E’ stato dato poco risalto sia sui siti internet che sui
giornali (sul sito del comune, ad esempio, non abbiamo trovato nessuna notizia)
ma Sabato scorso il centro storico di Terranuova Bracciolini è stato
teatro del Festival del Baisakhi: la festa primaverile che ricorda la
fondazione del sikhismo celebrandone il libro sacro (Shri Granth Sahib).
Erano centinaia tra uomini, donne e bambini della comunità
Sikh che con indosso i classici vestiti dai colori intensi e le auto adornate
di fiori hanno festeggiato la loro tradizione.
Pare che a Terranuova siano arrivati indiani sikh da tutta
la Toscana;un’apertura importante e positiva da parte del nostro paese ad una
comunità che si sta inserendo sempre di più nel nostro tessuto sociale.
L’accoglienza e la disponibilità dimostrata in
quest’occasione dal nostro comune e la tranquillità e la correttezza con cui i
Sikh hanno festeggiato il Baisakhi sono sicuramente una cosa molto bella per il
nostro paese.
Ma a che punto è l’integrazione con le comunità straniere
del nostro paese?
Per intendersi: il fatto che gli indiani frequentino
esclusivamente indiani è un fattore positivo (perché mantengono più forti le
loro radici e la loro cultura) o andrebbe ricercata una maggior
“contaminazione” fra le culture degli ospiti e degli ospitati?
E quanto tempo occorre perché ci sia un’integrazione reale?
Due generazioni?
E’ solo la scuola ad avere questa capacità di velocizzare il
cosiddetto melting pot (calderone
etnico) o i luoghi di lavoro potrebbero svolgere un ruolo importante in questa
partita?
Possiamo fare di più?
Cosa?
La redazione
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RispondiEliminaUn'ottima iniziativa.
RispondiEliminaDomande toste quelle della Redazione, che scavano in profondità. Quanto sappiamo dei vicini di casa che parlano lingue lontane? Cosa è veramente l’ integrazione? Una coesistenza di monadi chiuse ciascuna nella propria identità? Un arcipelago di isole che all’ occorrenza comunicano fra loro? O un unico ecosistema formato da ambienti in mutua relazione?
RispondiEliminaIl Sindaco è orgoglioso perché “Terranuova come una grande città, accoglie nuovi culti e nuovi cittadini di ben quarantacinque diverse nazionalità, consapevole che i nuovi cittadini sono ricchezza di umanità, sociale e culturale, fonte di sviluppo civile ed economico” (Comune informa, dicembre 2011). È la riproposizione dei concetti con cui fino a un recente passato la democratica ed evoluta Olanda celebrava il proprio melting pot, contando 187 etnie nella sola Amsterdam. Salvo poi dover riconoscere che il multiculturalismo non era in grado di dar luogo a una vera coesione sociale e che la tolleranza con cui gli stranieri venivano accolti era in realtà solo indifferenza.
Non dico che a Terranuova finirà per essere così. Ma penso sia opportuno che, nel suo piccolo, la nostra comunità provi a leggersi con i propri e gli altrui occhi e che chi sta al timone non si limiti ad assecondare il vento, confidando negli alisei propizi, ma sappia individuare la rotta migliore.
Silvio Cazzante