L’inquinamento, la caccia, gli incendi dolosi sono i mali minori contro i quali la natura in Italia si trova a dover fare i conti. Il peggiore? È il consumo di suolo: la copertura di terreni vergini o agricoli con asfalto e cemento per costruire case, industrie, strade o grandi arterie autostradali.
Pochi giorni fa è stato pubblicato il dossier Terra rubata: viaggio nell’Italia che scompare, frutto di una ricerca svolta dall’Università degli studi dell’Aquila e promossa dal Fondo ambiente italiano (Fai) e dal Wwf.
La ricerca, prima nel suo genere, ha riguardato undici regioni che coprono il 44 per cento della superficie italiana: Umbria, Molise, Puglia, Abruzzo, Sardegna, Valle d’Aosta, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia Intorno al secondo dopoguerra, queste regioni avevano tassi molto contenuti di densità di urbanizzazione: dall’1 al 4 per cento. Oggi alcune arrivano al 10%.
I NUMERI
Il dossier fotografa la (triste) realtà attraverso numeri che fanno impressione:
l'area urbana in Italia negli ultimi 50 anni si è moltiplicata di 3,5 volte e nei prossimi 20 verrà divorata dal cemento al ritmo di 75 ettari al giorno;
nella sola pianura padana ogni giorno vengono cementificati 19 ettari di campagne fertili;
dal 2000 al 2010 la superficie agricola utilizzata è diminuita del 2,3%, il numero di aziende zootecniche del 32,2%, con il risultato di un territorio più fragile, che ha causato 6.439 vittime tra morti e dispersi per le frane e un rischio desertificazione del territorio stimato intorno al 4,3%.
GLI EFFETTI SUL TERRITORIO
Gli effetti negativi del consumo di suolo si ripercuotono pesantemente su talmente tanti aspetti della vita di ognuno di noi e sulla vita del nostro territorio che diventa impossibile individuare i “limiti” oltre i quali gli effetti del fenomeno risultino non più sostenibili.
Gli aspetti che vengono coinvolti direttamente ed indirettamente dalla conversione urbana dei suoli sono complessivamente i seguenti:
Sfera economico-energetica:
diseconomie dei trasporti, sperperi energetici,
riduzione delle produzioni agricole.
Sfera idro-geo-pedologica:
destabilizzazione geologica,
irreversibilità d’uso dei suoli,
alterazione degli assetti idraulici ipo- ed epigei.
Sfera fisico-climatica:
accentuazione della riflessione termica e dei cambiamenti climatici,
riduzione della capacità di assorbimento delle emissioni,
effetti sul sequestro del carbonio,
propagazione spaziale dei disturbi fisico-chimici.
Sfera eco-biologica:
erosione fisica e distruzione degli habitat,
frammentazione ecosistemica,
distrofia dei processi eco-biologici,
penalizzazione dei servizi ecosistemici dell’ambiente,
riduzione della «resilienza» ecologica (ovvero la capacità di mantenere un equilibrio complessivo del sistema).
ASSENZA DI PIANIFICAZIONE
L’assenza di pianificazione ha portato un’urbanizzazione a macchia di leopardo che procede costantemente senza essere guidata con alcune leggi vigenti che risalgono al 1942. E se negli insediamenti storici c'è vicinanza tra abitazioni e servizi urbani, in quelli urbani moderni la lontananza genera necessità di infrastrutture e ulteriore consumo di territorio.
Sotto accusa i condoni edilizi del 1985, del 1994 e del 2003 (quattro milioni e mezzo di condoni richiesti) e la legge obiettivo del 2001 che in dieci anni ha fatto salire il numero delle opere previste da 115 a 390 (nel 45 per cento dei casi si tratta di strade), anche se, a oggi, solo l’1 per cento delle infrastrutture previste è stato ultimato.
GUARDANDO CASA NOSTRA, IL VALDARNO
Nonostante la ricerca dell’Università degli studi dell’Aquila non abbia coinvolto direttamente la Toscana, inutile fingere che sia un problema che non ci riguardi.
