martedì 18 ottobre 2011

Raccolta porta a porta: la VdM intervista Emanuele Rappa, Presidente della CSA

Tra poco a Terranuova comincerà la raccolta dei rifiuti “porta a porta”. Quali saranno le zone del paese interessate? Come sarà organizzata tecnicamente? Cosa cambierà in pratica per i cittadini e quali sono le cose più importanti da sapere?
In realtà la raccolta porta a porta è attiva a Terranuova già da diverso tempo, ma fino ad ora ha riguardato soltanto le frazioni collinari, le zone industriali ed i commercianti del centro. In estate il servizio è stato esteso a Le Ville ed ora si passa al capoluogo che, ad eccezione dell’area compresa nella cerchia delle mura, sarà interamente coinvolto dalla riorganizzazione del servizio.
L’organizzazione tecnica è piuttosto semplice. Ogni giorno i cittadini devono lasciare davanti a casa un determinato tipo di rifiuto (organico, carta, indifferenziato) entro le 8 del mattino ed il nostro personale passa a ritirarlo nelle ore immediatamente successive.
Per i cittadini cambiano alcune cose: non si deve più andare al cassonetto ma basta lasciare i propri rifiuti davanti a casa, naturalmente questo va fatto in giorni ed in orari prestabiliti. Quello che cambia davvero è che con questo metodo è possibile controllare la qualità dei rifiuti prodotti dai cittadini, per cui non sarà più possibile mettere i rifiuti organici insieme alla carta o gli indifferenziati con l’organico, come non di rado accade purtroppo nei cassonetti.
Gli unici contenitori stradali che rimarranno attivi sono le campane per il vetro (che saranno verdi) e per la plastica (azzurro). Ci si chiederà: perché non raccogliamo porta a porta a anche queste tipologie? Non lo facciamo perché lo scopo della raccolta differenziata è il riciclo dei rifiuti e la modalità che garantisce un miglior riciclo del vetro, ma anche della plastica, è la campana stradale con bocca di conferimento piccola. Se raccogliessimo il vetro porta a porta, insomma, otterremmo un minor riciclo rispetto alla campana stradale.

Secondo i dati ufficiali relativi all’anno 2010 comunicati dalla Regione Toscana la percentuale di raccolta differenziata nel Bacino servito da CSA è del 41,32%, percentuale in linea con la media Toscana 40,06%. A Terranuova la differenziata è al 50,98%. Quali sono i risultati che ci si aspetta dall’attivazione della raccolta porta a porta?
L’amministrazione comunale, e noi con loro, si aspetta di raggiungere nel più breve tempo possibile la percentuale del 65%, che è quella richiesta dalla legge per il 2012.
Visto che nei primi otto mesi del 2011 Terranuova è già vicino al 54%, direi che l’obiettivo per l’anno prossimo è decisamente a portata di mano.

Presupposto essenziale per un effettivo riciclo dei materiali non è solo la percentuale di rifiuti che si riesce a differenziare ma anche la loro “qualità”.
Nel rapporto della Regione, pur sottolineando la strategicità di questo aspetto, non c’è neanche un dato sulla “qualità” dei rifiuti. Esistono dati (confrontabili con altre realtà italiane e straniere) della qualità dei nostri rifiuti? Quanto è "buono" il nostro rifiuto? Che fine fa oggi la differenziata “poco buona”?

In realtà ha poco senso perfino confrontare i dati di raccolta differenziata tra una regione e l’altra perché, sembra incredibile, ogni regione usa metodi di calcolo diversi! Se non c’è chiarezza sulla quantità, figuriamoci sulla qualità….
Guardando in casa nostra dobbiamo dire che neanche a livello regionale esistono dati sulla qualità delle raccolte differenziate, e purtroppo così si finisce per fornire una visione solo parziale del ciclo dei rifiuti. E’ grazie a questa visione parziale che poi passa il messaggio che differenziare equivalga a riciclare: in realtà non è così!
La raccolta differenziata è il primo passo verso il riciclo, ma se poi la raccolta non è di qualità, oppure se non si fanno gli impianti, oppure se non si crea un vero mercato per i prodotti riciclati, la raccolta differenziata rimane un esercizio fine a se stesso.
Noi come azienda siamo impegnati a veicolare il messaggio che il ciclo dei rifiuti è un processo industriale e come tale prevede l’applicazione di logiche industriali (realizzazione di impianti, efficienza dei servizi, sbocchi di mercato per i prodotti riciclati, equilibrio economico del sistema). Se invece si vuol far passare il messaggio che il ciclo dei rifiuti è un processo “magico”, dove basta fare la raccolta differenziata e i rifiuti spariscono come per incanto, allora continuiamo pure a cullarci con le percentuali.
Sulla qualità delle nostre raccolte possiamo dire, a spanne, che rispetto al nord Italia siamo ancora indietro: del resto in quelle zone la raccolta differenziata hanno cominciato a farla molti anni prima di noi. Dobbiamo dire che, gradualmente, la qualità media nel nostro territorio sta comunque migliorando, anche grazie alla raccolta porta a porta, e noi stiamo potenziando la nostra comunicazione aziendale per informare sempre meglio i cittadini.
Quando è possibile le impurità presenti nelle raccolte (che per il nostro bacino sono mediamente intorno al 10-15%) vengono a loro volta recuperate, altrimenti vanno al selettore insieme ai rifiuti indifferenziati, per poi essere trasformate in frazione organica stabilizzata o finire in discarica.
Quando sarà realizzato il nuovo termovalorizzatore di Arezzo le impurità andranno invece a recupero  energetico, contribuendo quindi alla creazione di elettricità.

Quando si parla di raccolta differenziata spesso viene citata l’esperienza del Comune di Capannori che, da capofila del progetto Rifiuti Zero, ha raggiunto l’ 81,89% di raccolta differenziata ed ha codificato un percorso virtuoso in 10 punti volto a conseguire l’ obiettivo del 100% entro il 2020. Qual è la tua opinione su questa esperienza?
Ritengo che sia un’esperienza con luci ed ombre, dove le luci rimbalzano molto sui media mentre le ombre rimangono tutte sullo sfondo. Capannori fa molta raccolta differenziata e, cosa altrettanto importante, ha messo in atto ottime politiche per la riduzione dei rifiuti. Ha poi creato una rete di relazioni istituzionali e di comunicazione che indubbiamente ha veicolato con molta efficacia il lavoro svolto in quel comune. 
Detto questo, dopo la raccolta differenziata c’è ancora molto da fare e, come dicevo prima, a questo punto ci vogliono gli impianti per il riciclo. Faccio notare che a Capannori è da oltre dieci anni che devono realizzare un impianto di compostaggio e ancora non sono stati in grado neppure di decidere in che posto farlo. Quindi ogni giorno l’organico raccolto a Capannori va all’impianto di compostaggio di Montespertoli, che si trova in un’altra provincia e dista 60 chilometri. Non mi pare né molto ecologico né molto economico….
Non a caso Capannori per gestire il servizio per 46 mila abitanti ha speso nel 2010 8,1 milioni di euro (una media di 175 euro ad abitante), nel territorio servito da CSA si è speso 13,2 milioni per 111 mila abitanti (una media di 119 euro ad abitante).
Un altro aspetto che mi lascia perplesso è che, come dicevo prima, si veicoli in qualche modo l’equazione raccolta differenziata = rifiuti zero = problema risolto. In un dibattito al quale ho partecipato con l’assessore all’ambiente di Capannori ho fatto presente che una tonnellata di carta proveniente da raccolta differenziata si trasforma in mezza tonnellata di carta riciclata e in mezza tonnellata di nuovi rifiuti che in parte possono essere bruciati (non riciclati) ma che in parte devono essere smaltiti, quindi fare “rifiuti pochi” è possibile ma fare “rifiuti zero” no. A questa affermazione mi pare che l’assessore di Capannori non abbia ribattuto.
In definitiva, di Capannori apprezzo molto l’impegno che mettono nelle raccolte, nel coinvolgimento dei cittadini e nelle politiche di riduzione dei rifiuti. Mi pare invece che manchi un po’ la visione d’insieme: la raccolta differenziata è il primo passo di un processo industriale complesso che, come tutti i processi industriali, genera a sua volta scorie e materiali di scarto.
Dobbiamo fare molta raccolta differenziata ma soprattutto dobbiamo farla bene, poi però servono gli impianti per selezionare e riciclare i rifiuti e servono politiche che incentivino lo sviluppo di un mercato dei prodotti riciclati. Su questi aspetti, in Toscana come nel resto d’Italia, c’è ancora molto da lavorare.
La formuletta dei “rifiuti zero” ha molto di magico e poco di industriale: per un settore che ragiona in migliaia di tonnellate, più che gli slogan ben riusciti, ci vogliono politiche serie e lungimiranti.

