martedì 5 aprile 2011

Il partito delle procure


La riforma della giustizia proposta dal ministro Alfano ha portato, come prevedibile, a una contrapposizione radicale: da una parte chi afferma che l’ attuale ordinamento è da rivoluzionare in senso garantista, avendo consentito un vero e proprio accanimento giudiziario verso il presidente del Consiglio; dall’ altra chi ne apprezza l’ equilibrio di pesi e contrappesi, e ritiene perciò deleteria qualsiasi modifica di un certo rilievo. Così, chi tenta un’ analisi storico-politica scevra da convinzioni ideologiche e valutazioni pregiudiziali finisce per attirarsi critiche da entrambi gli schieramenti. Ma visto che questa pare proprio essere, non di rado, una peculiarità de La Voce del Martedi, affrontiamo pure i due interrogativi principali. Primo: esiste e, in caso affermativo, come ha avuto origine il cosiddetto partito dei giudici? Secondo: quali sono le riforme di cui ha veramente bisogno il nostro sistema giudiziario? A me è sembrato pertinente e fecondo il modo in cui le due questioni sono state trattate lo scorso anno in un denso libretto di Giovanni Pellegrino e Giovanni Fasanella intitolato ‘Il morbo giustizialista’. Pellegrino, avvocato amministrativista, è stato senatore del Pds/Ds dal 1990 al 2001 e, dal 1992, presidente della Commissione Stragi. Fasanella è un giornalista autore di importanti inchieste, alcune delle quali su aspetti sommersi e ‘indicibili’ della storia italiana del dopoguerra. Anch’ egli, come Pellegrino, appartiene al campo politico-culturale della sinistra.
Seguiamoli dunque nel loro argomentare e vediamo cosa dicono sui rapporti fra il Pd e una parte della magistratura. Una delle prossime settimane poi entreremo nel merito dei contenuti di una riforma della giustizia. 
Pellegrino e Fasanella ritengono che, sì, un ‘partito delle Procure’ effettivamente esista e che la sua origine risalga agli anni di piombo, quando, di fronte all’ inefficienza dello Stato, alcuni giovani magistrati “cominciarono a sentirsi fra di loro, a scambiarsi notizie e informazioni, finendo per diventare ben presto un punto di riferimento, l’ autorità a cui il paese guardava come l’ unico argine contro il terrorismo. Molti di loro lo fecero anche a rischio personale: alcuni, come Guido Galli ed Emilio Alessandrini, pagarono con la vita; altri, come Luciano Violante e Giancarlo Caselli, scamparono per un soffio alla morte. La loro azione era particolarmente efficace anche perché, essendo tutti di matrice di sinistra, e quindi in qualche modo appartenenti allo stesso album di famiglia dei brigatisti, erano in grado di comprenderne con più facilità cultura e psicologia, e di combatterli meglio”. Proseguono Pellegrino e Fasanella: “Contemporaneamente anche il Pci, da cui proveniva gran parte del gruppo dirigente delle Br, prese coscienza della loro pericolosità e decise di chiudere con estrema durezza alla sua sinistra, soffocando anche quegli aneliti libertari che costituivano l’ aspetto positivo del Sessantotto, e si schierò senza mezzi termini con lo Stato. [...] Quando i comunisti fecero la scelta d’ ordine – e lo stesso tipo di scelta fu compiuto anche da quella pattuglia di magistrati antiterrorismo –, in quel momento, per forza di cose, si stabilì un legame di ferro. Cominciò così un processo involutivo di Magistratura democratica, che via via perse le connotazioni libertarie che erano nel suo Dna. Il passaggio alla politica di un personaggio come Luciano Violante fece il resto, istituzionalizzando quel legame. [...] Il ‘partito delle Procure’ nacque così”.
Un’ ulteriore evoluzione del rapporto fra Pci e magistratura si ebbe con la caduta del Muro di Berlino e con Mani pulite. Di fronte allo sfaldamento della prima repubblica Occhetto, segretario dell’ ex Pci diventato Pds, era sempre più convinto di essere a un passo dalla conquista del potere. “Quello che, a causa degli equilibri internazionali o per un deficit politico-culturale del Pci, non era mai accaduto durante la guerra fredda attraverso libere elezioni, ora si sarebbe potuto verificare con l’ aiuto della magistratura, su cui Luciano Violante aveva un forte ascendente. Questa era la convinzione del vertice del partito: che, caduto il Muro di Berlino, si potesse far dimenticare agli italiani la storia del Pci e dei suoi legami con il mondo sovietico semplicemente cambiando nome e simbolo; e inseguendo l’ onda emotiva di Mani pulite, che stava investendo gli avversari storici dei comunisti.  [...] Eppure, sarebbe bastato poco per capire che quell’ onda a favore della ‘rivoluzione giudiziaria’, così profondamente segnata dall’ odio nei confronti dei partiti, sarebbe approdata all’ antipolitica, e non avrebbe mai potuto avere uno sbocco a sinistra. Ma chi, all’ interno del Pds, osava esprimere opinioni garantiste o qualche dubbio sul fatto che quella fosse una strada giusta ed efficace, veniva considerato un eretico da mettere all’ indice. [...] Occhetto si vedeva già con un piede dentro Palazzo Chigi. E pure gli uomini intorno a lui erano contagiati dal clima di euforia determinato dalla decimazione giudiziaria degli avversari politici e dal collasso dei loro partiti”. L’ esito, per inciso, è noto: con le elezioni politiche del 1994 Berlusconi diventò presidente del Consiglio, Forza Italia il primo partito, la Lega Nord e Alleanza Nazionale, sdoganate, entrarono a far parte del governo e la ‘gioiosa macchina da guerra’ del Pds finì fuori strada.
Io penso che l’ analisi di Pellegrino e Fasanella sia ampiamente condivisibile. Ma sono altrettanto convinto – e dico fino in fondo il mio pensiero – che il quadro da loro delineato non incida in modo sostanziale nelle vicende giudiziarie del premier. Infatti, una volta riconosciuto che esiste un rapporto di affinità fra il Pci-Pds-Ds-Pd e alcuni magistrati, la domanda da porre e che sgombra il campo dagli equivoci è a mio avviso questa: sono i giudici ‘comunisti’ a perseguitare Berlusconi o è egli stesso che, con la propria condotta, ha dato motivo di credere alla sussistenza di reati talmente eclatanti e gravi da rendere l’ azione della magistratura un atto semplicemente consequenziale, che prescinde dai convincimenti ideologici di chi effettivamente lo intraprende?
Silvio Cazzante

