martedì 1 aprile 2014

lavoce.info: Purtroppo rimarremo provinciali

Il ddl approvato dal Senato non abolisce affatto le province. Si limita a svuotarle senza stabilire a chi andranno le loro funzioni, ripetendo gli errori del federalismo. Difficile superare i 150 milioni di risparmi. E le città metropolitane sono già quindici.
NON ABOLISCE LE PROVINCE
Contrariamente a quanto proclamato da molti titoli di giornali, giovedì non abbiamo affatto dato l’addio alle province. Il disegno di legge approvato col voto di fiducia al Senato (dovrà adesso tornare alla Camera) non abolisce le province. Non poteva essere altrimenti dato che per farlo era necessaria una riforma costituzionale. Vero che la proposta di riforma del Titolo V della Costituzione, presentata assieme alla legge ordinaria a settembre 2013, si è persa nei meandri della Camera e ora è stata assorbita nella nuova proposta di abolizione del Senato. Speriamo di sprovincializzarci prima della fine della legislatura. Nel frattempo il disegno di legge appena approvato si limita a svuotare le province, a renderle più leggere, togliendo loro cariche (e compensi) direttivi. Come sempre nelle riforme incompiute, ilrischio di rimanere a metà del guado, o meglio a mezz’aria, con province più leggere, acefale e svuotate di competenze, ma di fatto immortali, non va sottovalutato.

RISPARMI MODESTI
Per le ragioni di cui sopra, il testo approvato al Senato genera pochi risparmi. Né dipendenti né funzioni delle ex province scompaiono e, di conseguenza, non scompaiono neanche i costi relativi, la stragrande maggioranza delle spese di questo livello di governo. E siccome le province rimangono in vita, anche se la dirigenza politica è ora espressa in modo indiretto, non si riducono neanche le spese di rappresentanza degli altri enti territoriali e del governo presso le province. Quello che si risparmia con certezza è solo il finanziamento degli organi istituzionali (le indennità del presidente, assessori e consiglieri e i vari rimborsi connessi alle loro attività), che vengono aboliti, insieme alle spese delle relative consultazioni elettorali. Il finanziamento degli organi istituzionali è una partita di circa 110 milioni secondo gli ultimi dati disponibili. Non verrà azzerata dati i costi dei nuovi organi delle città metropolitane. Le consultazioni elettorali costano circa 320 milioni e si tengono ogni cinque anni, dunque il risparmio annuale è di circa 60 milioni, in totale i risparmi saranno attorno ai 150 milioni di euro. Meglio che nulla, ma certo non è una cifra particolarmente significativa su una spesa pubblica complessiva di circa 800 miliardi di euro. E non si tiene conto del fatto che la legge aumenta il numero di consiglieri comunali (vedi sotto): il Governo si è impegnato a rendere questa operazione a costo zero, ma è difficile aumentare le cariche senza aumentare le spese.

LE CITTÀ METROPOLITANE
Vengono istituite nove città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) sulla base di criteri interamente politiciNessun riferimento alla struttura urbana, come dimostra il caso di Reggio Calabria. A queste si aggiungono Roma capitale e le cinque già istituite dalle Regioni a statuto autonomo (Palermo, Messina, Catania, Cagliari e Trieste). Il problema è che la legge, mentre non pone i paletti di criteri oggettivi sulla base dei quali fondare lo status di città metropolitane, apre la possibilità di istituire altre città metropolitane. Gioco facile, ad esempio, per Padova o Verona sostenere che se Venezia è citta metropolitana, loro hanno molte più ragioni per diventarlo. Il rischio è che molte province (non solo i capoluoghi di Regione!) cambino solo denominazione trasformandosi in città metropolitane. Del resto, il territorio e le risorse finanziarie delle nuove città metropolitane coincidono con quelli delle vecchie province. Al contempo, regna grande la confusione su quali saranno le competenze dei nuovi enti locali, dunque forte il rischio di creare nuove sovrapposizioni (o conflitti) di competenze, come quello di dare nuove funzioni senza risorse adeguate. In tutta la legge approvata al Senato non c’è alcun tentativo di definire le funzioni più appropriate da allocare ai vari livelli di governo, e le risorse di cui dotarli, esattamente lo stesso errore compiuto nel costruire il“federalismo” al contrario negli ultimi venti anni.
L’unica nota positiva è che ci sono state risparmiate le città metropolitane “ciambelle” delle versioni precedenti del disegno di legge; non è più possibile per gruppi di comuni, magari strategicamente piazzati nel mezzo dei nuovi territori, decidere di andarsene e tenersi le vecchie province.

LE UNIONI DI COMUNI
Il testo varato dal Senato, infine, istituzionalizza e definisce anche le unioni di comuni (e le convenzioni), con sindaci e consiglieri dei comuni sottostanti che diventano, in parte, presidenti e membri del comitato e del consiglio dell’unione. Una scelta che può essere condivisibile per i comuni di piccoli dimensioni (il 75 per cento degli oltre 8mila comuni italiani ha meno di 5mila abitanti), che non hanno la dimensione sufficiente per offrire in modo efficiente i servizi. Con la riforma, la dimensione minima delle unioni dovrebbe raggiungere i 10mila abitanti (3mila per le comunità montane). Bene, ma perché non si è avuto il coraggio di andare più a fondo? Visto che per i piccoli comuni la gestione di tutti i servizi fondamentali in forma associata diventa obbligatoria, non si capisce bene perché non prevederne direttamente la fusione. Oppure lasciare ai comuni sottostanti meramente una funzione di rappresentanza. Invece, la legge prevede un incremento (rispetto a quanto definito dal Governo Monti) degli assessori, fino a quattro per i comuni dai 1000 fino ai 10mila abitanti, sia pure “senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica”. Vedremo quanto sarà vero. Si tratta di circa 25mila cariche in più. Lavoreranno tutti gratis? O gli altri consiglieri si faranno un’autoriduzione dei loro compensi?

