martedì 13 marzo 2012

Gli imprevisti delle primarie all'italiana


Le primarie in salsa italiana sono davvero uno strumento efficace  per la scelta dei candidati di un partito o di una coalizione per partecipare ad una carica pubblica? Il segretario nazionale del PdL Angelino Alfano, ad esempio, le ha proposte per il suo partito e non solo per individuare il successore di Silvio Berlusconi, ma anche per individuare chi ricoprirà incarichi nel partito. Il PD, che pur non dovrebbe costituire un buon esempio per il segretario del PDL, le rilancia pur avendo subito delusioni a tutte le latitudini, basti ricordare quanto successo a Milano, a Genova, in Puglia, fino ad arrivare a Palermo dove “sembra” (sono volate accuse e ricorsi su questa elezione) che un candidato l’abbia spuntata sulla candidata delle “segreterie” di PD, IDV e SEL. Un amico sconsolato all’indomani delle primarie di Genova commentava l’accaduto dicendo che ormai il PD non riusciva più a vincere un’elezione nemmeno contro se stesso. Perché in molte importanti elezioni primarie i candidati ufficiali del PD non riescono a spuntarla sugli altri candidati della coalizione? Perché la segreteria del PD appoggia un candidato e la “base” ne sceglie un altro?
Forse conviene partire dalle cose che funzionano. Su tutte la partecipazione: le primarie che dettero al Prof. Romano Prodi l’investitura di leader dell’Unione ebbero una buona partecipazione (4.300.000 partecipanti), come del resto quelle che elessero Walter Veltroni a segretario del PD (3.500.000 partecipanti), numeri rilevanti che sono stati poi replicati in molte competizioni locali altrettanto partecipate.
Conviene quindi spostare l’attenzione sulle candidature e sulla proposta politica che il PD riesce a mettere in campo. Tra i molti commenti succeduti alle primarie palermitane viene messo in rilievo quanto il PD stenti a trovare l’Obama italiano (semmai ve ne fosse la necessità). L’affermazione può essere discutibile ma fa riflettere proprio sul fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti deve alle primarie l’incarico che ricopre: partiva nettamente sfavorito rispetto a I. Clinton e J. Edwards, due notabili democratici come lui del resto, ma riuscì a conquistare la maggioranza dei delegati con un linguaggio semplice, chiaro (espresso anche con il ricorso alle nuove tecniche di comunicazione) e con proposte nuove, capaci di far breccia anche in quelle fasce di popolazione che solitamente diserta le urne. Forse quello che manca non è tanto il Presidente Barak Obama ma uno che rappresenti la novità politica. Le primarie USA hanno circa 140 anni di storia, nate come primarie di partito sono diventate primarie aperte dopo 100 anni, un bel rodaggio. Dall’Italia sembrano un gioco per multimiliardari ma non possiamo fare a meno di notare quanto siano fortemente sentite da tutti gli americani, forse più delle elezioni stesse dove votano circa il 50% degli aventi diritto. E sebbene le primary elections rappresentino oggi un vero e proprio perno del sistema democratico statunitense abbiamo forse esagerato nel considerale mutuabili tout court nel nostro sistema politico.
 Personalmente ho sempre l’impressione che il candidato ufficiale del partito sia il candidato scelto dall’apparato del partito, con una storia politica alle spalle e che si presenti come un “ex qualcosa” (senatore, onorevole, presidente…).
Forse questa è la percezione che ne ha anche la gente, se ormai a diversi appuntamenti elettorali la proposta del candidato ufficiale del PD viene bocciata dagli elettori.
Sul funzionamento delle elezioni primarie ha scommesso anche la Regione Toscana (LR 25/2004) che le ha rese istituzionali per scegliere i candidati di una “lista bloccata” (che sembra in effetti una contraddizione in termini). Una legge monca in quanto il legislatore è stato mosso da uno spirito costruttivo, quello delle primarie per la scelta dei candidati, salvo poi non renderle obbligatorie facendo si che i rappresentanti delle istituzioni non siano scelti direttamente dalla gente ma dalle segreterie dei partiti. I soli DS prima e il PD dopo ha fatto ricorso alle elezioni primarie. Forse erano maggiormente partecipative le preferenze?
Ma allora non sarebbe più semplice che alle primarie partecipino cittadini che hanno voglia e motivazioni di confrontarsi su temi concreti senza che il partito corra in soccorso appoggiando quello o quell’altro? È successo spesso, ma non è una regola matematica, che il candidato uscito vincitore dalle primarie abbia poi vinto le elezioni, allora con spirito di coalizione dobbiamo riconoscere che non tutto il male vien per nuocere.
Paolo B.

