Anche Firenze ha eletto il suo primo cittadino, colui che per cinque anni siederà lo scranno più alto della città. E’ Matteo Renzi, vincitore il 16 febbraio delle primarie del centrosinistra, e da lunedì scorso sindaco del capoluogo Toscano.
Un breve commento lo merita il dato sull’affluenza alle urne per questo secondo turno elettorale. Si registra un “classico” fisiologico calo della partecipazione dei votanti (passando dal 73,86% del primo turno al 58,92% del secondo) al quale si possono far risalire molte ragioni che intendo in questa sede solo accennare, ma che possono costituire materiale per una riflessione più approfondita.
Innanzitutto sia Renzi che Galli hanno ottenuto al ballottaggio circa lo stesso numero di voti ottenuti alla prima tornata elettorale (al primo turno Renzi ha ottenuto 100.204 voti pari al 47,57% e al ballottaggio 100.978 voti pari al 59,96%, Galli al primo turno 67.413 voti pari al 32% e al ballottaggio 67.426 voti pari al 40,03%). Bizzarre sono le esultanze del centro destra per lo “sfondamento” del 40% a Firenze da conteggiare sulla base della spartizione dei voti a due sul totale dei votanti (100%).
In sostanza sono andati a votare i “fedelissimi” di entrambi i candidati. A poco sono serviti gli appelli di Renzi all’elettorato di sinistra (che in parte con i Verdi aveva già deciso di votare Galli), e di Galli all’intera cittadinanza, dall’estrema sinistra all’estrema destra, in nome del cambiamento e dell’alternanza.
In seconda battuta si registra una disaffezione al voto, un aspetto più sociologico, che ha a che fare con la sfiducia dell’elettorato nei confronti della politica, con il logorato rapporto tra rappresentanti e rappresentati, con l’antipolitica che caratterizza il comune sentire.
Tuttavia credo sia sbagliato azzardare conclusioni di massima che alludono ad una sconfitta del bipolarismo.
Addentrandoci nell’analisi delle liste e dei partiti che sostenevano i ben 9 candidati a sindaco di Firenze, si prende atto immediatamente di un dato che sancisce il personalismo come un fenomeno strutturale delle elezioni italiane Alle comunali fiorentine lo dimostra la percentuale (32,02%) ottenuta da tutte quelle liste contenenti nel simbolo il nome del candidato a sindaco o della personalità politica di riferimento a livello nazionale (Lista Galli, Lista Renzi, Spini per Firenze, Lista De Zordo Per Un’altra città, Lista Razzanelli Firenze C’è, Udc Casini, Idv Di Pietro, Lista Civica Beppe Grillo).
L’analisi dei voti presi dalle singole liste e dai candidati sindaco sarà svolta attraverso il concetto di bacino elettorale, vale a dire il numero dei potenziali elettori ad una lista in un determinato periodo storico. In pratica comparerò i risultati ottenuti dai partiti presenti alle elezioni europee e quelli presenti alle amministrative. Nel far questo le europee ci aiuteranno a delineare il profilo dell’elettorato che ha votato i candidati a sindaco del comune di Firenze, anche se come vedremo gli scenari sono molto più complessi.
Innanzitutto si può asserire che a livello europeo le liste del Pd dell’Idv e di Sinistra e Libertà e della Lista Bonino rappresentino il bacino elettorale del candidato sindaco del centro sinistra Matteo Renzi, anche se i Verdi apparentati a Sinistra e Libertà alle europee a livello comunale sostenevano il candidato Valdo Spini a sinistra di Renzi.
I voti ottenuti dal candidato del centrodestra Galli invece sono rappresentati dal bacino elettorale che alle europee ha votato il Popolo delle Libertà, i Liberaldemocratici,
Spini e De Zordo entrambi candidati a sinistra di Renzi sono rappresentati dal bacino elettorale che alle europee ha presumibilmente espresso le proprie preferenze per
Infine l’estrema destra che a Firenze si è riunita sotto il cartello elettorale di Popolo, città, nazione (Forza Nuova,
Alle europee sommando i voti del Popolo delle libertà (63.428 pari a 30,17%) della Lega Nord (5.489 pari a 2,61%) e dei Liberal democratici (310 pari a 0,15%) si ottiene un bacino elettorale di 69277 voti cioè 1814 voti in più rispetto alle preferenze di Galli 67.413 e ai voti ottenuti dalle singole liste 62019. Voti che in parte (soprattutto per gli elettori dei Liberal democratici) sono finiti tra le 2022 schede bianche e in parte sono andati al signor No Tramvia Mario Razzanelli, concorrente diretto di Galli, tra i contrari alla tramvia, nel centro destra.
