martedì 1 febbraio 2011

Il servizio civile: si poteva dare di più


In Italia siamo abilissimi nel dilapidare patrimoni. Di ogni tipo. Così andiamo perdendo cultura, natura, paesaggio, qualità della vita, educazione, allegria e quel poco che avevamo di coesione sociale. All’ abilità uniamo poi l’ ipocrisia, così che non di rado dissimuliamo gli arretramenti spacciandoli per grandi progressi. Ricordate come è andata con il servizio di leva? Nel 2001 il governo Amato dispose che sarebbe stato sospeso a decorrere dal 1 gennaio 2007. Per inciso: il provvedimento (un decreto legislativo) fu promulgato l’ 8 maggio, cinque giorni prima delle elezioni politiche. Tre anni dopo Berlusconi, succeduto ad Amato, anticipò al 1 gennaio 2005 la sospensione del servizio, rivendicando a sé il merito di aver “regalato a 150 mila ragazzi un anno di vita per costruire il loro futuro”. Due decisioni infauste. Nel sentire comune era infatti consolidata l’ idea che quanto meno la popolazione maschile dovesse dedicare un congruo periodo di tempo al servizio del proprio Paese. Un servizio che per lo più consisteva in un addestramento militare ma che poteva anche espletarsi in ambito civile. Una volta poi che è stata ritenuta preferibile la formazione di un esercito composto da professionisti piuttosto che da soldati di leva, si sarebbe potuto chiedere a tutti, uomini e donne, un anno di servizio civile. Un sacrificio non eccessivamente pesante per il singolo, ma un enorme beneficio per la collettività. Pensiamo solo alle forze che sarebbero state disponibili per l’ assistenza di anziani e bisognosi, la tutela dell’ ambiente, la promozione culturale, la valorizzazione delle bellezze artistiche. Accanto alle attività delle istituzioni e del volontariato si sarebbe aggiunto un terzo, enorme pilastro: quello formato dai giovani che, prima di entrare nel mondo del lavoro, diventano cittadini a pieno titolo con un atto di solidarietà nei confronti del loro Paese. E invece questi giovani sono stati visti solo come serbatoio di consensi, come elettori da vellicare piuttosto che chiamare a responsabilità: gaudeatis igitur, godetevela e spassatevela, è stato detto loro. Togliendo una pietra angolare a un modello sociale fondamentalmente improntato alla mutualità e alla solidarietà. Qualcuno crede che in futuro sia possibile tornare indietro?


La redazione

5 commenti:

  1. Io penso che la solidarieta' (come la chiamate voi) non si possa imporre per legge. Ognuno di noi nella propria crescita fisica, sociale e spirituale, può avere l'esigenza di dedicare un mese, un anno o una vita al sociale, alla propria parrocchia o a quant'altro. Senza bisimare chi questa esigenza non c'è l'ha (daltronde non è un reato non averla), posso solo dire che i migliori risultati, a mio modesto parere, si sono ottenuti quanto la solidarietà è stata fatta attraverso il volontariato.
    Il servizio civile non ha prodotto grandi risultati anche perchè i ragazzi non erano invogliati a impegnarsi fino in fondo (considerando anche il compenso).
    Anonimo di Sinistra.

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  2. Questo post mi stimola a dire la mia. Il Servizio Civile è nato come alternativa al Servizio Militare, quindi con profonde caratterizzazioni ideologiche. Quando si è esteso, perdendo queste caratteristiche originali, è stato utilizzato da Associazioni, Comuni, Enti come lavoro gratuito o quasi. Ma se una Associazione deve fare una certa attività perchè deve avere dei giovani lavoratori pagati dallo Stato? Alla faccia del debito pubblico...
    Concordo poi con l'Anonimo di Sinistra (cavolo, firmate!) una cosa è il volontariato, altro il Servizio Civile.
    L'ultima sua frase è però emblematica. Se non ci sono Valori, c'è solo il lavoro in cambio di merce. E se l'acqua è poca la papera non galleggia.
    Triste e fa riflettere, detta da uno di sinistra sia pur anonimo.

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  3. Allo Stato non si paga solo tasse, si presta anche servizio. Lo Stato non lo si compra (con le tasse, pago quindi ne faccio parte) ma lo si fa (con il proprio servizio). Il servizio civile era emblema di un concetto bellissimo. Che dava il senso di comunità e di società.
    Perché, anonimo di sinistra, dici che non si potrebbe imporre per legge la solidarietà?
    Come si chiede di pagare le tasse a chi ha un reddito, si può chiedere impegno e tempo per i più bisognosi a chi è in condizioni di offrirlo (i giovani). Sennò anche le tasse potrebbero essere opzionali (vista l'evasione che c'è forse qualcuno crede che lo siano...)

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  4. penso che le considerazioni fatte siano in parte entrambe giuste, perchè anonimo di sinistra coglie effettivamente un elemento importante e cioè la predisposizone della persona a svolgere il volontariato che comunque deve essere sentita dalla coscineza stessa della persona e che se ritenuta opportuna ognuno oggi può svolgere all'interno di qualsiasi organizzazione. Dall'altra parte è da riconoscere l'utilità che è stata e potrebbe ancora avere il servizio sociale che certamente offrirebbe vantaggi in situazioni di disagio o di carenze strtuttrali. Certamente consentitemi di avere qualche perplessità sull'organizzazione della macchina che dovrebbe gestire questa risorsa.
    però vorrei fare un passo indietro riprendendo il post di Francesco, ma oggi i giovani che idea e che senso hanno dello Stato?? perchè io penso il problema principale derivi da questo, come mai culturalmente non abbiamo il senso di appartenenza allo stato italiano, la devozione ed il rispetto (che andrebbe ritrovato) verso le nostre radici...come mai è stato perso il senso civico (oltre all'insegnamento dell'educazione civica)e l'orgoglio di essere italiani...
    questo è quello che personalmente mi fa molta tristezza, perchè è vero senza valori si offre ben poco.....
    Luca Trabucco

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  5. azzardo una risposta alla domanda di Luca: i giovani che idea e che senso hanno dello stato? come mai non abbiamo il senso di appartenenza e abbiamo perso l'orgoglio di essere italiani? rispondo per me.. lo stato italiano non gode in questo momento della mia fiducia perché la legge elettorale non mi fa scegliere chi deve rappresentarmi, perché le nomine nelle liste le fa l'"uomo vergogna" con criteri personali quantomeno imbarazzanti, perché invece che governare un paese sull'orlo di una crisi di nervi (mentre aziende chiudono e lavoratori vanno in cassa integrazione) questi signori dello stato occupano le istituzioni per difendersi da queste toghe rosse, che sono un pò come il mostro di Lochness, tutti ne parlano, ma nessuno le ha mai viste. in un contesto come questo come fa un ventenne spontaneamente a pensare: "che bello essere italiano.. che stato di diritto meraviglioso c'è nel mio Paese.." Tutto questo magari mentre berlus-laden nel suo ultimo rvm (detto alla maria de filippi) ci confessa che l'Italia è una repubblica giudiziaria commissariata dalle procure. e noi che pensavamo che fosse "una Repubblica democratica, fondata sul lavoro dove la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione..." (art.1)

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