questa
è una riflessione che ho fatto nel gruppo e per il gruppo NTRP. Vi debbo
informare che il conteggio delle firme è risultato regolare e la nostra
proposta di legge è già all'esame della I commissione affari costituzionali
della Camera, un risultato che nessuna proposta di iniziativa popolare,
veramente popolare come la nostra aveva mai raggiunto.
MARIO RIGLI
Il gruppo “Nun te regghe più” fra recente passato e futuro prossimo. Verso il 5° stato. Retroterra
culturale e teorico che ha portato alla nascita del gruppo.
Politica e partito, polis e pars
Fra Politica
e Partito esiste una divergenza nei termini e nei concetti che difficilmente ci
porta a comprendere come in molti casi si possano usare in modo
intercambiabile. E se i due termini antitetici fra loro vengono usati
indifferentemente è per il fatto che i partiti si sono appropriati della
politica. Politica deriva dal termine greco Polis, città e, per estensione del
termine, comunità, società. Politica quindi come governo equo della
città, come gestione super partes, sopra le parti, sopra i partiti.
Partito al
contrario fa riferimento ad una parte, ad un segmento della comunità con
interessi spesso contrastanti con altri segmenti, il partito è una
organizzazione che nasce per difendere, contro gli altri, i propri interessi
economici, commerciali, di potere. Il partito è una organizzazione che nasce
appositamente per salvaguardare esigenze particolari della propria
appartenenza, corporazione, associazione, lobby, classe sociale contro altre
corporazioni, altre classi sociali.
La politica
guarda all’insieme, all’interesse comune, il partito guarda al particolare, al
proprio interesse, all’interesse dei propri associati.
I”lanaioli”
nella Firenze del medioevo e del Rinascimento se riuscivano ad imporre i loro
commerci con le Fiandre ricavandone floridezza e benessere anche per la
città, esigevano naturalmente un ritorno da parte del Principe per la
loro corporazione, magari a scapito delle corporazioni rivali, se nella Venezia
repubblica marinara la corporazione della “seta” godeva di un periodo di
crescita commerciale ed aumentava i traffici, probabilmente riusciva ad
spuntare tariffe migliori nelle navi che venivano dall’Oriente
rispetto ad esempio agli “speziali”, compito del Doge, (la politica) era
però far ricadere la prosperità dei traffici con l’oriente su tutta la città,
sui carpentieri, sui muratori, sui bottai, sui vaiai, prelevando in tassazione
dalla corporazione della seta in maggior misura delle altre.
Don Lorenzo Milani diceva che
la Politica e la cultura sono le armi più potenti di cui dispone l’umanità per
eliminare o quantomeno attenuare le differenze al suo interno, naturalmente
quella a cui faceva riferimento era la politica vera e non l’ignobile
caricatura dei nostri giorni e sicuramente non avrebbe potuto dire altrettanto
dei partiti.
E nonostante
questa nostra visione, nonostante il nostro pensiero che ci portava
naturalmente verso la Politica, quella vera, quella buona, fin dai primi
tempi fummo accusati di essere agenti dei partiti, di fare gli interessi dei
partiti, senza specificare di quali partiti si trattasse. Fin da allora fummo
costretti a difendere il nostro disegno e soprattutto la nostra proposta
di legge che di quel disegno era il primo tratto, importante, di matita. Voglio
riportare qui un intervento dell’amico Gianmario Lucini, amministratore della
Valtellina e un mio commento sullo stesso, erano i tempi pioneristici del
nostro percorso.
L'essenza sta nelle parole. C'è una
politica e ci sono dei partiti. C'è una "pòlis" e c'è una
"pars". I partiti rappresentano interessi strutturati e sempre
"di parte", mentre la "pòlis" rappresenta l'interesse
comune, di tutte le parti. Fare politica significa quindi cercare di mettere
insieme più "pars" o "anime di una dialettica" per giungere
alla sintesi del "bene comune". La cosa che vogliamo concludere,
paradossalmente, non è nell'interesse di nessun partito, di nessuna
"pars". Sfido chiunque a dirmi quale sia il partito che vuole quello
che noi chiediamo nella proposta di Legge. Ma invece la stragrande maggioranza
dei cittadini (ne sono fermamente convinto) vuole questa Legge, perché è giusta
e va nell'interesse della pòlis.
Se si
riflette su questo semplice concetto, è ovvio che le accuse che ci vengono
fatte, di essere "agenti" dei partiti, non possono stare in piedi e
sono pure e semplici diffamazioni, macchina del fango.
(Gianmario Lucini)
Quale
migliore sintesi di un diverbio che ci attanaglia da tempo, anzi non attanaglia
noi, ma fa sragionare i nostri detrattori da qualche tempo. E poi non si
capiscono neppure le motivazioni di un attacco simile, che non porta da nessuna
parte, che può affievolire, ma noi siamo convinti del contrario, le nostre
finalità, il nostro obiettivo condiviso dalla totalità dei cittadini. E' vero
ci sono purtroppo altri problemi da risolvere, forse anche più urgenti, ma noi
abbiamo individuato questo e in questa battaglia ci vogliamo produrre ed
impiegare tutte le nostre forze.
Noi siamo apartitici, lo abbiamo
dichiarato fino dal primo momento, quel 3 luglio scorso quando siamo apparsi
sulla rete, noi siamo apartitici, ma profondamente politici. Siamo politici. La
nostra Politica è quella con la P maiuscola, quella Aristotelica, quella che
deriva da Polis ovvero città. E la nostra Polis è la nostra comunità la nostra
Nazione e la nostra Politica è quella che vuol dire governo equo della Polis,
amministrazione corretta della Comunità e dello stato. Questa è la nostra
politica.
Quindi niente
tende di appartenenza, niente pars, niente partiti. Noi non difendiamo gli
interessi né della Acropoli, né dell'Asty, né della Chora. Ma cerchiamo il bene
comune della Polis.
Del resto gli
amministratori hanno invitato tutti a guardare i nostri profili, il nostro
impegno anche precedente la nascita di NTRP.
Io posso
essere nato nella Chora, un altro amministratore nell'Asty, un altro ancora
nell'Acropoli, ma in NTRP siamo entrati nudi senza vestiti precedenti e
pensando unicamente all'interesse della Polis, all'interesse di tutti i
cittadini che firmeranno la nostra legge.
Breve cenno della nascita dei partiti moderni
I partiti
così come si vedono oggi si possono considerare come nati fin dal settecento.
