martedì 3 gennaio 2012

Non ce la faremo.


Non ce la faremo perché siamo caduti nella palude definitiva. E ci ostiniamo a trovare da soli una via d’ uscita, mors tua vita mea.
Perché non è possibile cambiare un paese dove il consenso sociale gratifica i disonesti. Dove associazioni ad alta densità di mascalzoni chiamate partiti hanno occupato e controllano ogni ganglio della vita pubblica. Dove cittadini liberi e movimenti indipendenti non trovano rappresentanza. Dove diligenti umettaterga, misericordiose sorelle di Venere e minus habentes politico-economico-culturali possono diventare parlamentari, amministratori locali, presidenti di grandi società.
Non ce la faremo perché tolleriamo l’ eguaglianza e il merito solo se rimangono parole chiuse nel dizionario. Perché preferiamo l’ ipocrisia alla sincerità, l’ egoismo alla solidarietà. E ancora di più quella ipocrisia che pretende di nobilitare l’ egoismo con la veste del particulare guicciardiniano.
Non ce la faremo perché i ricchi si sono chiusi nel castello e i poveri chiedono solo di entrarvi per essere accolti come servi. Forse con ragione, perché l’ informazione li ha cancellati e allora è meglio esistere da oppressi che non essere.
Non ce la faremo perché i vampiri ci hanno bevuto il sangue e hanno  lasciato il posto agli antropofagi. Pronti a raccontarci che siamo tutti sulla zattera della Medusa. E protervi tanto da chiamare ‘Bocconi’ il loro club.
Perché Adriano Olivetti non ha avuto eredi e l’ imprenditoria oggi è rappresentata da un signore che vendeva gli incontri con l’ Avvocato, dalla rampolla di una famiglia di patteggiatori per tangenti e corruzione, e da un manipolo di maldefiniti ‘capitani coraggiosi’, buoni solo a comprare Telecom a debito (chiedo scusa, per leveraged buyout) e a portare in agonia anche la parte buona di Alitalia, la good company, acquisita con passeracea benedizione.
Perché questi predoni delle buoneuscite ci fanno credere che per fare il loro lavoro (lavoro?) occorra un prestigioso ‘em-bi-ei’, un Master in Business Administration, mentre fra sé si danno di gomito, sapendo che ‘MBA’ sta per ‘Master in Buggeratura Applicata’.
Non ce la faremo perché in fondo non ci dispiace ridurci a villaggio vacanze per gli europei del primo mondo. Gongolanti perché il nostro sole, il nostro mare, i nostri colori, le nostre stagioni li abbiamo solo noi. Ma dimenticando che, con i cambiamenti in corso, presto anche il clima mite ci abbandonerà per migrare verso Nord. Lasciandoci al deserto.
 Silvio Cazzante

13 commenti:

  1. POSSIAMO ANCORA FARCELA

    Caro Silvio,
    mi permetto di invitare tutti gli amici del blog alla lettura dell’editoriale di questa mattina di mons. Ravasi su Avvenire, quale risposta al pessimistico pronostico con il quale apri il nuovo anno della Voce del Martedi (http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/dizionario-di-futuro.aspx).

    In particolare faccio riferimento al finale dell’editoriale di Ravasi: “siamo pronti a subire l’accusa di utopia o di retorica. Eppure, se è vero che bisogna vivere con semplicità, è necessario pensare con grandezza. E così proponiamo alla fine la parola speranza, nonostante il pessimismo sempre in agguato. Il filosofo Ernst Bloch, che sul tema ha scritto ben tre tomi, ricordava che non è sempre vero il proverbio «Finché c’è vita, c’è speranza», perché tanti viventi sani sono disperati o sfiduciati. È più vero, diceva (ed era ateo), che «finché c’è fede, c’è speranza». E sperare, con costanza e a testa bassa è, certo, difficile. Più facile è disperare, ed è la grande tentazione a cui non cedere”.

