martedì 12 febbraio 2013

Lo storico addio


Davanti ad una notizia si può reagire in tanti modi; figuriamoci se si tratta delle inusuali dimissioni del Papa. C’è un dato, però, che dovrebbe riunire e avvicinare le menti più fini, interessate alla questione: «questo gesto – ha spiegato il Pontefice – sarà di grande importanza per la vita della Chiesa». In realtà, per commentare un gesto così inedito non c’è bisogno di tornare indietro, addirittura fino a Celestino V, «colui che per viltade fece il gran rifiuto», ma è sufficiente riprendere alcuni scritti di Ratzinger dove, in più di una circostanza, l’anziano teologo aveva coltivato ed espresso questa ipotesi. Che la modernità abbia davvero trionfato, tanto da varcare la soglia di Pietro? La domanda da porsi è un’altra. Infatti, c’è da chiedersi come questo epilogo possa trasformarsi in un contributo estremo di grande importanza per la vita della Chiesa? Una simile uscita di scena, come può combinarsi con un pontificato caratterizzato dalla mitezza e non dal protagonismo?
Giuliano Ferrara, commentando la decisione del Papa, ha sentenziato che la Chiesa «ne uscirà più forte». Noi non sappiamo se la Chiesa uscirà più forte oppure più debole (questo sì che è il linguaggio della modernità), ma ci piace pensare che adesso, anche ai più riottosi, questa Chiesa possa perlomeno apparire più tenera. Tanto più tenera da mettere in rilievo l’umanità e la fragilità di un Papa, per molti impenetrabile neppure al dolore e alla sofferenza.
Tommaso C.

8 commenti:

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  2. Caro Tommaso ,
    notando che "grazie al Papa" scrivo per la prima volta su questo blog ( che leggo però sempre con piacere) , propongo una riflessione laica di questa cosa ( mi verrebbe da chiamarlo evento). Non sono in grado di valutare e pensare, causa i miei presupposti critici nei confronti della Chiesa, le dimissioni del Papa in termini ecclesiastici, di comprendere la visione che può scaturire ne tanto meno immaginare il futuro del clero dopo questo gesto.
    Mi piace vedere l'aspetto umano e "personale" della vicenda che mi fa scaturire una considerazione forse banale ma certamente reale. Reale appunto, la REALTÀ laica, è che una persona si rende conto di non essere più in grado ( e i motivi a mio avviso possono essere relativi ed intercambiabili) di adempiere a i compiti assegnati, di essere in un ruolo che non è più in grado di ricoprire. Questo credo sia profondamente innovativo come modo di pensare ed operare.
    In ogni ruolo, di ogni dimensione e forma, ognuno di noi dovrebbe avere la capacità critica e auto riflessiva di mettersi in discussione tenendosi aggrappato ad una forma di pensiero etico, pulito, spogliato da egoismi ed egocentrismi in grado di perseguire il bene del ruolo che svolgiamo... Quindi il bene comune.

    Stefano Frasi

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  3. Io penso che oggi la Chiesa abbia più un "volto"umano, è un gesto che secondo me riavvicina le distanze che talvolta ci sono state, una chiesa più a misura d'uomo fatta di scelte anche coraggiose e di aspetti "terreni". Il Papa, a parer mio, ha preso una decisone molto intima e da rispettare, che apre le porte forse ad una nuova visione, anche più moderna e contestuale, ove la necessità di essere voce negli animi in tutte le parti del mondo deve essere supportata dalla forza interiore e dalla possibilità fisica di farlo. Il Papa ha deciso, in questo momento difficile e storico, di ridare nuova linfa e presenza della Chiesa, sperando nella scelta dettata che offra un nuov Papa in grado di apportare maggior vigore e forza propulsiva, penso anche nelle decisioni fondamentali della Chiesa stessa. Leggo ovunque raffronti tra il Papa ed il suo precedessore,a parer mio non adatti, poiche' in effetti sono due modi di intedere il proprio mandato in maniera diversa, ma entrambi spinti da un enorme forza interiore, perchè sia il restare che il lasciare determinano delle forti consequenzialità e riflessi sulla società intera. Anche se sono disorientato ed ancora non riesco somatizzo la notizia, l'unica cosa certa è il grande rispetto...
    "Gesù si è fatto uomo" ed anche il Papa ha diritto di essere uomo, e di conseguenza anche la Chiesa.
    Luca Trabucco

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  4. Il Papa, nella sua prima udienza pubblica dopo l'annuncio delle sue dimissioni, ha detto queste testuali parole: "convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l'amore diventino la cosa più importante". Più chiaro di cosi!
    Marco Balestri.

