Lunedì scorso è stato approvato in Consiglio comunale l’allargamento degli stabilimenti della Power-One.
La multinazionale americana ha infatti brillantemente superato la crisi internazionale e sembra proiettata ad una crescita esponenziale del proprio fatturato e della propria produzione. Ha bisogno di spazio. Due nuove palazzine in progetto e tanto lavoro.
Energie rinnovabili, tecnologie all’avanguardia e ricerca la sua formula vincente.
Bene, benissimo. Tutti contenti. Sinistra, destra e sindacati. E ci mancherebbe. Torna il lavoro a Terranuova! Scacciamo la crisi!
Peccato però che se si vanno a vedere le politiche di assunzione della Power-One emerge un misterioso arcano.
Questi si allargano, hanno tantissimo lavoro (oggi e per i prossimi anni) ma non assumono nessuno se non una manciata di ingegneri pescati in mezza Italia.
Ma come? Ma se ora lo sanno anche i muri che la Power-One assume tutti?
Non è proprio così: i 300-400-500 giovani e meno giovani operai mandati in produzione non sono assunti dalla Power-One ma da alcune società interinali che prestano questi lavoratori alla multinazionale dalle uova d’oro.
Precari dunque, con contratti a termine. Senza garanzie: con meno diritti, poche tutele e nessuna certezza. Tutti contenti. Sinistra, destra e sindacati.
In realtà poche settimane fa è nato un consorzio (Terra Nuova) dove è stato catalizzato l’indotto power-one e dove sono stati assunti a tempo indeterminato una parte dei precari interinali.
A tempo indeterminato quindi? Sì, a tempo indeterminato. Anche se comunque non sono assunti direttamente da Power-one sebbene lavorino esclusivamente per Power-One.
La multinazionale li avrebbe potuti assumere, ma evidentemente è convenuto di più fare così. Forse perché chiudere il consorzio, se un giorno ce ne sarà bisogno, sarà più semplice? Flessibilità, flessibilità e flessibilità. Tutta a vantaggio dell’azienda però.
Intanto la Power-One che ha passato i suoi interinali al consorzio si appresta a prendere in prestito dalle agenzie per il lavoro altri precari. Bene, benissimo. Nuovo lavoro (precario).
Tutti contenti. Sinistra, destra e sindacati.
E ripeto: la Power-One , di fatto, non ha assunto praticamente nessuno.
Ma c’è lavoro! Di cosa ci dobbiamo lamentare?
Forse qualcuno non si rende conto cosa significhi davvero precariato.
Un precario è privato del diritto di progettare la propria vita con tranquillità perché oggi lavori e domani chissà. Un precario non può accedere ad un mutuo. Perché oggi lavori e domani chissà. Scade il contratto (ogni 3 o 6 mesi) e il precario vola a casa senza sussidi. Ma chi lo tutela? Nessuno. Ma sono tutti contenti. Sinistra, destra e sindacati.
Il fatto è uno: la Power-One costruisce due nuove palazzine e avrà tanto lavoro per diversi anni ma ancora non ha assunto nessuno e nessuno gli chiede di farlo.
Non voglio giudicare la politica della Power-One che si muove all’interno di quello che la legge, purtroppo, le consente.
Ma la domanda è:
Se non lo fa neanche la Power-One , chi è che oggi può assumere un operaio con un contratto vero?
Perché un’Azienda che ha lavoro sicuro per 5 anni non assume nessuno?
E soprattutto: perché nessuno lo fa presente? Partiti politici e sindacati non hanno niente da dire?
Perché un giovane dovrebbe avvicinarsi, fidarsi o sentirsi coinvolto da coloro (partiti politici e sindacati) che quello che si limitano a fare è dire “Siamo sensibili al tema del precariato” se poi questa sensibilità nessuno capisce cosa sia e di fatto nessuno muove mai un dito?
