“La salute dei cittadini prima di tutto” sono state queste le parole con le quali il sindaco di Terranuova B.ni, Mauro Amerighi, e il Presidente della Provincia, Roberto Vasai, hanno aperto il Consiglio Comunale Terranuovese sui problemi emersi alla Discarica di Podere Rota. Erano presenti tutti presso la sala consiliare di Terranuova gremita come poche altre volte; c’erano, naturalmente, la Giunta e il Consiglio Comunale, c’era la Provincia di Arezzo con il suo Presidente, l’Assessore all’Ambiente e il Dirigente allo stesso servizio, l’ARPAT e la ASL di Arezzo, la CSA Impianti spa, il Presidente dell’ATO Toscana SUD, il Presidente dell’Osservatorio sulla Discarica e naturalmente molti cittadini che abitano nelle zone limitrofe e non solo.
Al momento, come ha spiegato il Dirigente della Provincia, il procedimento di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) per l’ampliamento dell’impianto di Podere Rota richiesto dal gestore, è stato interrotto a causa di alcuni rilievi di ARPAT e ASL. Tali rilievi, che si inseriscono tra i pareri necessari alla Conferenza dei Servizi, organo deputato al VIA, hanno evidenziato l’inquinamento di alcuni pozzi a valle della discarica e questo necessiterà di ulteriori approfondimenti per stabilire eventuali relazioni con l’attività di discarica.
Dopo gli interventi tecnici tesi a chiarire la situazione dal punto di vista procedurale, si sono susseguiti gli interventi dei politici che hanno voluto da un lato, con il Sindaco e la maggioranza, dimostrare la correttezza sul procedimento e sull’operato della maggioranza Terranuovese mentre dall’altro, con le opposizioni, hanno di fatto accusato il Sindaco di inerzia di fronte ad una situazione di cui doveva essere a conoscenza già prima della chiusura della Conferenza dei Servizi ed hanno chiesto lo stato dell’arte sull’attuazione del Piano Provinciale dei Rifiuti.
Con i loro interventi i cittadini hanno evidenziato una situazione che ha già passato il limite ed è andata peggiorando fino a quest’ultimo caso, che si somma al problema dei cattivi odori che ormai da molti mesi arrivano dalla discarica o dall’impianto di selezione e compostaggio.
Chi era presente a Terranuova giovedì sera si è veramente reso conto che ormai la questione di Podere Rota viene percepita come un problema che varca sia i confini comunali che l’interesse di quelle famiglie a diretto contatto con l’impianto. Non sono infatti mancati interventi di amministratori di comuni confinanti con il territorio di discarica, non è mancato l’intervento di cittadini che abitano in altri comuni e nemmeno quello di un ex amministratore terranuovese che ha chiesto scusa ai cittadini per essere stato partecipe della decisione di aprire Podere Rota e che poi ha accusato gli attuali amministratori e quelli che li hanno preceduti per la situazione. Infine, è apparsa sulla scena politica terranuovese la formazione di estrema destra Forza Nuova con il suo ex candidato a Presidente della Regione che oltre a chiedere la chiusura della discarica ha chiesto le dimissioni del Sindaco Amerighi.
Su una cosa molti interlocutori della serata si sono trovati d’accordo: e cioè che Terranuova e il Valdarno si sono assunti per anni l’onere della gestione del Sistema Rifiuti di gran parte della Toscana a causa delle mancate decisioni di altre amministrazioni sugli impianti da realizzarsi nei propri comuni. Da un lato quindi questo onere ha garantito che in Toscana e in provincia di Arezzo non si verificassero i casi Campania e (ma meno pubblicizzata) Sicilia, ma ha anche esasperato la situazione per coloro che si sono visti passare davanti a casa mezzi con rifiuti di molte aree della nostra Regione. Possibile infatti che il comune di Firenze non sia autonomo in tema di rifiuti? O che il Comune di Arezzo ancora si “arrovelli” sulla scelta di raddoppiare l’inceneritore di San Zeno per il quale si prevedono tempi lunghissimi, come diceva qualche giorno fa il competente assessore comunale?
