martedì 18 settembre 2012

La democrazia interna ai partiti


L’organizzazione democratica dei partiti è un presupposto indispensabile perché si abbia anche fuori di essi vera democrazia.
 Piero Calamandrei

Se a primavera ci ritroveremo con la stessa identica offerta politica di 10 anni fa (ma anche 20), c’è forse qualcosa che non va nella nostra democrazia. O quantomeno nel nostro sistema di selezione della classe dirigente.
Eppure l’Italia ha appena vissuto la necessità di farsi traghettare da un pool di tecnici fuori da una crisi economica che è anche politica e sociale. E la logica avrebbe voluto un totale rinnovamento nell’offerta di coloro che si candidano a guidare il nostro Paese. Accadrebbe in qualsiasi altra democrazia moderna. In qualsiasi altro paese europeo. Ma non in Italia.
Se il PdL presenterà davvero come candidato premier Silvio Berlusconi;
se il più probabile candidato del Pd sarà l’ex ministro Bersani;
se l’ex vice premier Casini è l’unica faccia ritenuta evidentemente presentabile dall’UDC;
se l’ex ministro Maroni è il frutto della rivoluzione post-scandalo della Lega;
e se l’altro ex ministro Di Pietro non può che essere il capolista di un partito che porta il suo stesso nome…
…come ci si può sorprendere delle proiezioni che danno il Movimento 5 Stelle al 20% e di un rampante Renzi in costante ascesa?  

Se non cambiano i partiti e se non cambiano le facce cambieranno almeno “usi e costumi”? Macché!

La notizia degli ultimi giorni è quella delle spese folli dei gruppi consiliari del Lazio; uno schifo vergognoso.
E neanche il governo-techno è stato in grado di cambiare una virgola sul tema degli sprechi, dei privilegi e del costo della politica.
Il Premier Monti non ha potuto far altro che arrendersi sulle questioni legate ai vitalizi perché avrebbe rotto l’equilibrio parlamentare provocando una catastrofica crisi di maggioranza.
Insomma, per mettere in ginocchio l’Italia con una riforma delle pensioni bastano due lacrime della Fornero… e la riforma si fa. Ma tagliare anche i più sfacciati dei privilegi (abusi???) alla Casta sembra davvero impossibile.

È paradossale: il parlamento, anziché garante della volontà popolare (che nel caso dell’abolizione dei vitalizi era piuttosto chiara), si trasforma in garante dei personali interessi dei suoi componenti.
Sarebbero gli ultimi tentativi di mantenere un insostenibile ed insopportabile status quo se solo ci fosse un sistema capace di tradurre la volontà popolare in scelte per il Paese.

Quello che è successo nel Lazio in questi giorni è emblematico: nel comportamento dei protagonisti sembra completamente assente il “timore” di essere giudicati. Perché nessuno li ha votati direttamente e nessuno è nelle condizioni di non-rieleggerli.
Una “legge elettorale porcellina” e una democrazia interna ai partiti che non c’è! Ecco costruita una botte di ferro all’interno della quale si può fare quello che si vuole.
Quando poi riusciranno ad evitare con leggi ad hoc che la magistratura metta il naso dappertutto... il quadro sarà completo.

Con molta probabilità la legge elettorale non subirà alcuna modifica di rilievo. A scegliere i nostri rappresentanti saranno ancora una volta le “segreterie”, purtroppo anch’esse blindate all’accesso da un preoccupante deficit democratico interno ai partiti.

Francesco N.