    Forse andrà a finire come dici tu, ma se la bella “indignazione” che sta crescendo in questi mesi troverà uno sbocco positivo nel ritorno alla virtù morale, per troppo tempo dimenticata, credo che possiamo ancora farcela a trasformare questo paese da gigantesco set televisivo a laboratorio di vita “vissuta”. Certo, secondo forme e contenuti nuovi, tutti da inventare e scoprire. Ma questo è il bello della vita ed il futuro esiste solo se ce lo costruiamo noi, senza farselo fregare da altri venditori di fumo!

    Buon anno a te ed a tutti gli amici della Voce del Martedì.
    Mirco Romoli

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  2. L'Italia e gli Italiani non sono solo questo. Siamo il popolo che fa di necessità virtu, il popolo che come l'araba fenice sa risorgere dalle sue ceneri. Io non voglio credere che gli Italiani si arrendano a questo declino, tanti di noi sono stanchi di questa deriva morale, sociale ed economica. Non è più tempo di aspettare una nuova era incombe sulle nostre teste, gli Italiani si stanno svegliano e presto si riprenderanno quello che è loro, l'Italia.
    Con una grande democrazia partecipativa sono pronti dal basso ad indicare quale direzione seguire, perchè il bene comune non può più aspettare, ci sveglieremo da questo torpore politico, lo stiamo già facendo. Tante idee stanno prendendo piede tra la gente e presto troveranno voce nelle istituzioni. I cittadini devono tornare nei palazzi del potere...

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  3. Cazzante era meglio se stavi zitto come avevi fatto fino ad ora e tornavi a lavorare per i tuoi padroni ..... i cavatori !!!!

    Viva l'italia

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  4. Silvio, di pancia mi viene di darti ragione. La miopia del nostro popolo, purtroppo dimostrata nella storia, conferma il tuo sentimento.
    Ma il mio cuore (i miei figli, gli amici) mi portano a SPERARE, come dice Mirco, e a lottare perchè si cambi la rotta.
    Da dove? Dal nostro piccolo, anche e soprattutto da Terranuova!
    Leonardo Lucacci

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  5. Mi sembra che Silvio sia riuscito a svegliarci con uno schiaffone dal clima ovattato che si crea per forza di cose durante il periodo natalizio. Prendo il suo articolo come un incitamento al fare e al rimboccarsi le maniche (come dice Leonardo), ma mi sembra che fotografi il momento attuale in maniera impietosa e reale.
    Stamani ho ascoltato una radiotrasmissione sul dibattito che si è aperto intorno ai risultati della commissione Giovannini sui “costi della politica”. Mi sembra che le posizioni dei “nostri” non lascino ben sperare in un futuro tanto diverso.
    Speriamo per dirla come Mirco che “la bella “indignazione” che sta crescendo in questi mesi trovi uno sbocco positivo nel ritorno alla virtù morale per troppo tempo dimenticata, così che possiamo ancora farcela a trasformare questo paese da gigantesco set televisivo a laboratorio di vita “vissuta”. La mia (indignazione) ha raggiunto l’apice!
    Buon anno, Paolo Bizzarri

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  6. PRECISAZIONE PER I NAVIGANTI
    Se un commento è firmato lo pubblichiamo sempre.
    La pubblicazione dei commenti anonimi invece è a discrezione della redazione. In linea generale se i commenti anonimi sono attinenti al tema di discussione proposto vengono comunque pubblicati, altrimenti no. L'esperienza di questi due anni di blog ci ha insegnato che la pubblicazione indiscriminata di qualsiasi commento anonimo devia il corso della discussione settimanale sempre in sterili ed inutili polemiche. Abbiamo deciso di farne a meno.
    La democrazia rivendicata sta nel fatto che potete scegliere di firmarvi. Altrimenti vi rimettete a giudizi critici più o meno arbitrari.
    Più brutalmente: o vi firmate o prendete consapevolezza dell'immensa vastita del web...Cercando altrove "un muro" dove scrivere di tutto lo troverete senz'altro.