La rivoluzione francese che portò al potere il 3° stato la Borghesia portò
anche a teorizzare delle organizzazioni che difendessero gli interessi della
classe che era assurta al potere contro il 1° e 2° stato, nobiltà e clero.
Decine di anni dopo, con la rivoluzione industriale e le rivoluzioni
socialiste e la conseguente nascita del 4° stato, il proletariato, nacquero
anche le organizzazioni politiche che avrebbero difeso gli interessi di quella
classe sociale. I partiti che dopo una lunga elaborazione teorica ed
ideologica si definirono furono da una parte i partiti liberali e liberal
democratici a difesa degli interessi borghesi e i partiti
socialisti e social democratici a difesa degli interessi del proletariato.
Comunque organizzazioni strettamente legati a classi sociali definite e
portatori esclusivamente di interessi di classi contrapposte fra loro. Esula da
questo schema il tentativo di far scendere in politica la dottrina sociale
della Chiesa che per sua natura non poteva difendere gli interessi di una
classe, e cercando così di creare formazioni interclassiste, ma anche in questo
caso siamo in grado di valutarne la deriva ed il declino. Esulano ancora
i partiti nazionalisti della prima metà del secolo scorso portatori
non solo di idee nazionaliste, ma spesso razziali e xenofobe, con conseguenze
devastanti per tutta l’umanità.
Costituzione e sovranità popolare
Il primo
articolo della Costituzione, al secondo comma, recita espressamente: “ La
sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti e nelle forme
previste nella Costituzione” e quali sono questi limiti e queste forme?
1)
Naturalmente il voto mediante il quale si delega un nostro rappresentante alla
gestione della res publica, ma quale delega esiste oggi nel nostro sistema di
repubblica parlamentare? E’ sotto gli occhi di tutti lo svuotamento progressivo
della delega data dall’elettore, di una rappresentanza inesistente
specialmente, ma non solo, per l’effetto di un sistema elettorale barbaro e
ignobile.
2)
Il ricorso ai pochi strumenti di democrazia diretta previsti dalla stessa
Costituzione: Il referendum abrogativo (non quello propositivo perché in quanto
non regolamentato è di fatto inesistente), la proposta di legge di iniziativa
popolare, le petizioni.
Sappiamo però
anche come questi istituti siano svuotati del loro contenuto, sappiamo come il
referendum possa essere evitato cambiando di poco la legge che si vuole
sottoporre a referendum, oppure anche se i cittadini riescono ad esprimersi
basta cambiare appena la terminologia che la legge abrogata ritorna in vigore
(pensiamo al finanziamento pubblico dei partiti reintrodotto subdolamente sotto
la terminologia di rimborso elettorale che rimborso elettorale non né affatto).
Sappiamo come
la proposta di iniziativa popolare possa essere del tutto trascurata e tenuta a
giacere nei cassetti senza discussione, giocando il Parlamento sul fatto
che la legge attuativa della Costituzione non parla di termini entro i quali
calendarizzare la Proposta di legge e metterla alla discussione. In teoria una
Proposta di legge popolare potrebbe non venir mai discussa.
Non parlo
delle Petizioni che proprio non rivestono nessuna forma di pressione popolare.
Ma poi il più
grande difetto di questi istituti di democrazia diretta è che di per se stessi
sono inaccessibili ai cittadini comuni, fino ad adesso a questi strumenti
avevano potuto far ricorso solo organizzazioni partitiche, movimenti,
formazioni politiche. Crediamo che la nostra proposta di legge sia il primo
caso in tutta la storia repubblicana di un partecipazione effettivamente
“popolare” nel senso di cittadini del tutto svincolati, da movimenti, partiti,
e soprattutto senza nessun tipo di finanziamento. E’ per questo, almeno
in parte è per questo, che siamo stati ricevuti dalla presidenza della
camera, non in un atto dovuto, perché mai verificato prima, ma in un atto
sentito in virtù proprio del nostro percorso genuinamente popolare.
3)
I partiti politici.
I partiti
politici dovrebbero essere le organizzazioni dentro le quali e attraverso
le quali si dovrebbe manifestare la gran parte della sovranità popolare di cui l a
Costituzione parla al primo articolo. I partiti dovrebbero essere portatori di
altrettante diverse concezioni dell’interesse generale, il loro ruolo dovrebbe
consistere nel decantare l’immediatezza degli interessi particolari,
commisurandoli alla stregua di una interpretazione dell’interesse generale e
nel proporsi, infine, di influire in principio, in genere, sulle decisioni
politiche della comunità statale. La funzione strumentale dei partiti rispetto
all’attuazione del principio democratico e della sovranità popolare non potrebbe
essere più incisivamente delineata e chiarita come nell’art. 49 della
Costituzione quando letteralmente si afferma che i cittadini hanno il
diritto “di associarsi liberamente in partiti per concorrere a determinare con
metodo democratico la politica nazionale”. Essi dovrebbero assumere
quindi un ruolo di duplice figura, prima come autorganizzazione dei cittadini e
poi di “ponte” fra popolo, Parlamento e Governo. In teoria il concorso
dei cittadini, tramite i partiti, alla determinazione della politica nazionale
dovrebbe essere un concorso permanente, autonomo e distinto rispetto al diritto
elettorale limitato a singole e puntuali, sebbene periodicamente ricorrenti
singole manifestazioni.
Nonostante la chiarezza e la
limpidità delle affermazioni della Costituzione risulta chiaro a tutti lo
svuotamento progressivo di questi principi: la delega di fatto non esiste e la
rappresentanza data attraverso il voto è del tutto insignificante ed assente,
gli strumenti di democrazia diretta sono incredibilmente inaccessibili, i
partiti non rappresentano altro che i loro stessi interessi differenti e
distaccati da quelli che dovrebbero affermare.
Il 5° stato
Abbiamo
appena accennato sopra all’affermarsi nella storia del 3° e 4° stato, la
borghesia e il proletariato e il conseguente affermarsi dei loro bracci
operativi, partiti e sindacati e abbiamo brevemente esaminato le condizioni
attuali in cui essi ci hanno condotto. E’ sotto gli occhi di tutti lo
stato di degrado morale, etico, sociale, di principi e di valori nel quale
siamo costretti a vivere ed a dibatterci e non staremo qui a parlarne
ulteriormente. I partiti sono al minimo storico di gradimento, l’insofferenza
per la Politica così come si manifesta aumenta sempre più, l’antipolitica
cavalca a volte questo malessere senza proporre alternative per il futuro ( a
proposito anche noi siamo stati tacciati di populismo ed antipolitica
nonostante ricorrevamo ad uno degli strumenti più nobili che prevede la
costituzione). Occorre allora una svolta, una svolta radicale che investa
tutta la società e il modo di pensare, che investa tutte le istituzioni, dalla
forma stato alle aggregazioni dei cittadini.
