martedì 24 novembre 2009

Le Fornaci e la cottura degli stracotti

Famosi erano i fornaciai, o fornacini, dell’Impruneta che nel 1500 inventarono il piatto povero per eccellenza: il peposo alla fornacina. In quest’occasione si scrive dell’Istituzione Le Fornaci eppure la piccantentezza del tema mi sembra pari a quella del rinomato piatto tanto declamato anche dal Brunelleschi. Ad un primo sguardo si nota come Le Fornaci sia un’istituzione fortemente voluta dalla prima giunta Amerighi, un cordone ombelicale che la lega a questa amministrazione e ne ha caratterizzato il cammino durante questi sei anni di governo. Tuttavia, sebbene sia già iniziato il secondo mandato, ancora non è chiara la sua collocazione nello scacchiere politico amministrativo. Le nebbie sono molte e con l’andar del tempo invece di diradarsi sembrano peggiorare ulteriormente la visibilità. La fonte giuridica è l’art. 114 del Tuel (L'istituzione è organismo strumentale dell'ente locale per l'esercizio di servizi sociali, dotato di autonomia gestionale) come recepito dall’Art. 66 dello Statuto del Comune di Terranuova B.ni (L'Istituzione costituisce organismo di gestione di Servizi sociali, dotato di autonomia gestionale, operante in settori quali la sicurezza sociale, sport, cultura, pubblica istruzione). Di diritto Le Fornaci è un organismo di gestione e non di rappresentanza. In parole povere questa Istituzione non rappresenta ma gestisce. Gli organi dell’Istituzione sono il Consiglio d’amministrazione, il Presidente e il Direttore. L’elencazione, che segue un ordine d’importanza crescente, può aiutare a capire come vengono strutturati i lavori al proprio interno (Statuto del Comune, Art. 66 Il Consiglio di amministrazione è composto da un numero di Consiglieri non superiore a sette, compreso il Presidente, definito dal Regolamento per il funzionamento e la gestione. Il Direttore dell'Istituzione è l'organo al quale compete la direzione gestionale dell'Istituzione, con la conseguente responsabilità E' nominato dal Sindaco fra soggetti in possesso della specifica professionalità. Il Direttore raccorda la propria azione amministrativa al Dirigente comunale responsabile di Area funzionale nella cui sfera di competenza è collocata l'Istituzione). Analizzando i singoli organi si desume che il Cda è formato da un numero di consiglieri non superiore a sette membri e uno di questi ricopre la carica di consigliere. In termini economici la macchina costa un gettone di presenza a Cda per ogni singolo consigliere, che è equiparato a quello dei consiglieri comunali e l’indennità del Presidente che è pari al 50% di quella di un assessore (Regolamento Le Fornaci, art. 18). Fino ad oggi Le Fornaci ha avuto tre presidenze: Riboletti, Centi e l’attuale presidenza Gori. Descrivere il ruolo del Presidente non è un argomento semplice poiché non mai elegante dover raccontare di colui che deve presiedere un tavolo pieno di decisioni prese da altri. Il vero scopo di questa istituzione sta nella semplificazione di una parte del bilancio comunale e in uno snellimento delle voci di spesa, pertanto appena si capì che Le Fornaci non era solo un carrello, bensì sarebbe potuto essere anche un locomotore capace di trainare altri vagoni, si è voluto inserirci tutto quello che era possibile, pertanto dai soli servizi culturali, come fu pensato all’inizio, adesso questa Istituzione gestisce tutto il comparto sociale e lavora su un bilancio estremamente importante. Ma allora cosa decide Le Fornaci. Il Cda determina su tutto ciò che è stato determinato in giunta e i margini di autonomia decisionale, che pur ci sono, si limitano alla scelta degli eventi e a poco altro. E’ sufficiente dare un’occhiata al Regolamento per capire a chi spetti il governo dell’Istituzione: la responsabilità gestionale è di esclusiva competenza del Direttore. Durante il primo mandato Amerighi, le presidenze che si sono succedute hanno lavorato con grande impegno e passione ma in più di una circostanza hanno dovuto denunciare l’assenza di comunicazione tra Giunta e Cda, proprio perché nelle riunioni degli assessori si decidevano le sorti de Le Fornaci senza che questa venisse minimamente interpellata. Per avviarci alla conclusione ritengo che Le Fornaci, per come fu pensata inizialmente (gestione dei servizi culturali), poteva essere un’opportunità di partecipazione, di allargamento decisionale e di un maggiore coinvolgimento delle forze politiche e sociali presenti nel paese (si ricordi che durante il primo mandato tre membri del Cda provenivano dall’area della maggioranza, uno dal centrodestra e uno dalla Lista civica di centrosinistra) poiché vi erano tutte quelle condizioni per favorire un dibattito sereno e costruttivo in sede di Cda, ma con l’andar del tempo e con la mania di farsi prendere per la gola Le Fornaci ha imbarcato tutto e l’ingerenza delle legittime linee politiche adottate dalla Giunta si sono fatte sempre più vincolanti, comportando uno scenario di dubbia legittimità democratica: se Le Fornaci sono un parlamentino dove si adottano provvedimenti importanti ed esclusivi si può pensare che non vi siano rappresentanti delle opposizioni? Ma se Le Fornaci è il settore giovanile della Giunta e quindi una sua fotocopia, che senso ha questa Istituzione? ….Io lo dicevo che c’era tanto pepe in questo piatto….