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  7. Buon anno a tutti, anche se una augurio così, in un momento di questa gravità sembra provenire dal teatro dell’assurdo. Buon anno Silvio che ci inviti a una forte riflessione, che ci racconti con chiarezza ed anche coraggio quello che tutti ci diciamo quando ci incontriamo per strada e ci salutiamo con un “ciao come va??”. Buon anno a chi tenta giustamente di riservare e di preservare alla speranza positiva il senso, anche e soprattutto emozionale, di una visione del futuro (…se un futuro ancora ci è dato da aspettare).
    Io penso, umilmente, che Silvio abbia ampia ragione sul fatto che potremmo anche non farcela perché qualcosa è accaduto, soprattutto sotto il profilo delle regole economiche. Ciò che è stato, ciò che abbiamo studiato, teorizzato e messo in pratica, risulta oggi non avere più validità: così assistiamo all’inflazione che cresce quando i salari restano fermi anzi arretrano, ad una legge della domanda ed offerta che si deforma con domanda di beni che si ferma ed arretra ma con l’offerta che addirittura fa crescere i prezzi (forse colpa dell’aumento delle accise petrolifere e dell’IVA??). La recessione che convive con l’incremento dei beni di lusso, la deflazione che viaggia insieme all’inflazione.
    L’economia assistita da un politica incosciente e, peggio, incapace, indirizzata non al bene comune ma a soddisfare le pressioni di esigenze di gruppi di potere o individuali, ha finito per essere asservita alla creazione di regole e strumenti criminali (derivati, acquisti e vendite allo scoperto, trattazione del greggio tramite futures, cartolarizzazioni, società di rating private, contratti assicurativi con sottostanti titoli tossici ….e chi più ne ha più ne metta).
    Chissà cosa occorre per tentare di uscirne? Forse prima di tutto interrompere queste regole, cambiarle. Trovare una coesione sociale che superi gli steccati di una politica che ci ha ridotto a guardarsi in cagnesco, ad offendere (come accade ignobilmente anche verso Silvio Cazzante in questo articolo), ad odiare, solo perché possiamo dire delle cose diverse da un altro. Che ci porta a deridere (con la vigliaccheria dell’anonimato)una persona, un operaio, il quale nel tentativo di esprimere un messaggio, ha forse nella foga messo in mostra alcune carenze ortografiche e lessicali e qualcuno nella fretta, con attenzione alla dignità personale, non le ha corrette.
    Forse occorre una sorta di “rivoluzione” sociale, senza armi e violenza, tramite la quali si rifondi la politica e i suoi rappresentanti e con essa le regole economiche e civiche. Forse occorre ritrovare lo spirito che portò alla stesura della nostra bellissima Costituzione, quando tutti dismettevano le vesti delle idee di parte per concedersi alla mediazione nel nome del bene di tutta una nazione (allora sì distrutta dalla dittatura e dalla guerra) e gli avversari si sedevano, con grande responsabilità e umanità, gli uni accanto agli altri per arrivare ad un traguardo che riuscirono magnificamente a cogliere.
    Buon anno a tutti
    Nedo

