martedì 23 giugno 2009

Referendum e ballottaggi: perché ha vinto l'astensionismo?


Il Porcellum rimarrà la legge che disciplina l’elezione di deputati e senatori, il sindaco di Firenze sarà Matteo Renzi, il Presidente della Provincia di Arezzo sarà Roberto Vasai e via e via.

Può essere davvero solo questo il responso della tornata elettorale del 21 e 22 giugno?

Andiamo con ordine.

REFERENDUM

Il referendum sull’abrogazione di alcune parti della legge elettorale non solo non ha raggiunto il quorum (fatto prevedibilissimo) ma non ci è andato neanche vicino.

Il 23% dell’affluenza è il minimo storico per un referendum in Italia.

Perché queste percentuali bassissime? Ci sono almeno quattro motivi che hanno portato a questo risultato:

1) La legge elettorale è un discorso da specialisti. Neanche tutti i parlamentari sanno come funziona il sistema che li ha portati in parlamento, figuriamoci un normale cittadino italiano. I quesiti erano troppo tecnici per pretendere un’alta affluenza alle urne. La legge elettorale non è materia da affrontare a colpi di referendum.

2) La “stanchezza” degli elettori ha giocato un ruolo importante in questo flop referendario. Difficile che dopo soli 15 giorni dalle elezioni europee si torni con entusiasmo al seggio per esprimere un parere su un tecnicismo incomprensibile. L’italiano è annoiato dalla politica. La sente distante da se stesso e dalla realtà. Oggi i problemi sentiti degli italiani probabilmente sono altri, non certo il sistema elettorale.

3) La “truffaldina furbata da 400 milioni”, cioè il non accorpamento di europee e referendum che ci è costato appunto 400 milioni di euro, ha dato i suoi frutti. Lo dimostra il fatto che là dove si votava anche per i ballottaggi per il sindaco il referendum ha raggiunto un’affluenza vicina al 50%, e solo un elettore su dieci ha rifiutato le schede dei referendum per votare solo comune o provincia. .Questo è un dato importante!! E significa che probabilmente con l’Election day il quorum sarebbe stato superato!

4) Altro elemento decisivo è stata la scarsa informazione da parte dei media accompagnata dal grave silenzio dei grandi partiti che non hanno “indicato la strada” ai propri elettori (i piccoli avevano invece quasi tutti “ordinato” di non andare alle urne o di non ritirare la scheda). Proprio perché era un tema difficile ci doveva essere più informazione e una posizione più netta da parte di PD e PDL. E qui si entra in una questione molto importante: qual è il ruolo dei partiti in questi casi? Non dovrebbe essere compito di un partito politico orientare le scelte dei cittadini, soprattutto quando questi sono chiamati a votare? Non dovrebbero essere proprio i partiti i portatori di posizioni politiche? Avrebbero dovuto dire “votate sì”, “votate no”, oppure “astenetevi”, motivando le loro posizioni. Invece hanno scelto, in termini di “trasparenza democratica”, la via peggiore: il silenzio. Ci sono state solo estemporanee uscite di alcune personalità politiche (Fini e D’Alema) ma tardive e troppo poco convincenti.

PD e PDL, in buona sostanza, non esprimendo una posizione sui quesiti referendari hanno lasciato nel limbo il proprio elettorato.

Con un election day e con una presa di posizione netta dei 2 grandi partiti come sarebbe finita?

Il responso, comunque, non è la bocciatura del bipolarismo da parte dei cittadini, come si sono furbescamente affrettati a dire Casini e Ferrando. Piuttosto abbiamo avuto la conferma della delicatezza della questione e l’inadeguatezza di uno strumento come il referendum elettorale per cambiare una legge elettorale.

BALLOTTAGGI

Un esempio locale per una provocazione: Roberto Vasai diventa oggi Presidente della Provincia di Arezzo con 71.442 voti, mentre non lo era diventato due settimane fa 90.526 voti.

Al ballottaggio Vasai ha ottenuto il 60% delle preferenze, ma ha preso quasi 20mila voti in meno di quando, al primo turno, aveva il 49,85%.

In provincia di Arezzo al secondo turno ha votato solo il 44% degli aventi diritto, ed è questa affluenza da minimi storici ad aver creato questo paradosso.

Se li ballottaggi devono avere questo grado di partecipazione si potrebbe cominciare davvero a pensare ad un sistema elettorale alternativo, che preveda una rinuncia alla doppia tornata.