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  5. Il Papa, nella sua prima udienza pubblica dopo l'annuncio delle sue dimissioni, ha detto queste testuali parole: "convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l'amore diventino la cosa più importante". Più chiaro di cosi!
    Marco Balestri.

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  6. L’accaduto è quello da mettere tra gli eventi della storia. Il Santo Padre è una figura troppo grande per il mondo perché ogni parola e ogni suo gesto non sia da collocarsi in un contesto di più grande importanza. Il Papa è anche e soprattutto uomo di grande coltura e Joseph Ratzinger, già da Cardinale negli anni 80 del secolo scorso aveva mostrato interesse circa “l’infallibilità” papale in diversi suoi scritti.
    La scelta delle dimissioni ha senza dubbio componenti di natura “umana” e personale connessi all’età, ma non si deve a ciò sottintendere, a mio avviso, un forma di “debolezza” connessa ad una semplice e chiara esaltazione dell’amore e della fede verso Dio, affermazione di per se stesse “obbligatoria”, inscindibile con l’apostolato della massima carica ecclesiastica. Non è quindi così chiaro, come dice Balestri, perché il Papa abbia voluto riaffermare con forza un concetto che ha prima vista apparirebbe superfluo dichiarare perché proprio degli obiettivi Cristani. “Servus Servorum Dei” è infatti il titolo papale per eccellenza, Servo dei Servi di Dio.
    A supporto di ciò invito a riflettere sul durissimo passaggio che il Papa ha fatto oggi in udienza quando ha detto”le divisioni ecclesiastiche deturpano la chiesa, bisogna superare le rivalità” e ancora “Gesù ha denunciato l’ipocrisia religiosa e coloro che cercano l’applauso”
    Ratzinger, ha agito con un gesto forse “rivoluzionario” per scuotere una Chiesa che come la società laica attraverso una crisi profonda con scandali e rapporti interni complicati. Lo scandalo dei preti pedofili, le oscure vicende legate allo IOR che hanno reso necessario l’allontanamento di Gotti Tedeschi suo banchiere di fiducia,lo scandalo del “corvo” Paolo Gabriele condannato e poi graziato, i difficili rapporti con Israele e le comunità ebraiche, addirittura l’inizio del suo pontificato con un discorso che offese i mussulmani e necessitò di successive scuse per ciò che era stato ritenuto un offesa al profeta Maometto.
    Non si può infine dire che gli eventi, (a mio personale e ovviamente umile giudizio,giustissimi e civili) del riconoscimento dei diritti di chi vive l’omosessualità che stanno avvenendo nel mondo come in Francia e in Inghilterra, nonostante l’agguerrita battaglia religiosa posta in essere, potrebbero avere accelerato il fenomeno della secolarizzazione e quindi della necessità di effettuare una svolta nel percorso millenario della Chiesa.
    Un saluto a tutti
    Nedo

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  7. io penso che sia solo il gesto di un uomo saggio che sa ammettere prima di tutto a se stesso, di non potercela fare..e credo che solo i grandi possano fanno certi passi, così importanti

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  8. Sono molto toccato dalle parole di Tommaso, Stefano, Luca e Marco, così diverse dal cicaleccio che imperversa sui media.
    Le cose grandi spesso sono anche semplici, ma non lo vogliamo riconoscere. Chi guarda al Vaticano come al crogiuolo di tutti gli intrighi, può trovare banale prendere atto che è solo una questione di forze che mancano. Una questione però decisiva, perché nel tempo della globalizzazione è necessario che il successore di Pietro si metta periodicamente in cammino per andare a cercare i poveri in ogni angolo della terra e dire loro, guardandoli negli occhi, che Cristo non li abbandona. Giovanni Paolo II, divenuto papa a 58 anni, lo ha potuto fare in più di cento viaggi. A Benedetto XVI, eletto al soglio pontificio a 78 anni, questa grazia è stata in larga parte preclusa. È tempo allora che un pastore più giovane venga chiamato a servire e guidare la Chiesa.
    I prossimi anni vedranno battaglie durissime per difendere l’ uomo dal dominio di un finanzcapitalismo che ha unito in sé le aberrazioni del liberismo e del comunismo. Non è escluso che in queste battaglie la Chiesa si trovi a essere sola. Un motivo di più perché ora ringrazi del dono ricevuto con il magistero di Benedetto XVI e lasci che lo Spirito scenda a guidarla, ancora una volta, come e dove vuole.
    Silvio Cazzante

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