12 commenti:

  1. Il tema proposto da Silvio Cazzante è tanto attuale quanto complesso. Nel riconoscere la consueta impostazione intelligente e stimolante, mi permetto di fornire il mio piccolo contributo alla discussione prendendo spunto dalla sensazione particolare che ebbi alla lettura del libro di Fasanella e Pellegrino che Silvio prende a spunto. Fu una lettura che mi suscitò una sorta di disperata gattopardiana impossibilità di qualsiasi cambiamento del sistema politico proprio perché ingessato dallo scontro tra giustizialisti e antigiustizialisti. Uno scontro dal quale paradossalmente trae forza e legittimazione (quantomeno per la parte che lo sostiene)proprio Berlusconi. E’ invece la sinistra che ne trae debolezze come se la ricerca della verità legale fosse l’usurpazione del ruolo politico e di una giusta (almeno per me) ambizione al ritorno del governo del paese.
    Quello che emerge chiaramente dalle tesi sostenute nel libro è che Berlusconi nella sua bassa retorica della famosa “discesa in campo” tentò una prima strumentalizzazione di tale condizione giustizialista, aiutato anche da Fede tramite tg4, tanto da offrire, ricorderete tutti, il Ministero della Giustizia proprio a Di Pietro.
    Al di là comunque alla spinosa questione sulla giustizia, che devo riconoscere molto sinceramente difficile affrontare senza cader e in discussione ideologiche, mi schiero fra coloro che vorrebbero che Berlusconi si ponesse di fronte alla Magistratura senza l’abuso enorme del potere politico a sua disposizione.
    Ho per questa posizione , confesso, un condizione privilegiata che mi ha consentito, per esempio, la singolare esperienza professionale di essere stato responsabile dell’area Ispettiva dell’Istituto di Credito nel quale lavoro che ha seguito le indagini a supporto dei procedimenti a carico del premier (con particolare riferimento al cosiddetto processo Ruby). La lettura approfondita dei particolari istruttori rafforza in me lo schieramento dichiarato. Con serenità però mi sento di poter dire, nel profondo rispetto deontologico/professionale nonché normativo, della riservatezza, che il comportamento dei magistrati non è stato per niente differente da altre indagini antimafia o antiriciclaggio, senza cioè particolari aspetti, per così dire, persecutori.
    Un saluto
    Nedo

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  2. Il partito delle procure e i manettari golpisti al suo seguito vanno solo stroncati. Avanti con la riforma della Giustizia per spezzare la più intoccabile delle caste, quella dei magistrati politicizzati.

