mercoledì 12 marzo 2014

Un lavapiatti e la nuova legge elettorale

La cronaca mi arriva per lo più attraverso Rainews24, che ascolto – anzi orecchio – mentre lavo le stoviglie (attività scelta, nella ripartizione delle  competenze domestiche, proprio per conservarmi momenti minimi di informazione). Chiedo perciò indulgenza se le domande che suscita in me il cosiddetto Italicum non volano alto ma rimangono al livello, appunto, di un lavapiatti. Un lavapiatti toscano, compagno ideale del bracciante lucano, del pastore abruzzese  e della casalinga di Treviso che già hanno popolato  i sogni di Nanni Moretti.
1) Perché non la chiamano ‘legge doppia truffa’? La sinistra non ha mai perso occasione per definire ‘legge truffa’ la legge elettorale del 1953, voluta da De Gasperi, che prevedeva l’ assegnazione del 65% dei seggi al partito o alla coalizione che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi. Chi otteneva la maggioranza assoluta, cioè, veniva premiato con un bonus che al massimo poteva ammontare al 30% dei voti ricevuti (il 15% di 630 deputati equivale infatti al 30% di 315+1 deputati). Non era poco, ma in fin dei conti si trattava di un riconoscimento a chi aveva già raggiunto la maggioranza assoluta ed era comunque in condizioni di governare. Se oggi gli eredi di quella stessa sinistra scelgono un marchingegno con il quale basta arrivare una maggioranza relativa del 37% per venire catapultati a una maggioranza assoluta del 52%, coerenza vorrebbe che lo chiamassero ‘legge doppia truffa’: in primo luogo perché sarebbe assicurata la maggioranza assoluta a chi non l’ ha raggiunta; in secondo perché il premio cosiddetto di governabilità potrebbe arrivare al 40% dei voti ricevuti (percentuale corrispondente all’ incremento dal 37% al 52% dei seggi).
2) Perché il sistema dovrebbe essere bipolare? I corifei di Renzi e Berlusconi ci dicono che la società italiana si rispecchia in un sistema bipolare. Eppure i risultati delle ultime elezioni li smentiscono. Si sono formati infatti tre poli – centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 Stelle –, due dei quali hanno poi trovato un accordo e hanno cominciato a governare.
3) Ma lo sanno che non esiste il vincolo di mandato? Gli stessi corifei, consci di zoppicare sulla questione del bipolarismo, insistono e cavillano: al termine dello spoglio dei voti i cittadini hanno il diritto di sapere chi li governerà. Dimenticano però che deputati e senatori non sono soggetti a vincolo di mandato e possono in ogni momento ritirare o concedere la propria fiducia, prescindendo dai programmi cui hanno aderito. Come del resto negli ultimi anni abbiamo più volte constatato, vuoi al termine di travagliate riflessioni personali, vuoi a seguito di più spicce campagne acquisti.
4) Perché le liste bloccate? Nel referendum del 1991 gli italiani hanno votato per la preferenza unica. Perché allora non mantenerla? O, in seconda battuta: se proprio liste bloccate devono essere, perché non definirle attraverso le primarie, una volta dettate regole per la democrazia interna dei partiti?
5) Perché pensano solo a se stessi? È palese che Renzi, Berlusconi e i nanetti di complemento vogliono definire regole a misura di partiti. Come se questi fossero lo strumento esclusivo per dare rappresentanza ai cittadini in Parlamento. E come se non esistesse una società che sempre più chiede partecipazione, trasparenza, controllo, rendicontazione. Una società di persone divenute consapevoli che servire alla mensa della Caritas non basta, che occorre entrare nelle istituzioni perché l’ impegno per il bene comune possa moltiplicare l’ efficacia e generare processi di solidarietà collettiva. Nel modello di Renzi e Berlusconi queste persone dovrebbero bussare alle porte dei partiti, che le accoglierebbero con grandi lodi e dosi ancor più grandi di anestetico. Una politica vera invece le metterebbe in condizione di presentarsi agli elettori senza handicap di partenza. La domanda da porre, allora, è quale sia il sistema che meglio consenta a un candidato di cercare un rapporto diretto con i cittadini e a questi ultimi di controllare l’ operato degli eletti. Io direi, tutto sommato, il sistema maggioritario uninominale (senza entrare in ulteriori specifiche, che non muterebbero la sostanza del ragionamento). Immagino che renziani e berlusconiani non siano d’ accordo e preferiscano tenersi stretti proporzionale, liste bloccate e collegi plurinominali. Mai non fosse che venissero sfidati da un bracciante lucano, da un pastore abruzzese, da una casalinga di Treviso! Sto pensando male? Ne possiamo discutere, se vogliono. A condizione però che mi aiutino a lavare i piatti.