Forse è l’ora
di ricorrere alle utopie, ai grandi sogni alla fantasia, forse è l’ora di
mettere in pratica quello che un grande dei nostri giorni affermava: “Ecco i pazzi, gli spostati, i ribelli, gli
agitatori, i pioli rotondi nel buco quadrato, quelli che vedono le cose in modo
diverso. Essi non amano le regole e nessun rispetto per lo status quo. Li
potete citare o essere in disaccordo, li potete glorificare o vilipendere. Ma
la sola cosa che non potete fare è ignorarli, perché cambiano le cose. Spingono
avanti la razza umana. E mentre molti li vedono come dei pazzi, noi ne vediamo
il genio. Perché la gente che è così folle da pensare che può cambiare il
mondo, è quella che lo farà” (S. Jobs)
E’ l’ora
comunque di andare oltre, di costruire qualcosa di nuovo, di avere nella mente
un grande disegno forse utopico, ma sulla visione di questo, procedendo a
piccoli passi, demolire l’esistente ed edificare il nuovo, per gradi se
vogliamo, ma andare in quella direzione.
Sono ormai
alcuni anni che i teorici di scienze politiche, i cultori di dottrine politiche
e sociali stanno teorizzando e prevedendo la nascita di quello che chiamano il
5° stato. Per la verità questa elaborazione teorica riguarda ancora solo le
aziende e l’economia, ma personalmente credo che si debba estenderla anche alle
altre discipline e in primis la Politica.
Angelo
Pasquarella nel suo saggio “il quinto stato” parla dei “knowledge workers” alla
lettera “operatori della conoscenza” , “lavoratori del sapere” che individua
come una classe del tutto nuova a cui manca solo la consapevolezza di sé per
diventare dopo nobiltà, clero, borghesia e proletariato, il 5° stato, la forza
trainante del nuovo secolo. E’ un messaggio con larghi margini utopici e al
limite del paradosso, ma secondo l’autore, gli operatori della conoscenza
saranno coloro che trasformeranno l’attuale epoca post-industriale, ancorata a
modelli mentali, valori e comportamenti del sistema industriale in via di
superamento. Ah! non avevo detto che i knowledge workers sono coloro che utilizzano
la rete e le enormi possibilità fornite da internet, per la loro conoscenza in
tutti i campi, e Pasquarella si sofferma su quello che sarà il loro ruolo, sul
loro modo di pensare e di agire, sui valori di cui sono portatori e su come le
imprese cambieranno con loro. Mentre il processo industriale è governato
dall’alto, dai capi, il processo post-industriale è governato dal basso, dai
knowledge workers e la conseguenza è l’alterazione dei modelli gerarchici a cui
siamo abituati, gli operatori della conoscenza passeranno dal rapporto
contrattuale di dipendenza a quello professionale e a quello imprenditoriale
con estrema facilità spostando la “cultura della dipendenza” verso quella
della competenza. Vogliono essere protagonisti della loro vita, non hanno nessun
timore reverenziale verso l’azienda che diventa solo un partner per realizzare
le aspirazioni proprie.
Queste
sono le teorie di Pasquarella, ma anche di altri teorici e cultori di
dottrine politiche e sociali. Io vorrei fare un passo ulteriore.
Internet e la rete non
sono stati e sono e saranno decisivi solo per l’economia e le aziende, ma i
knowledge workers sono attivi in tutti i campi, dalle arti, alla letteratura,
alla politica.
Io
personalmente ho conosciuto la potenza di questi operatori della conoscenza
durante la primavera araba ed ho apprezzato il loro contributo, mi sono reso
conto che attraverso la rete e con il lavoro di questi operatori nel campo
dell’arte si possono bypassare Gallerie, mercanti e critici d’arte, si possono
bypassare editori e premi letterari nel campo della scrittura o addirittura
possono promuovere essi stessi concorsi e edizioni nella rete, ma questa
democrazia effettiva e compiuta nei campi citati può avvenire naturalmente
anche nel campo della politica. Il processo politico è governato
dall’alto e al chiuso delle stanze dei bottoni, ma la consapevolezza del loro
ruolo porterà gli operatori della conoscenza ad essere protagonisti anche della
politica e non semplici “dipendenti” di decisioni prese sulla loro testa. Non
dico oltre, penso che il concetto sia abbastanza chiaro, ma quando questa nuova
consapevolezza sarà diffusa, una nuova rivoluzione culturale ed etica comincerà
a prendere forma, comincerà a costituirsi veramente il 5° stato, il benessere
della polis sarà al centro, gli interessi particolari e corporativi saranno
finalmente rimossi a favore degli interessi generali e condivisi dalla
comunità.
Il problema è che questo disegno a metà fra l’utopia
e la realtà, non è un disegno a breve. Non avrà, se andremo in quella
direzione, i lunghissimi tempi che portarono la borghesia ed il proletariato a
darsi un profilo “ideologico” e i propri strumenti operativi, oggi i
tempi sono alquanto più veloci, ma il 5° stato dovrà necessariamente avere a
disposizione del tempo per darsi una identità e dotarsi delle organizzazioni
adatte che saranno, per forza di cose, notevolmente diverse da quelle attuali.
E allora sono naturalmente necessarie tappe
intermedie.
Quando costituimmo questo gruppo, le idee esposte
sopra erano quelle che ci spronavano nel nostro sogno, ma per raggruppare
persone a cominciare a discutere gradualmente questo disegno, dovevamo cercare
da subito degli obiettivi attuali e condivisibili in maniera universale, oltre
e sopra ideologie e pseudo ideologie di parte, oltre destra e sinistra, oltre
tende di appartenenza, oltre i nostri piccoli orticelli.
Ho definito sopra la nostra proposta di legge come
il primo tratto di matita del nostro disegno, ma il tratto doveva essere ben
definito, riconoscibile universalmente, accettabile senza riserve, semplice e
senza possibilità di travisamenti, comprensibile alla generalità e soprattutto
doveva andare verso quella democrazia diretta che era un passo, un primo passo
della rivoluzione culturale ed etica che volevamo intraprendere, poi non
ultimo, doveva essere non attaccabile dal punto di vista dell’antipolitica, del
populismo e del qualunquismo. Ricorrere direttamente alla Costituzione ci
metteva al riparo, senza ombra di dubbio, anche da queste critiche.
