Qualcuno ha paragonato gli eventi politici di questi giorni alla caduta del Muro di berlino. Credo che sia così, una discontinuità che cambia e cambierà regole del gioco e giocatori.
La scelta della crisi, la sua gestione e il suo esito, vanno ascritti ad una lucidità e volontà del Presidente Napolitano, che, in sintonia con il paese, ha valutato che le forze politiche non erano e sarebbero state in grado di affrontare le esigenze che la crisi, interna e internazionale, pone. Grazie Presidente!
Il paese ha una composizione complessa, è fatto di tante cose, ma è indubbio che se si vuole guardare alle attuali e future classi dirigenti la rete è un buon punto di vista. Non credo che la rete sia “il” luogo della politica ma ne è sicuramente un indicatore tendenziale interessante.
#adessobasta #fatesubito #rimontiamo sono stati temi di una discussione vera e approfondita.
Adesso non ci sono più alibi, ogni forza politica e ognuno di noi è davanti alla responsabilità delle sue scelte e dei sui comportamenti. Ognuno di noi singolarmente può e deve dare il suo contributo.
In queste ore qualcuno ha scritto “aprite le finestre, fate entrare aria nuova”. Questa è responsabilità di chi è oggi in una posizione di riferimento nei partiti politici. Di come verrà gestita questa responsabilità dovrà rispondere domani. Vale a Roma, vale a Terranuova. La nuova classe dirigente si evidenzia e si seleziona in questa occasione, in queste scelte, nella capacità che esprime di sapersi adeguare al bene comune. Ognuno con un po’ di bellissima passione civile e politica e anche con un po’ di giusta ambizione personale deve ricordarlo. Tanto più che dopo un periodo amministrativo difficile e teso, il prossimo dovrà essere costruito da zero. La prossima amministrazione per forza nascerà da un confronto tra nuove persone. C’è una grande occasione per la politica, chi ha ruolo politico sappia sfruttarla correttamente!
Rimontiamo, ricostruiamo il nostro paese, significa qui in Valdarno cominciamo a discutere e ad individuare il positivo e il negativo, le opportunità e i limiti partendo dalle cose, aprendo le nostre finestre e le nostre menti.
Tutti quelli che sono appassionati dalla politica ma si sono messi ai bordi, aspettando che ‘a nuttata passi, tutti quelli che guardano in silenzio, tutti quelli che hanno responsabilità come i capigruppo consiliari di Terranuova, be’ mi farebbe molto piacere un loro contributo. Ma siccome questo blog viene seguito non solo a Terranuova, sarebbe bello avere dei contributi “altri”.
A chi pensa che questa cittadina sia governata male, chiedo di guardare avanti, di prepararci mettendo insieme un metodo condiviso di confronto, perché il domani sarà diverso da ieri. Senza confusioni o papocchi, ma parlando e parlandosi, poi i cittadini sceglieranno.
Per quanto riguarda le tre forze di maggioranza maggioranza, gli appassionati, gli iscritti, i consiglieri, so bene che guardano a questo luogo con un po’ di fastidio e difficoltà, un po’ come alla poltrona del dentista, ma li invito di cuore a chiudere gli occhi e provare a buttarsi. Rimontiamo, ce la si può fare.
C’è un tema da cui vorrei partire. Le scorse settimane sono state per i fatti metereologici molto complicate, anzi tragiche. Hanno un legame con le scelte politiche, con gli eventi che la crisi dei mercati ha innescato?
Credo di sì. Si tratta della spesa e delle sue dinamiche.
È certamente oramai diffusa, con differenze di comportamenti però, una cultura di difesa del territorio. Riguarda la gente comune e riguarda le amministrazioni, di ogni tipo. Ma purtroppo i comportamenti sono spesso differenti da quelli che dovrebbero. Se si costruisce in un’area golenale, o ancora peggio vicino all’alveo di un torrente cementificato, c’è la folle responsabilità di chi lo ha fatto ma anche il non giustificabile comportamento di chi lo ha permesso o tollerato. È per me incomprensibile, intollerabile, inaccettabile che persone progressiste governino per decenni un territorio e che lascino queste situazioni incancrenirsi. Non c’è scusa che tiene, non c’è patto di stabilità che giustifichi. Dovrebbero avere una morale diversa, non ce l’hanno.
Quanto può essere miope in questa situazione non affrontare dalla testa il problema?
Credo allora che andrebbe costruita una nuova agenda, delle nuove priorità. Adesso, subito. Lo spread e le piogge, lo abbiamo visto, non perdonano.
Oggi le entrate delle amministrazioni dipendono prevalentemente dagli oneri di urbanizzazione.