UNA LEGGE RINVIO
In sostanza, quella approvata al Senato è una legge rinvio. Rinvia l’abolizione delle province e rinvia il riordino di funzioni e risorse fra i livelli di governo che dovrebbe sostituire i precedenti. Mentre il rinvio sul primo aspetto era inevitabile, non lo è sul secondo. Perché, ad esempio, non si è previsto che, una volta abolite le province sul piano costituzionale, tutte lefunzioni e risorse passassero direttamente all’ente di governo di livello superiore, cioè leRegioni? Queste ultime, a loro volta, avrebbero potuto decidere come delegare funzioni e risorse: a proprie suddivisioni amministrative o alle nuove unioni di comuni previste dalla stessa legge. In attesa della riforma costituzionale, si poteva adottare qualche semplice criterio forfettario deciso dal Governo, basato sul costo storico delle funzioni rimaste alle province, per suddividere le risorse tra provincia e Regione, a cui potevano essere attribuite per default le funzioni non lasciate alle province. Ma il sospetto è che, anche in questo caso, sulla razionalità delle scelte abbia prevalso la fretta di poter esibire qualche trofeo e di giustificare agli occhi della Consulta il blocco delle elezioni dei consigli provinciali.

articolo di Tito Boeri pubblicato il 28.03.2014 su www.lavoce.info

2 commenti:

  1. In rif. al precedente post sulle osservazioni fatte da Nedo Bronzi, vorrei puntualizzare quanto segue:
    Le affermazioni di un esponente del PD terranuovese sull'inesistenza di un conflitto di interessi politico del suo candidato a Sindaco sembrerebbero vere, ma il punto è che sembrano!
    La verità è un'altra.
    Nel corso di questi 4 anni ogni qual volta si è discusso in consiglio comunale dei rifiuti e della discarica (e quindi delle società che la gestiscono) il consigliere comunale PD Sergio Chienni, nonchè assessore all'urbanistica, non solo non ha mai votato ma si è sempre fatto mettere assente!
    Non ha mai spiegato pubblicamente in consiglio il motivo di tali assenze.
    Il fatto che fosse dipendente dell'allora CSA Spa società partecipata dal comune di Terranuova Bracciolini è quindi l'unico motivo di "disagio politico" che ha causato queste assenze?
    Ora che è diventato impiegato di SEI il conflitto di interessi non c'è più? Non mi risulta, in quanto SEI è controllata con quota di maggioranza relativa da STA, società di privati che hanno il 48% di CSAI Spa, ovvero la società della quale il nostro comune ha la maggioranza relativa.
    Dubito che in un tavolo tra il Sindaco di Terranuova - impiegato di SEI - e l'amministratore delegato di CSAI Spa (nominato da STA) il candidato Chienni potrà tranquillamente sostenere gli interessi del nostro comune, visto che fino ad ora non l'ha mai fatto visto che in consiglio comunale non si è mai degnato neanche di parlarne neanche di sfioro!
    Se poi si dimette da SEI allora il discorso cambia ... ma questo è un altro film.
    Lucacci Leonardo
    consigliere comunale di Terranuova per la Libertà

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  2. Ma perché Leonardo, quando si fa politica occorre mettersi una maschera? Tu per esempio ti vesti da personaggio "furbetto e scorretto". Mi dispiacerebbe che nella vita normale ti comportassi così, in famiglia, con i tuoi figli. Saresti un uomo dalle due facce e credimi non è cosa bella. Non penso che come condotta di tutti i giorni , come esempio, tu insegni che bisogna strumentalizzare i fatti e alterare a proprio uso gli avvenimenti? Ti dimostro concretamente il tuo modo di fare: perché riporti la tua replica su un post che non c'entra nulla con quello che sostieni? Lo fai per confondere, per aizzare una dialettica incivile? Allora se sei corretto devi fare almeno due cose, cancelli questo post e lo lasci dove è pertinente ed io cancello questa replica oppure accanto al tuo devi mettere anche quello che sostengo io ...ma credimi non c'entra nulla con l'argomento proposto dalla VDM e servirebbe solo a generare non chiarezza, contraddittori inutili e svuotare la proposta attuale di chi amministra il blog. Non accetto infine che tu affermi come non vere le mie considerazioni perché questa è un'offesa personale, un'accusa di falsità. Quelle sono opinioni personali che affermo con determinatezza e che offro alla lettura di tutti e anche ciò che dici è semplicemente la tua verità e non quella assoluta (come invece sostieni tu) che solo nostro Signore (per chi é credente) puó vantare...non penso che tu voglia competere con Lui.
    Quindi essi corretto, lascia al tuo candidato le risposte (se gli va di rispondere ovviamente) perché poste a lui, se ti va esprimi la tua opinione ma non limitarti a mettere le cose strumentalmente e parzialmente come ti fa comodo ed io volentieri in uno scambio libero e democratico, ti saprò replicare.
    Nedo

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