16 commenti:

  1. Lo strumento delle primarie, assieme ad una buona legge elettorale, è un'ottima cosa per la democrazia partecipativa. Come dici tu Paolo, negli USA lo utilizzano da decenni e mi pare che anche lì il sistema abbia scricchiolato ... non so infatti quanti cittadini "repubblicani" partecipino alle loro primarie.
    Ma per l'Italia credo che sia uno strumento "monco", in quanto è deficitario in almeno due elementi:
    1) manca una buona classe politica (a tutti i livelli e mi ci metto sommessamente anche io come consigliere comunale) che sappia trasmettere, soprattutto con l'esempio, il "germe" della Politica;
    2) manca una struttura partitica bipolare su cui si possa "democraticamente" costruire un'alternanza.
    La prima mancanza allontana la gente comune dalla partecipazione politica, rendendo difficile il ricambio (anche generazionale) negli attori politici, che dovrebbero avere un ruolo massimo di due/tre mandati (vedi gli esempi dei primi ministri inglesi, USA, etc).
    La seconda mancanza avvantaggia a destra i candidati che hanno soldi da spendere (prima spendi per la campagna elettorale delle primarie e poi per quella vera!), mentre invece la sinistra è comunque avvantaggiata perchè ha una base "elettorale" più solida, una presenza più marcata (le varie case del popolo, etc) anche se poi queste risorse il PD le mette spesso e spero involontariamente a vantaggio di coloro che poi non appartengono a quel partito (vedi i casi di Genova, Milano, etc).
    Noi nel nostro piccolo potremo cominciare a cambiare offrendo a Terranuova Bracciolini la possibilità di scegliersi un candidato sindaco del centrosinistra scelto dalle primarie, così come sarebbe bello (ma difficile da attuare per la mancanza di struttura che dicevo prima) scegliere anche il candidato sindaco di una bella lista civica alternativa a questa maggioranza.
    Ma questa è un'altra storia!
    Leonardo Lucacci

    RispondiElimina
  2. Primarie, nel Pd c'è aria di resa dei conti. Io toglierei «dei conti».
    LIA CELI

    RispondiElimina
  3. Primarie Pd in Sicilia, sconfitta la candidata calata dall'alto. Dall'alto? Non era sostenuta da Bersani?
    LIA CELI

    RispondiElimina
  4. da elettore e iscritto al PD ritengo che l'analisi che sia un problema di candidati sia alquanto plausibile!

    RispondiElimina
  5. Partendo dall’assioma che la politica (e tutto quello che la riguarda) non è una scienza esatta, io sostengo da sempre il sistema delle primarie di coalizione aperte a tutti. E’ vero, le primarie aperte offrono il fianco ad una possibile speculazione da parte di forze politiche avversarie che, coalizzandosi, potrebbero determinare la vittoria di un candidato a loro avviso più debole e quindi più facilmente "battibile" nelle successive elezioni. Inoltre, con questo sistema si possono verificare possibili logoramenti tra le varie forze politiche coinvolte, ma è un rischio che va corso. E’ la strada del futuro perché la gente deve essere sempre più coinvolta. Basta con i candidati “calati” dall’alto dalle varie segreterie di partito o alle primarie interne. Il sistema delle primarie (o consultazione) per i soli tesserati, oltre a essere vulnerabile (infatti, poter orientare le primarie con una tessera in mano è più complesso rispetto a delle primarie aperte, ma è una cosa fattibilissima!) è anche un sistema sorpassato e ingiusto. Non possiamo accettare, in un momento di crisi della politica come quella che stiamo vivendo oggi, che una tessera possa decidere chi può e chi non può esprimere la preferenza per un determinato candidato.