16 commenti:

  1. Regione Lazio, proclami e sceneggiate
    ma nessuno ha pagato il conto

    ROMA - Su cinquanta milioni, di questi tempi, non si può sputare. Ma se la sono cavata davvero a buon mercato, tutti quanti. Perché quei soldi che verranno risparmiati da qui al 2015, tagliando sprechi inconcepibili come quelle due inutili palazzine che dovevano essere costruite, regalie vergognose quali erano i contributi ai gruppi politici, e privilegi insensati tipo le auto blu che scarrozzavano perfino i presidenti delle venti commissioni venti, non sono loro: sono dei contribuenti. E nessuno, ma proprio nessuno, si è fatto male. Ecco la vera conclusione della sceneggiata andata in onda ieri al consiglio regionale del Lazio.
    Ha conservato la testa il capogruppo del Popolo della libertà Francesco Battistoni. Non l'ha perduta nemmeno il presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, che in un altro Paese in circostanze analoghe (vedi la vicende delle note spese gonfiate nel parlamento inglese) sarebbe partito come il tappo di una di quelle bottiglie di champagne con cui alcuni suoi compagni di partito deliziavano a spese nostre se stessi e i loro commensali. Come al solito, non c'è stato uno soltanto che abbia pagato politicamente. Tranne forse Franco Fiorito, quello che con i soldi pubblici generosamente elargiti al suo partito si era comprato un Suv Bmw da 88 mila euro perché l'auto blu non gli bastava. Sempre che poi si possa considerare una vera sanzione politica l'«autosospensione» dal partito, rimanendo in consiglio con la sua stazza da 170 chili tutta intera. Se la vedrà con i magistrati, ma questo riguarda il codice penale, non l'etica politica. Che da queste parti non abbonda di certo.

    E anche il governatore Renata Polverini, che domenica tuonava «Dopo di me il Diluvio!» e chiedeva dimissioni a Tizio e Caio, minacciando le proprie, ne è uscita senza un graffio. Come se in questi due anni e mezzo, mentre andavano in orbita le spese del consiglio regionale del quale pure la presidente della giunta fa parte, e che sono registrate nel bilancio della Regione, si trovasse su Marte. Giuseppe Rossodivita, uno dei due radicali che hanno dato fuoco alle polveri semplicemente pubblicando il bilancio del loro gruppuscolo su internet, ricorda come l'assessore al Bilancio Stefano Cetica avesse dato sempre «parere negativo» a tutte le proposte di tagli alle spese del consiglio presentate da lui e Rocco Berardo. «Se non è responsabilità oggettiva, questa cos'è?», si domanda. Per non parlare di quella norma inguardabile fatta passare mentre si discuteva l'abolizione degli assegni a vita per i consiglieri a partire dalla prossima legislatura. Un emendamento recapitato direttamente dalla giunta Polverini per concedere invece proprio in extremis il vitalizio ai 14 assessori esterni. Due dei quali, l'ex senatore Luciano Ciocchetti e l'ex deputato Teodoro «er pecora» Buontempo potranno avere addirittura doppia razione, sommando il vitalizio parlamentare a quello regionale. E avveniva, cosa ancora più grave, alle due e mezzo di notte, nei giorni in cui il governo di Mario Monti varava la manovra «salva Italia» con un bel giro di vite per i pensionati presenti e futuri, ma comuni mortali.

    [...]

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  2. [...]

    Spreco, privilegio, chiamatelo come vi pare: comunque, una schifezza. A beneficio, per di più, anche di qualche collega sindacalista del governatore. Che, ha lasciato intendere qualche mese fa Enrico Marro sul Corriere, continuerebbe da lontano a tirare le fila dell'Ugl. Cetica, appunto, che ha preceduto Renata Polverini alla segreteria della ex Cisnal. E l'assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Zoroddu. Due del gruppo di esponenti del Consiglio nazionale del sindacato di destra che da quando c'è il governatore affolla la Pisana. «Personaggi importanti», ha scritto Marro, come «Giovanni Zoroddu, capo di gabinetto della stessa Polverini e da sempre braccio destro della sindacalista» i quali «possono rivestire questo doppio ruolo perché nello statuto dell'Ugl non ci sono regole di incompatibilità tra l'appartenere al consiglio nazionale del sindacato e il ricoprire cariche elettive o dirigenziali in Regione». Anche se poi si finisce per essere di fatto controparte dei lavoratori. Particolarmente numerosi.