Tommaso

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Avevamo chiesto ad alcuni rappresentanti della Maggioranza e delle due opposizioni di darci un contributo di riflessione sull'argomento. Non siamo riusciti a raccogliere tutti i punti di vista e ce ne scusiamo.Nelle prossime ore contiamo comunque di aggiornare questo articolo con i contributi di tutte le parti politiche. Intanto pubblichiamo quello gentilmente e tempestivamente inviato da Lucia Francalanci, reppresentante del PDL di Terranuova in Consiglio Comunale.


Secondo Lucia Francalanci...

"L'Istituzione nasce con l'intento di dare autonomia gestionale al settore dei servizi alla persona secondo i criteri di efficacia, efficienza ed economicità. Si tratta cioè di un “distaccamento” di un intero ambito, e del bilancio ad esso legato, dalle funzioni dirette dell'Amministrazione. E' chiaro che la vera necessità a cui risponde è quella di uscire dal patto di stabilità e non certo l'efficienza. Comporta inoltre conseguenze importanti dal punto di vista amministrativo e politico perché un intero settore, che equivale a circa ¼ del bilancio comunale, viene tolto dal controllo diretto del Consiglio Comunale. Nel concreto non ci risulta che i cittadini siano agevolati dalla gestione “Le Fornaci” rispetto a quella comunale; piuttosto la macchina comunale si è con essa complicata e appesantita. Queste sono perplessità di carattere generale. La situazione attuale ci appare inoltre particolarmente critica perché:
1.Il CdA nominato nel mese di Agosto non include rappresentanti delle minoranze. Essendo l'istituzione un organismo strumentale al Comune sarebbe stato auspicabile che le componenti del Consiglio Comunale fossero totalmente rispecchiate nel CdA (come nel primo mandato). Ma, appurato che l'Istituzione è diventata di fatto il 7° assessorato (a dispetto di quanto previsto dal Tuel), e dato che noi per ora siamo all'opposizione, non abbiamo velleità di entrare a far parte della giunta e di renderci corresponsabili dei guasti di questa Amministrazione.
2.Ad oggi non sono state illustrate in Consiglio Comunale le attività dell'istituzione (cosa prevista entro il 15 settembre) né abbiamo ricevuto il piano programma per il prossimo anno (che dovrebbe essere stato approvato entro il 15/10) e questo ci lascia perplessi sia sulla volontà di tenere al corrente il Consiglio Comunale sia sulla efficienza del CdA
3.Ci risulta che il CdA, a parte il presidente, sia dimissionario a meno di 3 mesi dal suo insediamento. E' un fatto grave che, oltre a contraddire le dichiarazioni pubbliche della maggioranza in merito a Le Fornaci, denota una situazione critica e di stallo che inficia l'operatività dell'Istituzione
Per quanto riguarda il settore cultura riconosciamo che le iniziative nel nostro paese sono tante e di vario genere (musica, letteratura, spettacolo...) D'altra parte la stragrande maggioranza delle iniziative sembrano far capo sempre ai soliti gruppi, autori, categorie senza dare merito alla totalità delle proposte presenti sul “mercato” della cultura.
Il rapporto cultura-scuola a mio avviso richiederebbe ancora maggiori investimenti, anche a scapito di altre iniziative in ambito culturale. Ovviamente si tratta di scelte e chi amministra ha il diritto/dovere di dettare gli indirizzi. Personalmente io punterei a potenziare fortemente le attività di sostegno alla genitorialità per tutte le fasce di età e in collaborazione con tutti gli ordini di scuola. Sono attività già presenti nella fascia del nido perché accompagnano “naturalmente” il servizio comunale dell'asilo. Queste dovrebbero proseguire con regolarità anche negli stadi successivi, dove la necessità è forse maggiore. Oltre a soddisfare un'esigenza reale, queste attività avrebbero un riscontro molto positivo con ritorni importanti anche sulla partecipazione della cittadinanza ad altri tipi di iniziative."