L’abusivismo sul nostro territorio sarà probabilmente meno spinto che nelle regioni del sud e la pianificazione, forse, più assennata, ma è innegabile come, con una rapidità impressionante, anche il Valdarno sia stato velocemente ingrigito dal cemento.
Dove prima c’erano campi coltivati sono sorti in pochi anni centri commerciali (Zona Ipercoop-Cine8 e Zona Gruccia), nuove aree abitative (negli anni scorsi Pernina, Paperina e la Penna, domani Città giardino) e nuove infrastrutture (bretella in costruzione tra la Penna - Pernina - Nuova Coop - Città Giardino).
COSA FARE?
Fai e Wwf, nel dossier, propongono una road map. Il primo passo sarebbe una «moratoria delle nuove edificazioni su scala comunale e il censimento degli effetti dell’abusivismo edilizio su scala comunale. Inoltre, dare priorità al riuso dei suoli anche utilizzando la leva fiscale per penalizzare l’uso di nuove risorse territoriali e permettere il cambio di destinazione d’uso di un terreno se coerente con le scelte in materia di ambiente, paesaggio, trasporti e viabilità».
Per quanto riguarda Terranuova invece, visto che è attualmente in atto la revisione del regolamento urbanistico e del piano strutturale, provo io ad avanzare una proposta lanciando così la discussione di questa settimana, quella di aprire il documento che regolerà la pianificazione territoriale del nostro comune con il seguente articolo:
“ Tenuto conto della necessità di uno sviluppo armonioso del paesaggio e del nostro territorio, per i prossimi 20 anni è fatto divieto assoluto di intaccare terreni vergini o agricoli con asfalto e cemento”.
Dedichiamoci al recupero, alla ristrutturazione, all’ammodernamento e alla riqualificazione di quello che già c’è.
Francesco N.
Il Valdarno dal punto di vista Urbanistico è un fallimento...ma se non si riesce a mettersiu d'accordo per fare 10 iniziative estive (tranne rari casi) come si può farlo per coordinare gli strumenti urbanistici?
RispondiEliminaBelle le foto di Terranuova dall'alto. Anzi progressivamente sempre più dall'alto perché l'area urbana non entra più nell'inquadratura.
RispondiEliminaMa la circonvallazione nuova quando è stata fatta? Dalla foto si vede che c'era già nel 2001... E' così tanto?
Io trovo il tema proposto molto stimolante. Si potrebbe parlarne per ore/pagine intere perchè ha diversi aspetti, riguardano l'urbanistica e i regolamenti urbanistici, le scelte nella progettazione degli investimenti pubblici, la viabilità, i regolamenti per l'agricoltura, la gestione degli orari dei servizi e del commercio, il trasporto pubblico, le reti di comunicazione.
RispondiEliminaFermiamoci allora ad una questione che sta a monte, come comportarsi.
La conservazione e salvaguardia del territorio, il blocco del suo consumo, sono per me una pre-condizione, cioè qualcosa che orienta e condiziona tutte le altre scelte. Non è solo teoria (fumo) ma deve essere verificata negli atti concreti di chi governa o amministra e in punti programmatici precisi di chi si propone.
Io mi impegno pubblicamente a votare nelle prossime tornate solo chi ha una politica che risponde al prerequisito di partenza, verificabile in tutte le aree che citavo sopra.
Per gli anonimi: non mi dite che avrò difficoltà a scegliere chi votare perchè lo so già da me. Ma manca un po' di tempo e la speranza è l'ultima a morire, specialmente se le cose si dicono chiare.