Ho capito,mettersi contro Marchionne fa notizia, power-one no
RispondiEliminaPurtroppo , e sottolineo purtroppo per noi europei , il mondo è cambiato e ci ha colto fortemente impreparati , in quanto qualsiasi mutazione che ci toglie certezze , che ci chiede di disabituarci ad abitudini date per consolidate , richiederebbe quantomeno tempo per assuefarsi . Qui mi riferisco ai cambiamenti epocali avvenuti nel nostro mondo del lavoro negli ultimi anni , alla velocità di crescita di paesi considerati terzo mondo e che oggi hanno in mano le redini dell'economia mondiale ( Cina ) , alla velocità e facilità con cui aziende delocalizzano produzioni , alla velocità con cui quello che era vero ieri non lo è più già oggi ( dato il crollo del costo del lavoro negli USA , si stanno rispostando qui i call center dall'INDIA ). Le aziende ,tutte nate per mirare al profitto , sfruttano tutte le opportunità che questi scenari offrono passando dalla delocalizzazione per avere manodopera a costi inferiori , alla detassazione offerta da stati per risultare appetibili alle aziende , al fatto di assumere solo con contratti a tempo determinato come Power-one . Penso che indietro non si torni e che le nuove generazioni vadano sempre più disabituate al concetto del posto fisso , a doversi spostare anche lontano per trovare lavoro ( in una mia trasferta in Cina , una mia collega proveniente da un altro stabilimento al sud della Cina si era spostata per lavorare di una distanza pari da qui alla Danimarca ). In definitiva ci dobbiamo allineare a dei concetti nuovi che sono quelli che i nostri concorrenti ( Polacchi , Cinesi , turchi , Indiani , etc....) già adottano , insomma la sfida è già aperta , forse noi non ce ne siamo ancora accorti .
RispondiEliminaBye
Alessandro
Mi piace l'articolo di Francesco. Facilmente potrebbe essere accusato di guardare il "bicchiere mezzo vuoto", mentre - mi pare - che questo articolo ci faccia vedere una realtà che ci riguarda.
RispondiEliminaIl tema proposto sembra in verità parlare di lavoro (tema fondamentale, soprattutto oggi), ma sfocia anche nell'idea che abbiamo del nostro futuro e delle regole che ci diamo per costruirlo insieme. Facilmente si danno facili giudizi sulle nuove generazioni, soltanto i più accorti ragionano sulle condizioni di partenza che effettivamente i ragazzi hanno per guardare avanti ed esprimere il loro potenziale. Di esempi, anche nelle nostre piccole comunità locali, ne esistono molti. Un tema fondamentale che via via negli anni è uscito dalle agende della politica, è ad esempio il tema della “cittadinanza attiva”, dei processi di costruzione dal basso, dell’autorganizzazione e dei diritti certi per tutti.
Sfido qualunque persona che non sia un professionista del tema ad elencare l’enormità di rapporti di lavoro che oggi un’azienda può mettere in campo, e il lavoro interinale non è forse il peggiore.
La classe imprenditoriale del nostro paese (l’Italia) guarda con occhi vecchi e lenti deformanti al futuro della produzione, immaginando che nel mondo globalizzato l’unico modo per competere sia “flessibilizzare” (in un’unica direzione).
Dico niente di nuovo se affermo che i grandi gruppi industriali stanno rivolgendo il loro interesse verso il mondo dei servizi, rassegnandosi a non produrre più niente? Evidentemente non solo “cose”, ma ben più grave” idee”.
Certo è che Powern One rappresenta per il nostro territorio un’occasione unica e importante, sul quale forse si gioca gran parte delle possibilità di “futuri possibili”. Dispiace che torni di moda uno slogan di qualche anno fa che ha dato il titolo anche a un’importante pubblicazione “un grande futuro dietro di noi”. Forse davvero la battaglia è generazionale. Spero che non sia così.
Allora perché chi ha il microfono non lo dice chiaro e tondo: ragazzi, purtroppo non c'è niente da fare, oggi non è più possibile pensare al posto fisso a vita." Invece continuano a chiedere voti promettendoci di far girare l'orologio indietro.
RispondiEliminaforse sbagliamo a non andare a votare, e siamo tanti, ma è l'unica forma di protesta che ci rimane senza rischiare di essere schedati e/o presi a botte.
Mary
Il tema che Francesco ha proposto è estremamente interessante e importante. Per poter intervenire sul caso specifico PowerOne però, sarebbe necessario conoscere bene la situazione, gli accordi con il consiglio di fabbrica, la opinione del sindacato provinciale e nazionale. Allora, ragazzi, fatevi sotto e fateci sapere! Permetteteci di avere una opinione basata su tutti i fatti...
RispondiEliminaMa la questione del lavoro è generale e su questa qualcosa si può già dire.
Intanto non facciamo confusione, come purtroppo spesso è avvenuto in Italia, tra precarietà e flessibilità.