Il mezzo per portare avanti questo utopico-reale
sogno fu individuato in Facebook, un social network, agile, duttile,
malleabile, che non aveva bisogno di particolari e ingessati organigrammi che
volevamo sconfiggere.
Mario Rigli
Solo un perfetto distratto, per non definirlo diversamente, può arrogarsi il diritto di rappresentare tante coscienze e tanti pensieri diversi, nella sua illuminante teoria del 5° Stato. Credo che sia giunta l'ora di rendersi conto che il gruppo NTRP non è di sua esclusiva proprietà e che difficilmente, tranne i suoi cinque fedelissimi ottusi, lo seguiranno sulla pazza idea del 5° Stato.
RispondiEliminane manca un bel pezzo che era presente nella tua nota ed è proprio dal pezzo che manca che la maggior parte di noi si è dissociata. Il gruppo aveva un suo perchè iniziale che è andato perdendosi dopo il 29 marzo, cosa della quale io e molti altri ci ramarrichiamo! Io ancora ci spero che lo sforzo che tutti noi abbiamo fatto per raccogliere tutte quelle firme nn vada disperso, un gruppo così bello ed (inizialmente) entusiasta non si deve spegnere, bisogna solo trovare il modo di tenere acceso il falò dell'entusiasmo.
RispondiEliminaintendevo qs firmato Marina Fraternali
EliminaIl contributo teorico che ho inteso dare, naturalmente non si limita al gruppo NTRP. ma è un discorso generale e una riflessione sul nostro tipo di società odierna e futura. Credo che l'anonimo, che scrive e mi dispiace non si qualifichi, sia un iscritto del gruppo, che tranquillamente attribuisce a me la proprietà di qualcosa che per sua natura non può appartenere e che da di ottuso in maniera offensiva agli amministratori del gruppo, non sappia che questo blog da sempre si occupa di politica, cultura e società e le discussioni teoriche e pratiche che di solito avvengono sono sempre di alto profilo. Sono contento però che si consideri "pazza" la mia idea, mi viene in mente proprio Jobs e naturalmente ne sono lusingato.
RispondiEliminaInfine mi scuso con gli amministratori del blog, per un intervento che non ha niente a che vedere con il contenuto proposto, ma solamente con una polemica che non ha niente a che vedere con questo spazio.
Mario Rigli
ps il commento sopra nn voleva essere anonimo, ma nn sapevo che opzione scegliere, purtroppo nn sono un 'esperta cmq era firmato Marina Fraternali
RispondiEliminaL'anonimo del commento, precedente, e mi dispiace sia tale, credo che abbia sbagliato spazio nel senso che sto per dire: Questo blog che da sempre si occupa di cultura e politica e che su queste materie ospita interventi di altissimo profilo, non è il posto adatto per sterili polemiche che non riguardano assolutamente il tema proposto. Le riflessioni da me suggerite e sulle quali mi auguro un importante dibattito, non riguardano espressamente il Gruppo NTRP o almeno esclusivamente ma sono indirizzate verso un'analisi della società odierna e soprattutto di quella futura. Va da sé che il sottoscritto non ritiene di sua proprietà una cosa che per sua natura non può appartenere, ma respinge al mittente l'offesa di ottusità per gli amministratori dello stesso. Risulta evidente che l'anonimo è un iscritto al gruppo in dissidio con le sue modalità di gestione, ma non occorre che lo faccia presente qui. Qui poteva entrare nel merito, e l'unica cosa detta nel merito è il definire “pazza” la mia riflessione. Ma io ne sono lusingato perché, mi è venuto in mente subito Steve Jobs, citato anche nel contributo. Chiedo scusa anche agli amministratori per questa precisazione.
RispondiEliminaIo devo solo fare un appunto a chi ha scritto la nota introduttiva che porta la firma di Mario Rigli ma che, a detta dello stesso, non è stata scritta da lui. Nel gruppo NTRP, del quale faccio parte, non ho letto nessuna riflessione su questo argomento.
RispondiEliminaSergio Lauro
Io vorrei solo far notare, agli autori della nota introduttiva firmata da Mario Rigli ma che lo stesso dice di non aver scritto, che sul gruppo NTRP, del quale faccio parte, non ho mai letto nessuna riflessione su questo argomento. Quindi, chiunque abbia scritto quella nota, non ha detto il vero.
RispondiEliminaCaro Sergio, la "nota introduttiva" a cui ti riferisci è il contenuto esatto "copiato-incollato" del testo di una email inviata qualche giorno fa da Mario ad uno dei moderatori del blog (Tommaso Cioncolini). Mi sono permesso, prima di pubblicare sul blog, di trasformare quel "caro Tommaso" in "Cari amici de La Voce del Martedì" credendo di rendere più comprensibile a tutti i nostri lettori il motivo per cui questa settimana il blog proponeva questa riflessione elaborata e coltivata nel gruppo NTRP.
RispondiEliminaDetto ciò, la tua "accusa di falsa testiomonianza"... diventa, sinceramente, ridicola e fuoriluogo. Seppur non conosca personalmente Mario sono convinto che neanche lontanamente abbia intravisto in quell'introduzione nulla di falso o di non vero (anche perché l'ha scritta lui nel testo dell'email a Tommaso).
Bene, se ora invece di polemizzare, si cominciasse a discutere sugli interessanti contenuti proposti da Mario non sarebbe meglio?
Un saluto
Francesco
Ma se Mario ha inviato una sua personale riflessione (firmata in calce con nome e cognome Mario Rigli) che ha maturato (anche) grazie alla ua esperienza fatta nel gruppo NTRP dov'è il problema? Quello che la Vdm abbia riportato, magari riassumendo una hiacchierata o una ema, 3 righe introduttive tra l altro piuttosto semplici che però permettono anche a me (esterno a gruppi facebook e che non conosco NTRP) di capire da dove piovono queste idee? Mah... Il mondo è bello perchè è vario!
RispondiEliminaMamma mia , grande Mario, che ampiezza e complessità di pensiero. Come si fa di fronte alla ricchezza delle riflessioni e ai contenuti offrire un contributo breve, ci vorrebbero ogni tanto (e l’ho già proposto) degli incontri verbali per spiegarsi a parole (chissà i gestori del blog li potrebbero chiamare Gli Incontri del Martedì….). Mi spiace per la durezza di alcuni interventi precedenti, ma non essendo a conoscenza di alcuni risvolti che appaiano accaduti più all’interno del “gruppo” NTRP ma mi sembra di capire che alcuni problemi sono sorti. In verità di devo dire che quando ho contribuito con la mia firma (e di tutti i componenti maggiorenni della mia famiglia), alla proposta di legge pensavo anch’io di far parte di un gruppo e invece le cose non si conoscono mai fino in fondo.