Silvio Cazzante

5 commenti:

  1. I renziani non chiamano questa legge elettorale "doppia truffa" perchè non si è mai visto un truffatore vendere le proprie truffe per le truffe che sono.

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  2. Interessante tema, Silvio, e come dici in ultimo discutiamone. Promettiamo però come accordo preliminare di cercare di eliminare certi epiteti come “nanetto” o “corifeo” che non rendono onore all’ importanza della riflessione a cui induci, riflessione ritengo democratica, libera e non irrispettosa (spero). Io sono fra quelli che Renzi lo sostengono e gli sono stati vicino fin dal primo momento, non per questo ho i paraocchi e, con umiltà, ritengo di avere un po’ di cervello per esprimere liberamente i miei eventuali punti di criticità.
    Prima cosa, mio personale pensiero è quello che non esiste una legge elettorale perfetta. Ogni possibile implementazione ha lati più o meno difettosi e al tempo stesso generatori di distorsioni che a seconda delle personale visone politica, si collocano in gradi diversi di gravità o pericolosità della rappresentanza.
    Fin dalla prima consultazione elettorale del 1861 del Regno d’Italia, il diritto al voto e le modalità di espressione sono passati dall’individuazione di un corpo elettorale, prettamente maschile, di età determinata, che fosse in grado di leggere e scrivere e che pagasse almeno 40 lire di imposta, all’allargamento del voto alle donne arrivato solo nel 1946. Di converso già Filippo Turati nel primo decennio del 1900 affermava che il sistema proporzionale fosse il solo a “polarizzare le forze del malcontento e della ribellione, inalveandole nelle correnti dell’ordine e della conquista pacifica e legale”.
    Per un sistema che assicurasse la governabilità e fosse contro la polverizzazione politica si espresso niente po’ po’ di meno che Giacomo Matteotti che nel 1920 attraverso un articolo apparso su “Critica Sociale” si schierò per l’introduzione di un meccanismo che consentisse il governo in caso di presenza di partito con forze equivalenti. Tale risultato poteva essere ottenuto, secondo Matteotti, attribuendo alla maggioranza i 2/3 dei seggi previsti, al di fuori di qualsiasi calcolo di tipo proporzionale.
    E che dire, in tempi molto più vicini a noi, le motivazioni che portarono alla soppressione delle preferenze causa di molteplici influenze della malavita o dei limiti del collegio uninominale o anche alle distorsioni degli scorpori e della ripartizione dei resti per accontentare anche formazioni piccolissime.
    Renzi, Silvio, lo aveva sempre detto che si sarebbe ispirato alla legge 81 del 1993 quella della elezione nei comuni sotto ai 15.000 abitanti (circa 7.500 su 8.100) dove si vince quando si ottiene più voti con l’attribuzione dei due terzi dei seggi. E’ una cosa perfetta? No non credo. Assicura la governabilità? E’ da ritenere di si. La realtà attuale Italiana è tripolare? Si sono d’accordo ma in effetti il M5stelle non prevede né vuole attuare nessuna forma di corresponsabilità e collaborazioni con altre formazioni politiche, quindi si autoesclude da ogni possibile guida almeno non riesca in futuro ad avere la maggioranza prevista dalla nuova legge elettorale.
    Questo penso, con tutti i limiti e le riserve, discutendo con te su posizioni diverse ma con rispetto battendoti però alla grande in relazione al concetto di lavappiatti, mi spiace ma al tuo palmares mancano la mia capacità di cuoco, la mia abilità nello spazzare, dare il cencio, fare la lavatrice e stirare, caro Silvio, anni e anni di trasferte di lavoro, prole numerosa e moglie impegnatissima, a me le quote rose fanno un baffo quindi se hai bisogno di fare solo i piatti io sono con te anche a occhi chiusi.
    Un abbraccio
    Nedo

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  3. Io semplicemente penso che la sinistra italiana sia stata sempre viziata dal piùoltrismo, e per questo non è mai stata maggioranza nel paese. Per tanti, troppi e per troppo tempo, riformismo è stata una parolaccia, bollata come socialfascismo, da cui bisognava essere "diversi".
    Io penso che Renzi sia un riformista e che la legge elettorale sia la miglior legge nelle condizioni date. E che l'idea che la Politica DEVE dimostrare di fare le riforme necessarie altrimenti non è, è sacrosanta.