Le aziende hanno bisogno di flessibilità, è vero il posto a vita non c'è più o c'è sempre meno. Significa che, sia per l'azienda che per il lavoratore, è il mercato a determinare il mix quantitativo e qualitativo di "lavoro" e sulla base di questo si gestisce l'occupazione. Dicevo anche per il lavoratore, perchè, certo almeno nei settori dove è anche un lavoratore della conoscenza, un lavoratore qualificato, la mobilità per migliorare deve ed è possibile.
Purtroppo da noi si è avuta un interpretazione completamente capovolta di questa esigenza ed è stato subito e tollerato che la flessibilità diventasse precarietà. Non è un problema di destra e sinistra, è l'Italia.
Pensate alla Rai. Il doppio di dipendenti di Mediaset e in più un terzo di contratti a tempo. Significa che ci sono giovani uomini, con famiglia, giovani donne con figli, che da 8-9-10 anni vanno avanti con contratti di 6/9 mesi, poi interrompono per 1/2 mesi e poi un nuovo contratto. Naturalmente così oltre a sentirsi precari, non maturano le ferie, non c'è maternità ecc. ecc.
Stiamo parlando di una azienda che è stata gestita da ottime persone, spesso di sinistra, non da padroni delle ferriere!. E allora?
Cambiamo!! Mary, torna a votare, non chiuderti nel nullismo, parla, protesta, per fortuna nessuno ti scheda o ti pesta!!
Serve scuotere l'albero, chiedere a che per scelta si occupa di questo (in primis il sindacato, poi i partiti) di farlo con la professionalità adeguata, perchè dall'altra parte del tavolo ci sono professionisti veri.
La mia opinione è che questo sia il vero nostro problema. Non siamo capaci. Non siamo capaci di contrapporre una nostra idea, una nostra mediazione. Vale per il lavoro, vale per la gestione del territorio, vale per le politiche amministrative.
Non siamo più capaci di essere classe dirigente, ci beviamo la prima cosa che ci dicono, accettiamo, senza pensare che ci possono essere alternative!
Mary forse quello che dico è ancora più pessimista di quello che hai scritto tu, ma io penso che si può cambiare. Si è sempre riusciti a risalire la china, con fatica, ma servono le braccia di tutti, anche le tue.
Comunque tutto questo pessimismo quando comunque ci sarà occupazione per 6-700 persone mi sembra eccessivo . Tra l'altro questa azienda ha in fondo da sempre sfruttato la flessibilità fin da quando si chiamava ARCO o Plessey ; già allora veniva dato lavoro a piccole aziende ( a volta formate da una casalinga soltanto ) che lavoravano in base alla richiesta di lavoro che aveva la Plessey .Avevano già allora la flessibilità . Sono d'accordo con l'analisi di Ettore Ciancico solo per la parte finale , quando dice di non essere capace di essere classe dirigente : infatti lo ha ampiamente dimostrato nei pochi mesi in cui ha provato a farlo .
RispondiEliminaBye
Alessandro
Da quando ha preso piede la consuetudine di promettere non 10.000, non 100.000 ma almeno un milione di posti di lavoro, la maggior parte di politici, imprenditori e sindacalisti si limita a operazioni di conteggio, più o meno imbellettato, senza entrare nel merito di quei diritti che al lavoro conferiscono dignità: il diritto al giusto salario e il diritto alla sicurezza tanto del lavoratore quanto della sua famiglia. Sarebbe stato bello se al meeting di Comunione e Liberazione, la settimana scorsa, qualcuno avesse ricordato a Marchionne che quando il lavoratore, “costretto dalla necessità, o per timore del peggio, accetta patti più duri perché imposti dal proprietario o dall’ imprenditore, e che volenti o nolenti debbono essere accettati, è chiaro che subisce una violenza contro la quale la giustizia protesta”. Parole di Leone XIII nella Rerum novarum, centodiciannove anni fa.