RispondiEliminaSei, e lo dico con ammirazione, una persone troppo capace, intelligente e conoscitore del mondo per non percepire nei contenuti stessi delle considerazioni alle quali ci indulgi un carattere visionario. Ma intendiamoci le “visioni” sono quelle che hanno mosso la civiltà e che hanno fatto “gli stati”, le rivoluzioni e hanno declinato le epoche.
Inviterei tutti, anche tu se non l’avessi mai fatto, ha leggere un qualcosa che a me ha fatto riflettere e che ci fa considerare l’umiltà dell’uomo e di come, se dovessimo pensare di avere visioni avanguardiste, come qualcuno altro le abbia già ponderate. Il concetto da discutere è infatti a mio avviso proprio l’Utopia (che in se stesso porta molte accezioni positive) o come dici tu la “pazzia” di una società, di un uomo diverso. Un bene comune “distribuito”, un informazione vasta, vastissima. Beh forse a qualcuno Raphael Hythlodaeus non dice niente ed anche Thomas More (Tommaso Moro) che ne narra nel 1516 le esplorazioni in una repubblica dove la proprità privata e vietata per legge, che ciascun cittadino coltiva la terra a turno, dove ognuno può dedicarsi a ciò che gli piace ma è obbligo lo studio delle scienze e della cultura. Dove è il divorzio è consentito ma è punito l’adulterio, dove gli avvocati sono banditi ed il fine di tutto è il benessere.
E’ con quest’opera, che ripeto è del 1516, che nasce la parola Utopia che del libro è il titolo.
Un saluto
Nedo
Francesco, non mi interessa più discutere dei contenuti non avendo più nessuna stima del Sig. Rigli ma questo è un problema che riguarda soltanto me. Quello che mi premeva capire era come mai il Sig. Rigli avesse detto di non aver scritto quella nota indicando i redattori come possibili autori. Tu mi hai confermato che invece è stata scritta da lui nel corpo della mail, ti ringrazio del chiarimento.
RispondiEliminaGrazie Nedo
RispondiEliminaGrazie Simone
RispondiEliminaa Lorenzo Puopolo - i fontanelli sono ad Anghiari, a Montevarchi, a Faella, a Castelfranco di Sopra, a Laterina, a Loro Ciuffenna, insomma dappertutto fuorché a Terranuova Bracciolini ... probabilmente abbiamo l'acqua inquinata!
RispondiEliminaIo personalmente non conosco né l'estensore dell'articolo, né coloro che hanno fatto i commenti. Ho stima di molti e pochissima stima di molti altri, ma non rifuggo, se è il caso, a confrontarmi con quello che si dice e si scrive, al di la della stima e della non stima. Vorrei per questo conoscere una valutazione del contenuto da parte del sig. Sergio
RispondiEliminaLorenzo Puopolo, sei stato dieci anni in consiglio comunale, come mai dei fontanelli non sembrava fregartene niente?
RispondiEliminaPreferisco mille volte la strategia comunicativa di Nedo che prova a spiegarci le scelte della giunta mettendoci la faccia che questi anonimi piddini che puntando il dito contro chi rinfaccia qualcosa alla stupefacente e perfettissima amministrazione comunale.
RispondiEliminaPensi di acquistare punti anonimo piddino?
Te lo domando io allora, caro Piddino anonimo, che in consiglio comunale non ci sono mai stato e nemmeno ci voglio andare.
Perché non ci sono i fontanelli? A me rispondi?
Ci vuole trasparenza caro piddino anonimo. La vostra sta diventando una chiusura insopportabile. State chiusi nelle vostre stanze a contare e distribuire le vostre poltrone.
Scusate lo sfogo, ma questo modo di fare politica nun se regghe più.
Ma questi credono davvero che l'ondata grillina venga fermata dall'appennino.
Vedrete quante Parma ci saranno vedrete.
Ma scusate, il tema non era, l’immagine e il retroterra teorico e culturale del Gruppo NTRP? Ma per i temi amministrativi ci sono e ci saranno spazi, la Voce del Martedì non li ha mai negati…anzi mi meraviglio un po’, e mi rivolgo ai gestori, prestare il fianco ad una chiara manovra di “disattenzione” dal tema proposto. E’ un senso di non rispetto anche dello sforzo di Mario Rigli. A mio parere poi Lorenzo, un uomo della tua cultura che insegna ai ragazzi e che ha avuto ed ha tuttora esperienze politiche e amministrative, non offre un bell’esempio entrando così, senza motivazione apparente, con un argomento chiaramente provocatorio su un tema con il quale non c’entra niente. Ma che fine ti proponi?
RispondiEliminaSe proprio vogliamo parlarne un minuto Simone l’amministrazione non è né stupefacente né perfettissima, è fatta da donne e uomini quindi per definizione fallace.
Non so se entrerai mai a far parte di un Consiglio Comunale, che io penso sia comunque un’esperienza civica e sociale esaltante. Una cosa è certa chi ci entra, come ci stanno entrando a pieno diritto i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, deve imparare a governare il bene comune che è di tutti, anche di quelli che non la pensano come te, e che tutti devono essere inclusi e soggetto di diritti, nessuno può permettersi di dire ad un altro (che sia anonimo, del PD, del PDL, di SEL, Anarchico, Cattolico e chi ne a più ne metta) che è “insopportabile” (ovviamente come soggetto pubblico, poi privatamente uno la pensa come vuole). Anche l’ondata grillina si scontrerà con l’inefficienza tecnica (che Lorenzo conosce molto più di me) della macchina comunale e di Publiacqua (per esempio) che ha declinato fino a tutto il 2013 l’installazione di fontanelli a Terranuova. Per questo l’amministrazione ha dovuto iniziare una prassi presso privati che deve passare tramite gara. Tutto fa trascorrere non giorni, non settimane ma molti, molti mesi, e così tali strutture non potranno che vedere la loro installazione prima della fine del 2012. Poi ci sono cose esogene che difficilmente possono essere spiegate e quindi comprese, almeno che i “grillini” non vogliano abbattere i diritti di dipendenti pubblici(ferie pregresse, malattie, incidenti, maternità…) i quali, lasciando il proprio posto (purtroppo anche per alcuni mesi), contribuiscono malgrado loro ad un passaggio di consegne e ad allungare i termini del problema.