E' stata fatta -se non erro- sul finire della seconda metà dei '90, ebbene sì: nel 2001 c'era già! Dedicarsi all'ammodernamento e alla riqualificazione di quello che già c'è equivale -restando su un'ottica esclusivamente Terranuovese- a puntare al 70% sul centro storico. Ma se non siamo stati capaci di tenerlo in condizioni decorose finora, lo saremo mai? Guardiamo le cose come stanno: una piazza socialmente inutile con 4 banche e un "bar", marciapiedi fatiscenti (eccezion fatta per quelli recentemente ristrutturati, peraltro con una mappa degli interventi un po' maculata quando invece si parlava di "remake" del centro storico se non erro), palazzi tenuti malissimo: vedi la novella dello stento di Palazzo Giusti ad esempio, ma è solo quello più eclatante visto che nei suoi dintorni sono a dir poco compromesse le condizioni igienico sanitarie di base. Un centro storico perennemente infestato dalle auto, con l'unico corso della bassa valle sempre aperto alla circolazione senza però servizi ed esercizi di particolare pregio.
RispondiEliminaMa ci rendiamo conto che in tutta Via Roma non si conta un cestino dei rifiuti che sia uno, se si escludono quei 2 che ci sono in piazza?
Sebbene sia sotto gli occhi di tutti come la cementificazione negli ultimi anni è decisamente andata fuori controllo, secondo me però guardando in casa nostra alla fine è comprensibile se uno si vuol fare la villetta nuova con giardino a Paperina o Pernina...
La proposta di Francesco N. di aprire il documento che regolerà la pianificazione territoriale del nostro comune con una bella (quanto assurda) frase di premessa è inutile ed ipocrita. L’urbanistica in Italia è normata a livello regionale e la Regione Toscana prevede già nella propria legge di riferimento (L.R. 1/2005) la tutela del territorio, in particolare nei principi generali all’art. 3, quindi è superfluo ribadire certi concetti in premessa ai regolamenti, verrebbero disattesi così come già avviene per le parti della legge che non sono in sintonia con le volontà degli amministratori pubblici. Altrettanto ipocriti e fasulli sono i buoni propositi di Ettore Ciancico a proposito di rispetto del territorio, essendo stato lui già elettore e Amministratore/Assessore del Comune di Terranuova nell’attuale legislatura quindi con la legge suddetta già in vigore.
RispondiEliminaIl vero problema non sono le leggi ma coloro che sono preposti ad attuarle! Il “consumo di territorio” (espansione urbana) è in parte fisiologica, determinata (per fortuna!) dal progresso sociale ed economico delle comunità, in parte dovuta a legittime scelte politiche. Di per se non sarebbe un dramma se ben gestita, appunto, nel rispetto del territorio. La differenza è costituita dalla incapacità e dalla miopia degli amministratori pubblici, unici responsabili (nel bene e nel male) dello sviluppo e della qualità degli spazi antropizzati. Due banali considerazioni. La prima: la gestione unitaria del territorio del valdarno comporterebbe sacrifici di persone e poltrone, a vantaggio dei cittadini ma non dei “politici” che vedrebbero venir meno il loro “controllo” sulla base elettorale, e su orti e orticelli da coltivare… Quindi chi glielo fa fare? L’altra considerazione, forse peggiore, è che i sindaci sia dagli interventi edilizi che dalle aree edificabili (ICI) incassano somme di denaro di vitale importanza per i bilanci comunali, ed incassano (ICI) a prescindere dalla materiale edificazione/trasformazione delle aree edificabili. E’ ben chiaro quindi che oramai è innescato un meccanismo perverso che solo un amministratore pubblico determinato, capace, lungimirante, virtuoso, ecc… potrebbe riuscire a modificare, individuando forme alternative di finanziamento o di risparmio nei bilanci pubblici. E’ altrettanto chiaro a tutti che gli amministratori pro-tempore del comune di terranuova sono privi dei requisiti necessari per un cambiamento di rotta ed i risultati sono ben evidenti sotto gli occhi di tutti. Le leggi esistono, la differenza sta nella capacità e nella volontà di attuarle. Filippo