RispondiEliminaSilvio Cazzante
Esiste un mercato del lavoro a due facce. Uno iperprotetto, l'altro iper esposto al precariato e all'incertezza. Si può liquidare chi fa parte del secondo emisfero con un "rassegnatevi. Voi siete in concorrenza coi cinesi?" Con questa teoria si va poco lontano... O meglio, si rischia di andare incontro a quella che ascanio ceestini chiama nel suo ultimo libro "lotta di classe". il peso non può gravare solo sulle spalle dei giovani. Non si può avere beby pensionati d'oro e precari a vita. Non nello stesso mondo. Non nello stesso paese. Sebbene le osservazioni di Ettore siano giustissime e per il caso specifico andrebbero visti gli accordi sindacali raggiunti, l'esempio della power one era un modo per sottolineare che nemmeno un'azienda sanissima assume con un contratto vero e NESSUNO SEMBRA CURARSENE. Caro Chiedere di rassegnarsi a mettersi in concorrenza coi cinesi (considerando che in quel paese lavorano ben oltre i limiti della dignità umana) mi sembra troppo...
RispondiEliminaVedi francesco , non dico che stiamo dipingendo un mondo più giusto ; neppure a me piace , ma secondo me è come ho detto e cerco di spiegarmi meglio con degli esempi :
RispondiEliminaIl governo Cinese ha offerto alla azienda dove lavoro( ma credo sia un fare usuale con tutti ) per comprare uno stabilimento 6 anni di tasse a 0 € , la possibilità di licenziare ed assumere quando vogliono in un posto dove la paga di un operaio costa 100€ / mese e dove un mio collega ha 3 giorni di ferie all'anno . Questo permette all'azienda di produrre e di portare in Europa il prodotto con dei margini di guadagno importanti , oltre che essere presenti in un mercato che vuole continuamente prodotto .
Tutto questo è impossibile portando qua la produzione . Questo accade in Asia , ma anche in Europa dell'est ed in paesi del bacino mediterraneo . Questo non è un ragionamento semplicistico od un invito a rassegnarsi , ma una costatazione di quello che accade quotidianamente e se cambiano le regole del gioco , dobbiamo essere pronti anche noi a giocare con nuove regole e questo purtroppo si traduce in una decadenza dei diritti acquisiti che piano piano ci vengono tolti .
Bye Alessandro
Sinceramente penso che comunque nella situazione di oggi meglio avere una flessbilità in mano da parte di un'azienda anoi vicina che 300-400 persone a casa a chiedersi comne ppoter tirare avanti.. certamente non è la situazione ottimale, ma sempre meglio che niente. probabilmente sarò semplicistico, e sicuramente questa è una toppa e non il vestito, ma ripeto per un comunità come la nostra è un elemento che immette fiducia. certamente l'Azienda fa i suoi interessi e si tutela da una parte, ma io penso che il problema va' anche visto in altra ottica ed afforntato in maniera più complessa, perchè le nostre aziende oggi sono rivolte a tale tipo di assunzione??? guardiamo il background che c'è per assumere un operaio, guardiamo i rischi di impresa, guardiamo come mai le nostre aziende italiane sono le più tassate in Europa, guardiamo perchè siamo diventati i primi nel lavoro nero... se non risolviamo questo di problemi saremo sempre più un popolo di flessibili e di precari. Il mercato che si voglia o no è concorrenza e noi oggi non siamo concorrenziali....
RispondiEliminasarebbe inoltre opportuno che le classi sindacali tornassero a fare il proprio mestiere e lasciare fare la politica a chi compete, perchè purtroppo oggi è anche difficile chi tutela veramente il lavoratore e chi utilizza il ruolo per interessi propri o politici; il mondo lavorativo si è sviluppato in una direzione perversa, ma acnhe i sindacati non sono stati da meno...
in conclusione penso che sia difficile analizzare solo da una parte il problema, perchè poi quando l'impresa chiude e porta tutto all'estero si rimane con il cerino in mano e senza lavoro anche flessibile.. allora forse è meglio avviare percorsi con l'azienda anche su lavori interinali ma che ci danno una boccata di ossigeno e magari in seguito cercare di stabilizzareun certo numero di lavoratori, o sputare anche su questo ed andare a protestare con il modo. lo sappiamo nonsono soluzioni definitive ma sono sempre opportunità.
Pietro F.
Se si affronta la questione solo in termini assoluti di confronto con i cinesi non si arriva da nessuna parte, solo ad accettare qualsiasi Medioevo. In realtà c'è sempre un percorso negoziale che può migliorare le situazioni. Bisogna primo accettarlo secondo essere capaci di sfruttarlo. Per questo chiedevo prima di esprimere una opinione di merito di conoscere se questo percorso c'era stato.
