martedì 13 settembre 2011

Dieci anni dopo

Sono ormai trascorsi dieci anni dall’attacco alle Torri Gemelle, domenica ne ricorreva il triste anniversario ed è doveroso unirsi al dolore per le vittime di quel folle gesto.
Ognuno di noi ha un ricordo indelebile legato al nefasto 11 settembre 2001. Il mio, seduto alla fine del pranzo mentre parlavo con i miei e sullo sfondo la Tv sintonizzata (casualmente) a basso volume su Rete 4 sulla quale scorrevano le immagini della prima torre colpita e noi increduli cercavamo di capire cosa fosse successo, immaginando, o forse sperando, in un tragico incidente. Così fino alla sera quando seduti attoniti davanti alla tv si sono delineati i contorni dell’accaduto e tutti noi abbiamo cominciato a prendere confidenza con nomi come Al Qaeda, Bin Laden, jihad (fino ad allora noti solo agli “addetti ai lavori”) che avrebbero accompagnato la nostra vita da lì in avanti.
Nessuno di noi poteva immaginare che quel giorno avrebbe cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di vivere, ci avrebbe condizionato nel modo in cui guardare il vicino di casa o nello scegliere le nostre vacanze. Tante piccole nostre azioni quotidiane non sarebbero più state come prima, anche prendere un aereo, un treno o l’autobus per andare a lavoro sarebbe divenuto molto diverso. Tutti noi, nostro malgrado abbiamo rinunciato a gran parte della nostra privacy, i centri delle nostre città sono stati invasi da impianti di videosorveglianza, le misure per l’espatrio o al contrario le politiche di accoglienza inasprite, tutto in nome di una serenità da ricercare, da ricostruire. Il cuore pulsante dell’economia mondiale era stato centrato. L’obiettivo dei terroristi era stato raggiunto: colpire gli Stati Uniti e di essi il luogo simbolo del sistema capitalistico, che pur colpito vacillò ma non cadde, cosa che invece è avvenuta quasi un decennio più tardi e non per colpa del terrorismo, ma di fronte alla speculazione e all’applicazione selvaggia delle regole di mercato. Dove non sono riusciti i terroristi ci stiamo riuscendo con le nostre mani.
A dieci anni di distanza lo scenario è poco confortante. L’Occidente dichiarando guerra al terrorismo ha portato la guerra a casa dei terroristi. Per primo l’Afghanistan paese fiancheggiatore dei talebani ed essi del terrorismo, poi l’Iraq. Nel giorno del decennale sono stati 4 i militari USA morti in Afghanistan a causa degli attacchi alle truppe alleate, il terrore non conosce tregua. Una guerra funesta in termini di vittime militari e soprattutto civili, anche l’Italia paga un costo altissimo, e di denaro speso nel suo mantenimento. Una guerra che ha riacceso il dibattito, mai sopito, tra guerra giusta e guerra ingiusta, ammesso che si possa mai considerare giusta una guerra e legittima difesa una azione compiuta a migliaia di chilometri di distanza da casa. Adesso quasi a volerne disconoscere la paternità i politici sono impegnati a cercare una exit strategy, lo stesso Obama al momento della sua elezione alla Casa Bianca metteva ai primi posti del suo programma il ritiro delle truppe entro due anni di governo, così come i politici italiani stanno seguendo la strada del ritiro programmato. Ma il percorso di transizione è terminato oppure si agisce sull’onda dell’emozione e della ricerca del consenso?
Nel frattempo una bella reazione è arrivata dai milioni di algerini, tunisini, libici, siriani e giovani yemeniti che a difesa dei propri diritti e contro i regimi dittatoriali/familiari del proprio paese hanno deciso di scendere in piazza (in quasi tutti i casi pacificamente) manifestando e rivendicando il loro diritto a lottare per la propria libertà.
Paolo B.

8 commenti:

  1. D'accordo su tutta la lina tranne che sul fatto che le proteste nella primavera araba siano state pacifiche.
    LD

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  2. Perchè non scrivete della camorra che a Terranova controlla un sacco di attività commerciali, invece che queste cazzate?