    RispondiElimina
  6. La democrazia partecipativa c'entra poco con le elezioni primarie. E' altra cosa.
    E poi occhio a chiamarle primarie. Quelle di Prodi o Veltroni per esempio per i puristi non lo sono, visto che la consultazione non riguardava una carica monocratica ad elezione a suffragio universale e diretto (Capo della Coalizione, Segretario di un Partito).
    Se manca una buona classe politica le primarie dovrebbero essere (con tutti i dubbi del caso) strumentali ad un ricambio. Se non lo sono occorre domandarsi a cosa servono.
    L'assetto bipolare, poi, in teoria, c'è e si è consolidato dagli anni '90 in poi. Peccato che in Italia ci sia sempre chi si vuol distinguere e si voglia mettere la coccarda del "bravo di turno" (vedi Fini o altri personaggi).

    RispondiElimina
  7. Le primarie americane servono per dare espressione alla volontà popolare ad una certa linea politica. Infatti ogni candidato internamente ha le sue differenze. Quindi oltre la leadership si sceglie un programma e la linea politica da seguire. Quindi è un ciclico cambio e rinnovamento. Mentre in Italia si intendono le primarie come avallo dell'unica espressione di un partito o una coalizione. Quindi candidato fuori dal coro a volte riceve consenso "solo" per questa caratteristica unica. La mentalità dei politici è da cambiare oltre ai politici stessi.
    Marco Bonaccini

    RispondiElimina
  8. Giusto, e al posto dei politici allora è meglio un comico (che si voleva candidare alle primarie del PD) vero?

    RispondiElimina
  9. Che vuol dire meglio un comico?....negli Stati Uniti considerano uno dei migliori presidenti un attore di film western.

    RispondiElimina
  10. No caro amico anonimo, al posto dei politici è meglio ogni singolo cittadino italiano consapevole di come viene amministrato il proprio paese. Semplicemente questo, ognuno di noi è responsabile del proprio futuro.
    Marco Bonaccini

    RispondiElimina
  11. Silvio Cazzantesabato, 17 marzo, 2012

    «Io le pretendo, le primarie» taglia corto Emiliano. Quando mancano ancora tre anni alla competizione che designerà il successore di Nichi Vendola, il sindaco ingrana la marcia per correre già come un treno. (Repubblica, 31.01.2012)

    “Il pesce: ho incontrato Degennaro a un convegno. Mi avevano detto che aveva appena mandato tutto quel pesce. Gli ho detto: che hai fatto? Ho tutto il pesce nella vasca da bagno... Quello mi ha detto: ora ti mando il ghiaccio. […]”. (Repubblica, 16.03.2012)

    Di questo passo le prossime primarie del Pd vedranno in lizza orate e cefali. Con il rischio che vincano, da infiltrate, le spigole del generale Speciale.

    RispondiElimina
  12. Caro Bonaccini, se "essere consapevoli di come viene amministrato il proprio paese" significa perdere le giornate ad ascoltare il Consiglio Comunale mi sa che hai un'idea vaga di che significa amministrare. Molto meglio una sana giornata di lavoro!
    Secondo il mio modestissimo parere le primarie ci dovrebbero essere, ma non "istituzionalizzate". Ognuno deve esser libero di farle o no, una legge elettorale sul modello spagnolo potrebbe benissimo coniugare la sacrosanta possibilità degli schieramenti politici di sottoporre al giudizio dei cittadini la propria classe dirigente, e la possibilità per i cittadini di poter esprimere un voto "certo", cioè sapere precisamente chi verrà eletto. Dopotutto credo che la maturità e la validità di un partito si possano vedere anche dalle risorse umane che vengono sottoposte al giudizio dei cittadini. E i cittadini se le persone in lista sono valide o no, lo sanno...eeeh se lo sanno!

    RispondiElimina
  13. Caro Anonimo, secondo me seguire i consigli comunali sarebbe uno splendido esercizio di democrazia che ogni cittadino dovrebbe avere possibilità e coscienza per partecipavi, anzi dovrebbe essere possibile vederlo in streaming direttamente a casa propria. Per informazione quando mi vedi ai consigli comunali vuol dire che mi sono svegliato alle 5, e mi sono già fatto la mia giornata di lavoro. Essere informati su come viene amministrato il proprio comune, vuol dire informarsi e capire che tipo di scelte vengono fatte, se sono veramente le migliori, oppure se ne potevano fare altre. Una persona informata capisce se si ascoltano i cittadini prima di fare le scelte oppure viceversa. Questa è partecipazione alla vita politica.
    Marco Bonaccini

