martedì 21 settembre 2010

Valdarnia, ma ci crediamo davvero?

Comune Unico, Unione di Comuni, Gestione Associata di Servizi. Nelle settimane che hanno preceduto la pausa estiva i Consigli Comunali valdarnesi si sono occupati di questo argomento, discutendo l’Atto d’Indirizzo per la costituzione di una Unione di Comuni tra i comuni del Valdarno Aretino.
Nella nostra vallata alcune di queste ipotesi sono già concrete. C’è una Unione dei Comuni, quella del Pratomagno, nata dalla abolita e omonima Comunità Montana, che gestisce in forma associata una serie di servizi comunali e altri che riguardano la montagna del Pratomagno. Ci sono gestioni di servizi associati: tra Montevarchi e Terranuova per la Polizia Municipale, tra questi e Bucine per la Gestione del Personale, stesse scelte hanno coinvolto San Giovanni e Cavriglia, tra Pergine e Bucine è nata la gestione associata di alcuni strumenti urbanistici e tra questi con Laterina anche la gestione dei Servizi Sociali, delle Entrate Tributarie e per l’abbattimento delle Barriere Architettoniche. C’è fermento sul tema e per questo, ritenendo maturi i tempi, gli Amministratori Valdarnesi hanno reputato che vi fossero le condizioni per parlare in maniera organica di gestione associata di servizi e di farlo attraverso un soggetto che avesse un proprio riconoscimento giuridico, quello appunto dell’Unione dei Comuni.
Alcune forze politiche, sulla scia di uno studio fatto qualche anno fa da una Fondazione, hanno rilanciato l’argomento proponendo che si andasse oltre e si parlasse non di Unione ma di Comune Unico.
L’ipotesi è suggestiva, dare vita ad un unico soggetto, Valdarnia (se mai fosse, cari amministratori, troviamo un nome che quanto meno suoni meglio), con un solo Sindaco, un solo Consiglio, un solo Segretario Comunale. Meno burocrazia, meno spese e tutti contenti. Se si guarda il solo aspetto economico, e soprattutto i “costi della politica”, il Comune Unico darebbe maggiori garanzie, per lo meno immediate e dirette. Inoltre il Valdarno si basa su un sistema economico unitario che è più simile a quello di una città di medie dimensioni piuttosto che a quello di piccoli comuni aggregati geograficamente. Questione sentimentale (e campanilistica) a parte sembra che la cosa possa veramente funzionare.
Ma può nell’arco di breve tempo essere operativo un unico soggetto che prenda in carico le sorti di circa 100 mila abitanti e gestisca un territorio di quasi 600 kmq? Il nuovo comune assumerebbe le dimensioni del Comune di Arezzo. In questo contesto il Comune Unico amministrerebbe un solo territorio, ma molto vasto ed eterogeneo (dal fondovalle alle pendici del Pratomagno), i cui confini andrebbero da Laterina a Pian di Scò, da San Giustino Valdarno a Cavriglia, quindi aree all’interno dello stesso Comune che richiederebbero anche tre quarti d’ora di auto (con traffico normale) per mettersi in comunicazione, ma anche aree con necessità differenti.
Un aspetto fondamentale del nuovo soggetto dovrebbe essere legato alla rappresentanza politica e all’assetto istituzionale, indispensabile per creare il giusto rapporto tra cittadini e istituzioni. Uno studio sull’argomento realizzato qualche hanno fa dall’Università di Siena per la Fondazione di cui sopra e presentato in Valdarno mostrava una ipotesi che prevedeva la costituzione di tre municipi in tre differenti comuni mentre la sede del Sindaco e della Giunta (il governo) e del Consiglio Comunale (il Parlamento) in altri ulteriori due comuni del fondovalle. L’ipotesi dei municipi è contemplata anche nel Testo Unico degli Enti Locali (art. 16 D.lgs 267/2000 e succ. modifiche), ma è sufficiente a garantire una giusta rappresentanza ai cittadini del territorio di riferimento? Può tale organizzazione garantire la vicinanza delle istituzioni ai cittadini? Il Comune Unico è una ipotesi per certi versi affascinante, che si fonderebbe non tanto su basi culturali (non viviamo in una situazione in cui i cittadini dei Comuni del Valdarno si sentono cittadini Valdarnesi) ma su un aspetto prettamente economico. E’ quindi non solo necessario, ma indispensabile, che, se mai riuscisse a diventare realtà, Valdarnia crei quelle economie di scala capaci di far risparmiare risorse da reinvestire in maggiori servizi e di maggiore qualità ai propri residenti. E forse ancora non sarebbe sufficiente a convincere gli scettici.
Paolo Bizzarri

