martedì 31 gennaio 2012

Nevica?

L’allerta meteo di questi giorni ci riporta alla mente l’evento meteorologico del 17 dicembre 2010 quando la nostra Regione fu letteralmente paralizzata da una nevicata straordinaria.
Nell’occasione furono mosse pesanti critiche alle amministrazioni per la mancata preparazione ad una precipitazione nevosa forte ma comunque annunciata, anche se le mancanze più gravi furono sicuramente quelle della società autostrade.
Tra i comuni del Valdarno quello di Terranuova si dimostrò uno dei più preparati all’emergenza riuscendo a liberare le strade del paese in meno di ventiquattro ore mentre Montevarchi e San Giovanni non riuscirono ad essere altrettanto rapidi nelle operazioni.
L’esperienza  sembra essere comunque servita un po' a tutti… Catene a bordo obbligatorie anche nelle strade urbane, mezzi organizzati per tempo e igià da questa mattina molte strade sono già state battute dai mezzi spargisale.
Ce la faremo a non rimanere bloccati?

martedì 24 gennaio 2012

IL DECRETO LIBERALIZZAZIONI

Tra mille proteste e tirate di giacca il governo Monti ha varato un proprio piano di liberalizzazioni.

Sembra un provvedimento completo, che ne ha per tutti: dalle farmacie agli ordini professionali, dall’energia alle autostrade e poi banche, assicurazioni e pubblici esercizi.

Tutti noi speriamo che come successo in alcuni servizi in cui negli anni si è (quasi) interrotta la fase di monopolio, così anche in altri settori questo provvedimento possa sviluppare forti spinte concorrenziali.

Speriamo inoltre che il coraggio politico non dimostrato dai molti governi politici che si sono succeduti negli ultimi anni possa essere dimostrato da un governo tecnico, che pur essendo tale ha bisogno del sostegno del parlamento ma dovrà conservare il “carattere” dettato dalla sua natura.

Con il pacchetto liberalizzazioni si pensa di ottenere un risparmio per famiglia che Federconsumatori arriva a stimare in 946 €, cosa che sarebbe gradita e risulterebbe più che una boccata di ossigeno per i sacrifici richiesti con le manovre economiche susseguitesi negli ultimi mesi. Lo stesso premier Monti al momento di presentare il pacchetto si è affrettato a garantire che l’obiettivo del governo è proprio quello di generare risparmi dallo stimolo della concorrenza in settori finora toccati solo marginalmente, risparmi che servirebbero a compensare i maggiori aggravi. 

Speriamo…ma permane qualche dubbio. Non convince ad esempio che dopo una iniziale bozza si sia tornati indietro su cose che sono veramente care agli italiani.

Ad esempio: bene il Price Cap sulle autostrade, ma perché destinarlo alle sole nuove concessioni autostradali? Intanto i possessori delle vecchie concessioni potranno procedere con il proprio piano di aumenti tariffari? Ricordiamo il rincaro di inizio 2011 dopo che quindici giorni prima l’Italia si era bloccata per giorni a causa di una nevicata, forte, ma annunciata.

Bene incentivare i self service di carburante e permettere ai gestori/proprietari l’acquisto di benzina sul libero mercato, ma perché la retromarcia sul provvedimento iniziale che prevedeva l’obbligo per i petrolieri di vendere un terzo dei ventitremila impianti di proprietà?

Un altro esempio concreto: il governo Monti “si è accorto”  della crisi che attanaglia le aziende che lavorano con la pubblica amministrazione, crisi che è in larga parte dovuta ai ritardi nei pagamenti, che da studi effettuati fanno sì che le aziende stesse si prefigurino come banche nei confronti della PA. Ma c’era bisogno di tirar fuori l’idea del pagamento alternativo con i bond? oppure c’era da insistere sulla mora per i ritardi dei pagamenti?

Avremmo voluto che il governo mostrasse più coraggio nei confronti delle banche, chiedendo loro maggiore chiarezza nei rapporti con il cliente e nei costi dei propri servizi. Sarebbe stato un atto che avrebbe permesso al governo Monti di scrollarsi definitivamente di dosso l’etichetta di ‘governo dei banchieri’ attribuitagli da chi tende a screditarlo.