    Secondo la pianta organica dovrebbero essere 3.726, quanti quelli della Lombardia, Regione che ha però il 43 per cento degli abitanti in più. Ma in realtà, come si deduce dal numero degli aventi diritto a votare i loro rappresentanti nelle Rsu, sono 3.954. Fra di loro, qualcosa come 868 addetti «ai parchi» insieme a 60 dirigenti. Già, i dirigenti. Oggi dovrebbero essere 319. Moltissimi, lamenta Roberta Bernardeschi, assunti dall'esterno. La segretaria del sindacato interno dei dirigenti e dei quadri sottolinea poi che all'inizio di agosto è comparsa una delibera che porta il numero delle caselle dirigenziali a 327. E non basta, perché c'è anche Lazio Service. Di che cosa si tratta? Una delle varie società regionali, creata anni fa con uno scopo evidente: aggirare il blocco del turnover. Infatti i suoi dipendenti lavorano per la Regione esattamente come gli altri. Sono un esercito in continua espansione. Alla fine del 2009, prima che arrivasse la giunta Polverini, erano 1.170. Un anno dopo, erano 1.370: duecento in più. E mancano ancora i consulenti (270), gli occupanti delle poltrone nelle varie società (230), nonché i dipendenti delle medesime.

    Una seria spending review darebbe risultati strabilianti. In questa come in tutte le altre Regioni, statene certi. Perché una cosa comincia finalmente a essere chiara. E cioè che le Regioni sono un problema grosso come una casa, dal Nord al Sud. Hanno spesso classi politiche sempre più mediocri, amministrazioni sempre più scadenti, sprechi allucinanti. Negli ultimi dieci anni la spesa pubblica regionale è aumentata di 90 miliardi l'anno. Quanto può ancora andare avanti?

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  3. Il PD almeno ci prova a darsi una parvenza di democrazia interna ed ha individuato lo strumento delle primarie. Magari non gli riesce usarlo bene.
    Ed anche il Movimento 5 stelle che dice di essere senza vertice e senza segreterie e di decidere tutto on line ha dato a Grillo e Casaleggio il ruolo di garante/Guru che sembrano il Re ed il Guitto di Corte.
    Anche se l'intervista di Favia è un trappolone mega fatto ad arte da giornalisti assoldati dai partiti.
    Ma gli ex comunisti che dicevano di essere radicati e ben organizzati fino nelle più piccole sezioni e nelle più disperse case del popolo che fine hanno fatto? Hanno perso il controllo del loro partito? O forse non l'hanno mai avuto?
    Prima si facevano raccontare le favole di come si stava bene in Russia col comunismo e ora si fanno raccontare le favole da questi papponi senza muovere foglia?
    Il PdL poi è una vergogna. Così come Casini che dal palco della sua ultima convention dice che deve smettere di raccomandare la gente. Lui lo dice? Siamo alla frutta.

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  4. mi vengono i brividi solamente a pensare che Rosy Bindi si possa presentare alle primarie...

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  5. In toscana siamo agli stessi livelli perchè anche qui i consiglieri sono stati nominati e hanno più o meno le stesse prebende dei laziali. In estate su un canale locale ho visto un cons regionale pd che primeggiava stonando, x celebrare Lucio Dalla! Con annessa corte di giullari. E chi ha pagato? Non mi risulta che il politico abbia un lavoro "vero".
    Per cambiare non c'è che una strada: votare il nuovo. Per ora o Renzi o Grillo. Io preferirei Matteo. Ma quel consigliere mi sa che è salito sul camper ... e io sono ancora indeciso.
    Leonardo Lucacci