E' POSSIBILE TROVARE ULTERIORI INFORMAZIONI SULL'ATTIVAZIONE DELLA RACCOLTA PORTA A PORTA A TERRANUOVA DIRETTAMENTE SUL SITO INTERNET DI CSA  www.csambiente.it

49 commenti:

  1. Bella raccolta porta a porta!
    Permettetemi due domande però:
    1- Perché non è stata fatta fino ad ora?
    2- Gli altri comuni (quelli che conferiscono i loro rifiuti nella nostra discarica) fanno la raccolta porta a porta? E se si da quanto tempo?
    E si, perché se gli altri comuni non fanno la raccolta porta a porta a tappeto (come intendiamo farla noi), non differenziano cioè almeno il 65% dei rifiuti, allora la nostra lodevole iniziativa diventa una bellissima, inutile, pisciata nell’oceano. Se la raccolta porta a porta non è finalizzata ad preservare la nostra discarica, allora che senso ha? Se invece, la raccolta porta a porta conduce ad una progressiva e inesorabile riduzione dei rifiuti smaltiti in discarica, allora mi devono spiegare perché 5 mesi fa il nostro comune ha approvato una procedura che ha determinato un allargamento consistente della discarica di Podere Rota. Non bastava” la buca” che c’era già? Al massimo sarebbe stata sufficiente un piccolo ampiamento, visto la riduzione dei rifiuti stimata per gli anni a venire. E' chiaro che Terranuova, da una parte vuole ridurre i rifiuti per senso civico, per tutelare l'ambiente, dall'altra ha interesse che i rifiuti continuino belli belli a confluire in discarica.
    Leonardo Rossi

    RispondiElimina
  2. Dal momento che tutte queste innovazioni richiedono la collaborazione piena dei cittadini e che il nostro comune è sede di discarica, come mai tutto ciò per noi si traduce in continui aumenti della TIA? E' forse un modo insolito di incentivare?

    RispondiElimina
  3. MI PIACE...sul Rifiuti Zero di Capannori!

    RispondiElimina
  4. Alessio Ciacci - Assessore politiche ambientali del comune di Capannorimercoledì, 19 ottobre, 2011

    Dispiace leggere che un amministratore pubblico di una società che si occupa di rifiuti parli di un’esperienza di eccellenza come quella di Capannori criticandola con così poca cognizione sulla realtà pur di gettare un po’ di fango su un Comune che ha fatto la storia della raccolta differenziata in Toscana, che partì per primo con la raccolta domiciliare nel 2005 e oggi supera l’82% di raccolta differenziata inviando a riciclo tutte le frazioni della raccolta differenziata. Ogni anno organizziamo anche dei pulman gratuiti per i cittadini che vogliono vedere con i loro occhi e toccare con mano i risultati della differenziata, visitando gli impianti i riciclo.

    Terranuova Bracciolini è ferma al 50% di raccolta differenziata, CSA serve comuni che non arrivano al 10% di differenziata e che di conseguenza pagano le penali della Regione Toscana per lo smaltimento dei rifiuti previste per chi non supera almeno gli obiettivi minimi previsti dalla legge regionale. Non mi sembra che con queste percentuali si possa pensare di fare i professori a chi ha superato quelle percentuali orai da oltre venti anni.

    Capannori fa molta raccolta differenziata ma, tranquillizzo il sign Rappa, fa anche molto riciclo.

    La nostra materia organica viene inviata ad un impianto che si trova a poco più di mezz’ora dalla sede Ascit, al confine tra Lucca e Pistoia, il multi materiale (vetro, plastica e lattine) viene inviato alla Revet di Pontedera che riceve il multimateriale di quasi tutta la Toscana , la carta rimane quasi tutta a Capannori trasformata dalle aziende locali (che trasformano in cartone o carta riciclata buona parte della carta differenziata in Toscana).

    E’ poi assai poco indicativo il confronto economico delle spese a Capannori e a Terranuova Bracciolini, è chiaro che avendo una discarica sul territorio comunali i costi di conferimento sono drasticamente più bassi e di conseguenza anche le spese generali, confrontiamo invece i nostri dati (frutto di un territorio di oltre 165 Kq di estensione) con quelli di altri comuni che non hanno impianti di smaltimento e poi forse vedremo che i dati delle tariffe a Capannori sono tra i più bassi a livello regionale.

    Io credo fermamente che ciò che dà veramente noia di Capannori è proprio l’obiettivo “Rifiuti Zero”, ovvero l’affermazione (ormai confermata da dati e dalla sempre maggior adesione di tanti comuni) che si possono gestire i rifiuti puntando tutto sul sistema di riciclo e non su quello dello smaltimento attraverso discariche ed inceneritori che sono si molto remunerativi economicamente ma con pensati conseguenze economiche, ecologiche e sociali.

    Puntare su un modello che fa a meno di questi sistemi contrasta con gli interessi di chi gestisce o vorrebbe costruire questi vecchi sistemi impiantistici. Ce ne rendiamo conto ed infatti subiamo da anni tantissime critiche da chi ha questi interessi ma altrettanti plausi da cittadini, amministratori, associazioni di tutta Italia e non solo vengono a visitare il nostro modello; siamo contenti di costruire una rete che va oltre i nostri confini, che ha coinvolto anche la Provincia di Lucca (che non a caso ha aderito alla strategia Rifiuti Zero ed ha chiuso 2 inceneritori) e oltre 56 Comuni in tutta Italia. Questo è il futuro di una politica che guarda alla vera sostenibilità e non chi pensa che il futuro, al contrario di quanto afferma l’Europa, sia nel sotterrare o bruciare le nostre preziosissime materie prime dopo il loro consumo.

    RispondiElimina
  5. Prima di intervenire vorrei chiedere all'assessorre Ciacci due dati: fatturato e utile/perdita della società che fa a C la raccolta; composizione societaria; tariffa per i cittadini.
    Grazie

    RispondiElimina
  6. Bhe, non sarebbe male se le stesse informazioni che chiede Ettore, le postasse anche il dottor Rappa, visto che in pochissimi ne dispongono...

    RispondiElimina
  7. Alessio Ciacci - Assessore politiche ambientali del comune di Capannori ha detto...

    Carissimo Ettore,ti dò dei dati generali, se mi lasci la tua mail ti mando una scheda tecnica assai più dettagliata. La società che effettua la raccolta si chiama Ascti, azienda totalmente pubblica che serve Capannori e 5 comuni limitrofi, la società ha sempre chiuso in pareggio, solo da un paio di anni chiude con un utile di alcune decine di migliaia di euro. Obiettivo della società è abbattere i costi, tenendo basse le tariffe, non di fare utili. La tariffa media in toscana per una famiglia di 3 abitanti in 100 mq è circa 250 euro annui, molti comuni (esempio Viareggio vicino a noi ma anche molti altri) superano abbondantemente la media regionale. Quella stessa famiglia a Capannori paga circa 170 euro beneficiando delle riduzioni previste ai nostri cittadini con le iniziative di porta a porta e riduzione degli scarti.Il fatturato della società, come citava correttamente Rappa nel suo intervento è di circa 8 milioni di euro su Capannori.Buona giornata. Alessio Ciacci