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  3. Anche il Valdarno è una zona in cui la Camorra è riuscita ad insediarsi, controllando non solo lo spaccio di stupefacenti, ma mettendo in piedi truffe da professionisti: i malavitosi avevano ad esempio creato un’agenzia per fornire “buttafuori” per i locali della zona e, per avere più lavoro, mandavano loro stessi persone a creare scompiglio nei locali; una volta ottenuto l’incarico richiedevano cifre esorbitanti ed iniziavano a farla da padroni nei locali, intimidendo ed assoggettando i titolari, impauriti sia dalle richieste di estorsione che dalle promesse ritorsive dei mafiosi .
    Del resto, c’erano sia la droga che le armi tra le attività dei camorristi, come dimostrò l’operazione “Intercity” che portò all’arresto di 17 persone.
    Anche nella provincia di Arezzo e nel Valdarno, da sempre terra di riciclaggio di capitali illeciti, sono stati confiscati beni immobili appartenenti alla Camorra, che si è ivi insediata con le sue attività illecite da ormai qualche anno; la maggior parte di queste confische sono state fatte nel comune di Terranuova Bracciolini, dove sono stati travati alcuni immobili di appartenenza cammorista.

    Firenze, 20 Ottobre 2009

    Maurizio Pascucci
    Esecutivo Arci Toscana
    Coordinatore del Progetto “Liberarci dalle Spine”

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  4. Preso boss dei 'Casalesi', ora è allarme camorra

    Retata di Casalesi: preso uno del clan a Montevarchi. In fuga dopo un agguato con due morti. Intanto comincia in un tribunale blindato il processo contro il racket dei buttafuori da night

    Arezzo, 2 luglio 2008 - Lui sì che veniva da Gomorra, capitale dell’impero criminale della camorra, secondo l’ormai celeberrima definizione di Roberto Saviano, lo scrittore anti-clan. Francesco Galoppo, 26 anni, originario di Villa Literno in provincia di Caserta ma da anni trasferitosi in Valdarno, è stato arrestato all’alba, nell’ambito della grande retata che ha inflitto un nuovo durissimo colpo al clan dei Casalesi, il più potente della camorra, forse in questo momento l’organizzazione criminale più pericolosa d’Italia, persino più dei corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano.




    I carabinieri lo hanno preso all’alba nella sua abitazione di Montevarchi, a ridosso del centro storico. Qui faceva l’operaio e rigava dritto (almeno faceva finta) ma per la procura distrettuale antimafia di Napoli è un esponente di spicco di una delle famiglie più potenti del clan dei Casalesi, i Bidognetti di 'Cicciotto è mezzanotte', superboss che insieme a Francesco Schiavone, in arte Sandokan, si è visto confermare la condanna all’ergastolo appena qualche settimana fa, nel processo d’appello 'Spartacus bis'. Il che dà le dimensioni di un fenomeno, le infiltrazioni della camorra anche in provincie del centro-nord come Arezzo e Modena, che è sempre più preoccupante.



    Da cinque anni i Bidognetti sono impegnati in una faida sanguinosa con la famiglia scissionista dei Tavoletta-Cantiello, che si sentivano danneggiati nella ripartizione dei proventi illeciti e che perciò hanno impugnato le pistole, in una striscia senza fine di omicidi e tentati omicidi. Anche Cavallo era rimasto vittima di un agguato, il 29 settembre 2003 a Villa Literno, noto come la strage di S. Michele. I killer della fazione avversa ai Bidognetti uccisero due poveracci che non c’entravano niente, invece Cavallo, più un 'soldato' che un boss, se la cavò con qualche pallottola in corpo. Più che sufficiente, comunque, a fargli capire il messaggio. Già un mese dopo un’intercettazione telefonica rivelò che era fuggito dal casertano e si era trasferito a

    Terranuova Bracciolini,

    dove poteva appoggiarsi ad alcuni parenti. Da allora è sempre rimasto in Valdarno, ultimo domicilio nel centro storico di Montevarchi.

    Salvatore Mannino

    http://www.lanazione.it/arezzo/2008/07/02/101492-preso_boss_casalesi.shtml

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  5. La guerra giusta non esiste men che meno questa, dove ogni giorno perdono la vita dei civili.

    Pane Vino&Zucchero

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  6. Ritengo che intervenire in afghanista e iraq al fianco degli alleati sia stato un dovere.
    che roba è questa della camorra?

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  7. Via i soldati dall'Afghanistan, impiegamoli per ristabilire la sovranità dello stato nelle regioni in mano alla criminalità, legge marziale in Sicilia Campania e Calabria!
    E anche a Terranuova in mano ai camorrasti dell'ex soggiorno obbligato che ci ricliclano i soldi e i politici e i loro amici blogger fanno finta di non vedere!

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