Con il “divieto assoluto di intaccare terreni vergini o agricoli con asfalto e cemento” ci si tutelerebbe da azioni speculative, ma si metterebbero dei seri vincoli allo sviluppo economico. Se, ad esempio, un’azienda (piccola o grande che sia) un domani decidesse di ingrandirsi non potrebbe farlo (agevolmente) con uno strumento urbanistico a “volumi zero”. Non si potrebbe ingrandire secondo le proprie esigenze (ad esempio, costruendo un nuovo magazzino “accanto” a quello esistente) ma dovrebbe farlo seguendo strade prestabilite (ad esempio, spostando una parte della propria attività in un edificio già esistente e/o dismesso, che però magari è distante dalla propria sede operativa). Questo, con gravi ripercussioni per l’occupazione (che è già in stato comatoso). Tutti ci teniamo alla salvaguardia del territorio! Ma a certi “stili di vita” ormai non possiamo più rinunciarci. Mi fanno ridere i paladini della natura. Quelli che condannano la cementificazione a priori. Quelli che si sono rintanati in campagna, nelle loro cascine rimesse, che magari fanno i fenomeni cantando in ottava rima (tra gli ulivi ) e scrivendo libri “sul pane e sul vino”, ma che non disdegnano di tutti quegli oggetti la cui produzione ha delle ripercussioni dirette sul territorio. Per le abitazioni invece il discorso cambia. Qui, il “recupero” può essere imposto o sollecitato con maggior incisività. Ci sono tanti strumenti. Basta volerlo……
RispondiEliminaMarco Balestri
Trovo l'argomento di questa settima di notevole portata poichè implica vari aspetti culturali e storici ed economici del nostro sistema territoriale. mi soffermo su due considerazioni banali ma che forse rendono meglio l'idea del problema in se stesso: 1) ONERI DI URBANIZZAZIONE- la vecchia Legge Bucalossi (art.12) prevedeva che gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria fossero investiti obbligatoriamente dai Comuni per "le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, il risanamento di complessi edilizi esistenti compresi nei centri storici, le spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale", tale articolo fu cancellato dal Ministro Bassanini consentendo ai comuni in seguito di poter usufruire degli oneri di urbanizzaione come meglio credevano dando la possibilità agli amministratori di spostare le somme derivanti all'interno dei bilanci come meglio credevano. Con questa operazione i Comuni hanno intrapreso la via del "consumismo territoriale" cercando di ricavare maggior introiti possibili dalle nuove cementificazioni chiudendo certe volta anche gli occhi. Da quando ICI e oneri di urbanizzazione rappresentano il 40% delle entrate in bilancio si è scatenato la corsa alla edificazione di massa, cercando di creare un entrata certa tutti gli anni a favore del Comune che dall'altra parte si vedeva tagliati i ifinanziamenti dallo Stato-Regioni. 2) CRESCITA- dato Istat la crescita demografica in Italia è molto più lenta della crescita della cementificazione, questa penso sia molto rilevante nel capire la direzione intrapresa negli ultimi anni.
RispondiEliminaPunto aggiuntivo l'Italia paga un periodo storico di mancato controllo urbanistico soprattutto negli anni 70' che ha fortemente compromesso l'aspetto paesaggistico in aggiutna va comunque detto che la Legge sul Paesaggio, e l'Italia è una dei pochi Stati che ha inserito il termine paesaggio in Costituzione, non ha mai funzionato. Mi ricordo quando discussi la mia tesi incentrata sulla normativa di sette regioni Italiane di attuazione del Codice del Pasesaggio, e non sto a raccontarvela tutta per non annoiarvi, era palese che ogni Regione aveva messo in campo le interpretazioni che più le sembravano idonee, con ilrisultato che nessuno però aveva veramente tutelato la materia paesaggio. Io vi esorterei a leggere i Piani di Indirizzo Terriotoriali delle regioni o delle Province, per leggere tutte le belle intenzioni che ci sono dentro e che ordinariamente non vengono attuate...tante belle parole...
mi fermo sulla questione sollevata da Marco Balestri che fa una giusta differenzazione tra ambito agricolo e pruo residenziale, perchè chi fa seriamente l'agricoltura di professione incide pesantemente sulla regimazione delle acque e ridurre i pericoli del dissesto idrogeologico, oltre che all'aspetto paesaggistico (pensate solamente agli olivi terrazzati delle nostre zone).