    RispondiElimina
  8. In una comunicazione della società TB spa (società che gestisce l'impianto di compostaggio) veniva fatto presente all'amministrazione che la frazione organica presente nell'umido proveniente da Raccolta Differenziata a cassonetto è variabile dal 15 al 45%. Questo dato ci deve far riflettere su quanto sia importante la qualità della raccolta differenziata per non farla rimanere un esercizio fine a se stesso (Cit. Rappa).
    Accolgo positivamente la notizia peraltro già nota dell'estensione del Porta a Porta alla quasi totalità del capoluogo poiché è il miglior sistema per garantire una raccolta di qualità.
    Voglio fare tuttavia alcune considerazioni ed elencare una serie di punti critici su un argomento che ho avuto modo di affrontare direttamente nell'anno o quasi in cui ho ricoperto il ruolo di assessore all'ambiente.
    Come si legge anche in alcuni post precedenti, 'da noi' (nel Valdarno) valgono due equazioni:
    Porta a Porta = maggiori costi di servizio
    Maggiori costi di servizio = Aumento delle tariffe per i cittadini
    Io credo, ci sono diversi esempi in Italia, che si dovrebbe iniziare a pensare e di conseguenza ad agire in modo diverso. Si può provare ad uscire da questi luoghi comuni? (tra l'altro leggendo le tariffe pro capite a cui fa riferimento Rappa mi sembra di ricordare, non ho i dati a disposizione, che il comune di Terranuova ha una spesa pro capite molto più alta di 119 Euro. Complessivamente il servizio costa ben oltre i 2 milioni di euro; se sbaglio mi corregga il presidente perchè vado a memoria).
    Come dice Rappa la gestione del ciclo dei rifiuti è un processo industriale e come tale prevede l'applicazione di logiche industriali. Concordo pienamente con lui. Credo che la razionalizzazione dei costi sia il primo punto da cui devono partire le politiche industriali. Oggi non è così..
    Vorrei sapere se ci sono e quali sono le logiche industriali applicate per l'implementazione del servizio di raccolta Porta a Porta a Terranuova ed in Valdarno.
    Domanda retorica. Non c'è un progetto complessivo di gestione del servizio, l'ho fatto presente anche all'ultima assemblea dei soci a cui ho partecipato. Nel valdarno ci sono comuni che hanno la raccolta a cassonetto, con diverse tipologie di cassonetti, raccolte porta a porta limitate a fasi di sperimentazione rionali o di quartiere (parlare di fasi di sperimentazione nel 2011 è quantomeno grottesco!!) ed altro. Pensate alla setteponti: cassonetti sulla strada e porta a porta nelle frazioni collinari limitrofe.. fermo qua.
    Un altro aspetto sono gli investimenti. Nelle politiche industriali gli strumenti con cui si svolgono le attività non sono secondari. Quali sono stati gli investimenti per l'implementazione del servizio porta a porta? Si è mai verificato se i mezzi (compattatori ed altri) sono quelli maggiormente idonei? Sicuramente un grosso investimento è stato fatto per l'acquisizione del mezzo per il progetto 'Easy' che però riguarda la raccolta a cassonetto, non il porta a porta.
    Se le amministrazioni insieme alla società si ponessero davvero l'obiettivo di implementare un servizio di raccolta Porta a Porta esteso a tutto il territorio ci sarebbero dei sicuri vantaggi, anche in termini economici con la razionalizzazione dei costi. In futuro è presumibile un aumento delle tariffe di conferimento e quindi più si seleziona, meno si conferisce e meno si spende!

    RispondiElimina
  9. Un'altra questione: i centri storici. Il mantenimento dei cassonetti per me ha poco senso visto anche che le prime esperienze di raccolta Porta a Porta sono state attuate nelle frazioni e non hanno dato particolari problemi. Perchè si pensa che i centri storici abbiano caratteristiche urbanistiche e strutturali tali e così diverse dai piccoli centri nelle frazioni da rendere inadatta la raccolta Porta a Porta??
    Il servizio prevederà 5 passaggi alla settimana, 2 per la raccolta dell'umido, 1 per la carta e 2 per il residuo (dovrebbe essere residuo da noi ancora è indifferenziato). Credo che inizialmente sarebbe stato meglio prevedere 3 passaggi per la raccolta dell'organico e limitare ad un passaggio a settimana la raccolta dell'indifferenziato, soprattutto per incentivere le famiglie a differenziare il più possibile e per cercare di trasformare i rifiuti indifferenziati in parte residuale. Mi auspico che ciò avvenga in futuro.
    Il processo dovrebbe essere attuato con una forte sensibilizzazione dei cittadini. Perdonatemi ma non credo che i cartelli 6x3 con Beatrice Bocci e consorte siano lo strumento più efficace. Magari con gli stessi soldi si potevano sviluppare altri sistemi di informazione e formazione ai cittadini.
    In ultimo e mi scuso per lo spazio che ho preso ringrazio Alessio Ciacci per il grande lavoro che ha fatto e sta facendo su un tema complesso come quello delle politiche di gestione dei rifiuti.
    Magari 'Rifiuti Zero' è un'utopia... meglio un po' di sana utopia che i continui compromessi al ribasso a cui siamo abituati nelle politiche ambientali e nella gestione dei rifiuti.

    Alessio Magini

    RispondiElimina
  10. Fate notizia:

    http://www.tv1.it/index.php?option=com_content&view=article&id=11764:terranuova-rifiuti-capannori-qstroncaq-la-gestione-valdarnese&catid=34:attualita-valdarno-e-arezzo&Itemid=27

    RispondiElimina
  11. Bene, letto l'intervento del PDL....ora attendiamo che ci faccia sapere quali sono le linee ispiratrici delle politiche sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di quel partito a livello nazionale declinato su quello locale.

    RispondiElimina
  12. La polemica tra chi è più bravo mi appassiona poco, certo i dati sono lì e ognuno farebbe bene a tenerne conto.
    Ma la questione mi sembra in questi termini. Parto da due questioni che tra le altre mi stanno più a cuore. Un sevizio pubblico non è MAI solo quel servizio, ha ricadute e impatto su tanti altri punti. 1) Certamente la raccolta va fatta, ma i cassonetti sono inquinanti per i nostri centri storici, per il nostro paesaggio ecc. eppure continuano a proliferare, di tutte le fogge e dimensioni, invece di diminuire o sparire come dovrebbero aumentano! 2) oggi se io faccio bene o male la differenziata non mi succede nulla, occorre incentivare il singolo cittadino, adottare delle premialità per i comportamenti virtuosi. Una società privata farebbe il 3 x 2, la tessera premio e se sei bravo ti prometto un piatto Ginori (che non troverai mai), una società controllata dalle istituzioni pubbliche perchè al di là degli scherzi non scegli politiche incentivanti? I nostri amministratori non possono essere a compartimenti stagni, altrimenti senza ricostruire le coerenze succedono due cose molto negative: i risultati sono minori (nel migliorie dei casi) e si fanno enunciazioni demagogiche a vuoto. E il cittadidino elettore naturalmente se ne ricorda, normalmente nel segreto dell'urna.
    Differenziare è difficile, praticamente difficile. E gli strumenti (schede, volantoni) distribuiti da CSI non sono di facile lettura. Anche questo è un segnale di un po' di sciatteria che certamente non aiuta. Non bisogna inventare l'acqua calda, basta prendere degli esempi in Italia o in Svizzera, Germania, Francia. E poi visto che diciamo di volere i turisti, incentiviamo una presenza di turisti stranieri è troppo difficile averli anche in inglese? E non parliamo del call center normalmente occupato.
    Un'ultimo punto mi preme toccare. La legge dice che i costi devono andare in tariffa. Ma il socio pubblico si deve accertare davvero, a mio parere, che i costi siano il minimo necessario, congruenti. Per la mia esperienza e per quanto ne so io, posso naturalmente sbagliare, questo non avviene, normalmente si recepisce in modo abbastanza automatico.
    E allora si ritorna ad un punto che chi legge con continuità sa essere un mio pallino, il ruolo effettivo degli amministratori di nomina pubblica nei cda delle controllate e partecipate, la capacità effettiva di indirizzo e controllo della amministrazione.

    RispondiElimina
  13. ...in Italia, o almeno in valdarno, i cittadini pagano una tassa sui "rifuti", la TIA, poi devono differenziare per evitare sanzioni mentre le aziende che raccolgono e gestisco i rifiuti, percepiscono la TIA, o almeo parte di essa, e lucrano paurosamente sui rifiuti che i cittadini gli forniscono. Il gioco non funziona: il cittadino in pratica lavora per l'azienda di raccolta e paga pure una tassa! tipica situazione tutta italiana! dov'è la convenienza per il cittadino? qual'incentivo per invogliare il cittadino a differenziare? solo un dovere etico ecologico e morale? forse non basta. Guardiamo oltre i nostri confini nazionali, ci sono nazioni nelle quali i cittadini, in virtù della convenienza fiscale o economica che traggono dalla raccolta differenziata e dal conferimento dei rifiuti ai punti di raccolta, brucano tutto il loro territorio e non trovi un rifiuto in giro, una sorta di gara alla raccolta e conferimento per ottenere maggiori benefici possibile. Troppo complicato per noi italiani? o troppi interessi pubblici e privati sul mondo dei rifiuti?? M.M.

    RispondiElimina
  14. Sinceramente non mi sembra che a Terranuova si paghi poi poco e poi con tutti i soldi che arrivano dalla discarica tenere il centro storico in condizioni migliori sarebbe doveroso.

