Lo scorso 18 gennaio il Consiglio Comunale di Terranuova Bracciolini ha adottato la variante al Regolamento Urbanistico per gli interventi che, come dichiarato dal Sindaco, andranno “a beneficio di quei cittadini che subiscono il disagio ambientale della discarica di Podere Rota e che vivono nei pressi dell’ impianto. Si tratta delle casse di espansione dei torrenti limitrofi, la seconda fase dell’ adeguamento della strada delle Cave, la realizzazione di un acquedotto e di un metanodotto fino all’ abitato di Riofi-Fossato nonché la costruzione di due ponti sul corso d’ acqua, di cui uno davanti a Costachiara. Il valore complessivo degli interventi si aggira sui 10 milioni di euro. Dei quali 6,5 milioni per le casse di esondazione, 2 per la strada delle cave e l’ acquedotto ed il resto per metanodotto e i due ponti” (Il Nuovo Corriere Aretino, 26.01.2012).
Una volta cominciato a raccogliere materiale per chiarirmi le idee e presentare l’ argomento ai lettori del blog, mi sono accorto che a prevalere erano di gran lunga le domande. Una tirava l’ altra. Fino a farmi pensare che la cosa migliore fosse lasciare il post aperto al contributo di tutti coloro che desiderassero spiegare, integrare, contraddire.
Prima questione: la compensazione del disagio ambientale. Stando all’ intervista del Sindaco, la cassa di espansione è legata all’ ampliamento della discarica. Riferisce infatti il primo cittadino: “La nostra società Csai, d’ accordo con la Conferenza dei Servizi, ha predisposto con il progetto di ampliamento della discarica anche l’ adeguamento delle opere connesse, le cosiddette prescrizioni”. Se però guardiamo indietro nel tempo, troviamo che gli interventi idraulici facevano già parte di un accordo di programma che la Provincia di Arezzo, il Comune di Terranuova Bracciolini e il Comune di San Giovanni Valdarno avevano firmato il 26 marzo 2002, in quanto ritenevano indispensabile “la realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche” nelle località Santa Maria e Badiola al fine “di garantire, da un lato, il pieno, più corretto e funzionale svolgimento delle attività di gestione dei rifiuti collegate all’ impianto di discarica di Casa Rota, e, dall’ altro, le migliori condizioni di vivibilità per la popolazione residente in zona”. Dunque, se ho ben capito: nel 2002, dopo tredici anni di esercizio della discarica, vengono individuati vari interventi di compensazione del disagio ambientale, fra i quali le opere di riduzione del rischio idraulico; dieci anni dopo, nel 2012, queste stesse opere sono ‘spese’ nuovamente quale forma di risarcimento per l’ ampliamento della discarica e il protrarsi del suo esercizio. Sembra una sorta di ‘pago uno e compro due’.
Seconda questione: appunto, chi paga? Stando all’ accordo di programma del 2002, la società proprietaria dell’ impianto. Ugualmente secondo l’ autorizzazione integrata ambientale (AIA) con cui la Provincia di Arezzo ha approvato, il 14 marzo 2011, il progetto di ampliamento della discarica, prescrivendo che “dovranno essere realizzate, a cura e spese della Società proponente, le opere ed interventi per la completa messa in sicurezza idraulica dell’ area posta a valle dell’ impianto, lungo la strada provinciale ed il Borro di Riofi”. Ma se pagherà CSAI, è anche presumibile che i costi si rifletteranno sulla tariffa che i cittadini dovranno corrispondere per il servizio di smaltimento dei rifiuti. Salvo che non venga diversamente stabilito da tutti i soggetti interessati: Provincia, Comuni, Comunità di Ambito e CSAI. I quali, per adempiere le prescrizioni dell’ AIA, avevano anche l’ obbligo di stipulare entro il 10 settembre 2011 una convenzione che disciplinasse “responsabilità, modalità e termini per l’ approvazione del progetto e la realizzazione delle opere e degli interventi in esso previsti”. Non mi risulta che si sia giunti a una tale convenzione, né che sia stata data spiegazione del mancato rispetto dei tempi.
Terza questione: quanto costano le opere? Nell’ intervista il Sindaco ha parlato di 6,5 milioni per la cassa di espansione e di 2 milioni per la variante stradale. L’ accordo di programma del 2002 indicava invece un tetto di spesa totale di 3.615.198 euro, senza entrare nel dettaglio dei singoli interventi.
Quarta questione: potrebbero costare meno? È un interrogativo destinato a rimanere senza risposta, dal momento che non è prevista l’ assegnazione dei lavori mediante gara. Poniamo allora la domanda in altri termini: nell’ attuale situazione di crisi generalizzata quanti sono in Valdarno i lavori da 8,5 milioni di euro? e quante le imprese con un portafoglio così ricco da non essere disposte a proporre un ribasso su un simile importo?
Quinta questione: i rapporti di costo. L’ ampliamento della discarica richiederà 6 milioni di euro. Gli interventi di mitigazione connessi, comprensivi di metanodotto e acquedotto, altri 10 milioni. È sostenibile uno squilibrio in cui le opere accessorie costino il 167% di quella principale? E quand’ anche lo fosse dal punto di vista formale e strettamente finanziario, lo sarebbe pure dal punto di vista sociale e politico? Non si configurerebbe come un disagio ambientale supplementare da pagare al Comune di Terranuova Bracciolini?
Sesta questione: ne vale la pena? Non sono riuscito a trovare notizie su quanti manufatti verrebbero messi in sicurezza dalla realizzazione della cassa di espansione. Domando: è stato verificato il numero di abitanti interessato? è stata redatta un’ analisi costi/benefici dell’ intervento?
Settima questione: di quanto aumenterà il costo di smaltimento dei rifiuti? Il piano finanziario redatto a corredo del progetto di ampliamento della discarica non contempla gli interventi di compensazione connessi. Sono previsti costi pari a 50,28 €/t e ricavi per 53,30 €/t. Assumendo che le nuove vasche, il cui volume totale sarà di 1.587.768 m3, possano accogliere due milioni di tonnellate di rifiuti (previo passaggio nel selettore), le opere accessorie dell’ ampliamento della discarica andrebbero a incidere per 10.000.000 € : 2.000.000 t = 5 euro a tonnellata, determinando un aumento del 10% del costo di smaltimento dei rifiuti (da 50,28 €/t a 55,28 €/t). Ne sono tutti consapevoli?
Ottava questione: il consenso sociale. È certo che la cassa di espansione sia la forma di compensazione del disagio ambientale ritenuta prioritaria da coloro che abitano nei pressi della discarica?
Un grazie per ogni ulteriore informazione e chiarimento che cittadini, amministratori e tecnici vorranno darci.
Silvio Cazzante