Ci ha provato, Brunetta, a confezionare pro domo sua una versione falsa dell’ accaduto, dicendo che l’ Italia peggiore non è quella dei precari, ma "quella di quanti irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interromperne i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina portatile per poi passare subito il video ai giornali amici". Aggiungendo: “L’ Italia peggiore è quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire. Che pena".
Che pena, appunto. Il Nostro è stato smentito perfino da un quotidiano amico come il Giornale, dove Marcello Foa ha scritto con onestà: “Basta guardare il video per accorgersi che il ministro dell’ Innovazione ha torto nella forma e nella sostanza. I ragazzi volevano porgli una domanda, ma lui se n’ è andato insultandoli e senza rispondere. Il suo è stato chiaramente un gesto di stizza e non premeditato, ma comunque inqualificabile”.
Non pago, Brunetta ha continuato a straparlare con cadenza pressoché quotidiana. Ieri ha sentenziato che le due contestatrici “molto probabilmente verranno candidate alle prossime elezioni e magari faranno le sottosegretarie del presidente del Consiglio Vendola o del presidente del Consiglio Santoro”, dimentico di appartenere a un partito che ha in Nicole Minetti un consigliere regionale e un aspirante ministro degli esteri.
Pensava forse che dell’ accaduto sarebbero circolate solo le immagini proposte dai telegiornali minzoliniani. Invece si trova a fare i conti con Youtube, il Web e un video che restituisce un punto di vista diverso da quello del Palazzo. Un video nel quale si possono apprezzare in forma quasi didattica molte delle caratteristiche del potente-prepotente: l’ incedere altero, l’ espressione sprezzante, il tono di voce che non ammette repliche, l’ auto blu, la scorta, i cortigiani, l’ oltraggio ai deboli. Ironia della sorte vuole che sia dato di assistere anche alla conclusione della performance oratoria-predicatoria del ministro. Lo sguardo fintamente ispirato e pensieroso, la prosodia da discorso alla nazione, una pausa occasionale vagamente craxiana e la fregnaccia finale: “... riconoscere al nostro Paese questa grande capacità di parlare al resto del mondo. Se poi vogliamo chiamare questo parlare al resto del mondo ‘innovazione’, chiamiamolo pure ‘innovazione’”. Le ultime parole pronunciate accelerando, per sollecitare un applauso che la claque aveva già in rampa di lancio.
Può sembrare paradossale che il ministro dell’ Innovazione non abbia compreso il nuovo, dirompente potere di un filmato messo in rete senza filtri e del passaparola sul Web, una piazza immensa dove le connessioni vanno sempre più somigliando a sinapsi cerebrali. Ma è così, e forse Brunetta non è neanche il più miope. In fin dei conti, il giorno dopo la notizia del possibile taglio del rating dell’ Italia da parte di Moody’s, l’ argomento principale di discussione nella compagine governativa era il trasferimento di alcuni ministeri da Roma a Milano.
Silvio C.
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