11 commenti:

  1. Io non credo che il Comune Unico riuscirà mai a far risparmiare denaro da reinvestire in servizi. GB

    RispondiElimina
  2. Io penso che c'è poco da credere, invece. Sicuramente il Comune unico può essere bollato come "accademia", ma io sono convinto che creerebbe delle forti economie di Scala in Valdarno, una razionalizzazione dell'attività amministrativa e una razionalizzazione della politica.
    E più che con i soldi risparmiati gli investimenti potrebbero essere fatti con i soldi guadagnati: secondo il testo unico infatti ai comuni fusi spetta un extra introito calcolato su una percentuale degli ex introiti dei comuni preesistenti. Una miniera d'oro.
    Inoltre il peso specifico del Valdarno come comune di 90 mila abitanti, e non come comprensorio, in provincia e in Toscana sarebbe molto superiore.
    Capisco gli scettici, ma io sono molto favorevole.

    Giacomo Picchi
    Consigliere Comunale PDL Terranuova

    RispondiElimina
  3. A dispetto del dibattito esistente su questo tema, io credo invece che, in fondo, il Comune Unico è tabù, un tabù come sono state tante altre idee e concetti innovativi nella nostra storia, che sicuramente con il tempo verrà superato. Per adesso, se ne parla e se ne discute per lo più con la interiore convinzione che tanto tutto resterà tutto com'è. Sì, perchè il problema, in realtà, è culturale.

    E lo dimostra il fatto che stiamo trattando l'argomento "unione dei comuni" con un'ottica meramente economica, di contingente necessità.
    Seppure il concetto di "comune unico" sia totalmente diverso (tutta un'altra storia, non c'è dubbio), questo è stato trattato in passato esattamente allo stesso modo, cercando così di trovare l'appiglio per autoconvincersi che sia realmente giusto fare questo passo.
    In realtà l'aspetto economico (che è palesemente molto rilevante, come giacomo ha ricordato) è solo una delle motivazioni per andare convintamente verso questa prospettiva nuova. L'aspetto economico non va, o meglio, non solo, non basta: le fondamenta devono basarsi sull'aspetto culturale, perchè prima di tutto i valdarnesi si devono sentire gente di una sola terra, di un unico territorio, e questo vale come premessa di fondo prima di qualsiasi altra cosa; se così non sarà, l'istituzione "Comune unico" nascerà sì negli atti, ma non nascerà mai nei fatti, e se creata ripercorrerà quanto, ad esempio, è avvenuto in Jugoslavia, che è tornata, dopo una rissosa e mai digerita convivenza tra popoli molto eterogenei, a ricrearei piccoli staterelli di un tempo, per niente amalgamati tra loro per culture, tradizioni e religioni.

    Non possiamo permetterci di fare questo errore, per questo credo che più che sul piano economico, sia fondamentale iniziare da subito a dialogare con la gente, e tutti gli attori principali della nostra società, non solo la politica, insieme devono stimolare le coscienze, e iniziare un percorso di promozione dell'idea, di quanto sia giusto andare in questa direzione e quanto sia stupido invece voler mantenere a stento questi piccoli regni. Certamente sarà fondamentale parlare al cuore della gente, con sincerità, trasparenza ed onestà.

    Intanto, dobbiamo essere felici per il raggiungimento della costituzione dell'unione dei comuni, ma credo che vivacchiare non piaccia a nessuno, e dunque per aumentare ulteriormente la qualità del vivere, dell'amminsitrare, dell'operare nel nostro territorio, beh allora non c'è scampo, o qualche comune vince al superenalotto, oppure questa è la via..
    daniele

    RispondiElimina
  4. L'aspetto sentimental-culturale e quello "logistico" giustamente rimarcati nell'articolo sono tutt'altro che banali. Ricordo che solo 10 anni fa è stato preteso organizzare un ospedale in base all'esigenza di creare un reparto neonatologia separato per far nascere montevarchini al di quà del confine e sangiovannesi al di là... La strada forse è più lunga del previsto.

    RispondiElimina
  5. Ha ragione Francesco non si va d'accordo nemmeno per le cose più banali figuriamoci per quelle serie.

    RispondiElimina
  6. Personalmente ritengo che il Comune Unico (potremmo indire un concorso per la scelta del nome, inizio io con Valdarnopoli, in stile Disney) sia la vera meta verso la quale si dovrebbe puntare nei prossimi anni. Lo giudico: bello, al passo coi tempi, in armonia con il progresso, importante dal punto di vista sociale, economico e burocratico. Il percorso è pieno di ostacoli, chissà quanti vogliono davvero realizzare questo ambizioso progetto.. Per quanto bello e suggestivo, credo che nella realtà il Comune Unico resterà soltanto un miraggio.