Si sono differenziate le conclusioni che vanno dalla chiusura senza se e senza ma proposta dai cittadini e da alcune forze politiche e chi invece è a favore dell’ampliamento a patto che vengano ridotti i disagi ai cittadini e sussistano le condizioni igienico sanitarie per tale attività.
A Terranuova non si tratta di effetto NIMBY (quell’atteggiamento di chi ritiene giusta un’opera pubblica molto impattante, ma non vuole che venga costruita vicino a casa sua), come sostengono alcuni, ma di una discussione sul fatto che sia giusto o meno che un territorio CONTINUI a sobbarcarsi l’onere della gestione provinciale dei rifiuti per un tempo superiore a quello previsto alla nascita di Podere Rota. Finora la situazione rifiuti nella nostra Provincia è sempre stata gestita in maniera adeguata, ma per il futuro? Podere Rota, come è stato spiegato da tutti, ha una capacità residua che al ritmo attuale sarà di circa un anno e mezzo. E dopo?
Al momento, come ha spiegato il Dirigente della Provincia, il procedimento di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) per l’ampliamento dell’impianto di Podere Rota richiesto dal gestore, è stato interrotto a causa di alcuni rilievi di ARPAT e ASL. Tali rilievi, che si inseriscono tra i pareri necessari alla Conferenza dei Servizi, organo deputato al VIA, hanno evidenziato l’inquinamento di alcuni pozzi a valle della discarica e questo necessiterà di ulteriori approfondimenti per stabilire eventuali relazioni con l’attività di discarica.
Con i loro interventi i cittadini hanno evidenziato una situazione che ha già passato il limite ed è andata peggiorando fino a quest’ultimo caso, che si somma al problema dei cattivi odori che ormai da molti mesi arrivano dalla discarica o dall’impianto di selezione e compostaggio.
Chi era presente a Terranuova giovedì sera si è veramente reso conto che ormai la questione di Podere Rota viene percepita come un problema che varca sia i confini comunali che l’interesse di quelle famiglie a diretto contatto con l’impianto. Non sono infatti mancati interventi di amministratori di comuni confinanti con il territorio di discarica, non è mancato l’intervento di cittadini che abitano in altri comuni e nemmeno quello di un ex amministratore terranuovese che ha chiesto scusa ai cittadini per essere stato partecipe della decisione di aprire Podere Rota e che poi ha accusato gli attuali amministratori e quelli che li hanno preceduti per la situazione. Infine, è apparsa sulla scena politica terranuovese la formazione di estrema destra Forza Nuova con il suo ex candidato a Presidente della Regione che oltre a chiedere la chiusura della discarica ha chiesto le dimissioni del Sindaco Amerighi.
Su una cosa molti interlocutori della serata si sono trovati d’accordo: e cioè che Terranuova e il Valdarno si sono assunti per anni l’onere della gestione del Sistema Rifiuti di gran parte della Toscana a causa delle mancate decisioni di altre amministrazioni sugli impianti da realizzarsi nei propri comuni. Da un lato quindi questo onere ha garantito che in Toscana e in provincia di Arezzo non si verificassero i casi Campania e (ma meno pubblicizzata) Sicilia, ma ha anche esasperato la situazione per coloro che si sono visti passare davanti a casa mezzi con rifiuti di molte aree della nostra Regione. Possibile infatti che il comune di Firenze non sia autonomo in tema di rifiuti? O che il Comune di Arezzo ancora si “arrovelli” sulla scelta di raddoppiare l’inceneritore di San Zeno per il quale si prevedono tempi lunghissimi, come diceva qualche giorno fa il competente assessore comunale?
Si sono differenziate le conclusioni che vanno dalla chiusura senza se e senza ma proposta dai cittadini e da alcune forze politiche e chi invece è a favore dell’ampliamento a patto che vengano ridotti i disagi ai cittadini e sussistano le condizioni igienico sanitarie per tale attività.