Se andiamo a vedere i risultati delle singole liste e partiti che sostenevano il candidato sindaco Galli si nota che rispetto alle europee il Popolo delle Libertà ha perso 23976 (passando dal 30% circa al 20%), una vera debacle elettorale ordita minuziosamente soprattutto dalle liste civiche che sostenevano Galli (Firenze con Galli, Firenze animalista, Cittadini per Firenze No tramvia, Pensionati democratici italiani) che mettono insieme circa 20.000 voti. Tra queste a infliggere il colpo più potente è la lista di Giovanni Galli (Firenze con Galli) che ottiene il 9,07% pari a 17.595 voti.
Considerando poi il numero maggiore di preferenze ottenuto da Galli rispetto alla somma delle percentuali delle liste che lo sostenevano, si può ipotizzare che in parte siano confluiti sul solo suo nome una delle crocette che alle europee hanno sbarrato i simboli della destra estrema visto il pessimo risultato di Paolo Poggi (782 preferenze rispetto alle 1259 ottenute dalla lista Popolo, città, nazione che lo sosteneva).
Infatti se a livello europeo la somma delle singole liste di estrema destra (Forza Nuova, Movimento Sociale Fiamma Tricolore e
Matteo Renzi Centro Sinistra
Il bacino elettorale di Renzi era composto dai 9194 (pari a 4,37%) voti di Sinistra e Libertà, dai 82.921 (pari a 39,44%) voti del Pd, dai 16.709 (pari a 7,95%) voti della Lista Di Pietro e dai 10.496 (pari a 4,99%) della Lista Bonino che sommati fanno 119.320. Una quantità di preferenze ben superiori (di quasi 20.000) a quella ottenuta dal candidato sindaco del centrosinistra Matteo Renzi (100.204 pari a 47,57%) e ben oltre da quelle ottenute da tutte le liste che lo sostenevano (Idv, Facce Nuove in Palazzo Vecchio, Pd, Comunisti fiorentini, Sinistra per Firenze, Lista Renzi hanno conquistato 94512 voti).
Il Pd si è accaparrato al comune 14.475 voti in meno rispetto alle europee, preferenze che sono palesemente confluite nelle due liste renziane Facce Nuove in Palazzo Vecchio (3691 pari a 1,9%) e Lista Renzi (10.553 pari a 5,44%) entrambe già entrate nel gruppo Pd al consiglio comunale. La lista più vicina a Sinistra e Libertà alle comunali fiorentine era Sinistra per Firenze nella quale erano assenti i Verdi, che come abbiamo detto si sono fusi nella Lista Spini che appoggiava il candidato sindaco stesso. Quindi dai voti di Sinistra e Libertà per acquisire il bacino elettorale di Sinistra per Firenze (4.489 pari al 2,31%) è necessario sottrarre una parte di voti Verdi (da scorporare dai 7.771 della Lista Spini) e dei Comunisti Fiorentini (costola dei Comunisti italiani fuoriuscita dalla Lista Comunista con Rifondazione) altra lista del centrosinistra fiorentino, che ha ottenuto 1.843 voti (pari allo 0,95%).
Pesante il calo dell’Idv che passa da 10.496 preferenze alle europee a 5.490 alle comunali (5006 voti in meno). Uno scarto che mostra il ripiegamento dell’elettorato dipietrista a livello comunale verso altre liste e partiti. Prima fra tutte la sua concorrente diretta, portatrice della stessa bandiera dell’antipolitica, contro le caste al potere, quella che fa riferimento al comico genovese Beppe Grillo.
Guardando al risultato ottenuto dal candidato sindaco si comprende come la frammentazione a sinistra abbia favorito il voto diffuso più che disgiunto, più che a destra. Infatti, come abbiamo detto, quei 20.000 voti mancanti a Renzi, che probabilmente compongono il suo bacino elettorale, sono conversi verso le liste De Zordo e Valdo Spini.
Di fatti le 8.638 preferenze acquisite dalla prima e le 17.600 del secondo siano parte quei 20.000 voti che alle europee si sono direzionati ai partiti che a livello comunale sostenevano Renzi.
Il bacino elettorale del candidato Valdo Spini aveva come riferimento alle europee
Inoltre si osserva come
Per Ornella de Zordo come per Spini ha funzionato il voto disgiunto in quanto elettori del centrosinistra o di Spini, che hanno votato un partito o lista a questi collegata, l’hanno scelta come candidata a sindaco.
Marco Carraresi Udc, Mario Razzanelli Firenze C’è
Entrambi appartenenti all’area cristiano cattolica fiorentina si sono spartiti il bacino elettorale di voti ottenuti alle europee dall’Udc (9.416 voti pari a 4,48%).
Mario Razzanelli infatti ha ottenuto come candidato sindaco 6.964 voti (pari a 3,31), mentre la lista che lo sosteneva Firenze C’è 6.380 (pari a 3,29%), uno scarto di voti che può mostrare in parte il voto disgiunto nel centrodestra (un migliaio di voti), dei seguaci della prima ora del no alla tramvia.
Marco Carraresi candidato dell’Unione di centro si è conquistato il resto della torta 4.500 voti (pari al 2,3%) sia come candidato sindaco sia la lista che lo sosteneva.
Giacomo
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