    RispondiElimina
  15. PARTE 1
    1) Rappa considera la strategia Rifiuti Zero una ‘formuletta’ e uno ‘slogan ben riuscito’. Eppure quello che leggo seguendo in rete le iniziative di Capannori e di ‘Ambiente e Futuro’ dà conto di un progetto articolato, lungimirante e coerente. Sarebbe molto interessante se Alessio Ciacci venisse invitato a Terranuova per parlare di questa esperienza. Ci spiegherebbe come arrivare all’ 81% di raccolta differenziata dall’ attuale 50%. E ci potrebbe anche raccontare di inceneritori che sono stati chiusi, delle conferenze di Paul Connet, di come il centro di ricerca che hanno costituito a Capannori stia studiando il modo di produrre scarpe ecocompatibili e capsule di caffè riciclabili, di come sia stato appena inaugurato un centro del riuso, dove saranno risistemati mobili ed elettrodomestici che verranno poi dati alle persone in difficoltà.
    2) Alessio Magini cita una relazione di TB spa da cui risulta che la frazione organica presente nell’ umido da raccolta differenziata a cassonetto è variabile dal 15 al 45%. Avevo trovato la stessa informazione sul sito de La Sinistra per San Giovanni Valdarno. Mi pare allora di capire che la maggior parte del cosiddetto umido finisce in discarica. Rappa dal canto suo afferma che le impurità presenti nelle raccolte nel nostro bacino “sono mediamente intorno al 10-15%”. C’ è qualcosa che non torna in questi numeri (a meno che non siano state mischiate mele con pere).

    RispondiElimina
  16. PARTE 2
    3) Ascit riporta sul proprio sito: statuto, bilancio, capitale sociale e soci, nominativi dei membri degli organi aziendali. Mi chiedo cosa trattenga CSA e soprattutto CSAI dal proporre informazioni altrettanto dettagliate (nel caso di CSAI, alla voce ‘chi siamo’ non si trovano neppure i nomi dei consiglieri di amministrazione ma, in compenso, ci si può trastullare con il calendario aziendale).
    4) Conseguente proposta a Ciacci e a Rappa: comunicare anche, di ciascun amministratore societario, gli emolumenti percepiti, il curriculum, la modalità di nomina e l’ eventuale appartenenza a un partito politico.
    5) Rispondendo alle domande di Ettore, Ciacci dice che Ascit è un’ azienda totalmente pubblica, mai andata in perdita, che ha l’ obiettivo di “abbattere i costi, tenendo basse le tariffe, non di fare utili”. Visti i risultati, mi sembra lecita la domanda delle cento pistole a Rappa: a cosa serve un socio privato in CSA?
    Silvio Cazzante

    RispondiElimina
  17. Emanuele Rappa - Presidente CSAlunedì, 24 ottobre, 2011

    Dato che domani il blog che ci ospita darà spazio a una nuova "voce", voglio replicare all'assessore Ciacci, che nel suo intervento ha difeso a spada tratta l'esperienza di Capannori ma non è entrato nel merito di nessuna delle perplessità da me sollevate nell'intervista, né tanto meno le ha smentite.
    Ciacci non smentisce che fare la raccolta differenziata non vuol dire riciclare, anzi continua a scambiare una parte (la raccolta) con il tutto (le filiere del riciclo e dello smaltimento).
    Non smentisce che riciclare significa avere degli impianti. L'esperienza di Capannori è eccellente nella raccolta ma non lo è altrettanto nel riciclo: sono più di dieci anni che non riescono a collocare nel proprio territorio un impianto di compostaggio.
    Ciacci non smentisce che, ad eccezione della carta, tutte le altre tipologie di raccolta (organico, multi materiale, indifferenziato) vengono avviate a riciclo o a smaltimento in altri comuni. Se a Terranuova non tutti sono contenti di ricevere i rifiuti di Firenze, c'è da ritenere che anche in altri comuni ci sia chi non è troppo felice di ricevere quelli di Capannori.
    Sul fronte dei costi Ciacci conferma, forse senza volerlo, quello che noi sosteniamo da tempo: avere impianti sul territorio (da noi non c'è solo la discarica, ma anche l'impianto di selezione, quello di compostaggio e la piattaforma Comieco per carta e cartone) contribuisce a contenere i costi. Se per alcuni questo può essere un peccato mortale secondo me, ma penso anche per i cittadini, questo è un indubbio vantaggio. Checché se ne dica, il vero schiaffo all'ambiente è mandare ogni giorno decine di bilici pieni di rifiuti a percorrere migliaia di chilometri in giro per la Toscana. Vogliamo parlarne o è vietato?
    Ciacci non smentisce, anzi conferma, che l'unica frazione differenziata che Capannori avvia a riciclo sul proprio territorio è la carta. E proprio sulle cartiere (che, lo ricordo, non sono strutture pubblico-private ma interamente private) Ciacci non smentisce che proprio nel processo di riciclaggio esse producono a loro volta migliaia di tonnellate di fanghi e "pulper" NON riciclabili che ogni giorno devono andare a qualche termovalorizzatore o in qualche discarica. Questo semplice dato di fatto, che Ciacci non può smentire, è sufficiente da solo per mandare al macero non solo la carta ma anche la sua teoria dei “rifiuti zero”.
    Infine devo una risposta all'accusa fattami da Ciacci di "gettare un po' di fango" sull'esperienza di Capannori. A me pare che le questioni da me sollevate siano chiare, trasparenti e soprattutto suffragate dai fatti, tanto che Ciacci non ne ha smentita neppure una. Quindi mi chiedo cosa ci sia di "fangoso".
    Io credo che si possa essere tutti d'accordo che il dibattito sul merito delle questioni e il confronto tra idee diverse siano il sale della democrazia. O no?

    RispondiElimina
  18. Emanuele Rappa - Presidente CSAlunedì, 24 ottobre, 2011

    Rispondo velocemente anche ad altre questioni sollevate sul blog.

    I bilanci di tutte le società di capitali (quindi anche quelli di Csa) sono pubblici e, per legge, devono essere depositati ogni anno presso la Camera di Commercio. Lo stesso vale per l’elenco dei soci. Chiunque può recarsi da un ragioniere, un commercialista o un’associazione di categoria e, tramite il collegamento telematico alla Camera di Commercio, procurarsene copia. I bilanci vengono approvati ogni anno dall’assemblea dei soci, quindi anche tutti i nostri comuni li hanno a disposizione proprio perché sono approvati da loro.

    Anche le tariffe sono atti pubblici che vengono deliberati ogni anno dalle amministrazioni comunali. Ormai su quasi tutti i siti internet dei comuni o dei gestori è possibile trovare agevolmente questi dati. A chi ritiene che da noi si paghi troppo consiglio di dare un’occhiata per vedere quanto si paga in giro per la Toscana e per l’Italia.

    Csa è una società in utile (se non fosse così sarebbe un bel problema). Il fatto di avere un utile di bilancio non “simbolico” ma reale ci consente di poter investire questi soldi riducendo la necessità di ricorrere al credito bancario. E siccome gli interessi pagati dalla società finiscono anch’essi nella bolletta dei cittadini, il fatto di fare un utile decoroso va a vantaggio dei cittadini e non viceversa. Quindi sì, Csa produce utili e li reinveste fino all’ultimo centesimo nei servizi svolti ai cittadini.

    E veniamo al ruolo del privato nella società. La logica con cui, negli ultimi decenni, sono state costituite società miste per la gestione di servizi di interesse economico generale è quella di coniugare gli aspetti migliori della gestione pubblica (vicinanza alle esigenze del territorio, contatto con i cittadini, attenzione alle tariffe, personalizzazione del servizio) con gli aspetti più positivi della gestione privata (efficienza aziendale, professionalità specifiche, bilanci in ordine, investimenti). In certi casi questa impostazione non ha funzionato, in altri direi proprio di sì. Mi pare di poter dire che Csa sia uno di quei casi in cui la collaborazione tra pubblico e privato ha dato e sta dando buoni risultati. Non è un caso che sia la normativa europea che quella italiana riconoscano nel PPP (partenariato pubblico privato) una delle forme scelte per l’assegnazione dei servizi pubblici locali.

    RispondiElimina
  19. Emanuele Rappa - Presidente CSAlunedì, 24 ottobre, 2011

    Rispondo velocemente anche ad altre questioni sollevate sul blog.

    I bilanci di tutte le società di capitali (quindi anche quelli di Csa) sono pubblici e, per legge, devono essere depositati ogni anno presso la Camera di Commercio. Lo stesso vale per l’elenco dei soci. Chiunque può recarsi da un ragioniere, un commercialista o un’associazione di categoria e, tramite il collegamento telematico alla Camera di Commercio, procurarsene copia. I bilanci vengono approvati ogni anno dall’assemblea dei soci, quindi anche tutti i nostri comuni li hanno a disposizione proprio perché sono approvati da loro.

    Anche le tariffe sono atti pubblici che vengono deliberati ogni anno dalle amministrazioni comunali. Ormai su quasi tutti i siti internet dei comuni o dei gestori è possibile trovare agevolmente questi dati. A chi ritiene che da noi si paghi troppo consiglio di dare un’occhiata per vedere quanto si paga in giro per la Toscana e per l’Italia.