Una cosa è certa e concordo con Simone: se dietro a un fatto non c’è spiegazione e trasparenza, non ci può essere comprensione, quella comprensione e partecipazione di noi cittadini, allora è facile per chi vuole rendere tutto un po’ più opaco creare motivi di provocatoria distrazione. Questa, senz’altro, è la politica di cui possiamo fare a meno.
Un saluto
Nedo
Scusate cosa sono i fontanelli?
RispondiEliminaBravo Mario. Il tuo ragionamento a “volo d’aquila” su svariati argomenti quali il 5° stato, i costi della politica, il web come strumento di propagazione delle idee, mi è molto piaciuto.
RispondiEliminaConcordo con te soprattutto su un punto: l’importanza delle utopie. Con questa affermazione, credo che tu abbia voluto “guardare” oltre l’orizzonte.
Infatti, se il nostro paese fosse un’azienda, in questo momento sarebbe in “amministrazione controllata”.
Oggi più che mai è necessario essere vigili e corretti sui conti, si devono determinare obbiettivi puntuali e raggiungibili se si vuole uscire da questo pantano. Ma dopo? E’ sufficiente essere dei bravi contabili per ripartire e prosperare? Sicuramente no. Un governo “di bancari” va bene per risolvere una situazione patologica come la nostra, ma non va bene per “trascinare” un paese. Il nostro paese non riparte se non ci sono persone “infiammate” da passioni e ideali, che trascinano se stessi e gli altri oltre il proprio orticello.
Si riparte solo se non ci sono persone che per un ideale “non ci dormono la notte”, che non si risparmiano, che si consumano senza badare alle conseguenze.
Gli ideali, però hanno anche dei difetti. Giovanni Sartori ha definito le ideologie rigide (e cioè impermeabili tanto agli argomenti quanto ai fatti) e passionali (e cioè capaci di smuovere dentro le persone un “qualcosa”). Essendo la rigidità il punto debole delle ideologie, si dovrà, in futuro, mitigarla. Infatti, la storia delle ideologie è anche la storia dei radicalismi (alcuni solo di facciata): capitalismo-comunismo; totalitarismo-libertismo fino al più recente asse destra-sinistra. Quindi le ideologie, anche se moderate, hanno “il difetto” di polarizzarsi, di percepire cioè tutti i problemi politici in termini di conflitto.
In futuro, ci dovrà essere un maggior pragmatismo politico con idee più aperte, senza con questo rinunciare alla componente passionale. Oggi più che mai, l’utopia è necessaria, nel senso che gli uomini, per prosperare, hanno bisogno, come hanno avuto sempre bisogno, di una visione della loro potenzialità, che permetta loro di unire la passione all’intelligenza.
Marco Balestri
In questa sede dei fontanelli non me ne potrebbe fregare di meno. Avevo in mente qualcosa di altro e mi dispiace che non sia stato che parzialmente accolto.
RispondiEliminaNedo ti ringrazio ancora e voglio tentare ancora a parlare di ciò che mi premeva e mi preme. Si Nedo tu “mi gratti dove mi prude” come si dice da noi!!: l'Utopia.
Il mio discorrere è certamente, almeno in parte utopico, ma vorrei ancora parlare di Thomas Moore e dell'utopia per far vedere che in quello che dico c'è anche qualcosa di più pragmatico, anche se l'Utopia indica la strada molto spesso a modi di comportamenti pragmatici però almeno indirizzati.
Utopia è il nome che Thomas Moore da alla sua isola “fantastica” una specie di Bennatiana “isola che non c'è”, a questo proposito cerco sempre di guardare la stella a destra che mi porta verso quell'isola. Il nome del libro di Moro era molto più lungo ed era in latino. Utopia è proprio coniato appositamente dall'autore anche se in maniera, volutamente, ambigua. Utopia può voler dire allo stesso tempo luogo bellissimo e non luogo, luogo inesistente, oppure tutti e due insieme: luogo bellissimo che non è in nessun luogo.
Del resto anche per Moro credo che questa isola, prima penisola, ma eliminata dalla terra ferma per mezzo del taglio del suo istmo, non esista se non nella fantasia, ma serva per indicarci la strada verso la quale procedere.
Del resto basta guardare l'etimologia dei termini contenuti nel volume cinquecentesco: il protagonista si chiama bugiardo( Itlodeo vuol dire bugiardo), la capitale dell'isola, tradotta significa città che non si vede, città celata, il primo ministro Ademo, a-demos significa senza popolo, e addirittura il fiume è in secca, “anidro”.
Tutto questo per dire che il 5° stato anche se Utopico, non si trova esattamente nell'isola di Itlodeo , ma ha qualche elemento di pragmatismo che ho cercato di spiegare nel mio contributo.
Ma sono le Utopie che ci spingono il cuore in avanti, è L'Utopia di Moro che nel cinquecento ha fatto ragionare le menti.
Il 5° stato è utopico, è vero, ma è anche, e lo spero, “l'ulivo che quando sarai sul punto di morire pianterai convinto ancora di vederlo fiorire” come dice Vecchioni a quel ragazzo al quale lascia un foglio sulla scrivania dove ha scritto una poesia dove manca un verso, ma chiede a lui di scriverlo.
Grazie ancora Nedo per gli stimoli
i fontanelli sono le installazioni di fontane di acqua potabile pubblica dove i cittadini possono liberamente recarsi per riempire di acqua le loro bottiglie.
RispondiEliminal'ex assessore Magini Alessio le ha promesse 2 anni fa.
se non riusciamo neanche a mettere un fontanello a Terranuova figuriamoci altro....
Migliorare il proprio paese, e perché no il mondo, senza la bramosia di comandarlo o governarlo. Questo dovrebbe essere "il sogno"... che è tra l'altro realizzabile.
RispondiEliminaPerché dover comandare?
L'attuale sistema di potere politico fa ribrezzo anche a me. Ma il mondo non si cambia con la politica. Lasciarmo perdere il governo, il comandare sugli altri, il decidere per gli altri. Facciamole piuttosto le cose per gli altri!
Non c'è bisogno di comandare per fare del bene al prossimo, per migliorare il mondo. Con il proprio lavoro, con il proprio sudore e con il proprio tempo.