RispondiEliminaNo caro Ettore , ormai le strategie aziendali delle multinazionali vengono svolte a livello globale , calcolando bene dove sia più conveniente fare un investimento e nelle varie voci di calcolo ci sono il costo del lavoro , le detassassioni offerte dallo Stato , la disponibilità di materie prime , la capacità dei dipendenti a svolgere una certa produzione etc.....Forse mi sono espresso male facendo i vari esempi con i Cinesi . Sicuramente Power-one avrà fatto tutte le dovute valutazioni per capire dove fosse stato più profittevole fare questa lavorazione . Mi piacerebbe fare una domanda a Leone XIII , su come vedesse un impoverimento di un lavoratore più ricco se questo serve a migliorare le condizioni di vita di un lavoratore più povero .
RispondiEliminaBye
Alessandro
Signori il coltello dalla parte del manico ce l'hanno le aziende. Inutile girarci intorno. Se una multinazinale puo' assumere 500 interinali bene, se per produrre deve assumere 500 persone fisse non lo fà e va a produrre in cina. Il mondo è questo, se non ve ne siete accorti è l'ora che vi svegliate e aprite gli occhi, siamo nel 2010. La famosa globalizzazione è questa e ora dopo il benessere che ci ha portato A TUTTI ne scontiamo le conseguenze. Troppo facile ora dire che non và più bene. Forza ragazzi interinali siamo tutti con voi per conquistarvi il posto fisso, ma non vi affidate ad i sindacati perchè non fanno certo i vostri interessi. Saluti. Marco.
RispondiEliminaTrovo sempre intelligente e stimolante quello che dice Alessandro. E mi piace il modo in cui lo dice. La sua domanda a Leone XIII riceve una risposta indiretta nella stessa Rerum novarum, laddove il pontefice afferma che “soddisfatte le necessità e la convenienza è dovere soccorrere col superfluo i bisognosi”, e una risposta diretta e più puntuale nella Laborem exercens di Giovanni Paolo II, dalla quale cito testualmente: “Celebriamo il 90° anniversario dell'Enciclica Rerum Novarum alla vigilia di nuovi sviluppi nelle condizioni tecnologiche, economiche e politiche che, secondo molti esperti, influiranno sul mondo del lavoro e della produzione non meno di quanto fece la rivoluzione industriale del secolo scorso. [...] Queste nuove condizioni ed esigenze richiederanno un riordinamento e un ridimensionamento delle strutture dell’ economia odierna, nonché della distribuzione del lavoro. Tali cambiamenti potranno forse significare, purtroppo, per milioni di lavoratori qualificati, la disoccupazione, almeno temporanea, o la necessità di un riaddestramento; comporteranno con molta probabilità una diminuzione o una crescita meno rapida del benessere materiale per i Paesi più sviluppati; ma potranno anche dare sollievo e speranza ai milioni di uomini che oggi vivono in condizioni di vergognosa e indegna miseria”. Mi sembra rimarchevole che queste considerazioni siano state sviluppate nel 1981, quando ancora ci si trovava in piena guerra fredda e quasi nessuno parlava di globalizzazione. Peraltro esse non hanno impedito a Giovanni Paolo II di essere intransigente, quanto e più di Leone XIII, sui diritti al giusto salario e alla sicurezza del lavoratore e della sua famiglia, affermando per esempio nella medesima enciclica che “proprio il giusto salario diventa in ogni caso la concreta verifica della giustizia di tutto il sistema socio-economico e, ad ogni modo, del suo giusto funzionamento. Non è questa l’ unica verifica, ma è particolarmente importante ed è, in un certo senso, la verifica-chiave”.
RispondiEliminaAggiungo la mia opinione sulle altre questioni poste da Alessandro, scusandomi per la brutalità delle semplificazioni.
1) Capitalismo e liberismo hanno fallito. Ne sono (ennesima) prova la crisi ecologica e la crisi economica che stiamo vivendo a livello planetario.
2) Ciò non significa che capitalismo e liberismo siano finiti. Stanno infatti evolvendo verso un modello di tipo cinese, che fa a meno di libertà politica e diritti umani.
3) Pechino è in una indubbia posizione di vantaggio. Avendo acquistato una consistente parte del debito pubblico statunitense, tiene l’ intero occidente – passatemi l’ espressione – per il sacco scrotale.
4) Dal momento che non vogliamo (almeno mi auguro) seguire la strada che porta verso oriente, non rimane che rivedere i modelli di produzione.