A Terranuova non si tratta di effetto NIMBY (quell’atteggiamento di chi ritiene giusta un’opera pubblica molto impattante, ma non vuole che venga costruita vicino a casa sua), come sostengono alcuni, ma di una discussione sul fatto che sia giusto o meno che un territorio CONTINUI a sobbarcarsi l’onere della gestione provinciale dei rifiuti per un tempo superiore a quello previsto alla nascita di Podere Rota. Finora la situazione rifiuti nella nostra Provincia è sempre stata gestita in maniera adeguata, ma per il futuro? Podere Rota, come è stato spiegato da tutti, ha una capacità residua che al ritmo attuale sarà di circa un anno e mezzo. E dopo?
Paolo B.
L'effetto che ha scatenato questa bagarre legata ai rifiuti e a Podere Rota qui a Terranuova come dicevi giustamente, Paolo, non è legato a Nimby, come ci voleva propinare il Sindaco di San Giovanni, ma legato, secondo me, a quella che viene definita nella teoria delle scelte collettive e nell'analisi delle politiche pubbliche come "Sindrome del Cane che Dorme".
RispondiEliminaQuesta teoria infatti paragona la popolazione di un luogo interessato da una politica pubblica ad un cane che dorme, che se si sveglia all'improvviso può risultare molto pericoloso.
L'effetto è secondo me riscontrabile nella popolazione di Riofi, Fossato e Badiola (ed ora estesa anche alle zone di San Giovanni limitrofe alla discarica)che per anni ha sopportato l'impianto di discarica subendo tutte le scelte e le politiche adottate dalle varie amministrazioni succedutesi negli anni, e soprattutto senza compensazioni ai disagi adeguate: niente azionariato popolare, niente acquedotto, niente strada, niente compensazioni per la perdita di valore degli immobili, niente compensazioni per le attività commerciali ed imprenditoriali ecc. Solo una risibile diminuzione della TIA.
Per anni non è stato messo in atto un solo processo partecipativo nell'evoluzione dell'impianto di Podere Rota, che si è evoluto piano piano in discarica regionale.
Naturalmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'impianto di selezione e compost. Un bel gong che il "cane" l'ha svegliato, si, e malamente.
Adesso il "cane" è sveglio, abbaia ed è molto minaccioso.
Soluzioni? Per recuperare il rapporto con i cittadini ne vedo poche che siano diverse dalla fine del ciclo di Podere Rota.
Quindi molto probabilmente oltre a fare scelte tecniche sulla gestione dei rifiuti e sul tipo di impianti da utilizzare (tipo il biodigestore al posto del selezione e compost) i politici terranuovesi che hanno governato questa città dovevano dare un po' più di attenzione al rapporto con i cittadini interessati. Cosa che, mi dispiace dirlo, non è avvenuta!
Sul problema rifiuti si fà molta retorica.I rifiuti la nostra società ne fà e ne fà tanti, si possono ridurre in piu' possibile ma rimarrà sempre una certa quantità da gestire.
RispondiEliminaMolta gente dice che l'inceneritori fanno male , le discariche sono superate , ma i rifiuti dove si mettono?? Ora nello specifico di terranuova è vero che i residenti delle zone limitrofe sono stati abbandonati per anni, hanno subito tutti i disagi e il comune prendeva i soldi per il disagio e li spendeva da altre parti ( non si sà dove visto che di opere non se ne è viste tante...) ora probabilmente è l'ora di chiudere podere rota, e se si deve creare una nuova NAPOLI che si crei, cosi chi dorme ( arezzo e firenze) si sveglierà e prenderà provvedimenti. Giovanni
L’argomento è sicuramente quello del momento, quello sulla bocca di tutti. Vorrei andare oltre la posizione del PDL terranuovese, che è stata delineata in maniera netta e chiara nei tanti interventi fatti dentro e fuori dal Consiglio Comunale, e spostare la riflessione su un altro punto, ovvero sul fatto che troppo spesso si sono riunite in un unico calderone questioni ben diverse: 1. quella dei disagi, 2. quella dell’ampliamento, 3. quella del piano regionale dei rifiuti.