    RispondiElimina
  14. Uno ha appena scritto <>
    Purtroppo molti cittadini stanno decidendo di non venire ad ascoltare un pò di Consiglio Comunale. Ad ogni assise ci saranno dai tre ai cinque cittadini.
    Lo so che spesso si dibatte di argomenti molto difficili e tecnici, come alcune delibere sull'urbanistica. Ma ci sono odg che trattano invece bilancio comunale, quindi di tasse e di come la maggioranza vuole spendere i soldi pubblici, di viabilità, di discarica, di cessione di beni comunali come le reti del gas ad una società terza senza gara, etc.
    Se con sacrificio, un pò più di cittadini si decidessero di venire ad ascoltare non dico tutte le sedute, ma almeno alcune, forse alle prox elezioni comunali molti cittadini avrebbero le idee più chiare di come questa maggioranza ci amministra e anche di ciò che propone ed osserva l'opposizione.
    Perciò magari ci fossero più Marco Bonaccini ad ascoltare e a capire.
    Leonardo Lucacci
    consigliere comunale

    RispondiElimina
  15. Qualunque mezzo si possa valutare, ci si sforzi di inventare e da qualunque posizione si affronti, la consultazione appare, a mio modesto avviso, la sola che possa rappresentare la via per perseguire un risultato rappresentativo di una volontà maggioritaria che debba essere poi riconosciuta a livello generale. La si fa nella riunione di condominio, per il capoclasse, nelle assemblee studentesche, nei (tremendi) televoto. Più ampia è una consultazione, più attendibile e quindi legittimo, dovrebbe essere il risultato. A maggior ragione, quando si trattano “materie” attinenti il governo, l’amministrazione pubblica, la politica e le istituzioni in genere, la consultazione libera e trasparente diviene sinonimo di strumento della più alta democrazia. Le primarie, di questo parla il tema proposta da Paolo, appartengono a questa categoria e quindi di per se stesse potrebbero essere il mezzo più idoneo per individuare la classe dirigente meritevole di tale appellativo.
    C’è però una componente rilevante, importante e determinante che finisce per inficiare tutto ciò incrinando “le certezze” nel risultato che questo strumento dovrebbe incorporare. Questa componente è l’uomo che con la sua imperfezione limita il mezzo, rendendolo inadeguato o addirittura controproducente.
    Non è la tecnica delle primarie ad essere incoerente, ma sono le bassezze di chi cerca di “incunearsi” nell’altrui schieramento per inquinare ed alterare il risultato a vanificare gli obiettivi, è sempre l’uomo che incapace di selezionare candidati degni di divenire vera classe dirigente e di rinnovamento, presta il fianco a indebolire la consultazione. Ci si domanda se occorra limitare ai soli iscritti la consultazione, ma si corre il rischio elevatissimo sia di immagine sia di far virare il mezzo da primaria a congresso, rendendolo addirittura inutile, o se sia il caso di aumentare il contributo, così la consultazione diviene addirittura elitaria. Le primarie scontano l’imperfezione dell’uomo/cittadino e a maggior ragione della politica. Non è facile, anzi è improbabile, superare questi problemi, quindi nel dubbio ben vengano le primarie, aperte più possibile. Il cittadino sempre al centro di tutto e ben vengano coloro che si interessano, ascoltano e, magari, contribuiscono alle scelte che interessano tutta la collettività, dentro e fuori i Consigli Comunali.
    Un saluto
    Nedo

    RispondiElimina
  16. Ce ne fosse un po' più di gente in Consiglio Comunale! Ce ne fosse! Però l'anonimo in questione mi trova d'accordo su una cosa. Il sistema spagnolo è anche per me il migliore.
    Per quanto riguarda le primarie sono restio. Stefano Ceccanti nel suo disegno di legge al Senato ha provato a inserirle. In pratica chi non le fa o non ne rispetta il risultato si vede dimezzati i rimborsi elettorali. Può essere una soluzione? Perchè no?

    Se volete dare un'occhiata alle proposte che hanno accumunato Saro (PDL) e Ceccanti (PD) guardate qui http://politicorrect.altervista.org/ceccantisaro/ può essere interessante.
    Saluti,

    Giacomo Picchi

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.