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  8. Silvio ha scelto un tipo di comunicazione, ruvido, ed è giusto rispondergli con altrettanta ruvidezza.
    Silvio, e allora? Cosa dobbiamo fare? Suicidarci collettivamente come Charles Manson?
    Questo atteggiamento che sembra nichilista in realtà è solo bolscevico, elitario. Chi ti ha dato la responsabilità di toglierci la speranza? Chi ti ha autorizzato ad azzerare la nostra volontà di farcela? Chi ti ha eletto a giudice di tutti noi?
    Per fortuna il secolo dei lumi ha sconfitto Robespierre, le tricoteuse e la ghigliottina. Dove avrebbero portato? Guardiamo a dove il fanatismo, l'assolutismo e le burocrazie politico-religiose hanno prevalso. Iran, Siria, in passato Cambogia, Afghanistan.
    Ripensiamo al nostro paese, dal fascismo siamo usciti con la svolta di Salerno, non con i GAP.
    E adesso. Adesso dobbiamo davvero rimboccarci le maniche. Spingere, spingere e spingere. Non è facile ma è possibile.
    L'Argentina è uscita da una dittatura militare terribile (ricordate i prigionieri politici spinti giù dall'aereo?), da una crisi economica tremenda (e tango-bond conseguenti) ed oggi è un paese che corre.
    Quella che dobbiamo uccidere è la burocrazia, le regole complicate che servono solo a perseverare la burocrazia.
    Secondo voi servono di più contributi come sono stati dati in questi anni alla Sicilia o una esenzione dell'iva per i prodotti costruiti in Sicilia?
    Basta sofismi, basta sì ma, basta guardare più oltre.
    Basta. Noi abbiamo la forza per reagire, noi ce la abbiamo fatta negli anni '60 e ce la possiamo fare oggi. Il re è nudo. Il nostro destino è nelle nostre mani.

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  9. ...non ce la faremo perchè... senza scomodare realtà lontane, personaggi illustri e politichese di alto bordo... l'anno nuovo continua con i problemi vecchi e le stesse persone incapaci di risolverli ovvero capaci di crearli. Un esempio? Possibile che a Terranuova ci siano da mesi i cartelli stradali con l'orario per la pulizia strade oscurati ed il servizio venga svolto in maniera parziale, ove possibile scansando le auto in sosta, mentre presumo senza troppa fantasia che la società che svolge il servizio percepisca per intero il compenso per il servizio che avrebbe dovuto svolgere?? Se si trattasse di rapporti tra entità private anzichè pubbliche o semipubbliche tutto ciò non sarebbe accaduto!!! E' questa l'italia che non potrà farcela finchè continuerà ad agire, non agire, o agire male sperperando soldi pubblici ovvero di noi comuni contribuenti... e senza che coloro che cagionano danno rispondano di alcuna responsabilità se non "politica"; i soldi "evasi" rintracciati a Cortina sono forse più importanti degli sperperi degli enti pubblici e semipubblici? L'italia non ce la farà perchè ci sono italiani che non la amano ma la sfruttano per i propri tornaconti... Terranuova docet... smone

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  10. PARTE PRIMA
    Mirco Mirco che piacere! Amico mio e mio direttore ai tempi de La Finestra. Secondo un vecchio e abusato detto, il pessimista vede solo l’ ingresso della galleria, l’ ottimista vede anche l’ uscita, il realista vede invece l’ ingresso, l’ uscita e l’ ingresso della galleria successiva. Nel caso dell’ articolo di Ravasi il realista constata come, fra le prime tre parole proposte per il dizionario di futuro, la ‘sobrietà’ e lo ‘sdegno’ latitino e la ‘solidarietà’ vacilli. Magari la gente pensasse di calcare un set televisivo, come tu dici! Io temo che molti vivano oltre, in una zona di confine tra realtà fattuale e virtuale, dove non si percepisce appieno cosa significhi ridurre alla fame una famiglia o premere un grilletto. Tu sai che sono per metà austriaco e per metà italiano. Ho avuto perciò la possibilità di osservare, nell’ arco di più decenni, quanto i due Paesi siano cambiati e si siano allontanati a velocità crescenti, come galassie in un universo in espansione. Vienna conquista ripetutamente il primo posto al mondo fra le città più vivibili, mentre di Roma è meglio non parlare, soprattutto in questi giorni.
    Ciò che più di tutto manca, in Italia, è la coesione sociale. Quel ‘sentire insieme’ che ha portato gli islandesi a sconfessare il proprio governo, mandare in carcere i banchieri criminali e decidere di riscrivere la Costituzione. Non abbiamo più la volontà di collaborare in vista di un fine superiore, al di là delle diversità ideologiche, come fecero i membri della nostra Assemblea costituente (grazie a Nedo per avercelo ricordato. Piccola digressione: concordo che la nostra Costituzione sia bellissima, nondimeno credo che qualche modifica sia opportuna, se solo guardiamo a quanti fra i diritti sanciti dalla Carta siano oggi vanificati dagli abusi di potere dei partiti e delle cricche connesse).
    Vorrei rimandare chi ci segue a quanto scriveva su questo blog Vincenzo Favilli il 14 e il 15 luglio 2010. Tutto era chiaro a chi aveva adeguati strumenti di analisi. Ma quelle parole non hanno trovato riscontro.