RispondiEliminaLa questione dei disagi è quella sicuramente più delicata e impattante, soprattutto per i tanti cittadini che concretamente li subiscono da tempo. E la loro eliminazione dovrebbe essere l’obiettivo verso cui qualsiasi tipo di ente dovrebbe tendere, soprattutto se pubblico. Nello specifico caso dei dintorni di Podere Rota si è passato dal superamento della soglia di tollerabilità dei cattivi odori alla paura di rischi concreti per la salute dei cittadini in merito alla qualità dell’aria e dell’acqua, per arrivare nelle ultime settimane alla legittimazione di queste paure con i rilievi fatti sulle acque da Arpat e ASL. E’ chiaro che per le centinaia di cittadini che da tempo denunciano i disagi subiti quotidianamente le dichiarazioni di Arpat e ASL non hanno avuto una funzione “distensiva” (perché di fatto danno loro ragione) ma al contrario li hanno ulteriormente esasperati perché quelli che erano dubbi e perplessità sono diventati certezza: perché sull’inquinamento non c’è dubbio, che sia dovuto alla discarica o meno i pozzi sono inquinati.
Ora questa questione dovrebbe avere una storia ed una evoluzione a parte, tutta sua, slegata dalle altre. Anzi, l’eliminazione dei disagi dovrebbe essere la conditio sine qua non poter affrontare le altre due questioni. Infatti senza aver fatto chiarezza sull’entità dei disagi, le effettive responsabilità della discarica e i concreti rischi per la salute dei cittadini, i temi dell’ampliamento e del piano regionale dei rifiuti non hanno a mio avviso senso di esistere o quanto meno sono “prematuri”!
Certo è che i tempi corrono, lo spazio a disposizione in discarica è quasi esaurito e il piano regionale dei rifiuti non ha avuto l’attuazione prevista per cui esiste una sola parola d’ordine: correre – rapidamente – ai ripari! E quindi, sebbene ognuna delle tre questioni abbia bisogno di una attenta e approfondita disamina a sé stante, si butta tutto nello stesso calderone. Così nella discussione si scontrano le posizione di chi vuole una volta per tutte salvaguardata la qualità della propria vita (a maggior ragione ora che i dubbi non sono più dubbi ma sono realtà), le posizioni di chi vede l’emergenza dei rifiuti in Toscana e ha la preoccupazione di risolverla, le posizioni di chi vede Podere Rota come una risposta possibile a tale emergenza, e le posizioni- perché nascondersi? – di chi oltre a una risposta all’emergenza rifiuti vede in Podere Rota una fonte di risorse incredibile, risorsa più che mai appetitosa se questo sito diventasse l’anello mancante del ciclo dei rifiuti toscani. Ed è ovvio allora che non ci si capisca e non si arrivi a nulla, perché ognuno parla la propria lingua e non comprende quella degli altri!
Ora rimettendo le tre questioni nel calderone mi sorgono spontanee delle domande. La prima è sollecitata dalla questione morale che in questo periodo viene sollevata e invocata negli ambiti più disparati: si può chiudere un occhio sui disagi e i rischi a cui migliaia di cittadini sono esposti per motivi di interesse generale, fosse anche l’emergenza rifiuti? O in altri termini: si può “usare” la questione dell’emergenza rifiuti come fumo negli occhi per divagare da altri problemi ben più concreti che riguardano una parte della cittadinanza? La seconda è ben più imbarazzante: si può porsi di fronte a cittadini che denunciano iniquità sminuendo i loro problemi da un lato e usando le maniera forti dall’altro per tutelare interessi di tipo economico? La mia risposta è - ovviamente e in entrambi i casi - NO
Lucia Francalanci
Putroppo nel BEL PAESE si può sicuramente chiudere un occhio sui disagi a cui migliaia di cittadini sono esposti per motivi di interesse generale, o personale (la T.A.V. in Val di Susa, l' inceneritore di Acerra, il G8 a L'Aquila, ndr). E si può anche usare un qualsiasi stato d'emergenza come fumo negli occhi per divagare da altri problemi che riguardano la cittadinanza, e non solo (la "ricostruzione" a L'Aquila l'esempio massimo). In un mondo di disonesti e approfittatori come far capire alle future generazioni (sempre che non siano sommerse dai rifiuti) che sarebbe ora di iniziare ad essere onesti, sinceri, altruisti, collaborativi? Chi crede veramente che sarà possibile mettersi a sedere e trovare soluzioni condivise con questo sistema economico politico e con questi attori in campo, alzi la mano.