Ultima e mi fermo, dire che a Terranuova si è lavorato poco sul nuovo e molto sul recupero mi pare una grossa "bufala" per non usare altri termini, nno scordiamoci che alle porte del centro abbiamo creato uno sviluppo residenziale di dimensione forse uniche in Toscana, io non sto a giudicare il suddetto intervento, ma mi pare di poco buon senso lavarsene le mani e che l'intervento sia piovuto dal cielo e nessuno lo ha approvato. Ognuno si prenda seriamente le proria responsabilità.
scusate la lunghezza dell'intervento....
Luca Trabucco
PRIMA PARTE
RispondiEliminaLe notizie a volte si chiamano e si rincorrono. Il giorno prima della presentazione del rapporto WWF/FAI, il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra, ha ricevuto il premio ‘Personaggio Ambiente 2011’. Già noto ai lettori di questo blog (“Vi cediamo la nostra Panda verde”, 13 luglio 2010), è stato fra i promotori del movimento ‘Stop al consumo di territorio’, che la settimana prossima terrà la sua prima campagna nazionale “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”.
Io allora faccio due passi indietro e torno all’ ultimo numero del notiziario del Comune di Terranuova per qualche considerazione sui pensieri urbanistici di Amerighi e Chienni. Anzi, sulle parole con cui questi pensieri sono stati proposti. Perché io trovo che molto più dello scritto di Migliorucci abbiano fatto torto alla lingua italiana proprio le argomentazioni del Sindaco e dell’ Assessore all’ urbanistica. E mi spiego. Amerighi ha parlato di “un territorio che cresce senza nuove espansioni abitative nel fondovalle e con una forte salvaguardia delle nostre aree protette”. Chienni ha completato il concetto dicendo che occorre “ridurre l’espansione residenziale” e “costruire meno e meglio”. Affermazioni semplici nella forma, ma cariche di significati impliciti. Chi le legge infatti è portato a pensare che:
1) in passato si sono costruite troppe case, occupando troppo territorio;
2) la qualità di queste case poteva essere migliore;
3) ci deve essere qualcosa di poco buono nell’ edificare nel fondovalle, e allora è meglio costruire in collina.
Cominciamo da quest’ ultimo punto e diciamo subito che non è vero. Anzi, che quasi sempre è vero il contrario. Infatti il Piano di Indirizzo Territoriale della Toscana (PIT) annovera fra le cosiddette ‘invarianti strutturali’ – i caratteri cioè da conservare perchè essenziali e non negoziabili – proprio il patrimonio collinare. Un patrimonio che comprende non solo le colline in senso stretto, bensì tutti quei contesti territoriali in cui è “riconoscibile il valore identitario per la comunità regionale nella sua evoluzione sociale” (Disciplina generale del Piano, art. 20). Nelle aree così definite il PIT ritiene che siano “da evitare le tipologie insediative riferibili alle lottizzazioni a scopo edificatorio destinate alla residenza urbana” (Disciplina generale del Piano, art. 21 comma 7). Molti si chiederanno a questo punto come sia stato possibile approvare a Terranuova un progetto di edificazione in collina concettualmente simile a una ‘Milano 2’. Semplice: perché quelle della Regione sono ‘direttive’ senza valore di prescrizioni cogenti, e anche perché il PIT con le integrazioni di carattere paesaggistico è stato adottato nel giugno 2009, mentre la lottizzazione terranuovese è stata approvata tre mesi prima. Con una scelta che, sia chiaro, è incontestabile sul piano della legittimità. Ma che, sia altrettanto chiaro, è in radicale contrasto con gli obiettivi di tutela del patrimonio territoriale posti dalla Regione Toscana. E questo il Sindaco non lo ha scritto.