O ci si accontenta della maggioranza relativa, senza ballottaggio chi prende più voti vince (come già succede per la Camera e per il Senato, oltre che perle elezioni dei Sindaci nelle città con meno di 15.000 abitanti).

Oppure si passa ad un sistema elettorale nuovo, come quello detto “del voto alternativo”, dove le elezioni si tengono in un unico turno, ma l'elettore deve votare per tutti i candidati concorrenti scrivendo il numero dell'ordine di preferenza accanto a ciascun candidato. Come una sorta di classifica delle preferenze.

Forse un po’ complicato per elettori abituati a fare croci, ma davvero curioso. Per chi è interessato a sapere come funziona clicchi sul link (http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_elettorale_australiano).

Che ne dite? Facciamo un referendum???


Francesco

8 commenti:

  1. Rinnovo i miei complimenti per questo bellissimo e interessantissimo blog. Riflessioni sacrosante quelle che scrivi oggi sul referendum e sui ballottaggi. Un aspetto molto grave di questo marcato astensionismo (e hai ben analizzato tu le diverse cause) che è importante sottolineare, riguarda il non utilizzo dell'unico vero strumento di democrazia diretta da parte del cittadino. In un Paese in cui il Parlamento più che da eletti è formato da nominati, in un contesto in cui le notizie e le informazioni te le devi andare a cercare da solo, perchè l'agenda televisiva è immancabilmente selezionata dai partiti e dai loro interessi, è gravemente triste che il cittadino non sfrutti la tornata referendaria per far sentire alla classe politica la propria voce. Un saluto a tutti.. E buon martedì.

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  2. Due cose. La prima: come fa un partito (la Lega) a dire che dal risultato del referendum si evince che gli elettori hanno seguito le indicazioni della stessa se poi si vede che al ballottaggio più del 90% di elettori ha ritirato la scheda elettorale contravvenendo alle indicazioni della lega stessa che chiedeva di non farlo?. La seconda: è sotto gli occhi di tutti che la forzatura della Lega sulla maggioranza di governo per non fare l’election day ha avuto come conseguenza uno sperpero di denaro pubblico enorme, ma in una cosa l’election day non mi convinceva fino in fondo, molte persone (forse quelle che se ne sono state a casa) avrebbero votato i quesiti referendari senza consapevolezza. Sarebbe stato un quorum “falsato”?
    Un ultima considerazione: salviamo l’istituto del referendum. Aumentiamo le firme e togliamo il quorum.
    Paolo

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  3. Concordo con Paolo. Un abbattimento del quorum regalerebbe di nuovo senso ad uno strumento importante come quello del referendum e comporterebbe un immediato aumento della partecipazione alle stesse consultazioni. Nessuno predicherebbe più l'astensionismo, tutti si schiererebbero per il sì o per il no e ci sarebbe più informazioni sulle questioni affrontate dai referendum proposti.

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  4. Francis, posto qui due link in riferimento alla discussione precedente:

    Berluska http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=347259

    PD http://www.partitodemocratico.vb.it/aree-tematiche/organizzazione/584-la-posizione-del-pd-tre-si-ai-referendum.html

    Mi sembrano posizioni alquanto chiare. Certo Berlusconi si è espresso + a titolo personale ma sappiamo benissimo quanto conti la voce del padrone nel Pdl ...

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  5. Wrangler,
    Considero una posizione personale cosa molto diversa dal fare campagna elettorale per il Sì al referendum. C'è qualche partito che l'ha fatta? Hai visto qualche manifesto del PD o del PDL che invitava a votare Sì attaccato accanto ai milioni di cartelloni che da due mesi riempono le nostre città? Non mi risulta.
    Ripeto: il fatto poi che il Governo abbia deciso di spendere 400milioni di euro pur di non far raggiungere il quorum la dice lunga sulla sua posizione. Un'intervista o un'uscita estemporanea, un comunicato nascosto nel sito del PD non significa assolutamente appoggiare un referendum. Appelli convinti che invitavano a votare non ci sono stati. Al massimo si è sentito: "Sì, io andrò a votare". Infatti oggi nessuno piange la sconfitta del referendum: né Berlusconi né Franceschini.