RispondiEliminamano alzata: iii
mano giù: ___
io la tengo giù ___
ciao a tutti
buona estate..
Non ero presente al consiglio comunale e non so se qualcuno abbia proposto il paragone fra la discarica di Terranuova e quella di Peccioli. Quest’ ultima è gestita da una società, la Belvedere Spa, il cui capitale è detenuto al 53% dal Comune e per il 47% è nelle mani di un azionariato diffuso. I risultati di venti anni di esercizio: distribuzione di cospicui dividendi, riduzione di tasse e tariffe, miglioramento dei servizi comunali, costruzione di scuole, di un parcheggio sotterraneo e di un centro polivalente, apertura di un museo di icone russe, acquisto di 900 ettari di terreni con decine di casolari, realizzazione di un impianto fotovoltatico a partecipazione popolare. Inoltre: sperimentazione in discarica del primo impianto di dissociazione molecolare d’ Europa, sperimentazione nel centro storico della raccolta robotizzata dei rifiuti.
RispondiEliminaGiuseppe DeRita ha scritto che l’ esperienza di Peccioli “fa pensare che l’ alternativa tra avere un’ alta tassazione per finanziare il welfare o il ridurlo per contenere la tassazione, ha una terza via d’uscita, anche se ancora da costruire, riconducibile a una ‘finanziarizzazione’ delle imprese del welfare attraverso la proprietà collettiva individuale. [...] La peculiarità del caso Peccioli sta proprio in questa parabola del pubblico che prima diventa proprietario dell’ impresa e poi gradualmente la rilascia fino a farla diventare sostanzialmente una impresa come le altre, però a proprietà diffusa, perciò collettiva. [...] Una esperienza inedita, iperbolica che stimola ragionamenti che vanno ben oltre il senso della buona amministrazione o della realtà territoriale della Toscana”.
Perché a Terranuova tutto questo non è stato possibile?
Seconda domanda: non sarebbe opportuno che la documentazione delle indagini geologiche e geotecniche per la costruzione e l’ ampliamento della discarica di Podere Rota fosse accessibile e consultabile in rete?
Silvio Cazzante
Per capirci qualcosa cercherò di ragionare in termini macro, perchè penso che solo soluzioni a questo livello possano risolvere i problemi micro (scusandomi se così chiamo questioni vitali o comunque molto importanti per centinaia di persone).
RispondiEliminaPrimo: emerge con chiarezza la disparità infrastrutturale tra il centro e le frazioni o le case sparse. In tutte le zone che hanno avuto buon governo e condizioni economiche positive (penso all'Emilia o al Veneto ecc.) questo gap è stato colmato, da noi no. E' comprensibile per le amministrazioni della ricostruzione, forse anche per quelle degli anni '70 per la forte componente agricola del territorio (ricordiamo le difficoltà e l'abbandono delle campagne di quel periodo) ma è francamente non giustificato per le amministrazioni dagli anni '80. Si è trattato di scelte. Sbagliate e contrarie alle proclamate collocazioni politiche. Tanto più che da quando è stata aperta la discarica le amministrazioni, comune e provincia, hanno potuto godere di una straordinaria fonte di entrate. Adesso sono state fatte delle promesse, mi sembra legittimo chiedere che a queste seguano i fatti, verificabili già a settembre in sede di revisione del bilancio. Questa a mio parere la prima questione, perchè di ordine etico oltre che politico-amministrativo.