    Csa è una società in utile (se non fosse così sarebbe un bel problema). Il fatto di avere un utile di bilancio non “simbolico” ma reale ci consente di poter investire questi soldi riducendo la necessità di ricorrere al credito bancario. E siccome gli interessi pagati dalla società finiscono anch’essi nella bolletta dei cittadini, il fatto di fare un utile decoroso va a vantaggio dei cittadini e non viceversa. Quindi sì, Csa produce utili e li reinveste fino all’ultimo centesimo nei servizi svolti ai cittadini.

    E veniamo al ruolo del privato nella società. La logica con cui, negli ultimi decenni, sono state costituite società miste per la gestione di servizi di interesse economico generale è quella di coniugare gli aspetti migliori della gestione pubblica (vicinanza alle esigenze del territorio, contatto con i cittadini, attenzione alle tariffe, personalizzazione del servizio) con gli aspetti più positivi della gestione privata (efficienza aziendale, professionalità specifiche, bilanci in ordine, investimenti). In certi casi questa impostazione non ha funzionato, in altri direi proprio di sì. Mi pare di poter dire che Csa sia uno di quei casi in cui la collaborazione tra pubblico e privato ha dato e sta dando buoni risultati. Non è un caso che sia la normativa europea che quella italiana riconoscano nel PPP (partenariato pubblico privato) una delle forme scelte per l’assegnazione dei servizi pubblici locali.

    RispondiElimina
  20. Mi scuso come terranuovese con l'assessore Ciacci per le risposte date da Rappa. Purtoppo l'assessore Ciacci deve sapere che a Terranuova, molto più che nel resto della penisola, il motto della Apple e cioè "Think different" è la peggio sventura che a una persona possa capitare. Se pensi differente a Terranuova sei fuori da tutto. Se pensi differente sarai "un affamato e un folle" (altro che "siate folli, siate affamati").
    Non piangere per noi assessore Ciacci. Ce lo siamo voluto!

    RispondiElimina
  21. beh! da anonimo a anonimo: quanto scritto nel post precedente potrebbe essere rovesciato pari-pari. chi s'azzarda a mettere in discussione la negazione del secondo principio della termodinamica (tale è la formuletta "rifiuti zero")è un folle, tutti gli altri sono "sani di mente". E poi dice che la politica marketing è una prerogativa di berlusconi.....

    RispondiElimina
  22. Rappa tranquillo, sei il più bravo di tutti. Perché 50 è meglio di 80. Perché differenziare va bene, ma non troppo. S'avesse a fare la fine di quei disgraziati di Capannori che fanno l'80% e che vanno al gabinetto ma non si puliscono il didietro sennò mescolano la popo' con la cartigenica.

    RispondiElimina
  23. Scusi Rappa ma la sua è una risposta che crea imbarazzo a chi come me ha sempre votato la parte politica che l'ha nominata in CSA (che non è un delitto essere lì, non mi sembra infatti che ad Arezzo Lucherini avesse disdegnato di nominare i suoi nelle partecipate) sperando che un po' fosse differente dall'altra parte. Come si fa a dire a chi chiede più trasparenza in un sito (in quello della società) scrivendo chi sono gli amministratori e i soci della società...vai dal commercilista e fatti fare (pagando) una visura e un bilancio?
    No, ma CSA è un'azienda a capitale pubblico o no?

    RispondiElimina
  24. Emanuele Rappa - Presidente CSAlunedì, 24 ottobre, 2011

    Vorrei togliere dall'imbarazzo l'anonimo del post precedente. Sul nostro sito ci sono da sempre sia l'elenco dei soci che quello degli amministratori, quindi non occorre il commercialista. Mi premeva sottolineare come tali informazioni siano comunque pubbliche ed accessibili a tutti, indipendentemente dalla presenza o meno sul sito. Se mi sono espresso male chiedo scusa.

    RispondiElimina
  25. Forse era stata da me interpretata male la domanda in un commento o forse si era espresso male, comunque grazie del chiarimento.

    RispondiElimina
  26. partiamo intanto col porta a porta.
    e speriamo che la gente smetta di intendere i cassonetti come delle piccole isole ecologiche nel mezzo ai paesi.

    RispondiElimina
  27. Pensare che il porta a porta risolva il problema dei rifiuti vuol dire non avere la minima cognizione di causa sull'argomento e parlare solo per slogan (legittimo, per carità, ma poco utile...) nonchè continuare a confondere la raccolta con il recupero effettivo. Il porta a porta può contribuire indubbiamente ad aumentare la percentuale di raccolta differenziata (e questo può essere utile solo per non pagare l'ecotassa), ma i rifiuti, anche se raccolti in maniera differenziata, sempre rifiuti rimangono! Prima che diventino "risorsa" ce ne passa, ci vogliono impianti industriali per trattarli e riciclarli (ecco perchè servono capitali privati!). E poi, come ricordato da qualcuno in un altro post precedente, facendo finta che le leggi della termodinamica non esistano(!) e riuscissimo a riciclare il 100% dei rifiuti conferiti, se poi nessuno acquista prodotti riciclati, è evidente che si fa il "guadagno del menga". E siccome i prodotti riciclati costano di più è evidente che il mercato non tira (soprattutto in un periodo di crisi o di recessione come questo) e anche le aziende che riciclano si trovano con i debiti con le banche, con la cassa integrazione, con i concordati preventivi.... Questa è la realtà, altro che gli slogan...
    Poi vogliamo parlare degli effetti collaterali del porta a porta? cioè del fenomeno noto come "emigrazione dei rifiuti" (i comuni vicino a Capannori ne sanno qualcosa...) o dell'aumento dei costi e delle tariffe? Infine, tanto per gradire, lo sapete o no che il porta a porta è un metodo ormai obsoleto e che ne esistono di nuovi e più efficenti/efficaci (cassonetti di prossimità con microchip, raccolta pneumatica, ecc...)? Allora perchè se bisogna iniziare con qualcosa di nuovo (superando il cassonetto stradale) non si investe per davvero in qualcosa di innovativo? Il discorso è lungo e non pretendo in un post di essere esaustivo e mi scuso per la mancanza di completezza di questo intervento. E' innegabile tuttavia che chi prova ad evidenziare le lacune di Capannori e della "strategia rifiuti zero", pur facendolo senza cattiveria, sembra commettere, come dice Rappa, il reato di lesa maestà....

    RispondiElimina
  28. Innanzitutto premetto che abito a San Giovanni Valdarno e se Dio vuole non vicino alla discarica Podere Rota, ma conosco molte persone che avrebbero da ridire sui vantaggi di avere l’impianto sul territorio. Comunque come sempre si parla con il prosciutto sugli occhi e con attenzione sempre rivolta verso argomenti sbagliati.
    Da donna ritengo che i problemi debbano essere risolti alla radice del problema stesso. Non ho mai visto nessuno spazzare casa propria e nascondere lo sporco sotto il tappeto. Siamo l’unica specie sul pianeta Terra a produrre rifiuti e questo basta a far capire quanto stiamo arretrati. Comunque ci sono alcuni punti che vorrei chiarire.
    Rifiuti Zero: questo progetto va al di là dei vostri pensieri. Non si tratta di abbattere i rifiuti riciclandoli tutti e voilà. Si parla di iniziare a fare una politica a lungo termine, cosa a voi sconosciuta. I Comuni insieme ai propri cittadini imporranno le loro volontà con precise richieste ad aziende che producono imballaggi e che producono prodotti. Ovvio che Capannori da sola non può farcela, ma unita ad altre amministrazioni lungimiranti e non sto parlando di piccole cittadine ma di San Francisco (800.000 abitanti nel 2002 il 62% di RD) ce la può fare. Solo in Italia siamo a 56 comuni per un totale di 1.924.425 abitanti (dati Wikipedia). Non svendiamo ciò di cui non conosciamo neanche il significato sociale, politico e ambientale.
    Distanza impianti: La CSA si vanta di pensare all’ambiente avendo impianti vicini. Domanda: i rifiuti raccolti a Badia Tedalda dove vengono portati? I rifiuti di Firenze e company dove vengono portati?
    Riciclaggio carta: questa questione è tutta da chiarire, ci sono molte discordanze sulla percentuale di residuo da mandare ai rifiuti si va dal 5% al 50% di CSA !!! Mah! Comunque da buona donna di casa sempre meglio riutilizzare il 50% di un prodotto che buttare via il 100% !!!
    Cassonetti: l’ho sempre ripetuto che chi pensa ancora ai cassonetti come soluzione dei rifiuti debba andare a zappare. Quotidianamente getto i miei rifiuti diligentemente separati a casa ai cassonetti vicini a casa e puntualmente quando li apro trovo tutto mescolato dall’ignoranza e dalla mancata responsabilità dei miei concittadini. Qui occorre investire e non nell’acquisto di macchinari sofisticati o pubblicità assurde 6x3.
    Riciclaggio: è vero servono impianti ma non dobbiamo solo pensare a strutture costose e obsolete, le isole ecologiche potrebbero già ricevere molti materiali, accordando punti su tessere ai cittadini virtuosi che a loro volta riceveranno in cambio qualcosa, anche di simbolico. Questi oggetti potrebbero essere rielaborati da giovani e meno giovani disoccupati che con accordi con l’ufficio di collocamento possono essere indirizzati a questo tipo di attività in attesa di lavori “migliori”.
    Di soluzioni alternative alle discariche ed ai termovalorizzatori ce ne sono infinite basta volerle cercare.