Una delle sfide che questo provvedimento lancia e che siamo curiosi di vedere se potrà veramente centrare l’obiettivo è quella della ricaduta occupazionale (basti vedere quanto previsto per farmacie, professioni etc…): si apriranno ai giovani nicchie di mercato del lavoro finora loro precluse per mancanza della “dote necessaria”? Leggendo vari commenti ci si rende conto che non esiste una ricetta unica ed europea. Molto dipende dalle abitudini dei cittadini, gli stessi provvedimenti presi in Francia o in Svezia hanno causato ricadute occupazionali diverse.

Oltre a queste vi sono altre misure che ci fanno essere a favore del decreto liberalizzazioni, ma ci sarebbe piaciuto che il governo avesse mostrato più coraggio, e che in futuro riuscisse ad evitare i pantani parlamentari. Il 36% dei deputati e senatori appartiene a categorie  che verranno direttamente toccate dal provvedimento (avvocati, medici, notai, farmacisti, etc…). Riuscirà il dibattito parlamentare a tutelare veramente l’interesse generale, evitando gli interessi particolari.? Vi sono parlamentari che in queste ore mostrano tutto il coraggio del mondo,  come se fino all’altro ieri fossero stati impegnati a fare altro.

Intanto si prospettano giorni grigi. Sono pronti a scendere in piazza i tassisti, poi gli avvocati, i farmacisti e poi per motivi diversi gli autotrasportatori ed i ferrovieri. Non crediamo che in questo caso non valga il detto “molti nemici molto onore”, la concertazione rimane pur sempre uno strumento privilegiato, ma vorremmo che il governo Monti non facesse marcia indietro di fronte a chi, seppur in maniera legittima, protesta per tutelare i propri interessi.

Paolo Bizzarri

martedì 17 gennaio 2012

UN COMUNE CHE ...INFORMA

Leggendo l’ultimo numero di Comune Informa abbiamo pensato che non pochi degli argomenti trattati si prestavano a una discussione sul blog. Ne abbiamo allora scelti dodici, che ci sembrano particolarmente significativi, e li proponiamo ai lettori con le stesse parole del notiziario.

Terranuova e i giovani - “Una comunità in cui i giovani si possono sentire protagonisti – qui e ora – dei propri spazi e del proprio futuro” (Mauro Amerighi).
Il territorio di Terranuova – “Un territorio che cresce senza nuove espansioni abitative nel fondovalle” (Mauro Amerighi).
La cultura a Terranuova – “Giovani e anziani hanno fatto divenire il centro ‘Le Fornaci’, Palazzo Concini, i nostri borghi, le nostre chiese, le nostre frazioni, i luoghi dove cittadini e associazioni si propongono come i protagonisti della vita culturale del Valdarno” (Mauro Amerighi).
Alimentazione al Nido – “Il cibo quindi diviene un ‘laboratorio di emozioni’, capace di riscoprire la bontà e la genuinità dei prodotti dei nostri territori” (Katia Faleppi).
Le manutenzioni – “Un ruolo decisivo nella pianificazione degli interventi sul patrimonio pubblico lo hanno avuto i periodici incontri con i cittadini, in cui sono state sollevate questioni e portati contributi interessanti che sono stati accolti con piacere dall’Amministrazione” (intervista a Mauro Di Ponte).
La discarica – “E se i cittadini cominciassero ad andare fieri dei propri impianti?” (CSAI).
Cosa è l’urbanistica? – “l’urbanistica è la disciplina che si propone di governare lo sviluppo di un territorio” (Sergio Chienni).
Gli obiettivi del nuovo Regolamento Urbanistico – “incentivare l’arrivo di nuove imprese e supportare quelle esistenti per favorire la conseguente ricaduta occupazionale, ridurre l’espansione residenziale, costruire meno e meglio, puntare sull’efficienza energetica degli edifici, approntare un’idonea normativa dei centri storici con la necessaria schedatura degli edifici” (Sergio Chienni).
Il Piano Urbano del Traffico – “Sarà questo l’inizio di un percorso comune, una sorta di ‘Patto con i cittadini per la mobilità sostenibile’ che punti a obiettivi significativi di sicurezza, di incentivo per l’utilizzo del trasporto pubblico locale e di aumento della fruibilità e di utilizzo degli spazi pedonali e ciclabili” (Elena Fratini).
Il Centro Riabilitazione Terranuova – “Il CRT infatti, dopo due anni difficili, sta rilanciando la sua azione, grazie all’intenso lavoro del suo neo-presidente Francesco Lorenzini, del Sindaco e della Asl, i quali hanno da sempre creduto nelle potenzialità di questa società. Oggi finalmente ne vediamo i brillanti risultati” (Centro Sinistra per Terranuova).
Unione dei Comuni – “A motivare le nostre perplessità ricorrono anche le ultime scelte intraprese dall’amministrazione che hanno visto Terranuova soccombere nelle decisioni programmatiche di vallata, basti pensare alla strada S69 che come primo stralcio progettuale doveva prevedere il tratto casello-Valvigna e che invece è stato stravolto in favore del tratto casello-San Giovanni, o all’area ricompresa tra il casello e la piscina che potenzialmente potrebbe avere uno sviluppo in qualità di polo industriale, ma che rimane ferma al palo grazie ad un patto d’intesa, firmato anche dal nostro Sindaco, che vincola la scelta urbanistica al benestare degli altri comuni” (Terranuova per la Libertà).
“Il protocollo d’intesa stabilisce una serie di passaggi successivi con precise scadenze temporali per arrivare alla effettiva costituzione, a partire dal 1 gennaio 2012 dell’Unione dei Comuni. Un nuovo ente dotato di una Giunta, di un Consiglio ed anche di una propria sede. Alcuni Comuni hanno rispettato le scadenze, il nostro Comune no. E questo perché non c’è accordo in maggioranza” (Lista Pasquini).
Le partecipate comunali – “Troppe, costose e spesso inutili se non ad assegnare posizioni talvolta funzionali a mantenere – sul piano squisitamente politico – il sistema di potere della sinistra. […] Un risparmio oggettivo […] sarebbe possibile eccome. Peccato però che sull’Amministrazione evidentemente prevalga l’esigenza tutta politica di alimentare il consenso senza tenere conto dei costi per la collettività” (Popolo della Libertà).
Ci sembra che non manchi la carne al fuoco. Buona discussione.