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  3. Manca un passaggio nell'analisi riportata, l'evento politico che ha determinato lo scenario odierno, l'avvento di "tangentopoli" con la caduta della "Prima Repubblica". In quel contesto con la cancellazione dei partiti appartenenti al cosiddetto Pentapartito soprattutto della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano fu palese l'indirizzo di una certa magistratura a tutela del PCI, non sottoposto ad un trattamento analogo dei due partiti sopracitati, ma con una evidente volontà di risparmiare la"gogna" nei confronti dei dirigenti comunisti. Penso che l'opinione di parzialità di una magistratura rossa, anche giustifacatamente in certi casi, derivi da questo periodo ove appunto si è dimostrata una certa reverenza o forse accondiscendenza nella conduzione delle inchieste. La situazione politica attuale, cosiddetta Seconda Repubblica, non è altro che il risultato dell'evento Tangentopoli, ed il perpetuarsi dello scontro portato sul piano politico tra gli ex pci, ancora spalleggiati da una "consolidata" magistratura rossa, e la fenice risorta dalle ceneri del vecchio Partito Socialista cioè Silvio Berlusconi con Forza Italia prima, Pdl dopo. Difatti Forza Italia non era che il remake del partito socialista, Berlusconi, Tremonti, Frattini, Brunetta, Sacconi, Stefania Craxi, Cicchitto per fare alcuni nomi che ha saputo successivamente implementare nel PDL una destra sdoganata con sete di governo, cosa mai raggiunta, che ha rinunciato certe volta anche a propri valori pur di esserci.
    Morale della favola assitiamo alla lotta "fratricida" tra ex PCI ed ex PSI, anche se poi sotto sotto i favori non mancano mai da entrambi le parti.
    In compenso il vero centrodestra in Italia non esiste più e quello c'è si è molto imborghesito.
    G.A.

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  4. Il partito delle procure ci vorrebbe a Terranova, un rimarrebbe a piede libero nessuno tra assessori e consiglieri di maggioranza.

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  5. A leggere il commento dell'anonimo delle 14.31 cascano le braccia.
    E non volevo commentarlo, anche perché rischio di deviare l’interessante discussione appena decollata questa settimana.
    Ma un appunto a questo anonimo mi sento di doverlo fare.
    Caro anonimo,
    Gli assessori e i consiglieri di maggioranza possono non piacere, per carità. Sarebbe però interessante sapere perché non piacciono, o sapere, se sbagliano, dove, quando e perché sbagliano. O addirittura, visto che sostieni la tesi per cui dovrebbero essere tutti dietro le sbarre, facci sapere il motivo per il quale dovrebbero essere tutti arrestati. Se non lo fai perché hai scritto quel post? Solo perché c’è la possibilità di non firmarlo. E quindi di non avere alcuna responsabilità di quello che dici.
    Volevi solo essere simpatico e non ci sei riuscito?
    Può essere, ma credo però che il problema sia più profondo. E sta nel modo di intendere la politica.
    Ammetto che gli esempi che vengono dall’alto non aiutano ad immaginare la possibilità che esista una "buona politica”.
    Ma la politica è, o dovrebbe essere, un'attività finalizzata alla ricerca del bene comune. Non volta a ricercare il potere o il modo per metterlo nel dietro a qualcuno.
    Sono gli stessi partiti (anche quelli terranuovesi), che fanno politica in maniera sbagliata e che vedendo nell'avversario solo un nemico da insultare nei manifesti e nei comunicati.
    Su questo blog vorremmo alimentare discussioni costruttive. Vorremmo che fosse un angolino di "buona discussione politica". Ma ad alcuni evidentemente non va bene che ci sia una voce del martedi dove si discute seriamente.
    Alcuni evidentemente non vogliono che ci sia uno spazio dove ci si possa confrontare sul merito delle cose. A certa gente piace una gazzarra fatta di slogan, barzellette e sparate a casaccio.
    E' un peccato, perché rischiamo di sprecare un'opportunità...

