perlomeno nel servizio pubblico) tra i quali «obiettività, completezza, imparzialità e lealtà dell’informazione» (bozza triennio 2010-2012). Tanti sono i diritti dei telespettatori sanciti in quel testo. Assente una responsabilità: la nostra, quella del pubblico. Una responsabilità esercitabile nelle forme più diverse che è il vero elemento di garanzia della libertà dell’informazione.
Così mi sono ricordato di un’altro pregiudizio, uno antico e fortemente radicato nel mondo degli intellettuali italiani. Quello di dire sempre, ad ogni costo, anche senza conoscerla, che la televisione ‘fa schifo’, e che il pubblico televisivo non è in grado di capire da solo le cose. “Se stai con me, avrai l’informazione e l’approfondimento, contro di me preparati a diventare marmellata”.
A me questa sembra violenza bella e buona. Mi sembra inoltre fazioso e poco rispettoso nei confronti del proprio pubblico (qualcuno dovrebbe ricordarsi di essere lui stesso un giornalista televisivo!)
Allora mi permetto di suggerire a quanti si sono persi tra i vari provvedimenti disciplinari, sospensioni, arbitrati interni e ricorsi al giudice ordinario, a quanti stanno ricostruendo questa vicenda passo per passo, dichiarazione dopo dichiarazione, che abbiamo un altro fondamentale diritto. Quello, banalmente, di spengere la televisione o cambiare canale. Un diritto intrinsecamente collegato a quella nostra responsabilità di telespettatori, cittadini, di donne e uomini liberi; alla faccia di chi, da una parte e dall’altra, continua a volerci dire che cosa dovremmo pensare.

F.C.

martedì 12 ottobre 2010

Terranuova: ecco la nuova chiesa


Impossibile, questo martedì, non parlare di Santa Maria Nuova.

Non capita tutti i giorni di assistere alla realizzazione di un’opera come la costruzione di una nuova chiesa in una cittadina di dodicimila abitanti. E se nel 2010 questo è successo a Terranuova qualche motivo ci sarà.
Il primo sta probabilmente nelle capacità, nel fegato e nel cuore di chi in questo progetto ci ha creduto più di tutti: Don Donato.
Dietro a lui ci sono poi tante persone che hanno dato il loro contributo e c’è una comunità che ha voluto fortemente la sua nuova Chiesa.
Sulla qualità artistica e architettonica messa in campo a Terranuova si può davvero dire poco se non essere orgogliosamente soddisfatti di quella che è sicuramente una delle opere moderne più importanti della vallata. Se poi non piace è un altro discorso, ma l’Architetto Mario Botta e l’artista fiorentino Sandro Chia sono, nel loro campo, tra i più quotati al mondo.
Ma fra i tanti entusiasti non mancano certo i detrattori della nuova chiesa.

Bellissima? Bruttina?Importante? Inutile?
Qui le opinioni dei terranuovesi immancabilmente si dividono ed ognuno ha una sua teoria.
Ed è proprio nel groviglio di impressione che un evento eccezionale come questo può suscitare nel paese che vorremmo entrare questa settimana. Quindi prego, avanti coi commenti...

Francesco



martedì 5 ottobre 2010

Stupratore a chi?


La parlamentarizzazione del ricompattamento della maggioranza intorno al programma di governo ha lasciato strascichi di incertezza per quanto riguarda la cinica ragioneria parlamentare, ma soprattutto ha aperto il sipario ad un dibattito dai toni aspri e duri. Mi rendo conto che senza meditare sulla sostanza abbia poco senso riflettere sulla forma, tuttavia l’intervento dell’On. Di Pietro ci permette di osservare con occhio distaccato due temi che si aggrovigliano tra loro: il rispetto delle istituzioni e la libertà di espressione di un parlamentare. Termini come “stupratore della democrazia” e tante altre pirotecniche perifrasi hanno arricchito, o impoverito, il discorso di DP e allo stato dell’arte, mi pare poco rilevante disquisire se Berlusconi abbia violentato la democrazia oppure l’abbia sedotta con la tenerezza. Il punto è un altro: può un parlamentare usare un simile registro linguistico nell’esercizio delle sue funzioni? Certamente questa questione va oltre le garanzie dell’Art. 21 Cost., tuttavia lo status del parlamentare è stato ben definito dal nostro Costituente: Art. 67 Cost. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione, quindi anche voi che leggete ed io che scrivo. E voi avreste usato lo stesso vocabolario? Eppure i membri del Parlamento non possono esser chiamati a rispondere delle loro opinioni espresse (Art. 68), pertanto hanno la massima libertà nell’esercizio delle loro funzioni. E’ possibile pensare che DP, sapendo peraltro della diretta televisiva, abbia forzato il suo discorso per provare a distinguersi come il Grillo del Parlamento e intercettare quel tipo di elettorato? Anche il Regolamento della Camera dei Deputati definisce le maglie della libertà dei deputati: Art. 59 comma 1, Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo sostegno la libertà della discussione, il Presidente lo richiama. Difatti Fini lo ha richiamato e lo ha fatto per ben due volte (Reg. Camera Art. 60 comma 2) e addirittura avrebbe potuto allontanarlo oppure proporre all’Ufficio di Presidenza la censura di partecipare ai lavori parlamentari. Non mi risulta che siano stati presi provvedimenti in tal direzione. Mi chiedo: lo slancio di DP è stato un surplus di rappresentatività oppure uno spettacolo indecoroso per le nostre istituzioni? Un discorso da far decantare e magari riprenderlo in altre stagioni della politica oppure da cassare senza ulteriori giudizi di appello? Tanti interrogativi, ma una cosa è certa. Berlusconi con le donne ci sa fare…
Tommaso

martedì 28 settembre 2010

Welcome to my jungle.. I più e i meno del Perdono 2010

Questo martedì lanciamo una nuova rubrica sul blog: i più e i meno della settimana.
E visto che quello appena trascroso è stato il week-end del Perdono a Terranuova, quale migliore occasione per battezzare una rubrica dove i nostri lettori possono (in realtà come ogni settimana) esprimere con assoluta libertà e spensieratezza la loro opinione sulla festa più caotica del Valdarno.
Quindi, nei vostri commenti, scrivete i più e i meno di questa piovosa edizione 2010.
Per me, tra i più: ottima l'idea di togliere i trattori dal Viale, la passeggiata è senza dubbio più fluida e gli stand hanno una buona armonia complessiva; simpatica e nella direzione giusta l'idea del bus navetta, magari è un pò poco rispetto alla massa complessiva di visitatori e il tempo non ha di certo aiutato, ma mi sembra una mossa positiva.
Tra i meno, tralasciando la pioggia e la questione "rotonde" credo che le cose negative siano: la solita giungla del traffico e dei parcheggi, sinceramente causata più dall'inciviltà complessiva che sembra regnare sovrana da quel venerdì a questo martedì fatidico, che dalla mancanza di organizzazione delle parti chiamate in causa (amministrazione, vigili, servizio d'ordine, ecc..) e la vera mancanza di una-due serate di qualità sul palco centrale in piazza della Repubblica. Per il resto, il solito grande, vecchio, bagnato Perdono terranuovese: lampredotto, piadine, bomboloni, birra, musica, banchini, volantini, coltelli che tagliano anche il cemento, guanti che puliscono le verdure (?), animali, auto, jeans, scarpe, caldarroste e palloncini.. In fin dei conti, ciò che non puoi fare a meno di amare e odiare allo stesso tempo, se abiti a Terranuova e dintorni. La tua giungla preferita.. Proprio sotto casa.
E.B.