Simone Martini, attore e
cofondatore della compagnia teatrale KanterStrasse, è anche uno dei
responsabili delle attività dell’ auditorium Le Fornaci di Terranuova
Bracciolini. Gli abbiamo chiesto un contributo ‘a tutto tondo’ per La Voce del
Martedì.
Iniziare
a parlare di cultura in questo paese è un obbligo. Può sembrare assurdo in un
periodo come questo, dove imperano le indicizzazioni delle pensioni, lo spread,
il bund, la ripresa economica e le riforme costituzionali. Invece no, proprio
no!
E’
da troppo oramai che i temi culturali non entrano nel dibattito comune, sembra
che non interessino più a nessuno, che siano un orpello da tirare fuori
solamente in periodo di campagna elettorale.
La
cultura nel nostro paese deve essere centrale, perché è l’unica materia prima
di cui disponiamo e le materie prime, normalmente, sono il fulcro di ogni
economia.
All’estero,
in Germania, Olanda o Romania solo per fare degli esempi, la cultura è
considerata un bene primario: musei e teatri sono pieni, ben finanziati e
rappresentano un punto di riferimento per la società sia da un punto di vista
sociale che economico.
Spesso
quando mi chiedono che lavoro faccio, sentendosi rispondere “l’attore”, mi
controbattono “sì, ma di lavoro?”.
Credo
che questa esperienza tocchi più o meno a tutti coloro che decidono in Italia
di lavorare attivamente nel campo culturale, perché purtroppo se non lavori in
televisione o al cinema, se non hai “visibilità di massa”, semplicemente non
esisti e quindi non lavori, tutt’ al più ti diverti.
In
questi anni abbiamo cercato di cambiare un po’ questo sistema, questo modo di
fare. Ci siamo sporcati le mani cercando di dare un significato al lavoro che
amiamo e che quotidianamente facciamo.
Da
un anno a questa parte, a Le Fornaci di Terranuova Bracciolini, dopo aver
partecipato con successo ad un bando pubblico, stiamo lavorando in questo
senso. Molte cose sono da fare, alcune scelte sicuramente si riveleranno non
fortunate, alcune sbagliate o non propriamente centrate, ma la filosofia,
secondo noi, è quella giusta.
Noi
abbiamo immaginato un centro culturale, un teatro attivo dove le compagnie e
gli artisti possano lavorare attraverso un sistema di residenze. Progetti che
nascono qui, in Valdarno, e che poi continuano il percorso in tutta l’Italia.
Sostenere artisti importanti come Antonio Latella ma anche giovani artisti del
territorio come la compagnia Makale o altre realtà emergenti. Dare loro un
sostegno sia economico che di spazi e attrezzature. Immaginiamo un luogo dove i
ragazzi, le famiglie possano riunirsi, divertirsi e magari lasciarsi per un po’
alle spalle la vita di tutti i giorni. Un piccolo luogo dove è possibile vedere
Ascanio Celestini come se fosse nel tuo salotto o scoprire artisti meravigliosi
ancora non noti al grande pubblico, o un film d’essai, un documentario
particolare, un concerto e così via.
Stiamo
cercando di dare un’unità al territorio del Valdarno con progetti formativi
comuni per adulti (progetto di formazione Demo – recitazione e scrittura
teatrale) con Terranuova, Loro Ciuffenna e Montevarchi, e progetti formativi e rassegne nelle scuole.
Noi
immaginiamo le Fornaci come una start-up, non un semplice contenitore di eventi
ma una entità capace di progettare, sostenere realtà, economia e soprattutto
lavoro.
Sta
a noi, alla nostra generazione stimolare la curiosità che è andata perduta in
questo paese, sta a noi utilizzare l’immaginazione e la fantasia per recuperare
una certa centralità nella vita dei piccoli centri italiani. Non sarà un
percorso facile, ma se saremo sostenuti, come è successo in questi anni a
Terranuova, l’obiettivo potrebbe rivelarsi meno arduo del previsto.
Simone
Martini