martedì 14 giugno 2011

La voglia di "decidere"

Per le condizioni in cui è maturato il risultato del referendum è eccezionale.



Senza l’accorpamento con le elezioni amministrative, con le scuole già finite e il periodo delle vacanze già cominciato, con una limitatissima pubblicità televisiva, con gli spazi per i manifesti elettorali piazzati nelle città tristemente vuoti, evidente testimonianza di un investimento economico per la campagna elettorale infinitamente inferiore (o comunque infinitamente diverso) rispetto a qualsiasi altro appuntamento elettorale e con l’esplicito invito da parte dei partiti di maggioranza di non recarsi alle urne.


Se nonostante tutti questi “bastoni tra le ruote” ventotto milioni di italiani sono andati a votare cosa significa? 


Intorno a questa domanda tutti i partiti politici (che, chi più chi meno, hanno contribuito a creare le condizioni sopra descritte) dovrebbero riflettere. Cercando magari di cambiare questo atteggiamento ostile nei confronti di un istituto come quello del referendum che ha fatto sentirsi gli italiani nuovamente chiamati a decidere il loro futuro.

A mio modesto parere, oltre alla chiara volontà di fermare il nucleare e dire no all’acqua privatizzata e al legittimo impedimento, è emersa la voglia degli italiani di tornare a “contare”.



Basterà questo per cominciare a parlare di una riforma delle legge elettorale?

Francesco N.

9 commenti:

  1. Io vorrei parlare del merito dei referendum e vorrei non chiedermi cosa devo aspettarmi ma cosa posso fare. Vorrei cioè ragionare con tutti quelli che la campagna referendaria l'hanno fatta e che adesso gioiscono e chiederci: e adesso? come si risponde ai voti?
    Quello sull'acqua è per noi più sensibile che per altri. Il modello toscano regge al voto? Publiacque va bene così? Io credo no. Mi piacerebbe avere un tavolo dove discuterne. Presidente Rossi, Sindaci soci, partiti che siete maggioranze, avviamo questa bella discussione? Ascoltiamo il malessere che è stato urlato?
    Anche il nucleare ci porta, a noi-noi, qualche e non piccola conseguenza. Se vogliamo passare dalle parole ai fatti due o tre questioni fondamentali e URGENTISSIME: cosa fanno le amministrazioni per diminuire lo spreco energetico? Trasporto pubblico, edilizia eco-sostenibile e diffusione di impianti solari e termici, ciclo dei rifiuti. Sono tutte leve che hanno in mano i relativi Assessori e Sindaci, in un paese normale entro un mese ci sarebbero i primi annunci e entro tre/quattro mesi le soluzioni. In un paese normale. E i partiti che sono maggioranza si decideranno a battere un colpo oppure no?
    Giovani che chiedete di crescere e avere spazio in politica sarebbe bello sentire le vostre voci e vedere le vostre azioni, visto che spesso siete proprio voi ad avere già in mano le leve di comando.

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  2. una revisione della legge elettorale sarebbe il minimo per poterci definire una democrazia. su i referendum,sono veramente contento, un grande risultato che rende il potere delle decisioni al popolo. speriamo che a questo giro il parlamento non si prenda gioco delle decisioni popolari. interessanti le domande di ettore .