    RispondiElimina
  29. No, mi spiace contraddire la sig.ra Silvia del post precedente ma alternative agli inceneritori e alle discariche non ci sono, neppure se le si cerca con il lanternino. Non esite nessuna città al mondo che smaltisce i suoi rifiuti senza l'uno o l'altra.
    Leggendo certi post mi sorge una domanda spontanea: perchè si parla di argomenti tecnici senza averne la cognizione di causa? Io non ho mai sentito parlare di cardiochirurgia o di biologia molecolare con altrettanto pressapochismo; forse perchè sono argomenti riservati ai tecnici specializzati? allora perchè la gente comune parla di impianti di rifiuti senza essere del settore? magari senza averne mai visto neppure uno da vicino? Chi è che parla con il prosciutto davanti agli occhi?
    mah, misteri della fede....

    RispondiElimina
  30. Caro Anonimo, sono la persona "comune" di nome Silvia. La ringrazio della sua nota così scientifica e tecnica e del suo spicciolo sarcasmo. Visto che Lei è uno "specializzato", ci illustri come funziona veramente il vostro mondo, perchè i suoi colleghi fino ad adesso hanno saputo solo nascondere lo sporco sotto terra. Bravi!

    RispondiElimina
  31. Eccoli qua i campioni del riciclo e dei rifiuti zero....

    Articolo su La Nazione di oggi (cronaca di Lucca, pagina di Capannori)

    «Sì, pensiamo al commissariamento»
    Clamoroso ultimatum della Regione a Comune e Provincia sull’impianto di compostaggio
    di SAVERIO BARGAGNA

    Eccola qua la ‘bomba’. Già ventilata, già ipotizzata dalle forze di minoranza nei giorni scorsi, ma adesso fragorosamente ufficiale. L’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini ha dato mandato agli uffici regionali di verificare «la procedura circa l’applicazione dei poteri sostitutivi, previsti dalla legge regionale 35/2011, sulle opere strategiche per giungere alla nomina di un commissario ad hoc e non perdere così i relativi finanziamenti sul compostaggio». Tradotto? La Regione sta seriamente pensando di sostituirsi al Comune e alla Provincia e imporre così una propria localizzazione dell’impianto senza più ascoltare niente e nessuno. Un atto che avrebbe davvero del clamoroso. L’annuncio è arrivato ieri mattina a seguito di un’interrogazione presentata in commissione territorio dal capogruppo dell’Udc, Giuseppe Del Carlo. «Nel prendere atto di tale volontà dell’assessore Bramerini — aggiunge il consigliere regionale dell’Udc — ho fatto presente che la Regione ha l’obbligo di intervenire subito per sbloccare questa intollerabile situazione e fare in modo che il sindaco di Capannori si renda disponibile a trovare un sito diverso da quello dei Poderacci sul quale la maggioranza del Consiglio Comunale non è d’accordo».
    A precisare la portata dell’annuncio è la stessa Bramerini. «E’ vero — conferma l’assessore —. Stiamo facendo le verifiche per capire se è possibile attivare la legge sulle opere strategiche e quindi andare ad un intervento diretto della Regione». Se, in sostanza, l’iter non è ancora partito, politicamente il messaggio è tuttavia chiarissimo: si tratta di una sorta di ultimatum lanciato a Comune e Provincia. Qualcosa come a dire: ‘se non trovate un accordo subito, lo faremo noi per voi’. Un ultimatum che quindi intende accelerare ulteriormente il tavolo di lavoro che si è aperto fra i due enti in queste settimane. Una scadenza — una data ben precisa — la Regione non la offre. E’ evidente, però, che entro l’8 novembre (data ultima per convocare un consiglio comunale ad hoc a Capannori) qualcosa dovrà necessariamente muoversi. Basta giochetti: ora la partita si gioca davvero.

    RispondiElimina
  32. Niente di nuovo ! Come sempre Capannori si distingue dal Valdarno. Da noi si trovano sempre tutti d'accordo su discariche, sui siti e su gestione. Comunque non capisco cosa c'entri questa questione con Rifiutizero? C'è un metodo usato da certe persone chiamato "screditare colui che può nuocerti, in modo da minare la sua credibilità e rendere quello che eventualmente può dire o fare inefficace o quantomeno meno dannoso per te". Tecnica ampiamente usata anche a livello nazionale.

    RispondiElimina
  33. Fra riportare il giornale di oggi e screditare c'è una bella differenza.
    Anche perché fare domande non si può, criticare non va bene, citare il giornale nemmeno. Ma che si può soltanto applaudire?

    RispondiElimina
  34. Caro Anonimo, a parte le scaramucce, conviene con me che la riduzione dei rifiuti in partenza, la RD capillare e l'educazione del cittadino sia la strada migliore? Mi creda ho effettuato vari esperimenti sulla mia famiglia, pesando ogni rifiuto che è usciva di casa per mesi e riducendoli di conseguenza sperimentando per un po' lo stile no impact "family". Tutto quello che dico è possibile !!! La terra non può più permettersi atteggiamenti superficiali su molti comportamenti umani, uno fra tutti è quello sui rifiuti. Grazie

    RispondiElimina
  35. Io sto con SilviA! A.R.

    RispondiElimina
  36. Diritto di cronaca, di parola e di replica: molto bello il botta e risposta sull'argomento rifiuti, commenti compresi. Personalmente non ho elementi per giudicare, tranne dire che Capannori è divenuta un'esperienza di rilievo sovranazionale. Per ciò che riguarda Terranuova e la gestione CSA posso solo dire che di tutte le azioni intraprese e potenziali, da SGV se ne percepisce solo l'odore...pessimo e malsano! Saluti (& salute).

    RispondiElimina
  37. Ritengo insoddisfacenti tanto le risposte date dal presidente di CSA, quanto quelle non date.
    Mi spiace soprattutto rilevare come le considerazioni dei due ex assessori all’ ambiente del Comune di Terranuova Bracciolini siano state sostanzialmente eluse.
    A chi ne sa più me di fisica e cita il secondo principio della termodinamica per confutare la strategia ‘rifiuti zero’ chiedo di aiutarmi a capire. A me pare che un oggetto sia un rifiuto non per questioni di entropia, ma solo perché, non potendo più essere utilizzato, è bruciato o messo a dimora in discarica. Se invece viene riciclato o nuovamente impiegato non è un rifiuto. Posso però sbagliarmi e quindi apprezzerò molto ogni ulteriore spiegazione.
    Trovo inopportuno – mi rivolgo all’ anonimo del 27 ottobre – voler circoscrivere la discussione ai tecnici specializzati. Capisco che la Repubblica di Platone, retta dagli specialisti-filosofi, abbia un suo fascino, ma la democrazia è un’ altra cosa. Chiunque ha il diritto di intervenire nel dibattito. Se poi dirà cose inesatte, verrà corretto.
    Diverso è il caso degli amministratori di CSA: loro sì che devono essere persone di provata competenza. Mi permetto allora di rinnovare la domanda al presidente Rappa: ci può rendere noti, per favore, il Suo curriculum e le modalità della Sua nomina? Mi creda, non è irrilevante sapere se Lei è stato chiamato alla carica che ricopre per chiara fama, o per aver superato una selezione, o a seguito di un colloquio personale, o perché condivide l’ appartenenza politica con chi l’ ha nominata, o per qualsivoglia altro motivo.
    Silvio Cazzante

    RispondiElimina
  38. "Il silenzio degli innocenti"- qualcuno sente ancora le grida degli agnellini...