Nella risposta alla crisi, in parte indotta dalle non scelte del Governo di fronte alla crisi internazionale e in parte proprio dalle sue scelte parziali, le amministrazioni locali mi sembra finora non abbiano affrontato una revisione della spesa corrente e delle sue procedure o una analisi delle spese fisse (sedi, personale, …). Vedremo nelle prossime settimane se questo sarà reso ancora possibile dal nuovo Governo, anche se le prime scelte mi fanno essere, finalmente, ottimista.
Intanto si stanno definendo, correttamente, raggruppamenti di comuni (quelli micro) o di servizi (forma associata o unioni dei comuni) per avere delle ottimizzazioni di spesa attraverso delle economie di scala.
Lasciamo perdere per favore la polemica piccina di chi è succube e di chi vuole comandare. Chi correttamente fa sentire la sua critica deve perfavore ragionare con le esigenze di oggi, non con i ruoli e le esperienze di 6 o 8 anni fa. Ci possono essere personalismi, positivi e negativi, ma questi cambiano la realtà delle cose? No. Cambiano le esigenze dei cittadini. No. Cambiano l’urgenza di nuove politiche finanziarie. No.
Ma allora guardiamo dentro gli obiettivi proposti dalle amministrazioni, e anzi spingiamo per obiettivi più concreti, di maggior impatto. Perché sia superato un approccio un po’ burocratico, del passettino alla volta attenti al bilancino degli interessi. Figlio questo della situazione com’era quando i sindaci hanno cominciato a discutere. Oggi la situazione dei comuni è diversa, come è diversa quella dei territori e dei cittadini. Non c’è più tempo, è cambiata l’agenda.
I cittadini del Valdarno abitano da una parte e lavorano dall’altra, hanno punti di divertimento (bar, cinema, ristoranti) sparsi sul territorio, (se domandate alla Salus) hanno addirittura punti benessere normalmente non nel loro centro. Loro davvero, prima delle burocrazie politico-amministrative, sono e vivono da Valdarnesi. Gestioni associate possono appunto gestire servizi ma quello che oggi, e forse ieri, serve è progettualità associata. Ma l’unione dei comuni, che a questo punto diventa un giusto strumento, per fugare ogni dubbio di tracchegiamento burocratico, per essere sostanziale si deve allora porre due obiettivi essenziali: trasporto pubblico e urbanistica. Senza di questi stiamo scherzando, inseguiremo gli eventi, faremo star male i cittadini. Un’area con oltre 50.000 abitanti, diversi poli industriali, flussi interni molto rilevanti non può reggere solo sul trasporto privato, senza linee di trasporto urbane. Quanto occorre aspettare perché si possa concretamente avere delle risposte?
Se il territorio e unico, unica la viabilità, unico l’accesso autostradale, unico il continuo urbano, unico il bacino occupazionale e quello abitativo fino a quando si possono reggere regolamenti e norme urbanistiche non coordinate e omogenee? Non sono forse il punto di resistenza di interessi localistici e personalistici? Il tentativo di mantenimento di piccoli poteri?
L’efficienza amministrativa diventa allora uno strumento per controllare e rivedere le spese, alla luce della nuova situazione. Le amministrazioni che hanno o stanno aumentando accise o tasse senza affrontare contemporaneamente la revisione delle spese, stanno facendo un errore sostanziale e politico inimmaginabile. Certamente mi auguro che se ne rendano conto e si fermino.
Ma che centrano Genova o Aulla o il Po? Se per rincorrere l’esigenza di entrate si continua a edificare e cementificare, purtroppo ne avremo ancora tanti di eventi catastrofici di quel tipo. Occorre che si studi una dieta, si costruisca un elenco di priorità finanziabili, fermando totalmente lo sfruttamento edilizio del territorio. Non ce lo possiamo più permettere. E’ un modello di sviluppo bacato che porta solo danni. Ristrutturiamo, demoliamo e ricostruiamo ma non occupiamo nuovo suolo.
Smettiamo di avere comportamenti contraddittori che coprono soltanto l’inadeguatezza di chi li propone, come da una parte investire per promuovere il territorio dall’altra aumentare la pubblicità stradale! Miope e insensato procedere!
Facciamo piuttosto strade e svincoli meno impattanti, più leggeri, non c’è bisogno di tutto questo cemento e asfalto. Si può costruire e sviluppare in modo molto più leggero e rispettoso dell’impatto ambientale.
Siamo intossicati di spesa, spendere è diventata una vite senza fine che gira ma tutti rimaniamo fermi. La nostra non può essere solo una democrazia della spesa, ritorniamo ad una democrazia che guardi ai contenuti, al merito, ai valori.
Riconosciamo che per alcune scelte eccessive o miopi del passato, accentuate dal cambio di fase economica, oggi siamo obbligati a riscrivere l’agenda, a modificare tendenze già consolidate, a rivedere comportamenti e scelte di ieri.
Farlo non è debolezza, è lucidità politica. Rimontiamo, non c’è più tempo.
Ettore Ciancico