SECONDA PARTE
RispondiEliminaReticenze analoghe corredano le affermazioni dell’ Assessore all’ Urbanistica. Che porta a proprio merito l’ intenzione di “ridurre l’espansione residenziale” e “costruire meno”, ma non dice che a consentire un’ espansione residenziale abnorme è stata nel recente passato proprio l’ amministrazione Amerighi 1, di cui anch’ egli faceva parte come consigliere comunale, nonché capogruppo consiliare e segretario del Pd (mi auguro di ricordare bene e mi domando perché sul sito del Comune i nostri amministratori ci ammanniscano le loro fotografie ma neanche uno straccio di curriculum politico). Dunque, gli intenti che vengono proclamati sono esattamente l’ opposto di quanto è stato praticato dal 2004 al 2009.
Tralasciamo pure l’ urbanistica (il concetto di sviluppo, il binomio pianificazione/governo, il costruire meglio, le imprese da attrarre, ecc.) e limitiamoci a cercare la coerenza fra le affermazioni e i dati di fatto. Purtroppo questa coerenza non c’ è. I nostri due amministratori usano le parole in modo formalmente corretto per dipingere una realtà diversa da quella che è, confidando che i cittadini non sappiano o comunque non ricordino tutto. Si ammantano di ‘sostenibilità’ quando invece dovrebbero dire che hanno scelto l’ opzione del consumo di territorio e della monetizzazione connessa. E di tale scelta dovrebbero assumersi la responsabilità (come amano dire i politici), soprattutto al momento di presentarsi al giudizio delle urne.
Maneggiare le parole come le campanelle alla festa del Perdono: comincia qui, a mio modo di vedere, l’ antipolitica. È facile dire di Berlusconi che ‘intorta’ gli elettori perché ha svuotato il linguaggio del suo significato. Pesa di più doverlo dire di due esponenti di un partito che non di rado nel passato è stato difensore di chi non aveva né voce né parola. Talvolta il solo difensore. Ci si sente in una sorta di realtà rovesciata. Come quando Alice attraversa lo specchio e dialoga con l’ uovo Humpty Dumpty. Che le dice: “Quando io uso una parola essa significa ciò che appunto voglio che significhi: né più né meno”. Alice gli replica: “Si tratta di sapere se voi potete dare alle parole tanti diversi significati”. E Humpty Dumpty: “Si tratta di sapere chi ha da essere il padrone”.
Silvio Cazzante
P.S.: a Cesare quel che è di Cesare, il riferimento ad Alice lo ha già proposto Gianrico Carofiglio, un paio di anni fa, parlando di Berlusconi. Mutatis mutandis, appunto.
Se leggo quello che scrive Ciancico e quello che scrive Cazzante non ci vedo differenze. Avranno preso il caffè dal Piansa...
RispondiEliminaCaro Filippo, quella del “le leggi ci sono, basta applicarle” è una teoria che torna bene per qualsiasi argomento. Ma sei sicuro che calzi a pennello su questo?
RispondiEliminaLa smentisci tu stesso quando dici che i sindaci sono incentivati ad effettuare interventi edilizi dai quali “incassano somme di denaro di vitale importanza per i bilanci comunali”. Questo significa che leggi attuali sono sbagliate perché incentivano d “abusare” del nostro territorio. O no?
Credo che il commento di Luca Trabucco sia illuminante in questo senso: ha aggiunto dati, riflessioni e riferimenti normativi che indeboliscono la tesi per cui le attuali norme siano sufficienti a bloccare un consumo di suolo così selvaggio.
Complimenti belle riflessioni, mancano quelle di qualche amministratore, perchè non proponete una iniziativa in cui però le redini del dibattito non siano tenute dall'amministrazione?
RispondiEliminaVolendo ribaltare sulla nostra realta terriotriale le problematiche sollevate dalla ricerca del wwf si deve partire da quello che ha scritto Silvio Cazzante. Il suo ragionamento è talmente chiaro e lineare che non rimane niente da aggiungere. Ci prendono per i fondelli, c'è poco da fare. Aprono un cantiere enorme abbattendo una collina e trasformando radicalmente il paesaggio del nostro paese e poi ci vengono a raccontare che il loro piano punta tutto sul recupero dell'esistente, sulla sostenibilità e sull'espansione senza nuove costruzioni. Se non è ipocrisia questa...
RispondiEliminaSimone