Secondo: le forze politiche di Terranuova, PD-PDL-Lista Pasquini, prima ancora della amministrazione, devono dire con chiarezza, senza ambiguità se, a prescindere dai tempi di esaurimento della discarica ritengono che sul territorio del comune di TB debba essere progettato e realizzato un qualsiasi altro impianto legato al ciclo dei rifiuti, come un termovalorizzatore oppure se, semplificando, Terranuova ha già dato.
Terzo: se in consiglio aperto si è capito bene, a fine 2004 c'è stato un evento accidentale che ha comportato una fuoriuscita di percolato. All'epoca, è stato detto dal dott. Bondi di Arpat, si è molto discusso tra Arpat e azienda se gli effetti negativi riscontrati dovevano essere condsiderati sulla falda o su pozzi superficiali, accettando alla fine Arpat la soluzione meno negativa.
Io credo che sia più utile affrontare la questione sotto l'aspetto della catena di controllo societario. Non c'è dubbio che un evento del genere, sia pur in misura cautelare, debba essere stato portato dai responsabili della gestione agli azionisti, rispetto ai riflessi possibili sull'andamento economico della società. E' stato fatto? Ce ne è traccia nei verbali dei consigli di amministrazione e nelle assemblee? Sicuramente sarebbe dovuto essere comunicato, nelle sue corrette dimensioni, agli organismi certificatori. E' stato fatto?
Sempre se si è capito bene, ad una recente analisi dei dati dei piezometri e dei pozzi, si è vista una presenza che potrebbe essere ricollegata a quell'evento. L'azienda nega che questo sia possibile, ma i responsabili della gestione hanno informato gli azionisti dello scontro interpretativo che stava montando con Arpat e delle possibili conseguenze economiche per la società? Ce ne è traccia nei verbali dei cda o in quelli delle recenti assemblee? Io credo che queste non siano questioni formali o di lana caprina, pinzillacchere, ma che riportino ai principi di corretta gestione e corretti rapporti. Anche perchè, poichè i soci di maggioranza sono amministrazioni pubbliche, avere o non avere quelle informazioni porta a correttamente dire o non dire, fare o non fare, scegliere a) piuttosto che b).
[...]
RispondiEliminaQuarto: Arpat e Asl devono essere più precisi nelle loro indicazioni. L'impressione esterna che si è ricavata l'altra sera è che preferiscano adombrare facendo trarre ad altri le conseguenze, tirare il sasso e ritrarre la mano. Se l'impianto di TB non va bene, a parte che si tratta di un impianto da loro autorizzato, deve essere detto con chiarezza. Non è stato chiaro quali modifiche ulteriori siano state richieste perchè necessarie. Piuttosto mi sembra ragionevole dire che la vita dell'impianto di compostaggio sia legata a quella della discarica in maniera indissolubile. Aperta una aperto l'altro. Ma se non c'è l'ampliamento non ha senso la trasformazione in un nuovo impianto di compostaggio anaerobico, perchè non ci sarebbero i tempi per remunerare l'investimento. Tra l'altro anche per questo impianto è previsto un ciclo di vita più lungo di quello della discarica. Un pasticcio....
Quinto: il presidente di CSAI ha detto, riguardo agli odori, che ci sono margini di miglioramento. Questa dichiarazione, politicamente finalmente benvenuta, fa emergere un cambiamento di linea da parte della società circa la questione degli odori, abbandonando una indifendibile posizione negazionista e rendendosi disponibile ad un confronto. La mia opinione è che un confronto è possibile solo quando i partecipanti posano le armi all'ingresso. Chi tra i cittadini ha strumentalizzato o puntato principalmente a riscontri economici personali deve superare queste posizioni, così come l'azienda deve togliere il dito dal grilletto delle denunce. A cominciare da quelle già presentate. E' disponibile CSAI?
Come è noto la mia opinione, forse illuminista e modernista, è che una discarica sia compatibile con il territorio, basta che sia ben gestita. Questo è possibile, succede. Non c'entra con la dimensione della discarica ma con i processi industriali utilizzati.