La Redazione

martedì 10 gennaio 2012

Sviluppare mobilità alternativa

Il Valdarno si muove con un solo mezzo di trasporto: l’auto privata.
Ma se è vero che aumenta la popolazione, aumenta il traffico, i parcheggi scarseggiano e la benzina costa sempre di più, per quale ragione non dovremmo cominciare a pensare ad una serie di investimenti coordinati per sviluppare un nuovo concetto di mobilità?
La mobilità sostenibile, quella finalizzata a ridurre la presenza degli autoveicoli privati negli spazi urbani a vantaggio della cosiddetta “mobilità alternativa”, non è e non può essere un’iniziativa dei singoli cittadini.  Solo le amministrazioni pubbliche possono essere protagoniste di una nuova organizzazione della mobilità, allargando le aree pedonali, costruendo piste ciclabili e riorganizzando il trasporto pubblico.
Alcune domande:
Nelle strade di “ultima generazione” (zona Poggilupi, zona Penna) che le nostre amministrazioni stanno portando a termine sono stati, ad esempio, previsti spazi adeguati per le piste ciclabili?
Potremo un giorno percorrere le strade del Valdarno in bicicletta senza il costante rischio di essere schiacciati da un SUV?
Perché si tende a concepire la pista ciclabile come uno spazio di svago “da fine settimana” e non come una potenziale via da percorrere per andare da qualche parte con la bicicletta anziché andarci in macchina?
Perché ci accontentiamo di una pista ciclabile lungo il Ciuffenna che si sviluppa per un chilometro a malapena e va dal “nulla” al “niente”?
Perché invece non pensare di collegare il centro storico, le zone commerciali e le zone a più alta densità residenziale con una pista ciclabile continua?
Questione trasporto pubblico: i collegamenti autobus tra Terranuova, Montevarchi e San Giovanni sono indiscutibilmente scarsi: una manciata di corse la mattina, riempite dagli studenti, quindi un pullman ogni due ore circa, in genere semideserto.
Domanda: non utilizziamo gli autobus perché ce ne sono troppo pochi o gli autobus sono pochi perché nessuno ci salirebbe comunque? In economichese: non c’è domanda perché non c’è offerta o non c’è offerta perché non c’è domanda?
Forse è davvero impossibile convincere un valdarnese a salire su un mezzo pubblico, ma se è vero che una parte consistente del nostro traffico è determinata da spostamenti interni (le macchine che vediamo in giro sono quasi tutte nostre, non c’è grossa presenza di traffico di passaggio), investire su questo tipo di mobilità alternativa potrebbe anche essere una buona idea.
Faccio allora una proposta, che mi piacerebbe discutere con voi: una sperimentazione di 6 mesi promossa dai tre Comuni di Terranuova, Montevarchi e San Giovanni, che garantisca un servizio autobus avanzato e potenziato nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, dalle 7.30 alle 19.30.
Settantadue corse al giorno. Trentasei per la linea che percorre il Valdarno in senso orario (Linea Rossa Terranuova - Montevarchi - San Giovanni - Terranuova) e trentasei per la linea che gira in senso antiorario (Linea Blu Terranuova - San Giovanni - Montevarchi - Terranuova).
Sono poco meno di 20 km che ogni autobus, considerando le fermate, percorre in un’ora circa.
Con sei autobus (magari elettrici) e dodici autisti dedicati al progetto si riuscirebbe a garantire un servizio di trasporto pubblico d’eccellenza, con una corsa ogni 10 minuti (alternativamente blu e rossa), come nelle città moderne.
I costi della sperimentazione (noleggio autobus, manutenzione e assicurazione mezzi, stipendi autisti, pubblicizzazione) sarebbero da dividere tra i tre Comuni. Se poi il progetto venisse sposato dai cittadini/utenti, l’investimento potrebbe essere ammortizzato in modo non trascurabile dal ricavo dei biglietti, ma soprattutto darebbe i propri frutti in termini di miglioramento della qualità dell’aria e di diminuzione del carico di traffico.
Dovremmo cominciare a sognare un mondo dove acquistare un’auto rappresenti una scelta, non una necessità di vita. Un mondo dove il diritto allo spostamento sia garantito dalla comunità, non dall’acquisto di un’auto privata.
È una rivoluzione necessaria, specie in tempi di crisi, nei quali l’acquisto di un’auto può diventare una spesa insostenibile. 
Francesco N.