    RispondiElimina
  7. per quanto mi riguarda mi piacerebbe più una nuova provincia del valdarno...visto che con il resto dell'aretino, e con arezzo stessa, abbiamo ben poco da spartire, tranne la targa...nemmeno il prefisso telefonico!

    so benissimo che una nuova provincia è una cosa impossibile...ed è anche un po' una cazzata visto i tempi economicamente non rosei...

    certo se un comune del valdarno "contenesse" circa 90mila persone credo si creerebbe un bel dualismo con arezzo che ha più o meno quel numero di persone...

    non credo nei tanto decantati risparmi, molti servizi comunali dovrebbero rimanere tali, quindi si risparmierebbe sulle figure politiche (sindaci, assessori, consiglieri), ma non so nemmeno quanto, visto che sindaci e co. in un comune di 90mila abitanti hanno stipendi molto alti...senza contare che ci sarebbe da trovare una poltrona a tanti persone in più, quindi prolifererebbero decine di enti con presidenti stipendiati...

    mah...la vedo molto dura...

    RispondiElimina
  8. Caro Giacomo, ti vedo molto entusiasta, ti fa onore e non potrebbe essere altrimenti viste le proposte che il tuo partito ha fatto.
    Io ho due dubbi. Il primo: un eventuale comune unico non può esser calato dall'alto senza averne prima preparato le fondamenta, culturali, ma anche pratiche, sul campo, nella gestione comune dei servizi ad esempio. Fino a pochissimo tempo fa in Valdarno non veniva coordinato nemmeno il calendario degli eventi estivi.....anzi qualche volta non è stato coordinato nemmeno quello degli eventi all'interno di ogni singolo comune.
    Il secondo è il presupposto economico. La "miniera d'oro". Sarà... ma come mi giro intorno di miniere d'oro ne vedo poche e anche quelle che dovrebbero essere tali non si rivelano tali.
    Comunque non credo che la strada verrà intrepresa in tempi brevi, sta ai politici della tua generazione governare questo scenario ...forza e coraggio.

    RispondiElimina
  9. Il post precedente è il mio, Paolo Bizzarri.

    RispondiElimina
  10. Caro Paolo,
    l'idea di riparlare dopo anni del Comune unico, se ti ricordi, nacque per volontà, qualche anno fa, dell'Associazione Cassero, della quale faccio parte.
    Io ci ho sempre creduto. E nel mio piccolo, studiando gli enti locali, credo che per il Valdarno la fusione dei Comuni porterebbe i ben noti vantaggi economici, senza parlare di quella che veniva rammentata in precedenza e che potremmo chiamare un'amalgama culturale. Già per altro presente e tangibile (certo se lasciamo da parte il becerismo delle partite di calcio o la storica, quantomai secondo me inopportuna, rivalità Montevarchi - San Giovanni).

    Si è assistito in questi ultimi anni ad un proliferare di gestioni associate di servizi fra i comuni della Vallata. Ora i Sindaci hanno messo in cantiere la creazione di un Unione dei comuni che secondo me ha veramente poco senso, primo perchè l'Unione dei Comuni è storicamente nata per favorire le fusioni, secondo perchè è una sovrastruttura che secondo me appesantirebbe il sistema e l'azione amministrativa.

    I Sindaci credono di razionalizzare, o meglio forse pensano di darla a bere a qualcuno. Io, molto disilluso, penso che l'Unione dei Comuni serva solo a creare poltrone in più per un PD che ha troppi "sederi" e poche "seggiole" (pensa un po', nonostante la miriade di partecipate e giunte e consigli comunali...).

    Se veramente si volesse andare incontro ad un "sistema Valdarno" io credo che la fusione sia la miglior soluzione. Naturalmente usufruendo di strutture di decentramento dei servizi quali potrebbero essere i Municipi, previsti sempre dal Testo Unico.

    E per ovviare al problema della "calatura dall'alto" io proporrei di instaurare un processo partecipativo per arrivare a formare e rendere consapevoli i cittadini.
    Certo è che, se manca la volontà politica reale, tutto questo non avverrà mai! E ti posso assicurare che ho visto qualche esponente della "nuova generazione" essere molto più campanilista e scettico di qualcuno della vecchia...

    Un saluto,
    Giacomo Picchi

    RispondiElimina
  11. Picchi bastardo e Bizzarri trippone di merda te e il tu babbo mafioso

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.