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  11. PARTE SECONDA
    Al cardinale Ravasi, se ci leggesse, chiederei motivo di due silenzi della Chiesa, o meglio, del Magistero. Il primo silenzio è quello verso chi, sempre più solo e in condizioni sempre più difficili, continua a resistere, dando a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Se è consentita una nota personale: mi fa rabbia essere considerato un imbecille idealista solo perché fatturo ogni euro e non colgo le occasioni di evasione che la libera professionista offre; mi fa rabbia pensare che se tutti pagassero le tasse la condizione dell’ Italia sarebbe quella di un paese florido, perfino ricco, senza necessità di particolari sacrifici; mi fa rabbia che la Chiesa non abbia sentito il bisogno di dire una parola su Don Bancomat, al secolo Evaldo Biasini, fornitore di nero ad Anemone, Balducci e ai compagnucci della parrocchietta. Il secondo silenzio è quello calato sulle turpitudini di un sedicente unto del Signore, che in tre decenni ha spogliato gli italiani di quanto rimaneva delle loro virtù, ha reso inefficace l’ informazione, ha privato le parole del proprio valore. Considerato che la Chiesa vive proprio dell’ annuncio di una Parola, l’ indulgenza mostrata ha i tratti – e mi auguro proprio di sbagliarmi – di una connivenza.
    Silvio Cazzante
    P.S.: Ho trovato come di consueto molto interessante quanto scritto da Ettore. La demonizzazione dell’ interlocutore non mi appartiene, quindi non gli replicherò dicendo che con le sue affermazioni apodittiche rischia di distribuire oppio e consolazioni a buon mercato. Non mi turba neanche leggere che la mia opinione sarebbe il distillato di buona parte del peggio degli ultimi quattro secoli: nichilismo, bolscevismo, Robespierre, ghigliottina, fanatismo, elitarismo, assolutismo, Iran, Siria, Cambogia, ecc. Di più: che mi arrogherei il diritto di azzerare l’ altrui volontà di farcela e mi comporterei da giudice. Vecchie tecniche care ai sessantottini, che ho fatto in tempo a conoscere. Quei sessantottini fra le cui fila abbondano coloro che si sono succhiati l’ Italia come un cannolicchio, facendosi ricchi e chiudendosi poi nel castello, dai cui saloni esortano i servi della gleba a lavorare, dicendo che ce la possiamo fare tutti insieme. Non conosco a sufficienza Ettore e non so se sia fra questi. Certo è che, se guardo alla sua condotta da amministratore pubblico, alle sue dichiarazioni e al suo cursus professionale come lo si può ricostruire dai giornali, debbo prendere atto che le nostre visioni della politica e i nostri comportamenti sono antitetici. Direi addirittura inconciliabili.

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  12. Caro Silvio avere esperienza, come tu l'hai, dovrebbe insegnare a distinguere il confronto politico e anche lo scontro, con quello personale. Se non si è insultati o svillaneggiati o calunniati personalmente (e comunque forse anche in questi casi) persone mature si confrontano e scontrano sulle idee, sulle proposte. Non mi aspettavo questa tua caduta di stile. Ciao, antitetico.

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  13. E meno male, caro Ettore, che mi sono limitato a dire che siamo diversi! Ti lascio volentieri a definire regole e stile a tuo uso e consumo. Ciao, permaloso inconciliabile.
    Silvio
    P.S.: un cappuccino al Piansa per parlare di idee, proposte e persone mature? Massimo ha il mio numero.

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