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  3. Ora che abbiamo vinto, rimane solo da indovinare con quale stratagemma ci prenderanno per il naso e faranno rientrare dalla finestra sia l’ acqua ai privati che il nucleare.
    Perché sono così disincantato? Primo, perché è già successo con il finanziamento pubblico ai partiti. Secondo, perché ai vertici del Pd i referendum interessavano prevalentemente per marcare un punto contro Berlusconi e non già per i contenuti. Chi non ci crede, cerchi in rete quanto Bersani ha detto e fatto su nucleare e acqua negli ultimi anni. E non si perda, soprattutto, i filmati di Annozero e dell’ assemblea di Carpi, quando il nostro ha predicato che l’ acqua è di Dio e deve tornare a Dio, ma che se il percorso avviene per il tramite di un gestore privato è meglio.
    Rimanendo in tema di acqua: ho guardato sul sito di ‘Presa diretta’, il programma di Riccardo Iacona, la puntata del 7 febbraio 2010, dal titolo ‘Acqua rubata’. Ho così appreso:
    - che Paolo Ricci, presidente di Nuove Acque SpA, la società che gestisce il servizio idrico in quasi tutta la provincia di Arezzo, ha negato l’ esistenza di un indebitamento di 55 milioni di euro con le banche, ridendo e dicendo che si trattava di “fesserie enormi”;
    - che con una semplice visura del bilancio 2008 della società Iacona ha verificato che il debito esiste, eccome;
    - che le tariffe sono tra le più alte d’ Italia, mentre gli investimenti sono tra i più bassi;
    - che per quanto la società sia a maggioranza pubblica, i patti parasociali prevedono che le delibere debbano essere approvate da almeno sei consiglieri su nove, rendendo così indispensabile l’ assenso del socio privato, e che, ad abundantiam, sia quest’ ultimo a nominare l’ amministratore delegato;
    - che i compensi degli amministratori sono molto maggiori di quanto riportato nel piano industriale;
    - che per reperire il denaro necessario agli investimenti molti Comuni dell’ ATO 4 hanno dato in pegno alle banche le proprie quote, così che adesso non sono più neanche proprietari della società che rende loro il servizio.
    Per favore compagni, qualcuno lo riferisca a Bersani.
    Silvio Cazzante

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  4. Ettore, sono daccordo su tutto quello che dici ed anche io vorrei che le prossime scelte politiche prese nel nostro territorio tenessero in considerazione il messaggio limpido degli elettori.
    Per cui le prossime scelte locali devono avere ben presente l'imput dato dai cittadini.
    Perché non sono solo il 57% degli italiani ad aver detto no al nucleare. Ma anche il 67% dei terranuovesi.

    Sul tema giovani e politica, con il quale chiudi il tuo intervento, ci sarebbe da parlare davvero tanto. Inviti i giovani ad agire. Ed è correttissimo. Quello che è sbagliato però è pensare che i giovani chiedano spazio "in politica". Non è vero. I giovani chiedono piuttosto di avere spazio nel mondo. Nel mondo di oggi e in quello del futuro. "I giovani" sono purtroppo diventati una "classe sociale debole"
    non perché è esclusa dall'accesso alla "POLITICA" ma perché sono dimenticati dalle "POLITICHE".
    Penso alle politiche sulla scuola, sul lavoro, alle future pensioni, al diritto alla casa...
    Se qualche giovane ha in mano le leve di comando, come tu dici, non significa che i giovani siano ben rappresentati...
    I giovani non devono entrare in politica. Devono entrare nell'agenda politica! Magari, quello sì, dando anche il loro contributo.

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  5. Ecco un video dove si dimostra in che senso i giovani sono esclusi dalle politiche...

    http://www.youtube.com/watch?v=UMLB_v65HGM&feature=player_embedded

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  6. "Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti
    senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore toppo,
    troppo vicino al buco del culo.."
    Fabrizio De Andrè