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  6. Una sola considerazione: non darei tanta importanza al ruolo dei partiti nel caso dei referendum. Certo gli apparati non si sono mossi, i militanti sono rimasti a guardare e la maggior parte della popolazione era disinformata e stanca, ma penso che la maggiore lacuna sta negli stessi promotori del referendum che non sono riusciti a coinvolgere la popolazione (sui motivi di ciò si può aprire un dibattito a parte) Quindi nei referendum è fondamentale il ruolo dei comitati (sia dei promotori che di quelli che sono contrari). Suggerirei quindi di rovesciare il discorso: sono i comitati che dovrebbero far crescere la discussione prima di tutto nel paese e quindi all'interno dei partiti e così costringerli ad una posizione chiara: è questo lo spirito del referendum popolare. Non si può partire a razzo raccogliendo le firme e poi non riuscire a far crescere nel paese una discussione seria e parteciapata sui quesiti proposti. Tutte le volte che i referendum hanno avuto un seguito straordinario è stato dovuto ad un ruolo determinante dei comitati e solo di conseguenza dei partiti. Io mi sono stupito non tanto della mancanza di manifesti dei partiti sul referendum, ma dell'inesistenza, almeno dalle mie parti, anche di quelli degli stessi comitati promotori. Insomma non si può pensare di promuovere e vincere un referendum solo gridando contro i partiti e denunciando la mancanza di spazio sui media come hanno fatto, pur avendo ragione, Guzzetta e Segni.

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  7. In effetti la riflessione di Paolo è molto giusta: votare tutto assieme avrebbe comportato un quorum falsato. Sarebbe stata una partecipazione di pura facciata senza alcuna consapevolezza. Penso che Francesco abbia individuato bene il problema: Referendum che trattano temi così delicati non suscitano interesse popolare perchè sono d'"elités". Ricordiamoci che questo è il secondo referendum consecutivo sulla legge elettorale che stecchiamo, l'altro fu per l'abolizione della quota proporzionale dal mattarellum. C'è da ritenere che l'onda lunga del '93 approfittò del vento di tangentopoli e neppure quel famoso invito craxiano di andare al mare impedì agli italiani di recarsi alle urne per mandare a casa, più che una legge elettorale, una intera classe politica. Ricordiamoci che in quegli anni a Craxi si tiravano le cento lire davanti l'Hotel Raphael... Comunque Meme ha ragione: il referendum è l'unico strumento di democrazia diretta che abbiamo (l'iniziativa popolare non la calendarizzano mai e la petizione non la prendono mai sul serio) pertanto è doveroso avviare una riflessione seria e approfondita affinchè si riesca a guarire questo istituto che anche la nostra classe politica ha contribuito a versarlo in uno stato comatoso. Un saluto.

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  8. Ancora oggi, in italia, contano molto gli "apparati", il mancato quorum al referendum è solo uno degli esempi che abbiamo sotto gli occhi.
    Il termine apparati può però essere letto anche con un'ottica positiva, cioè la capacità di organizzarsi e movimentare persone, creare occasioni di comunicazione fuori dai media tradizionali, avere la capacità di parlare con le persone che si fidano... quello che si potrebbe anche chiamare sviluppo di "capitale sociale a livello locale".
    Questo, a mio avviso, uno dei grandi limiti dei comitati: la non capacità di aggregare persone che poi siano dei testimonial di cui ci possiamo fidare, ma al contrario aggregare persone che in un modo o nell'altro cercano di ri/creare apparati che però incorporano i vizzi dei vecchi apparati e non i pregi.
    Concordo pienamente con chi di voi sostiene che i partiti hanno fatto di tutto per far sì che il quorum non fosse raggiunto, ma noto anche che non siamo una socità matura per lavorare sull'aggregazione delle persone dal basso.
    Anche noi che eravamo sostenitori del referendum che cosa abbiamo fatto? Forse ben poco, sicuramente qualcosa che non è stato sufficiente.
    Faccio a tutti i miei più sinceri e vivi complimenti per l'iniziativa "la voce del martedì", perchè il martedì è il giorno dopo il rientro al lavoro, e i pensieri del fine settimana si sono già confrontati con il caos del mondo che ci circonda e, quindi, mediati dalla vita e più reali...
    Veramente siete una bella generazione di cervelli pensanti, spero che non facciate come canta rino gaetano "partono tutti incendieri e fieri e quando arrivano sono tutti pompieri"!
    Vi leggerò con piacere tutti i martedì. Buon lavoro.

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