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  6. Non ho letto il libro di Fasanella e Pellegrino, ma leggendo le poche righe che ci riporta Silvio nel suo articolo, stavo traendo le stesse considerazioni che poi Silvio stesso ha tratto. Sicuramente tangentopoli, dalle cui ceneri è nato il "fenomeno Berlusconi", ha segnato un solco profondo tra passato, presente e futuro e ha reso la giustizia un tema di cui parlare in tutti i luoghi: a lavoro, in famiglia al bar alla pari della più banale partita di calcio; tutti esprimono le proprie opinioni e poco importa se si parla di giustizia e non si conosce la differenza tra giudici e PM, tra GIP e GUP, tra primo e secondo grado di giudizio. Si basano le opinioni sul sentito dire a Porta a Porta e a Ballarò da Fede o da Mentana.Così i giudici diventano "golpisti parte di una casta da spezzare" (anonimo del 7 aprile alle 10.34) o eroi da esaltare... ma in fondo è vero siamo un popolo di Commissari Tecnici.
    Paolo Bizzarri

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  7. Siamo un popolo di Commissari Tecnici.
    Non esistono più le mezze stagioni.
    Quando c'era il Duce i treni arrivavano in orario.
    Le donne sono tutte troie.
    Su questo blog non si trovano mai luoghi comuni.

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  8. L'anonimo in questione "forse" voleva dire che tra destra e sinistra non c'è più tanta differenza. Come possono quelli del Pd mettere all'indice il Berlusca perchè non si è dimesso e non si è fatto processare come un normale cittadino se il nostro sindaco, nel suo piccolo (anzi piccolissimo), ha fatto la stessa cosa. Lo so, lo so le situazioni sono molto diverse! E' il principio che è lo stesso!!!!!!!!!!!!!!!!

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  9. Il braccio strettamente politico delle procure, l'IDV di Di Pietro, a livello nazionale sbraita veleno giustizialista contro berlusconi, a livello locale si allea e difende e fa da garantista al Sindaco dello scandalo ex Macelli, di Casamonti e della Finanza in comune. Per un paio di poltroncine. Ridicoli. Da vomito.

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  10. Scusate, io sono più che d’accordo che le vicenda Casamonti possa essere svolta, allora come ora, attraverso una discussione sui contorni, contenuti e sviluppi politici. Sulle responsabilità delle scelte e dei comportamenti politici. Su ciò che è si può considerare sbagliato o giusto. Fino a parlare della figura di Amerighi in quanto personaggio pubblico e politico. Ma dire che il Sindaco “si è sottratto” al giustizia è dire cose false. L’iter istruttorio e di indagine è stato eseguito come prevede la giustizia. Non mi sembra non ci sia stato invocato nessun disegno legge per impedirlo. La situazione ha portato ha determinare chi deve andare a giudizio e così avverrà. Il giudizio dovrà evidenziare le responsabilità e sanzionarle giustamente, con tutte le conseguenze possibili, immaginabili e non. E’ giusto ed indispensabile che sia così. Per Berlusconi è la sua impostazione di vita che è divenuta sistema di alterazione della legge. Berlusconi, come la massoneria deviata, come le forze occulte e reazionari, hanno da sempre avviato un percorso di gravissima alterazione delle verità attraverso l’abuso del potere che trova la sua apoteosi nel presidio completo delle istituzioni che da democratiche divengono così illiberali. Il suo impero economico e finanziario è impostato sulla corruzione dell’uomo e del potere. Lui ha messo a disposizione la sua smisurata sete di potere e il potere gli ha messo a disposizione le coscienze di uomini disposti ad autoalimentare questo vortice perverso che ci sta portando a ingoiare delle tossine implacabili, quelle che stanno cambiando l’anima dell’uomo. L’alterazione delle verità nella storia si è fatta sistema ed ha cambiato intere nazioni e i loro popoli, come sta tentando la destra con la Costituzione. Lo fu per il Fascismo quando mistificò il partito di massa per cercare di nascondere la dittatura, lo fu per l’Unione Sovieticà che mistificò il Comunismo dietro un regimo inetto, reazionario e tirannico, lo fu infine per il Nazismo che dietro l’alterazione della realtà giustifico lo sterminio di un popolo.

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  11. Nedo il termine destra che tu utilizzi, è solo per identificare uno schieramento politico che dei veri valori della destra ha ben poco.
    G.A.

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  12. G.A. credo assolutamente nella buona fede e nelle intenzioni delle tue parole. Quando si parla di valori se ne parla sempre, io credo, in termini postivi e di confronto costruttivo. Mi auguro che potremo rientrare sul tema specifico. Va da che non si possa non condividere che chi rappresenta (almeno una rilevante parte) il centro destra di governo rivolga al tentativo di cambiare unilateralmente la giustizia e la Costituzione, forse, la principale priorita' nelle decisioni da assumere. E questo, ahime', mi ricorda in maniera drammatica il "Piano di rinascita democratica"
    di pidduistica memoria.
    Un saluto cordiale

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