Ci sono, per fortuna, anche tante brave piccole formiche silenziose che non hanno alcuna necessità di comandare per dare il proprio contributo al miglioramento.
Sognare di sostituirsi a chi comanda oggi è solo un volersi posizionare meglio in una corsa egoistica al potere, con l'idea di essere più magnanimo, più buono e più furbo.
La politica ha la cravatta e i bottoni ai polsi della camicia ben allacciati. Chi cambia il mondo si è già tirato su le maniche.
Ah caro anonimo che idea poco curata e gretta hai della politica!
RispondiEliminaTu stesso, prendendo parte a questa discussione e esprimendo la tua opinione, diventi un politico. Entri nell'agone.
Tu pensi che chi si impegna per il proprio paese, città, frazione...non sia un politico?
E poi che vuol dire che la politica ha la cravatta e i bottoni ai polsi della camicia ben allacciati?
Io faccio il capogruppo in consiglio comunale, e poi il sabato e la domenica porto le pizze ai clienti del ristorante dove lavoro, in più studio, ho 24 anni. Non voglio autocelebrarmi. Molti dei miei colleghi mossi dalla passione per la cosa pubblica lavorano come ciuchi e trovano il tempo per dedicarsi alla città in cui vivono.
Ma perchè, nel 2012, si vede ancora il mondo in bianco e nero?!
La politica è altra cosa. E' tutto, e ancora si continua a dire che non serve?
Direbbe Sirvano: mavvaiavaiavaiaaaa
Giacomo Picchi
A proposito di "utopie", un piccolo ricordo, da chi operò "lo strappo" dal comunismo sovietico, sollevò la "questione morale e indicò appunto un utopia: "la terza via". Buon Compleanno Enrico Berliguer (25 Maggio 1922)
RispondiEliminaal di là di tutti i discorsi, l'omelia di Mario tira più di quella del papa; ne sono felice! ;-)
RispondiEliminaHa ragione Giacomo, completamente ragione caro anonimo. Forse tu non parli della "Politica" vera quella della P maiuscola, quella che dovrebbe essere a servizio della Polis, della comunità. Quest'ultima è la politica che intendo io nel mio intervento, questa è la politica che è servizio, mai potere e voglia di comandare e prevaricare. Il mondo si cambia in mille modi a seconda delle proprie affinità attinenze e qualita e se lo si cambia, lo si cambia indipendentemente da come siamo vestiti.
RispondiElimina... e intanto si è dimessa anche l'assessore Elena Fratini per motivi di onestà e trasparenza nei confronti dei cittadini... perchè nella politica amministrativa della giunta e della maggioranza del PD, SEL, SOCIALISTI e IDV terranuovese qualcuno si è accorto che non c'è onestà e trasparenza????
RispondiElimina- http://valdarnopost.it/news/l-assessore-elena-fratini-si-e-dimessa-massimo-rispetto-per-i-cittadini-a-cui-dobbiamo-onesta-e-trasparenza
- http://terranuova.blogspot.it/2012/05/la-maggioranza-di-amerighi-pd-sel-idv.html
meditate gente, meditate
Scommettiamo che Di Ponte non si dimette?
RispondiEliminaO dicono che ha raccontato panzane la Fratini (e anche Magini) oppure devono dimettersi
RispondiEliminaArrivo tardi e me ne scuso, ma non rinuncio a scambiare due parole con Mario. La cui riflessione mi sembra importante non solo per i contenuti ma anche perché giunge in un momento della vita politica terranuovese particolarmente povero di idee. Io non so se i cosiddetti operatori della conoscenza saranno l’ élite che guiderà una nuova rivoluzione nella politica e nella società. Se guardo a come si muovono Casaleggio e Grillo, mi dico di sì. Mi dico invece di no, che non c’ è bisogno di specialisti, se guardo allo sviluppo e all’ affermazione di NTRP, un soggetto politico che è riuscito a strutturarsi dal basso, senza riferimenti carismatici. Sia come sia, a questo punto una domanda a Mario è d’ obbligo (e mi stupisco che nessuno l’ abbia ancora posta): come continuerete il vostro impegno sulla scena nazionale e a livello locale?
RispondiEliminaQuanto alle criticatissime considerazioni di ‘antipolitico anonimo’, a me non sembrano poi così antipolitiche e confesso che le condivido in buona parte. Sono infatti convinto che fare bene il proprio lavoro e pagare le tasse siano i primi e più importanti gesti politici, quelli che gettano le basi della coesione sociale di un Paese. Il lavoro porta benessere, il non evadere il fisco contiene in sé la solidarietà, l’ entrare in relazione con l’ altro, il “fare del bene al prossimo” come dice l’ anonimo. Il passo successivo è quello del volontariato, del mettere gratuitamente a disposizione della comunità il proprio tempo libero e le proprie capacità. Così c’ è chi insegna musica, chi allena una squadra di basket, chi si impegna nella Pro loco e chi, avendo il talento della mediazione politica accompagnato da una adeguata cultura istituzionale, si propone ai concittadini per sedere in consiglio comunale. Se poi viene eletto, si fa carico di amministrare la cosa pubblica come chi è chiamato a svolgere un servizio, non come chi ha ricevuto il nulla osta a fregiarsi di una primazia o, peggio, a costruirsi una carriera.
E ora, mentre mi state obiettando che ho una visione semplice-semplicistica-sempliciotta della politica, io vi dico che comprendo ancora di più ‘antipolitico anonimo’ perché sono deluso – anzi sanamente incavolato – per il modo in cui i nostri consiglieri comunali esercitano il loro mandato. Proni e obbedienti, salvo circostanze occasionali, quelli della maggioranza (anche se in fondo era da aspettarselo, i manovratori li hanno selezionati così a ragion veduta). Ma quelli dell’ opposizione, perdindirindina: fiacchi, fiacchi, fiacchi, talvolta ai limiti della narcolessia, dame da compagnia più che cani da guardia. Sanno che nei loro confronti ho sentimenti che vanno dalla stima alla forte amicizia. E allora, con la sincerità che la stima e l’ amicizia consentono – meglio, richiedono – mi permetto di dire che troppo spesso a Terranuova opposizione e maggioranza appaiono compagne sulla stessa giostra, dedite a schermaglie rituali su questioni non essenziali, ma in fondo tanto contente di starci insieme, su quella giostra. Mi chiedete cosa vado cercando in un consigliere comunale? Volete un riferimento concreto? Vi faccio un nome: Rosanna Marini. L’ impegno, la partecipazione e il senso delle istituzioni che hanno contraddistinto il suo mandato nella scorsa amministrazione sono stati esemplari. Volete qualcosa di più tecnologico, qualche effetto speciale? Andate sul sito del Movimento 5 Stelle di Arezzo. Guardate come è documentato e trasparente. E poi magari ne riparliamo.