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  6. Pensare che c'è gente che si sta levando il pane per pagare le tasse e venire a sapere che i soldi vanno ad ingrassare quei maiali vestiti da porci fa girare le palle.
    Che bel paese quest'Italia e c'è ancora chi ha il coraggio di iscriversi ad un partito? Nel Lazio tutti sapevano e tutti i partiti si sputtanano quelle migliaia di euro e continueranno a farlo. Credete che quello del gruppo di Di Pietro faccia diversamente? Si prende centinaia di migliaia di euro e se li sputtana alla faccia nostra!
    Tutti colpevoli! Tutti! Gli unici sono quelli di Grillo. E' inutile che i perbenisti, affaristi e chi è impastato nella politica dica che è un pazzo con tendenze dittatoriali, vogliono solo screditarlo. E' onesto, qualità sconosciuta ai politici tutti e molto più preparato di questi raccomandati.
    Macché Renzi! Renzi è PD da quando c'ha 19 anni. Vuole rottamare??? Ma se non ha mai lavorato e sono 20 anni che fa politica. L'unico lavoro che ha fatto è la rota della fortuna, ma viaaaaaaaa. BASTAAAAA I partiti sono finiti. Sono l'emblema della corruzione. Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa. W GRILLOOOOOOO

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  7. Mi si accappona la pelle due volte. La prima volta quando vedo questi bagordi con quelle pappagorgie strozzate dalle cravatte, grassi, unti e LADRI che si incuneano nelle istituzioni e rubano tutto quel che capita.
    La seconda è quando vedo che la gente grida W GRILLO. Se si va dietro a un comico incompetente e a tutto quello che ha dietro, mi sta veramente pensiero...
    "Partito"...non è l'emblema della corruzione. Partito è un concetto nobile, è lo strumento principe per esercitare la democrazia, è tutta questa gente che ne infanga l'immagine e il nome.
    Mi sta veramente pensiero...

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  8. Leonardo, in toscana saranno anche nominati (anche se con le liste corte e il sistema in vigore sono meno nominati di quanto pensi), ma Fiorito è stato eletto con le amate e celebrate preferenze...

    Diamoci una svegliata collettiva, è meglio, ma non per andare dietro Grillo...
    ISCRIVIAMOCI a un partito, e diventiamo un mattone del cambiamento...
    Io almeno, ragiono così. La presunzione di pensare a una democrazia senza partiti non ce l'ho...