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  4. Cari Nedo ed Ettore, leggendovi ho pensato che in fin dei conti apparteniamo a un gruppo di privilegiati: possiamo scegliere se incontrarci al ‘circolo dei faccendieri domestici’ o, data l’ età, al ‘club dei rottami politici’. Le mogli preferiranno forse il primo, Renzi ci vedrebbe meglio nel secondo. Entrambi comunque luoghi ottimi per ciaccolare.

    Ritengo pertinente l’ uso delle locuzioni ‘nanetti di complemento’ e ‘corifei’. Quando una Maria Stella Gelmini sentenzia che la sera del voto dobbiamo sapere chi governa, con la prosodia dello scolaro che recita “la donzelletta vien dalla campagna”, trovo naturale pensarla a capo di un coro del teatro greco, nel ruolo appunto del corifeo. Avrei potuto anche dire ‘capoclaque’, ma non volevo virare verso il varietà. Quando un Angelino Alfano dichiara gongolante “L’ accordo sulla legge elettorale è un risultato del quale andiamo orgogliosi. Il Nuovo Centrodestra ha avuto un ruolo da protagonista”, l’ incertezza è tra il ‘nanetto di complemento’ e la ‘mosca cocchiera’. Nulla vieta di optare salomonicamente per il nanetto nei giorni dispari e la mosca nei giorni pari.

    Vorrei però anche ribadire i veri problemi di questa legge elettorale: liste bloccate, premio di maggioranza, soglia di sbarramento. E un forte sospetto di incostituzionalità, espresso da numerosi giuristi in un appello ai deputati che così si apre: “La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’ accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto ‘Porcellum’ – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014”.

    E se perseverare è diabolico, nel caso dell’ Italicum è anche immotivato: la trattativa fra Partito Democratico e Forza Italia poteva prendere le mosse dal modello di legge elettorale correttiva del Porcellum che proprio Calderoli, di concerto con Berlusconi, aveva abbozzato nell’ autunno del 2012: una sorta di Porcellinum che prevedeva un sistema proporzionale corretto con solo un terzo di listini bloccati e un premio di governabilità massimo del 10% al partito o alla coalizione che avesse ottenuto almeno il 45% dei seggi. Ma Renzi evidentemente teneva a un Porcellum tutto suo.

    Faccio mie le considerazioni di Gustavo Zagrebelsky in una intervista a Il Fatto Quotidiano dello scorso 9 marzo: “Mi colpisce, comunque, che la legge elettorale sia decisa dagli accordi d’ interesse di tre persone (Berlusconi, Renzi, Alfano), invece che dalle ragioni della democrazia, cioè dalle ragioni di tutti i cittadini elettori. Mi colpisce tanta arroganza, mentre con un Parlamento delegittimato come l’ attuale, si tratterebbe di fare la legge più neutrale possibile. Mi colpisce che si pensi a una legge che, contro un’ indicazione precisa della Corte costituzionale, creerebbe una profonda disomogeneità politica tra le due Camere. Mi colpisce che si dica con tanta leggerezza che non importa, perché il Senato sarà abolito. Mi colpisce che nel frattempo, comunque, si sospenderà il diritto alle elezioni, perché la contraddizione tra le due Camere impedirà di scioglierle. Mi colpisce che non ci siano reazioni adeguate a questa passeggiata sulle istituzioni”.

    Silvio Cazzante

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  5. Stefano Rodotà oggi su Il Manifesto: “La nuova legge elettorale ha al suo interno gravissimi rischi di incostituzionalità. È in più un’ iniziativa schiettamente conservatrice che vuole chiudere la possibilità di accesso al parlamento attorno alle due forze (oggi) maggiori. Il cosiddetto Italicum ha una curvatura maggioritaria molto pesante che fa saltare il sistema delle garanzie. La proposta del senato è poi un pasticcio inaccettabile. Non c’ è nessuno con un minimo di peso e ragionevolezza che non l’ abbia detto, eppure ho l’ impressione che non si voglia tener conto di questa massa di critiche, avviandosi così a ripetere l’errore fatto con l’ articolo 81. Dall’ insieme di queste proposte si ricava l’ impressione di una chiusura del sistema e di un accentramento di poteri che mette in discussione l’ equilibrio costituzionale e le garanzie dei diritti individuali e collettivi, dei quali non a caso Renzi non parla. Trovo poi di estrema volgarità dire «vi tolgo dai piedi il senato così risparmiamo un miliardo». In futuro si potrebbe proporre di rinunciare a qualunque altra cosa essenziale per la vita della repubblica, solo per risparmiare. Queste dichiarazioni sono il segno evidente di quanto è stato pesante il contagio dell’ antipolitica”.
    Silvio Cazzante

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