Lucia Francalanci - Consigliere Comunale Pdl Terranuova



martedì 17 novembre 2009

OSTRUZIONISMO AL CONSIGLIO COMUNALE DI TERRANUOVA. Ma si può fare sempre?


Nessun giudizio politico, solo una questione tecnica.

Giovedì 12 Novembre, Consiglio Comunale di Terranuova Bracciolini:
La votazione per la mozione presentata dalla maggioranza sulla discarica viene rinviata a causa della mancanza del numero legale dei consiglieri.
La mozione presentata dal Centrosinistra prevedeva la costituzione di un Osservatorio Permanente sulla discarica come garanzia di trasparenza del funzionamento dell’impianto e un impegno sulla sostanziale risoluzione dei problemi legati agli odori in tempi rapidi.
Il Comitato di Riofi e Fossato avrebbe voluto anche la sospensione della procedura di ampliamento fino alla risoluzione del problema “odori” – secondo la maggioranza richiesta impossibile da accontentare non essendo nelle facoltà del Comune intervenire in questo senso - ma a rimandare una decisione in merito alla discarica è stata la scelta delle due opposizioni (PDL e Lista Pasquini) che hanno abbandonato l’aula prima del voto contribuendo al mancato raggiungimento del numero legale di consiglieri per validare la votazione del consiglio comunale.

Scriviamo “contribuendo” e non “causando il mancato raggiungimento del numero legale” perché è giusto ricordare che se anche tutti i consiglieri di opposizione non fossero in aula al momento di una votazione, la presenza di almeno 11 consiglieri (sui 20 che compongono il Consiglio), anche tutti di maggioranza (che ricordiamo sono 13), sarebbe sufficiente per validare l’operazione e quindi “decidere” (art. 36 commi 3-5 del regolamento del Consiglio Comunale di Terranuova B.ni).

Il giochetto dell’ostruzionismo tecnico messo in campo dall’opposizione quindi, per essere efficace, ha bisogno di un assist da parte della maggioranza. E chiaramente non si può fare sempre.
Nel caso specifico di giovedì scorso erano 3 i consiglieri della maggioranza che al momento del voto risultavano assenti, un numero sufficiente, quindi, per far funzionare la tattica ostruzionistica dell’opposizione.

Al di là di un giudizio sull’eleganza o meno dell’utilizzo della politica ostruzionistica ci premeva sottolineare questo “tecnicismo” fondamentale per permettere a tutti di poter valutare la situazione e i comportamenti delle parti in gioco.

La febbre sulla questione discarica sembra essere ancora piuttosto alta a Terranuova. Il nostro intento rimane quello di fornire piccole riflessioni tecniche sul funzionamento della nostra macchina democratica, senza lasciare che, anche in questo blog, tutte le discussioni cadano nel calderone della polemica politica.
LA REDAZIONE

mercoledì 11 novembre 2009

A passo Duomo.


Alla fine Piazza del Duomo è stata pedonalizzata. Niente Tramvia quindi, niente più autobus, taxi, auto, motorini.
L'amministrazione comunale e il Sindaco Renzi hanno scelto una terza via rispetto al progetto iniziale e alla conservazione dello stato di cose esistente. Non c'è dubbio qualcosa è cambiato. Da due settimane circa piazza del Duomo, orgoglio del sottoscritto e di tanti fiorentini, torna a respirare, torna a vivere i ritmi del pedone senza ingombranti dinosauri meccanici che in una coda infinita passavano proprio davanti al Duomo tutti i giorni. Certo la Tramvia sarebbe stata la soluzione di mezzo, non inquinante, non rumorosa, ma si è preferito mettere a tacere le critiche ed in un certo modo conciliare tutti.
A questo punto però come si mette per quelle opposizioni che hanno realizzato le loro fortune politiche solo in virtù di una petulante polemica contro la Tramvia in piazza Duomo? Che senso ha la loro permanenza nel consiglio?
Come avviene a livello nazionale anche a quello locale, posizioni oltranziste e per niente costruttive vengono sconfitte in occasioni del genere. Di fatto Renzi con la pedonalizzazione del Duomo le ha neutralizzate. Di più, in un solo giorno ha con un colpo di spugna cancellato le controversie, probabilmente recuperando consensi anche tra i no tramvia.
Adesso il compito della liberazione delle piazze deve continuare. Deve procedere spingendosi oltre. Non basta modificare l'urbanistica di una piazza. Firenze ha bisogno di provvedimenti sostanziali. Mi riferisco a misure che tornino a far vivere le piazze. Non è possibile che il centro sia solo visitato e non vissuto. Il turista che fotografa e compra ricordi passivamente dovrebbe convivere con degli spazi meravigliosi in cui emerge una cittadinanza attiva. In cui giovani, anziani, famiglie, possano incontrarsi, socializzare, fare comunità. E questo deve avvenire non solo in centro ma anche nell'estrema periferia.