5) Sarebbe proficuo a questo proposito tornare a considerare l’ esperienza di Adriano Olivetti, che assicurava le condizioni di lavoro e i salari di gran lunga migliori, reinvestiva i profitti per il bene della comunità e mirava a una piena partecipazione degli operai alla vita dell’ azienda.
6) Giovanni Paolo II nella citata Laborem exercens ha ricordato le proposte della dottrina sociale della chiesa “riguardanti la comproprietà dei mezzi di lavoro, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e/o ai profitti delle imprese, il cosiddetto azionariato del lavoro, e simili”, affermando altresì che “in considerazione del lavoro umano e dell’ accesso comune ai beni destinati all'uomo, è anche da non escludere la socializzazione, alle opportune condizioni, di certi mezzi di produzione”.
7) Domando allora: è lecito sviluppare le proposte di Olivetti e di Giovanni Paolo II e vedere se possono rappresentare una efficace risposta all’ involuzione in atto? O si rischia di passare per idealisti, mentecatti, marxisti rivoluzionari (scegliete voi quello che più vi aggrada)?
Silvio Cazzante
Io sarò vetero e con i paraocchi ma non ci sto proprio ad una posizione che dice "è così punto e basta". E' una posizione non vera. Purtroppo ho una esperienza, probabilmente, più lunga di voi di multinazionali e vi assicuro, almeno questa è la mia esperienza, che non esistono piani chiusi prendere o lasciare, ma che sia sempre possibile trovare la soluzione migliore. C'è quindi un'area di convenienza, non una linea netta. Naturalmente occorre sapere che un confine c'è sempre, oltre il quale c'è l'unilaterietà. Quindi nessun pessimismo ma solo la caparbia volontaà di trovare il miglior punto di mediazione.
RispondiEliminaUna ultima cosa sui diritti. A me questa discussione non mi ha mai convinto. A parte i diritti di base, inalienabili, tutti gli altri sono il frutto di un contesto, economico, sociale, politico e quindi per definizione variabili. Io non mi impicco su un diritto da variare ma su un momento negoziale sì.
Domande aperta ai sindacati:
RispondiElimina1) Sono stati presi accordi con l'Azienda in merito ad un piano di assunzioni a tempo indeterminato dei tanti interinali ad oggi presenti in azienda oppure no?
2) E' possibile che qualche sindacato interno veda di buon occhio la presenza di tanti precari così che possano rappresentare un "cuscinetto protettivo" per i lavoratori a tempo indeterminato perché comunque i primi a saltare, quelli che non fanno carriera ecc. sono gli interinali...?
3) Avete giustamente scioperato tanto quando l'azienda andava male per evitate la cassaintegrazione: ricordate che questi 300-400 precari non avrebbero neanche questo tipo di sussidio in caso di crisi?
Ciao,
RispondiEliminaho letto con attenzione i commenti di tutti. E molti, mi spiace dirlo, non li capisco.
Credo sia un errore non vedere il bicchiere mezzo pieno.
Io al momento Io vedo che: 1 l’azienda aumenta di molto la propria produzione quando, se spostata in Cina, costerebbe un quarto, forse meno. Questo significa che le cosa di qualità conviene farle ancora nel nostro paese. 2. L’azienda , così vicina al nostro territorio, ha assunto in un anno 1.000 persone, prima disoccupate. 3. Una parte di queste sono state assunte a tempo indeterminato dal consorzio.
Secondo me sono tutti segnali positivi. Non riconoscerlo significa non riconoscere la realtà.
Credo che dobbiamo essere ottimisti. Progressivamente, l’azienda troverà conveniente e opportuno inserire a tempo indeterminato un numero maggiore di persone. Ciao a tutti, io la vedo così
salve: io nn ho parole a 43anni ho lavorato sottoposto 8anni il resto tutto un arrangiarsi..eppure sono italiano!! e continuo a sperare..