    RispondiElimina
  39. Vedo che il dibattito è lungo a stenta a placarsi. Vorrei aggiungere una mia personale riflessione. Personalmente sono stato a Capannori a studiare ed informarmi sulla stategia rifiuti zero. Nell'ultimo convegno internazionale sono stati portati esempi molto interessanti da piccoli paesi a grandi città, da Hernani in Spagna a San Francisco e Goteborg.
    Il fattore principale che a mio avviso distingue la strategia rifiuti zero rispetto alle altre è l'educazione e la sensibilizzazione dei cittadini ad un diverso modo di vivere i rifiuti, cercendo di incentivare una diversa cultura del riciclo. Si cerca di ridurre all'origine le possibili fonti di rifiuti cercando di sensibilizzare ad un consumo più coscenzioso riducendo li sprechi e gli eccessi. Si studiano soluzioni per sensibilizzare le aziende ad investire in ricerca per creare prodotti interamente riciclabili. Un movimento dal basso che cerca di spingere l'intera società verso una vita più rispettosa dell'ambiente, con politiche comunali che influenzano i consumi dei cittadini. Sicuramente non è la panacea a tutti i mali, tanto possiamo ancora fare, ma a Capannori hanno avuto il coraggio di percorrere una strada alternativa, che apra prospettive ad una crescita ed una società veramente sostenibile.
    Marco Bonaccini

    RispondiElimina
  40. Emanuele Rappa - Presidente CSAgiovedì, 03 novembre, 2011

    Sono davvero dispiaciuto che il sig. Cazzante, che non conosco personalmente, non abbia ritenuto soddisfacenti le mie risposte. Magari se un’altra volta, invece di mandarmi le domande per mail chiedendo di rispondere per iscritto, mi farà la gentilezza di intervistarmi di persona, forse a voce avrò qualche possibilità in più di incontrare anche il suo favore.
    Con Cazzante, dicevo, non ci conosciamo. Chi mi conosce sa che uno dei miei molti difetti è quello di parlare troppo, non troppo poco. Quindi, se non ho dato alcune risposte non era certo per reticenza ma perché ritenevo di aver occupato fin troppo spazio sul blog. Ad ogni modo, di fronte alle sollecitazioni del gestore di questo spazio, non ho alcun problema a fare un ultimo giro di risposte agli ex assessori terranovesi e a Cazzante medesimo.

    Con Alessio Magini ci conosciamo da tempo e dei temi da lui sollevati abbiamo parlato più volte a quattr’occhi. Alessio sa che la penso come lui circa l’opportunità di una strategia unitaria tra i vari comuni per la gestione dei rifiuti; sa anche che il ruolo di Csa è quello di fare proposte di organizzazione dei servizi ma poi la scelta spetta, come è legittimo che sia, ai singoli Comuni che decidono autonomamente il da farsi.

    Non sono d’accordo con Alessio sui costi del porta a porta. Passare dal cassonetto al porta a porta vuol dire passare da un servizio fatto da un solo addetto su un solo mezzo ad un servizio fatto da almeno due mezzi e due-tre addetti, quindi il costo non può che essere superiore. Una parte dei maggiori costi viene assorbita dalla minore quantità di rifiuti indifferenziati e dalla valorizzazione dei rifiuti avviati a riciclo ma, come sa anche Alessio, dopo la firma dell’accordo del 2009 tra l’Anci (l’associazione dei comuni italiani) e il Conai le somme derivanti da questi materiali sono sensibilmente diminuite. Conosco anch’io alcune realtà del nord Italia dove il porta a porta costa meno che da noi ma solo perché, dopo molti anni che fanno le raccolte differenziate, il servizio porta a porta viene svolto solo 3 giorni alla settimana invece che 5 o 6 come da noi. Di solito a questi livelli ci si arriva per fasi, non in un colpo solo.
    Ad ogni modo, sulla questione dei costi, invito tutti quelli che ne hanno voglia a farsi un giro su internet e a verificare di persona quanto costa il servizio in giro per la Toscana o in altre parti d’Italia. Credo sia il modo migliore per farsi un’opinione.

    Sulla percentuale di impurità nelle raccolte, i dati di Alessio si riferiscono all’organico raccolto a cassonetto. L’organico raccolto porta a porta (che ormai riguarda circa 30.000 abitanti) ha impurità molto più basse, sulla carta siamo al 10% e sul multi materiale siamo sotto il 10% su quasi tutti i Comuni, quindi parlare di un dato medio del 10-15% mi sembra realistico. Comunque, non abbiamo nessun interesse a minimizzare il fenomeno, anzi ci interessa che della qualità delle raccolte se ne parli molto e diventi una delle priorità insieme alla quantità. Siamo consapevoli che sulle impurità nelle raccolte c’è ancora molto da lavorare e su questo spero si remi tutti dalla stessa parte.

    Sui centri storici, soprattutto dei comuni più grandi, la proposta elaborata dai nostri tecnici prevede di separare il flusso di rifiuti delle utenze commerciali da quello delle utenze domestiche. Per le utenze commerciali è previsto il porta a porta mentre per le domestiche il servizio a cassonetti stradali Easy che, in alcuni casi, sarà sostituito da postazioni interrate. So che ad alcuni questo sistema non piace, mi limito a ricordare che è lo stesso sistema scelto per il centro storico di Firenze e che si trova già in molti centri storici di città del nord Italia e di grandi città europee. I tecnici di Csa sono persone serie, preparate ed aggiornate e credo meritino la fiducia e la collaborazione dei cittadini.

    RispondiElimina
  41. Emanuele Rappa - Presidente CSAgiovedì, 03 novembre, 2011

    Sulle proposte di incentivi fatte da Ciancico sono assolutamente d’accordo, tanto che i nuovi centri di raccolta che stiamo realizzando (entro fine anno partono Pergine, Faella e Capolona, Terranuova lo facciamo nel 2012) è prevista la possibilità di identificare i cittadini mediante la lettura della tessera sanitaria, qualificare e pesare i rifiuti conferiti da ciascuno. In questo modo le amministrazioni comunali hanno la possibilità di incentivare i cittadini che conferiscono al centro di raccolta con sconti sulla Tia/Tarsu.
    L’altra faccia della medaglia sono i controlli e le sanzioni per chi non rispetta le regole, magari abbandonando di tutto sui bordi delle strade. Per questo fenomeno di inciviltà speriamo che la collaborazione con la polizia municipale dei nostri Comuni sia sempre più stretta ed efficace.

    Ciancico dice che il nostro materiale informativo non è di facile lettura, non so se si riferisca a quello vecchio o a quello nuovo fatto nel 2011. Quest’anno abbiamo rifatto sia la grafica che i testi delle nostre schede sulla differenziata, concordandone i contenuti con gli impianti di destinazione, con i consorzi di recupero e prendendo anche spunto dal lavoro fatto da altri. Inoltre abbiamo messo sul sito internet un dizionario dei rifiuti dove è anche possibile proporre l’inserimento di nuove voci individuate dai cittadini. Naturalmente si può fare sempre di più e sempre di meglio. Tuttavia, vista la qualità e la quantità del lavoro svolto, ritengo l’accusa di “sciatteria” fatta da Ciancico del tutto gratuita e ingiustificata.
    Sui volantini in lingua straniera, invece, ci stiamo già lavorando. Però, francamente, stavamo pensando di farli in albanese, romeno e indiano. Poi se qualche Comune ce li chiede anche in inglese siamo a disposizione.

    RispondiElimina
  42. Emanuele Rappa - Presidente CSAgiovedì, 03 novembre, 2011

    Quando Cazzante dice che gli amministratori di CSA devono essere persone di provata competenza sono d’accordo con lui, a condizione che si parli di competenza amministrativa. Se invece Cazzante ha in mente figure di amministratore-tecnico o di presidente-operaio non mi trova d’accordo perché si tratta di una teoria fasulla la cui validità viene smentita ogni giorno dalla realtà dei fatti. Comunque Cazzante stia pure sereno: il mio curriculum, le mie competenze e le mie esperienze sono più che adeguate al ruolo ricoperto, così come quelle di tutti gli altri amministratori di CSA.

    Più che le insinuazioni, invece, credo che per i cittadini non sia irrilevante sapere che CSA è una società con i conti in ordine (fatto per nulla scontato) e quindi non crea buchi che poi dovranno essere coperti con i loro soldi. Credo che ai cittadini interessi sapere che i servizi resi loro sono in continuo sviluppo e che ci sono tecnici che lavorano per migliorarli ancora; credo che ai cittadini interessi sapere che, grazie al loro impegno, sul nostro territorio abbiamo un livello di raccolta differenziata molto superiore a quello provinciale e di poco superiore a quello regionale, quindi abbiamo recuperato il ritardo di anni che la nostra zona aveva accumulato sull’attivazione delle raccolte differenziate.

    Quanto alle nomine, forse non tutti sanno (Cazzante pare non saperlo) che la nomina degli amministratori delle società per azioni è affidata dal Codice Civile alla competenza dell’assemblea dei soci. Lo Statuto di CSA prevede che il presidente e la maggioranza dei consiglieri di amministrazione siano nominati dai soci di parte pubblica (i Comuni) i quali individuano autonomamente e legittimamente le persone che ritengono più adatte a ricoprire quei ruoli per il bene e per la corretta gestione della società.

