Il Valdarno si muove con un solo mezzo di trasporto: l’auto privata.
Ma se è vero che aumenta la popolazione, aumenta il traffico, i parcheggi scarseggiano e la benzina costa sempre di più, per quale ragione non dovremmo cominciare a pensare ad una serie di investimenti coordinati per sviluppare un nuovo concetto di mobilità?
La mobilità sostenibile, quella finalizzata a ridurre la presenza degli autoveicoli privati negli spazi urbani a vantaggio della cosiddetta “mobilità alternativa”, non è e non può essere un’iniziativa dei singoli cittadini. Solo le amministrazioni pubbliche possono essere protagoniste di una nuova organizzazione della mobilità, allargando le aree pedonali, costruendo piste ciclabili e riorganizzando il trasporto pubblico.
Alcune domande:
Nelle strade di “ultima generazione” (zona Poggilupi, zona Penna) che le nostre amministrazioni stanno portando a termine sono stati, ad esempio, previsti spazi adeguati per le piste ciclabili?
Potremo un giorno percorrere le strade del Valdarno in bicicletta senza il costante rischio di essere schiacciati da un SUV?
Perché si tende a concepire la pista ciclabile come uno spazio di svago “da fine settimana” e non come una potenziale via da percorrere per andare da qualche parte con la bicicletta anziché andarci in macchina?
Perché ci accontentiamo di una pista ciclabile lungo il Ciuffenna che si sviluppa per un chilometro a malapena e va dal “nulla” al “niente”?
Perché invece non pensare di collegare il centro storico, le zone commerciali e le zone a più alta densità residenziale con una pista ciclabile continua?
Questione trasporto pubblico: i collegamenti autobus tra Terranuova, Montevarchi e San Giovanni sono indiscutibilmente scarsi: una manciata di corse la mattina, riempite dagli studenti, quindi un pullman ogni due ore circa, in genere semideserto.
Domanda: non utilizziamo gli autobus perché ce ne sono troppo pochi o gli autobus sono pochi perché nessuno ci salirebbe comunque? In economichese: non c’è domanda perché non c’è offerta o non c’è offerta perché non c’è domanda?
Forse è davvero impossibile convincere un valdarnese a salire su un mezzo pubblico, ma se è vero che una parte consistente del nostro traffico è determinata da spostamenti interni (le macchine che vediamo in giro sono quasi tutte nostre, non c’è grossa presenza di traffico di passaggio), investire su questo tipo di mobilità alternativa potrebbe anche essere una buona idea.
Faccio allora una proposta, che mi piacerebbe discutere con voi: una sperimentazione di 6 mesi promossa dai tre Comuni di Terranuova, Montevarchi e San Giovanni, che garantisca un servizio autobus avanzato e potenziato nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, dalle 7.30 alle 19.30.
Settantadue corse al giorno. Trentasei per la linea che percorre il Valdarno in senso orario (Linea Rossa Terranuova - Montevarchi - San Giovanni - Terranuova) e trentasei per la linea che gira in senso antiorario (Linea Blu Terranuova - San Giovanni - Montevarchi - Terranuova).
Sono poco meno di 20 km che ogni autobus, considerando le fermate, percorre in un’ora circa.
Con sei autobus (magari elettrici) e dodici autisti dedicati al progetto si riuscirebbe a garantire un servizio di trasporto pubblico d’eccellenza, con una corsa ogni 10 minuti (alternativamente blu e rossa), come nelle città moderne.
I costi della sperimentazione (noleggio autobus, manutenzione e assicurazione mezzi, stipendi autisti, pubblicizzazione) sarebbero da dividere tra i tre Comuni. Se poi il progetto venisse sposato dai cittadini/utenti, l’investimento potrebbe essere ammortizzato in modo non trascurabile dal ricavo dei biglietti, ma soprattutto darebbe i propri frutti in termini di miglioramento della qualità dell’aria e di diminuzione del carico di traffico.
Dovremmo cominciare a sognare un mondo dove acquistare un’auto rappresenti una scelta, non una necessità di vita. Un mondo dove il diritto allo spostamento sia garantito dalla comunità, non dall’acquisto di un’auto privata.
È una rivoluzione necessaria, specie in tempi di crisi, nei quali l’acquisto di un’auto può diventare una spesa insostenibile.
Francesco N.