Silvio Cazzante
Silvio se ci fosse una strada, dico una, per procedere verso un utopico 5° stato la vorrei percorrere con te.
RispondiEliminaE con Nedo, naturalmente
RispondiEliminaLo spazio di una settimana non è, a volte, sufficiente per esprimere totalmente ciò che si pensa o, meglio, il pensiero che si forma dal confronto ed anche dal contraddittorio con gli altri. Ad argomento “chiuso” quindi scambio questa specie di epistola con il mio “amico di penna Silvio Cazzante” che è intervenuto, come sempre, in maniera interessante.
RispondiEliminaSilvio, sappi, che condivido appieno la semplificazione dell’impegno politico così come lo descrivi. Vale molto di più di tutte le mie, umilissime, sudate e antiche letture, volte alla ricerca di un’immagine diritta ma anche speculare della politica. Ricerca che ha sempre teso ad un impegno che osservasse da ogni angolatura i fatti, i comportamenti e anche le emozioni e le passioni. Finché non si trova l’angolo dove sia sta meglio, i cui contorni sembrano combaciare con i tuoi e finalmente ti ci incastri bene.
In quell’angolo ci puoi trovare tante persone e, stupendamente, vedi che la loro collocazione in quel sito può anche differenziarsi dalla tua, forse per un lato, forse per la gradazione dell’angolo. Allora senti il bisogno di approfondire ulteriormente e di vedere, onestamente, se la tua conformazione sia giusta e sia migliore quella degli altri. Questa attività la fai con lo stesso impegno, senza secondi fini, con grande spirito di volontariato. Lo fai come fai l’attività di padre verso i figli quando vedi che puoi educare ma spesso stupendamente riesci a prendere molto di più di quanto sei stato capace di dare.
In questo sta la convivenza profonda con molti di coloro che troppo gratuitamente e superficialmente, permettimi, tu definisci “proni e obbedienti” in una sorta di garbata ma tagliente offesa. Ma tu che ne sai veramente di come sono state “scelte” le persone che siedono nella maggioranza del Consiglio Comunale? E chi sarebbe i “manovratori” che citi, usando fra l’altro, ti faccio notare, un nomignolo che eleva tali figure (losche come le stai disegnando tu) allo stesso livello di ns. Signore Iddio, così come esattamente lo aveva usato in alcuni indimenticabili passi Trilussa.
Io c’ero, per esempio, quando personaggi mai usi alla cosa amministrativa come per esempio lo stesso capogruppo Migliorini o Bonaccini o Gori o Grifoni o Romei, la stessa Katia (consentimelo) mia moglie (ancorché riveniente da un esperienza nella pregressa amministrazione) e potrei continuare, sono stati cooptati per misurarsi con il consenso pubblico. Dimmi di questi, e di altri, chi è che non presenta quelle “semplici” qualità che sciorini sopra e che mi trovano, come ti ho detto completamente d’accordo? Nelle discussioni che avvengono, caro Silvio, non vedo nessuno né prono né meramente obbediente. Sento tante teste pensanti che hanno la stessa dignità di cittadino di tutti gli altri e credimi, hanno un grande senso del bene comune. Su questa tua personale visione quindi siamo in disaccordo… ma anche questo è il sale della democrazia oppure mi collochi fra quelli troppo proni e obbedienti?
Un caro saluto
Nedo
Caro Nedo,
RispondiEliminatu concludi il tuo intervento con una domanda di cui sai già la risposta, che è data (anche) dall’ indipendenza di giudizio dei tuoi commenti sul blog.
Pare proprio che la cronaca voglia arricchire il nostro dialogo con tre avvenimenti sui quali i consiglieri comunali non potranno tacere. Il primo sono le dimissioni della responsabile dell’ ufficio ragioneria del Comune. Il secondo è la lettera aperta di Catia Naldini che, come ha ben detto l’ anonimo del 30 maggio, è indirizzata a Vincenzo Ceccarelli ma riguarda tutti gli amministratori. Il terzo sono le dimissioni e le dichiarazioni dell’ assessore Elena Fratini, che portano alla luce profonde divergenze con il sindaco, a meno di non voler considerare fisiologici questi scambi di battute:
- Amerighi: “Le dimissioni di Elena Fratini credo al di là delle motivazioni che sono motivazioni politiche, sia stata una scelta personale” (Valdarnopost, videointervista, 30.05.2011);
- Fratini: “Non è un atto di tipo personale ma squisitamente di tipo politico” (Valdarnopost, videointervista, 31.05.2012);
- Amerighi: “Non ci sono particolari tensioni” (Valdarnopost, videointervista, 30.05.2011);
- Fratini: “Un atto che vuole certificare quella che è una grave difficoltà politico-amministrativa che Terranuova sta vivendo negli ultimi tempi” (Valdarnopost, videointervista, 31.05.2012);
- Amerighi: “Non si può parlare di impasse” (Valdarnopost, videointervista, 30.05.2011);
- Fratini: “Credo che a un certo punto la politica tende a insabbiare, a coprire a volte delle difficoltà, degli errori che ci sono nei percorsi” (Valdarnopost, videointervista, 31.05.2012);
- Amerighi: “Una situazione che riteniamo noi ottima, comunque positiva” (Valdarnopost, videointervista, 30.05.2011);
- Fratini: “Non si può dire che va tutto bene, perché non va tutto bene, i cittadini lo vedono, è sotto gli occhi di tutti. […] Abbiamo bisogno sicuramente di un assetto che sia capace di smettere di tenere conto delle sedie, delle poltrone, delle convenienze, dei personalismi” (Valdarnopost, videointervista, 31.05.2012).
Quanto a noi due, Nedo, potremmo darci un piccolo compito civico: scaricare dal sito del Comune tutte le delibere di consiglio del secondo mandato Amerighi e vedere quanti e quali interventi ciascun consigliere ha fatto. Ci vorrà un po’ di pazienza ma ne ricaveremo dei dati di sicuro interesse, sia per il nostro dialogo che per i lettori.
A te un abbraccio e a tutti una buona festa della Repubblica nella solidarietà (con un riconoscimento tardivo alla sobrietà che ebbe nel 1976 Arnaldo Forlani e che oggi altri non hanno).
Silvio Cazzante