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  7. Quando dialogano Ettore e Francesco il blog diventa un godimento per il lettore. Due intelligenze acute separate dallo spazio di una generazione, e conseguentemente due modi diversi di abitare la politica. Scrive Francesco che “se qualche giovane ha in mano le leve di comando [...], non significa che i giovani siano ben rappresentati”. Cerco istintivamente argomenti per smentirlo, ma debbo infine convenire che la sua opinione coincide con l’ idea che mi sono fatto frequentando per lavoro, in oltre venti anni, molti comuni della Toscana. Dico di più. Per quanto ho constatato, il giovane impegnato in politica è riconducibile prevalentemente (sottolineo, prevalentemente) a due modelli. Il primo è quello di chi ha capito che con la politica si può mangiare, comandare e forse anche – visti i tempi – fottere. La casta che riproduce se stessa. Tutto ciò che un tipo del genere fa è finalizzato alla propria carriera prima che al bene della collettività. Non appena eletto consigliere comunale, tempesta di telefonate il sindaco, spiegando che ci terrebbe tanto a fare l’ assessore, che seppur giovane ne ha le capacità, che lo spirito di servizio bla bla bla, l’ entusiasmo bla bla bla, il rapporto con i cittadini bla bla bla. Quando poi assessore lo diventa per davvero, intesse una trama di rapporti personali sempre più articolata – tutto fieno in cascina per il futuro – a discapito dell’ approfondimento delle questioni di competenza. Per queste si limita a fugaci apparizioni negli uffici, chiedendo ai funzionari una sintesi con qualche frase a effetto per il consiglio comunale. Viceversa è un assiduo della vita di partito, consapevole che per accrescere la propria caratura i primi a cui deve fare le scarpe sono gli amici. Non ha ovviamente problemi di lavoro: un concorso su misura e/o una raccomandazione di rango lo hanno collocato in un posto pubblico o comunque sicuro.
    La seconda tipologia di giovani in politica comprende quelle persone del tutto digiune di istituzioni e procedure, che vengono vellicate nell’ amor proprio e portano nei consigli comunali – cito la Marianna Madia pupilla di Veltroni e di Letta – solo la propria ‘straordinaria inesperienza’. Sono gli sherpa dell’ alzata di mano, le truppe cammellate al servizio dei vezzi del sindaco o del partito. Farebbero quasi tenerezza se solo non causassero, con la loro ignoranza e accondiscendenza, un danno grave alla collettività. Danno grave perché si imbarcano in un’ avventura per la quale non sono minimamente attrezzati, e così facendo ridicolizzano la funzione del consiglio comunale, trasformando una democrazia in una monarchia del sindaco.
    Ciò detto, vorrei aggiungere che, anche se non sembra, sono fiducioso. Perché vedo tanti giovani preparati, agguerriti e impegnati nella vita sociale, che devono solo trovare il modo di fare massa critica ed entrare nelle istituzioni come soggetto non condizionabile né strumentalizzabile. Non è facile ma sta già accadendo, pure vicino a noi. Il 5,9% ottenuto da Lucio Bianchi alle elezioni comunali di Arezzo, così come risultati analoghi in molte altre città, sono il segnale che più di una crepa si è aperta nella grande muraglia della partitocrazia. E che forse in un prossimo futuro ci sarà risparmiata l’ esperienza di un’ amministrazione comunale in cui – riprendo un’ incisiva espressione apparsa su questo blog – i più giovani debbano fare da badanti a un vecchio. Parlo in generale, si capisce.
    Silvio Cazzante

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  8. silvio dividi il mondo della politica in due modelli negativi. ma uno positivo non c è ? tutti i giovani iscritti a i partiti devono fare come berlusconi? oppure devono essere tutti vagabondi? io onestamente pur non ricoprendo cariche,ma facendo politica nel pd ,non mi sento di appartenere a nessuno dei tuoi modelli. forse non faccio parte del "prevalentemente" :-) saluti.

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  9. Caro Andrea, ti conosco solo da quello che scrivi sul blog ma dico che mi sentirei confortato per le sorti di Terranuova se vedessi te e, per esempio, Alessio Magini (mi auguro di non danneggiarlo così dicendo) come candidati a sindaco e vicesindaco per il centrosinistra alle prossime elezioni. Scelgano i cittadini i vostri ruoli, con primarie dibattute e partecipate. E siccome penso che i più navigati debbano fare un passo indietro ma non scomparire, aggiungo che una persona come Nedo Bronzi sarebbe una risorsa preziosa in una compagine degli assessori. Poi non vi voterei, perché credo che una decina di anni di ‘purgatorio/espiazione’ farebbero solo bene al Pd, ma avrei nondimeno la consapevolezza che con voi i terranuovesi sarebbero rappresentati in modo più che degno.
    Quanto al mio post e al ‘prevalentemente’, tu hai gli strumenti per discernere il grano dal loglio. E io, seppur molto indignado (con la ‘d’), sono accorto quel minimo da capire che, piuttosto che estirpare subito il loglio, è preferibile lasciar crescere per intero il grano. Rinnovo allora una mia vecchia proposta: dare vita a Terranuova a una scuola di formazione politica. Una scuola aperta a tutti i cittadini, nella quale chiunque lo desideri possa imparare come funzionano le istituzioni. Dove gli uomini politici vengano a esporre le proprie esperienze e a rispondere a qualunque domanda. Così chi intende mettersi al servizio della comunità potrebbe formarsi le basi per partecipare con cognizione alla vita pubblica. Mi rammarica tuttora ricordare che quando, tre anni fa, prospettai l’ iniziativa al Sindaco, questi mi rispose scuotendo la testa, senza neanche argomentare, con un silenzio che era facilissimo tradurre “accà nisciuno è fesso”.
    Ricambio di cuore i saluti e rinnovo alla redazione l’ invito a fissare la cena del blog, così da conoscerci di persona.
    Silvio

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