martedì 3 novembre 2009

COSA CAMBIA CON BERSANI

Il Partito Democratico è, quasi per vocazione, alla continua ricerca della propria dimensione. Non è una colpa: è semplicemente la diretta conseguenza di una serie di delusioni in termini di efficacia politica e di risultati elettorali. E così la parola d’ordine rimane sempre la stessa: “cambiare strategia!”

Negli ultimi due anni, infatti, non si sono susseguiti solo tre segretari di partito, ma con loro si è evoluto anche il modo di intendere questo “partito-cantiere”.

Dopo le primarie dove fu incoronato segretario Walter Veltroni la prima rilevante conseguenza politica del nuovo partito fu la caduta del governo Prodi. E per un partito che per sua stessa ammissione rimane figlio dell’Ulivo non è proprio il massimo.

È vero: gli assassini di quel governo furono anche altri (una legge elettorale porcata e un gruppetto di alleati poco fedeli) ma sicuramente il nascente PD ci mise del suo a chiudere quella faticosa esperienza di governo.

Chiaramente si cercò di cambiare strategia rispetto a quella ulivista. La forza dei 3 milioni e mezzo di elettori delle primarie e il discreto appeal dell’ex sindaco di Roma fecero pensare che esisteva una qualche possibilità che questo nuovo partito potesse vincere le elezioni “quasi” da sola contro una corazzata formata da LEGA + AN + FI (questi ultimi due partiti fusi in tutta fretta e divenuti PDL).

La parola d’ordine era: VOCAZIONE MAGGIORITARIA. Basta alleati e piccoli partitini satellite. La speranza era che gli elettori di questi partitini capissero l’opportunità, scegliessero il voto utile, sotterrassero il proprio partitino lasciandolo fuori dal parlamento e contribuissero alla vittoria di Veltroni.

Questa strategia era unita ad altre due: quella di avere una LEADERSHIP CARISMATICA (rafforzata dal plebiscito alle primarie) e alla scelta dell’ABBANDONO DELLA STRATEGIA DELL’ANTIBERLUSCONISMO. Berlusconi era diventato il “principale esponente dello schieramento a noi avverso” o qualcosa del genere e comunque un semplice avversario politico con cui non era impossibile il dialogo.

Le tre scelte non portarono i loro frutti e la corazzata di centrodestra vinse.

Poi venne Franceschini, dopo le dimissioni di un Veltroni stanco di combattere più con i suoi “baroni” che contro il suo avversario.

Il vice di Veltroni diventato segretario-traghettatore cambia ancora strategia tornando all’ANTIBRLUSCONISMO. Utilizzandolo quasi come una terapia salvavita su un partito che sembrava agonizzante. Nel frattempo i sondaggi e le elezioni europee sembravano mostrare un PD in leggerissima ripresa.

Poi, e sono fatti recentissimi, tornano le primarie e torna un nuovo successo di partecipazione a quella che sembra essere la novità più importante che abbia portato il PD. Vince Bersani che rispetto ai predecessori sembra intenzionato a cambiare ancora: vorrebbe un PARTITO CHE RAPPRESENTI E SIA VOTATO DALLE VITTIME DELLA CRISI ECONOMICA e sembrerebbe intenzionato ad un ritorno alla POLITICA DELLE ALLEANZE, abbandonando l’idea che un partito che prende il 25% non possa aspirare alla vocazione maggioritaria.

Intanto però il partito perde alcuni pezzi: i rutelliani, annusando l’affare, confluiranno in quel centro che probabilmente accrescerà non poco i propri consensi quando il PDL dovrà affrontare l’obbligatoria fase del dopo-Berlusconi.

E a Bersani sorgerà un dubbio: strizzare l’occhio alla Sinistra extraparlamentare o al Centro? Giocarsi tutto con Vendola e Di Liberto, recuperando i voti che giocoforza perderà Di Pietro quando non ci sarà più Berlusconi, o tagliare fuori le sinistre e puntare a Casini e Rutelli?

È presto per pensarci? Forse no. Perché se il Centro decidesse di non correre più da solo e si alleasse con Fini ( o comunque col futuro leader del PDL) sarebbe impossibile per Bersani vincere le prossime elezioni. Insomma, per Bersani è già tempo di scegliere una nuova strategia.