RispondiEliminache belle risposte,ma una in particolare..il coltello dalla parte del manico ce le hanno le aziende..per forza..gliele fanno avere questi politici corrotti e alcuni anche fuorilegge,visto il parlamento italiano pieno di condannati!! ..prova a farlo in germania,e vedrai come voli dalla finestra..la volkswaghen nel 2010 ha venduto oltre 7 milioni di vetture..stipendio di un operaio 2500 euro..la fiat non vende nemmeno a regalare..stipendio di un operaio 1100 euro..FORSE SARANNO LE POLITICHE SUL LAVORO E IL PUNTARE SULLA QUALITA'CHE FANNO LA DIFFERENZA!!E MULTINAZIONALI IN GERMANIA CE NE SONO ANCHE PIU' DI QUI,MA PROVA A TOCCARE I DIRITTI DEI LAVORATORI..e in quanto ai sindacati,saranno discutibili quanto si vuole,e anche io lo dico,ma senza le loro lotte come portavoce,non avevi neanche licenza di parlare,se si pensa a tutti i diritti acquisiti in oltre un secolo!!il guaio in italia,e' che c' e' gente che quando parla,dovrebbe pensarci un po' prima di farlo!!!!
RispondiEliminaqui per rimettere in sesto l italia ci vorrebbe solo una guerra.....è brutto a dirlo ma è così....
RispondiEliminaCondivido in pieno il penultimo commento ,le strategie aziendali non devono sfruttare i diritti umani ma puntare sulla qualita' dei prodotti e le abilita' di chi li produce rendere il mondo piu' a dimensione uomo dove un maledetto stependio ti permetta di vivere degnamente quel lasso di tempo che ti e' stato concesso, io ho 44 anni mi trovavo li quando circa 300persone sono state mandate via mi e' venuto da piangere non mi vergogno a dirlo tutto il nostro impegno spesso mettendo anche da parte la nostra dignita' per poi sentire siamo passati dal 8 al 2 posto nel mondo . Abbiamo manifestato contro in nucleare ivitati a partecipare dalle stesse agenzie tutti lavoratori ma cerano i nostri beig che ci ricordavano chi eravamo .spesso buttati fuori per una parola costretti sempre al massimo . sono stato richiamato ma io ho detto no , non so se ho fatto bene o male ma sono orgoglioso di non contribuire al guadagno di qui suduci.i
RispondiEliminaNon vi fate plagiare i diritti conquistati sono le ragioni per le quali i nostri nonni hanno preso tante legnate , sentire tanta leggereza fa male non sono e non devono essere i famosi discorsi gia fatti milioni e milioni di volte su cui molti pisciano con tanta spavalderia la flessibilita tocca spesso ai soliti , il mondo del precariato e' un modo buio non deve essere abitudinario il sistema tedesco e' supportato da un grade sistema di ammortizatori sociali ma soprattutto da un sitema molto piu' trasparente del nostro da noi il piu pulito ha la rogna . Spero che tutto cio' possa farvi riflettere che ogni uomo' donna ,bambino di questo maledettissimo mondo hanno dei diritti su i quali sarebbe meglio non giocare.
RispondiEliminaChe noia sempre la solita storia niete di propositivo una volta cera il nero che lavorava nelle piantagioni di cotone per acqua e po di pane oggi ci sono i precari che oggi lavorano per il solito morso di pane con una sola differenza il famigerato precariato dove un 40 enne dura fatica ha trovare lavoro dove un giovane deve stare attento a fare l'amore perche' se si ritrova con un figlio e' un disgraziato capite il paradosso una volta era un lieto evento oggi ti tocchi le palle e ci sono persone che lo chiamano progresso . power-one dovrebbe rappresentare il futuro di tanti giovani e l'ancora di salvezza per tanti uomini e donne con famiglie gia' consolidate invece tu lavori per una agenzia che si dimentica di te una volta fuori per scadenza contratto dalla ditta che ti aveva assunto , e' il tuo stomaco pero' che ti ricorda che per campare bisogna mangiare tutti i giorni .credo che una ditta come quella dovebbre essere piu' socialmente utile in un contesto territoriale piu' attenta ai problemi sociali gli operai che ci lavorano non mosso un dito quando 400 persone , pur avendo fatto il propio lavoro sono stati invitati ad andarsene gia' ma chi si ne frega noi il nostro posto sicuro lo abbiamo alla faccia dell' articolo 18 ci sono i precari che lo subiscono tutti i mesi . non lasciate che tutto questo vi scivoli addosso cultura e' quando un popolo in maniera civile convive le economie funzionano quando esiste una giusta distribuzione delle riccheze ce lo isegna la germania che ora ci guarda dall' alto noi abbiamo preso sempre 1000euro loro 2500 i nostri politici hanno sempre rubato forze anche i loro ma l' occupazione e' cresciuta del 3 % invadici germania.
RispondiElimina