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  9. Leggere i post di Francesco sui temi nazionali mi lascia prima ammirato e poi inquieto. Perché vi ritrovo cose che pensavo quando avevo anch’ io trent’ anni, ai tempi dell’ esordio di Batistuta nella Fiorentina. E conseguentemente perché temo di trovarvi, fra altri vent’ anni, i miei pensieri di oggi, che vanno oltre la questione della democrazia interna ai partiti. Magari il problema fosse solo quello! Un contesto di regole non democratiche potrebbe apparire persino tollerabile, se avesse lo scopo di selezionare chi è capace e animato da spirito di servizio. Invece il sistema che i partiti hanno sviluppato e blindato (con l’ eccezione dei radicali) è espressamente volto a far primeggiare i disonesti, gli arrivisti e la duplice categoria dei servi capaci e dei servi incapaci. Mettere mano alla legge elettorale? Ma non scherziamo, a questi perfino il gattopardesco ‘cambiare tutto per non cambiare niente’ sembra troppo rischioso: non sia mai che nel passare da una scala mobile all’ altra accada un incidente di percorso. E poi perché perdere tempo? Meglio per i capocomici lasciare il sipario aperto e rimanere sul palcoscenico, pronti a ricominciare la recita.
    Come Giacomo, anche io non ho la presunzione di pensare a una democrazia senza partiti. Ho però la consapevolezza che una democrazia in cui i partiti contano più dei cittadini e tendono a occupare ogni spazio delle istituzioni ha perso i propri caratteri ed è diventata, per l’ appunto, una partitocrazia. Credo sia attuale come non mai la prolusione che Giuseppe Maranini tenne alla Cesare Alfieri per l’ apertura dell’ anno accademico 1949-50 (!), intitolata significativamente “Governo parlamentare e partitocrazia”. Ed è di questi giorni la pubblicazione di una raccolta degli scritti di Ernesto Rossi negli anni cinquanta sugli abusi dei partiti (“Contro l’ industria dei partiti”, Ed. Chiarelettere), corredata da un ottimo saggio introduttivo di Paolo Flores d’ Arcais, del quale riporto la conclusione.
    “I tempi sembrano maturi, il disprezzo per i partiti ha raggiunto ormai il 96 per cento (visto che solo il 4 per cento dei cittadini esprime loro, nei sondaggi, apprezzamento), ci sono avvisaglie che l’ antipolitica (in realtà la volontà, sebbene talvolta ambigua, di un’ iper-politica nuova, in mano ai cittadini) potrebbe diventare maggioritaria.
    L’ idea di forze politiche di tipo nuovo, a geometria variabile, fondate sul rifiuto del mestiere-a-vita («mestiere» di persone che si rivelano spessissimo senza arte né parte), che prendano alla lettera la retorica della politica come «servizio», dunque temporaneo e non ripetibile (non bisogna pretendere sacrifici eroici) non è più utopia, trova ormai il suo luogo possibile in un sentire collettivo sempre più largo e pronunciato. Ridurre drasticamente il numero dei parlamentari, a due la reiterabilità dei mandati, imporre un sistema occhiuto di incompatibilità assesterebbe un colpo mortale ai partiti-macchina e alla politica-vitalizio, favorendo appunto una diffusa politica-bricolage, a misura di cittadini.
    Semmai quello che oggi manca in Italia non è la diffusa volontà di un rovesciamento della partitocrazia in democrazia dei cittadini, che diventa perciò ipotesi realistica, ma è il catalizzatore capace di rendere forza politica le enormi energie diffuse nel paese che tale ipotesi già condividono. Settori di sindacato non omologato, testate giornalistiche refrattarie al richiamo della normalizzazione quirinalizia, intellettuali fuori dal coro di una «responsabilità» irresponsabile al limite di un nuovo «tradimento dei chierici» possono costituire il crogiuolo per le élite del nuovo Terzo stato, per dar corpo a quell’ azionismo di massa che – solo – può aprire alla speranza di un’ Italia in cui i Piero Gobetti e gli Ernesto Rossi non restino voces clamantes in deserto, ma antesignani di una rivolta democratica dove «giustizia e libertà» prevalgano infine sull’ eterno ritorno delle anime morte”.
    Silvio Cazzante

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  10. Solo un appunto a Giacomo Picchi, che ha scitto la frase "...io la presunzione di pensare ad una democrazia senza partiti non ce l'ho". Peccato che tu, Giacomo, sia iscritto ad una partito che non è nato nei primi anni del 900 (come il Partito Socialista e la Democrazia Cristiana), sull'onda dei grandi idealismi, ma è nata 20 anni fa per volonta' di una persona-padrone-imprenditore, che aveva come unico bisogno quello di pararsi il sedere(con buona pace della democrazia). Pur essendo questo un periodo triste e quindi infarcito di relativismo, ho la presunzione di affermare, come verità assoluta, che Grillo è comunque meglio di Berlusconi. Il resto si può discutere!

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  11. Solo un appunto a Giacomo Picchi, che ha scitto la frase "...io la presunzione di pensare ad una democrazia senza partiti non ce l'ho". Peccato che tu, Giacomo, sia iscritto ad una partito che non è nato nei primi anni del 900 (come il Partito Socialista e la Democrazia Cristiana), sull'onda dei grandi idealismi, ma è nata 20 anni fa per volonta' di una persona-padrone-imprenditore, che aveva come unico bisogno quello di pararsi il sedere(con buona pace della democrazia). Pur essendo questo un periodo triste e quindi infarcito di relativismo, ho la presunzione di affermare, come verità assoluta, che Grillo è comunque meglio di Berlusconi. Il resto si può discutere!