    Io trovo che il voler sempre vedere qualcosa di losco in tutto quello che riguarda le istituzioni, gli enti locali e le società ad essi collegate, sia uno dei frutti avvelenati del clima di antipolitica e di qualunquismo che stiamo vivendo oggi. Un’antipolitica e un qualunquismo che troppo spesso rischiano di fare di ogni erba un fascio e di gettare il bambino con l’acqua sporca.
    A me questa pare una visione piuttosto superficiale delle cose. Personalmente condivido molto di più la frase di San Paolo: “omnia munda mundis”.


    P.S.: Vedo solo adesso il post del sig. Marco Bonaccini e voglio ringraziarlo perché ha spiegato, molto meglio di come ho fatto io nell’intervista, gli aspetti positivi dell’esperienza di Capannori. Poi ci sono questioni altrettanto importanti che quell’esperienza non affronta. Comunque, credo che se anche sul nostro territorio riusciremo ad avere la sensibilità ambientale di cui parla Bonaccini sarà un grande passo avanti per tutti.

    RispondiElimina
  43. Emanuele Rappa - Presidente CSAgiovedì, 03 novembre, 2011

    Sperando che risulti interessante, riporto un articolo sul riciclo della carta che è uscito ieri sulla stampa. Riguarda il pulper, che insieme ai fanghi è uno dei residui delle cartiere.


    Il Sole 24 Ore 02.11.2011 – Centronord

    Il polo di Capannori frenato dai veti per smaltire gli scarti
    Ogni anno vengono spesi 10 milioni per trasferire fuori regione il pulper
    Dal 2007 le aziende in attesa dell’impianto di gassificazione
    Silvia Pieraccini
    LUCCA
    Carta riciclata? Sì grazie, a patto di riuscire a smaltire i rifiuti del processo industriale di riciclaggio, il cosiddetto pulper waste, formato dalle impurità contenute nella carta da macero, come le fibre plastiche e metalliche. Per le venti cartiere lucchesi che utilizzano carta riciclata - essenzialmente per produrre cartone per imballaggi - quello dello smaltimento del pulper è un problema arrivato a costare, nel 2011, ben 10 milioni di euro all'anno, cioè il 15% in più rispetto al 2008. Un problema che, unito all'aumento dei costi energetici, oggi sta mettendo a rischio la competitività del distretto cartario di Capannori. «Vogliamo ridurci a esportare rifiuti per dare agli altri paesi materie prime e energia?», attacca il direttore di Assocarta, Massimo Medugno.
    La mancanza di impianti sul territorio, infatti, impone oggi alle cartiere di mettere in moto ogni anno 4.390 autotreni, che percorrono 2,2 milioni di chilometri sulle strade italiane per raggiungere le discariche (che accolgono il pulper in regime di proroga) o il termovalorizzatore di Brescia, l'unico ormai in cui è convogliato questo materiale di scarto. Le impurità da smaltire sono poco più di 100mila tonnellate, cioè il 5% della carta riciclata a Lucca, e che il 40% è rappresentato da acqua. La soluzione è sul tavolo dal 2007, da quando il consorzio delle cartiere Serveco dette incarico alla società di ricerca pubblico-privata Lucense di individuare l'impianto più adatto alle esigenze del distretto cartario di Capannori: quattro anni di studi, approfondimenti tecnologici, una sperimentazione in un impianto-pilota spagnolo, l'avvio del processo partecipativo per comporre le divergenze, per poi tornare alla casella di partenza. E per vedere il progetto arenato del tutto, frenato da timori, tentennamenti degli enti pubblici e degli ambientalisti.
    Il lavoro di Lucense ha portato a scegliere una tecnologia di gassificazione con impiego di torcia al plasma che dopo il pretrattamento per togliere dal pulper l'acqua permetterebbe di bruciare le sostanze secche di scarto, pari a circa 64mila tonnellate l'anno, trasformandole in un gas di sintesi, e poi in energia elettrica, e in un residuo vetroso inerte. Ma soprattutto l'impianto darebbe sollievo all'ambiente e ai costi di produzione. «Il progetto, che richiede un investimento di 45 milioni, risolverebbe il problema delle cartiere e introdurrebbe anche una grande innovazione nel distretto - spiega Enrico Fontana, direttore di Lucense - visto che oggi in Italia non esiste alcun impianto di questo genere su scala industriale». Fontana è stato il Coordinatore del tavolo tecnico costituito all'inizio del 2009 per trovare «entro sei mesi» (questa era la scadenza) una soluzione allo smaltimento del pulper, ma quel tavolo si è incagliato (anche) sulla localizzazione dell'impianto, che dovrebbe sorgere nell'area industriale di Porcari, al confine col comune di Capannori. Ora gli industriali tornano all'attacco: «Va ripreso in mano l'iter dell'impianto - attacca Tiziano Pieretti, titolare dell'omonima cartiera che produce 1.100 tonnellate al mese di pulper - l'industria Cartaria lucchese ne ha bisogno per non rischiare di emigrare altrove».

    RispondiElimina
  44. Qui si sono incrociate due strade secondo me ben distinte. Da un lato abbiamo un dirigente di una società che svolge il suo ruolo per creare un profitto, una plusvalenza finale al socio privato, come è normale che sia. Dall'altro parliamo di idee di amministrazione, un sindaco o assessore o comunque un amministratore pubblico deve, oltre che a controllare i costi, dare un esempio. Creare una politica che educhi i cittadini, al rispetto dell'ambiente in questo caso, ed ha il dovere di fare scelte lungimiranti atte a migliorare la qualità di vita. Uscendo dal semplice schema risparmio=guadagno. Il sig.Rappa ha apostrofato duramente l'esperienza di Capannori, che molti vedono come un modello non solo per i dati reali ed industriali maggiormente cari al sig.Rappa, ma vedono in Capannori un amministrazione coraggiorsa e lungimirante, che ha cercato di sensibilizzare maggiormente i propri cittadini rispetto a tante altre amministrazioni italiane, che hanno sotterrato o bruciato semplicemente i rifiuti. La formula magica di Capannori è questa, educare e sensibilizzare i cittadini al rispetto in rpimo luogo di se stessi, degli altri e dell'ambiente. Piccole azioni che sommate possono far fare un passo grande a tutta la comunità.
    Marco Bonaccini

    RispondiElimina
  45. A me sembra che, in molti, parlando della luna, guardino invece il dito che la indica.....
    Perchè parlando di comuni virtuosi non si prende ad esempio Montespertoli (che fa percentuali di RD superiori al 90%) che da anni possiede un impianto di compostaggio (che risolve problemi a mezza toscana...) e lo fa in tutta tranquillità ed umiltà... invece di citare (a sproposito) sempre e solo Capannori che non raggiunge i livelli di Monetspertioli (o di Montelupo fiorentino) e che da anni non riesce a costruire un impianto di compostaggio. MA questa è ancora la pagliuzza. Il trave della questione è che ai fini ambientali la quantità di raccolta differenziata dei rifiuti capannoresi è completamente ininfluente rispetto alle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti delle cartiere capannoresi che non sanno dove smaltire e/o recuperare i propri fanghi ed il pulper, perchè a Capannori nessuno vuole impianti di recupero energetico (come nessuno vuole gli impianti di compostaggio). Insomma a Capannori fanno tanto marketing (tanto fumo) e zero impianti (poco arrosto), a Terranuova magari si fa un po meno di raccolta differenziata (marketing) ma la sostanza c'è tutta, Noi gli impianti ce li abbiamo tutti e tutti nel nostro comune(discarica con recupero energetico, impianto di selezione e compostaggio di TB, piattaforma CRCM, ed in arrivo anche un digestore anaerobico). Chi è più ambientalista?

    RispondiElimina
  46. difatti la discarica è l'ultima via di un ambientalista, il compostaggio non funziona, tant'è che ci siamo inventati di riutilizzare l'organico per ricoprire la buca della discarica perchè di compost non ne esce nemmeno un grammo, la plastica non si recupera perchè costa troppo, ed il biogas prodotto ai fini energetici se lo puppano i dividendi delle società..edi cittadin pagano e basta....nonostante la discarica ce l'abbiamo in CASA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    RispondiElimina
  47. è più ambientalista chi caca e la ricopre....

    RispondiElimina
  48. va beh, risolviamo il problema una volta per tutte. Chiudiamola questa discarica. Domani. Anzi oggi stesso. E poi vediamo che succede. voglio vedre gli ambientalisti se smettono di fare demagogia con le strade piene di rifiuti come a Napoli e Palermo
    Poi domani, sempre per il bene dell'ambiente e dell'aria pulita, anzi oggi stesso, chiudiamo pure l'autostrada (milioni di nanoparticelle e diossine quotidiane nei nostri polmoni). Poi chiudiamo la Polynt (che a puzzi non è seconda a nessuno). Ovvia giù, diciamoci da fare, o non va tanto di moda la decrescita felice? Avanti popolo.... però vai avanti tu che a me mi ci scappa da ridere!

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.