martedì 3 gennaio 2012

Non ce la faremo.


Non ce la faremo perché siamo caduti nella palude definitiva. E ci ostiniamo a trovare da soli una via d’ uscita, mors tua vita mea.
Perché non è possibile cambiare un paese dove il consenso sociale gratifica i disonesti. Dove associazioni ad alta densità di mascalzoni chiamate partiti hanno occupato e controllano ogni ganglio della vita pubblica. Dove cittadini liberi e movimenti indipendenti non trovano rappresentanza. Dove diligenti umettaterga, misericordiose sorelle di Venere e minus habentes politico-economico-culturali possono diventare parlamentari, amministratori locali, presidenti di grandi società.
Non ce la faremo perché tolleriamo l’ eguaglianza e il merito solo se rimangono parole chiuse nel dizionario. Perché preferiamo l’ ipocrisia alla sincerità, l’ egoismo alla solidarietà. E ancora di più quella ipocrisia che pretende di nobilitare l’ egoismo con la veste del particulare guicciardiniano.
Non ce la faremo perché i ricchi si sono chiusi nel castello e i poveri chiedono solo di entrarvi per essere accolti come servi. Forse con ragione, perché l’ informazione li ha cancellati e allora è meglio esistere da oppressi che non essere.
Non ce la faremo perché i vampiri ci hanno bevuto il sangue e hanno  lasciato il posto agli antropofagi. Pronti a raccontarci che siamo tutti sulla zattera della Medusa. E protervi tanto da chiamare ‘Bocconi’ il loro club.
Perché Adriano Olivetti non ha avuto eredi e l’ imprenditoria oggi è rappresentata da un signore che vendeva gli incontri con l’ Avvocato, dalla rampolla di una famiglia di patteggiatori per tangenti e corruzione, e da un manipolo di maldefiniti ‘capitani coraggiosi’, buoni solo a comprare Telecom a debito (chiedo scusa, per leveraged buyout) e a portare in agonia anche la parte buona di Alitalia, la good company, acquisita con passeracea benedizione.
Perché questi predoni delle buoneuscite ci fanno credere che per fare il loro lavoro (lavoro?) occorra un prestigioso ‘em-bi-ei’, un Master in Business Administration, mentre fra sé si danno di gomito, sapendo che ‘MBA’ sta per ‘Master in Buggeratura Applicata’.
Non ce la faremo perché in fondo non ci dispiace ridurci a villaggio vacanze per gli europei del primo mondo. Gongolanti perché il nostro sole, il nostro mare, i nostri colori, le nostre stagioni li abbiamo solo noi. Ma dimenticando che, con i cambiamenti in corso, presto anche il clima mite ci abbandonerà per migrare verso Nord. Lasciandoci al deserto.
 Silvio Cazzante