martedì 5 ottobre 2010

Stupratore a chi?


La parlamentarizzazione del ricompattamento della maggioranza intorno al programma di governo ha lasciato strascichi di incertezza per quanto riguarda la cinica ragioneria parlamentare, ma soprattutto ha aperto il sipario ad un dibattito dai toni aspri e duri. Mi rendo conto che senza meditare sulla sostanza abbia poco senso riflettere sulla forma, tuttavia l’intervento dell’On. Di Pietro ci permette di osservare con occhio distaccato due temi che si aggrovigliano tra loro: il rispetto delle istituzioni e la libertà di espressione di un parlamentare. Termini come “stupratore della democrazia” e tante altre pirotecniche perifrasi hanno arricchito, o impoverito, il discorso di DP e allo stato dell’arte, mi pare poco rilevante disquisire se Berlusconi abbia violentato la democrazia oppure l’abbia sedotta con la tenerezza. Il punto è un altro: può un parlamentare usare un simile registro linguistico nell’esercizio delle sue funzioni? Certamente questa questione va oltre le garanzie dell’Art. 21 Cost., tuttavia lo status del parlamentare è stato ben definito dal nostro Costituente: Art. 67 Cost. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione, quindi anche voi che leggete ed io che scrivo. E voi avreste usato lo stesso vocabolario? Eppure i membri del Parlamento non possono esser chiamati a rispondere delle loro opinioni espresse (Art. 68), pertanto hanno la massima libertà nell’esercizio delle loro funzioni. E’ possibile pensare che DP, sapendo peraltro della diretta televisiva, abbia forzato il suo discorso per provare a distinguersi come il Grillo del Parlamento e intercettare quel tipo di elettorato? Anche il Regolamento della Camera dei Deputati definisce le maglie della libertà dei deputati: Art. 59 comma 1, Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo sostegno la libertà della discussione, il Presidente lo richiama. Difatti Fini lo ha richiamato e lo ha fatto per ben due volte (Reg. Camera Art. 60 comma 2) e addirittura avrebbe potuto allontanarlo oppure proporre all’Ufficio di Presidenza la censura di partecipare ai lavori parlamentari. Non mi risulta che siano stati presi provvedimenti in tal direzione. Mi chiedo: lo slancio di DP è stato un surplus di rappresentatività oppure uno spettacolo indecoroso per le nostre istituzioni? Un discorso da far decantare e magari riprenderlo in altre stagioni della politica oppure da cassare senza ulteriori giudizi di appello? Tanti interrogativi, ma una cosa è certa. Berlusconi con le donne ci sa fare…
Tommaso

4 commenti:

  1. Ma con tutti i problemi che ci sà, e con tutte le figure che il silvio donnaiolo ci fa fare all'estero ti vai a preoccupare di un parlamentare come Dp!! ti ricordo solo le corna fatte dal Silviuccio nella foto al parlamento europeo, oppure l'aver dato di Capò al parlamentare tedesco, e li lui veramente rapresentava la nazione Italiana!

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=Ym8AfzMi2Kc

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  3. credo che lentamente, passo dopo passo, con la sua non-politica del "con me o contro di me" berlusconi abbia insegnato (nostro malgrado) a molti dei suoi detrattori e avversari, un linguaggio di violenza incurante del dialogo. con le sue dichiarazioni contro i giudici, contro i giornalisti, contro i giornali, contro le tv (sembra un paradosso ma è così, silvio si lamenta dell'informazione di sinistra che serpeggia "invisibile" nel nostro paese), contro chi la pensa diversamente da lui, berlusconi ha negli anni alimentato la fiamma della provocazione, della violenza verbale e dell'aggressività. tutte componenti ben visibili nel pirotecnico linguaggio dell'ex pm di pietro. spesso si raccoglie quel che si semina.. e berlusconi di carezze in giro (se escludiamo qualche bella donna) ne ha lasciate ben poche.. c'è da dire che probabilmente ci meritiamo uno spettacolo più decoroso dai membri del parlamento italiano..

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  4. Quando ancora ruggiva, Marco Pannella ci ha deliziato con metafore anche più colorite. A chi gliene chiedeva conto, rispondeva che l’ unica violenza nella parola è la menzogna.
    A onore di Di Pietro debbo dire che non c’ erano né lui né i suoi fra i 498 parlamentari (su 525 presenti) che il 21 settembre scorso, respingendo la proposta di abolire il vitalizio e trasferire le pensioni dei deputati all’ INPS, hanno – qui l’ espressione ci azzecca proprio – violentato gli italiani, esigendo da loro pure quella che Fellini in Amarcord ha definito la ‘prova fondamentale’: l’ intimità posteriore.
    Silvio Cazzante

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