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  12. Anonimo, troppo facile. Potrei dire che il Movimento cinque stelle è nato per parare il culo a Casaleggio, o per far pagare i comizi politici alla gente facendoli passare da spettacoli comici, ma non mi va.
    Preferisco iscrivermi a un partito, e fare il consigliere comunale.
    Ma tranquillo, lascio il posto ai grillini la prossima volta, almeno per cinque anni li vedrai con l'iPad in Consiglio, mentre presentano mozioni per l'acqua pubblica (solo questo sanno dire), attivano lo streaming dei consigli comunali, e magari si faranno consigliare dalla mia collega Fuccini su come votare gli atti di bilancio.
    Di altri programmi non ho sentito parlare.

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  13. Innanzitutto ci tengo a precisare che noi siamo un gruppo autonomo, come ogni MoVimento, che non ha capi a cui rendere conto e che ci impongano delle scelte. Quindi ogni allusione a Grillo e Casaleggio è pura speculazione. Poi in data 7/9/12 abbiamo protocollato il programma dei cittadini all'attenzione di ogni gruppo consiliare. Sono i primi punti proposti dai cittadini, ne seguiranno altri. Non siamo 4 raccattati senza argomentazioni e competenze. Ciò non toglie che riconosciamo le competenza presenti negli altri schieramenti, Fuccini è senza dubbio competente in materia di bilanci che parlare con le sul tema è sempre un arricchimento delle competenze che abbiamo. Ci sarà presto l'occasione di approfondire tanti temi. Non solo l'acqua pubblica. Marco Bonaccini

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  14. Aspetto...e spero. Questa storia del gruppo autonomo, non la bevo. Certo che io non sono mai andato dal Magini a farmi spiegare il bilancio. Differenze.

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  15. Caro Giacomo, non condivido la tua vis polemica. Se il MoVimento 5 Stelle si rivolge ad Albarosa Fuccini per un aiuto nella lettura del bilancio comunale, credo che la cosa torni a onore della tua collega, ritenuta con tutta evidenza competente, affidabile e autorevole. Così come credo torni a merito di Bonaccini & Co., che con analoga evidenza si sono messi a studiare e non si sono arroccati in un antagonismo chiuso al dialogo. Permettimi un ricordo personale: una decina di anni fa gli esponenti di Vivere Insieme Terranuova, che ben conoscevano la distanza che ci separava politicamente, mi chiesero di partecipare a un paio di incontri per spiegare gli aspetti meno semplici delle indagini geologiche di supporto al Piano Strutturale e della normativa regionale che le regolava. Naturalmente accettai l’ invito e non fu tra i miei pensieri chiedere perché non si fossero rivolti a qualche collega ideologicamente affine a loro. Pensai invece, e non ho cambiato idea, che fosse un buon agire politico-amministrativo da parte di Stefano Mugnai (e questo mi rendeva ancora più inesplicabile il suo ‘peccato strutturale’ di matrice berlusconianverdiniana). Un saluto a te e, quando hai l’ occasione di sentirlo, a Stefano.
    Silvio

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  16. Caro Silvio,
    premetto che sono geloso di Albarosa politicamente come per la mia fidanzata sentimentalmente. (Permettimi la battuta)
    Detto questo. Se sono così bravi da prescindere dai partiti dovrebbero essere altrettanto bravi ad avere le risorse per farne a meno.
    Il fatto che ci vengano a chiedere "spiegaci il bilancio" dimostra che 1. non hanno conoscienze, 2. nei partiti non c'è sempre tutto sto gran schifo.
    E questo avvalora la mia di tesi: tagliamo i rami secchi e marci, perchè ci sono tanti rami buoni pronti a fiorire e a dare frutto. La politica, se fatta da persone sane, può tornare ad essere alta e nobile, come dice il nostro comune amico, Stefano, con la P maiuscola...

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