Se così è si riscontra nei fatti e non nelle dichiarazioni autoreferenziali. Se oggi la conferenza dei servizi è stata sospesa purtroppo evidentemente dei problemi nella gestione ci sono stati. Superarli è compito della gestione stessa e degli azionisti. E' utile ricordare che l'azionista pubblico ha una doppia responsabilità economica in quanto sottoscrittore di quote con denaro pubblico, che deve tutelare e risponderne ai cittadini.
Se chi aveva la responsabilità della gestione non è stato capace si cerchi altrove qualcuno capace. D'altronde anche Marchionne è canadese....eppure Torino è ancora in piedi.
ETTORE
Per me quella dell'evento accidentale del 2004 da dove potrebbe derivare la causa dell'inquinamento dei pozzi menzionato da Ettore nel post 6 e 7 è una novità! Nell'analisi della fattibilità di investimento non mi sembrano cose da poco. Ma anche per i proprietari privati dei pozzi... lo sanno che sono già sei anni che il loro pozzo è inquinato?
RispondiEliminaLe questioni messe sul piatto da Ettore non sono di poco conto...
Ma come CSAI sapeva dal 2004 dello sversamento di pergolato nei pozzi e non ha avvertito gli abitanti?? se fosse vero è roba galera!!!!
RispondiEliminaAnche io non sapevo che nel 2004 si era verificata una fuoriuscita di percolato dalla discarica. Se questo è avvenuto, altre considerazioni e domande si possono aggiungere a quelle proposte da Ettore.
RispondiElimina1) Perché la popolazione non è stata informata?
2) Chi è il responsabile della mancata informazione?
3) In quali termini è avvenuta la discussione fra Arpat a CSAI sulle modalità di valutazione degli effetti negativi dell’ evento? In merito a questo ‘scontro interpretativo’ Ettore non è molto chiaro, o più probabilmente in Consiglio Comunale non era possibile capire di più. Sembra tuttavia che il potere di ‘contrattazione’ di CSAI sia stato notevole. Sulla base di quali dati, misure, evidenze, osservazioni?
4) In ogni caso: sono state avviate immediatamente operazioni di bonifica dell’ area, così da contenere il danno? Se così non è stato, perché?
5) È dato sapere la somma che CSAI ha riservato (o prevede di riservare) per la gestione della discarica una volta terminato il conferimento dei rifiuti?
6) Ha dichiarato il presidente di CSAI che la stessa “non ritiene di avere responsabilità nel problema delle acque”. Un’ affermazione impegnativa, che presumo si fondi su uno specifico studio di carattere idrogeologico. Sarebbe allora opportuno che questo studio venisse reso accessibile. Se invece quanto asserito non fosse adeguatamente motivato, allora diventerebbe inevitabile chiedere al presidente di CSAI quali criteri e principi lo guidino nell’ espletare il proprio mandato per conto e nell’ interesse del soggetto pubblico.
7) Sono andato sul sito web di CSAI per verificare chi siano il presidente, l’ amministratore delegato e i membri del consiglio d’ amministrazione della società, e quale sia il loro curriculum. Non ho trovato nessuna informazione.
8) Ho trovato però un Codice Etico. Vi si legge, nel paragrafo dedicato ai rapporti con l’ ambiente, che CSAI “contribuisce allo sviluppo ed al benessere delle comunità in cui opera, perseguendo l’ obiettivo di garantire la sicurezza e la salute dei dipendenti, dei collaboratori esterni, dei clienti e delle comunità interessate dalle attività aziendali. Garantisce, pertanto, la piena osservanza delle normative in materia ambientale e di salute [...]”. Da queste parole potrebbe prendere le mosse – e non dovrebbe comunque prescindere – il confronto richiamato da Ettore. Con l’ augurio che veramente tutti depongano le armi all’ ingresso.
Silvio Cazzante
In qualche maniera faranno l'ampliamento.Troveranno i "sistemi" e le giustificazioni scientifiche. I cittadini vittime della discarica lo prenderanno intasca e UNIECO e Terranuovese faranno un sacco di soldi.
RispondiElimina