venerdì 27 settembre 2013

CONVIENE NON SPOSARSI?


Chissà se Francesco e Benedetta, nei giorni che precedevano il loro matrimonio, hanno avuto occasione di leggere il documento pubblicato dalle Acli di Brescia con il titolo ‘Dieci buoni motivi per non sposarsi in Italia’. Disponibile in forma integrale all’ indirizzo www.aclibresciane.it/attivita_scheda.asp?id=320, è stato presentato sul sito nazionale Acli (www.acli.it) in una sintesi a firma di Maria Chiara Sabato, che proponiamo ai lettori del blog.

“In Italia, fare famiglia sembra una pratica finanziariamente estrema, una sfida alla logica economica”. Lo scrivono le Acli bresciane nel documento provocazione “10 buoni motivi per non sposarsi in Italia oggi” scritto in vista della 47 Settimana sociale dei cattolici e presentato a Brescia il 9 settembre 2013.

Il documento, che le Acli invieranno ai parlamentari bresciani e a tutti i consiglieri regionali della Lombardia, vuole far riflettere sugli ostacoli che lo Stato deve rimuovere per favorire la famiglia.

Sono dieci motivi: dall’Isee, agli asili nido all’assegno di integrazione al reddito che dimostrano come “lo Stato discrimina e penalizza chi decide di mettere su famiglia rispetto a chi non lo fa o a chi lo fa in forma non ufficiale”.

“Nel nostro Paese – si legge nel documento delle Acli bresciane – il mancato riconoscimento fiscale delle famiglie di fatto, paradossalmente, è discriminante nei confronti delle famiglie riconosciute. Questa discriminazione andrebbe superata parificando, almeno ai fini fiscali le famiglie non sposate a quelle sposate”.

“In conclusione – scrivono le Acli bresciane – bisogna far sì che le persone non siano costrette, per avere una convenienza o un risparmio, a separarsi o a non formare famiglia, perché, paradossalmente, queste pratiche risultano più vantaggiose”.

Di seguito i 10 motivi analizzati nel documento.

1)        Indicatore Isee: valuta la situazione economica di un nucleo familiare residente nella stessa abitazione. Due coniugi fanno sempre parte dello stesso nucleo anche se non vivono insieme. Al contrario, in caso di due genitori non sposati e non conviventi, uno dei due genitori non rientra nel nucleo familiare e di conseguenza il suo reddito e il suo patrimonio non rientra nel calcolo Isee che sarà più basso.

2)        Detrazioni Irpef per figli a carico. La detrazione è proporzionale al reddito. Più il reddito è basso e maggiore è la detrazione spettante. Nel caso di coppie sposate l’agenzia delle Entrate può incrociare i dati e i nomi per verificare se i genitori stanno beneficiando delle detrazioni in modo corretto, ma è impossibile nel caso di coppie non sposate.

3)        Assegni al nucleo familiare: sono calcolati in base al reddito familiare. Il nucleo di riferimento è composto dal richiedente, dal coniuge non effettivamente e legalmente separato, dai figli. Il reddito deve essere formato per almeno il 70% da lavoro dipendente. In caso di due genitori non sposati e conviventi risulta più conveniente costituire un nucleo familiare composto dal genitore con reddito da lavoro dipendente più basso e dai suoi figli così da poter beneficiare di un assegno di importo superiore. Il reddito dell’altro genitore non rientra nel reddito familiare.

4)        Esenzione ticket. Per le varie esenzioni rispetto ai ticket sanitari inerenti ai figli, si tiene conto del reddito di entrambi i genitori. Quindi, se questi non risultano sposati, viene considerato il reddito di un solo genitore.

5)        Asili nido. Gli enti locali assegnano un punteggio maggiore per i figli di genitori soli: non poche coppie, per favorire l’ingresso del figlio al nido, dopo la nascita del pargolo, decidono di separarsi in modo fittizio. Su questa scelta incide anche la possibilità di usufruire del nido a prezzi agevolati. Il contributo richiesto è infatti calcolato sulla base dell’Isee: a un Isee più basso corrisponderà una fascia di contribuzione più bassa.

6)        Case popolari. “In molti casi, i bandi favoriscono uomini e donne sole con figli a carico. Anche in questo caso, la regola è giusta ma il gioco è fin troppo ovvio: la domanda è presentata dalla donna, che autocertifica di essere rimasta sola con figlio a carico. Ma in realtà la situazione non è proprio così: il marito o convivente continua a vivere con lei, anche se, ufficialmente, ha residenza anagrafica altrove”.

7)        Sostegno all’affitto. È una prestazione garantita nel caso l’affitto richiesto sia superiore al 30% del reddito del nucleo familiare. Anche in questo caso, per molti è meglio denunciare uno stipendio anziché due.

8)        Assegno sociale. È una prestazione di sostegno ai coniugi con oltre 65 anni di età. Lo stato di bisogno economico si valuta sul reddito coniugale se il richiedente è sposato. Il reddito di riferimento è quello personale nel caso di richiedente solo, non sposato oppure legalmente ed effettivamente separato.

9)        Integrazione al trattamento minimo e maggiorazioni sociali. In caso di coniugi separati o di coppie non sposate l’integrazione al reddito si valuta solo sulla base del reddito personale e non di quello coniugale come nel caso delle coppie sposate.

10)    Pensione di reversibilità. Per due vedovi entrambi titolari di pensione di reversibilità che vogliono avere una vita insieme, è più conveniente scegliere la convivenza che non il matrimonio. In questo modo si assicurano una doppia prestazione che altrimenti verrebbe meno.

mercoledì 11 settembre 2013

VIVA GLI SPOSI

...e venne il gran giorno. Sabato prossimo si sposa Francesco, per tutti il Noce, vero animatore del blog. Sposerà Benedetta, la Bene, presso la Chiesa di Santa Maria Nuova a Terranuova. A lui vanno i migliori auguri nostri e di tutti coloro che seguono il blog. Lo facciamo citando Papa Francesco, da una sua recente omelia. Parole semplici e sincere pronunciate in un momento significativo del suo Pontificato, impegnato a scongiurare la guerra in Siria .

“Il cristiano sia sempre gioioso come quando si va a nozze”… “Quando c’è lo sposo non si può digiunare, non si può essere tristi… “Penso che questo proprio sia il motivo più profondo perché la Chiesa custodisce tanto il Sacramento del matrimonio e lo chiama Sacramento grande, perché è proprio l’immagine dell’unione di Cristo con la Chiesa”. Il Pontefice si è dunque soffermato sui due atteggiamenti che il cristiano dovrebbe vivere in queste nozze: innanzitutto “la gioia, perché c’è una grande festa”. “Il cristiano è fondamentalmente gioioso. E per questo alla fine del Vangelo, quando portano il vino, quando parla del vino, mi fa pensare alle nozze di Cana: e per questo Gesù ha fatto quel miracolo; per questo la Madonna, quando si è accorta che non c’era più vino, ma se non c’è vino non c’è festa… Immaginiamo finire quelle nozze, bevendo il tè o il succo: non va… è festa e la Madonna chiede il miracolo. E così è la vita cristiana. La vita cristiana ha questo atteggiamento gioioso, gioioso di cuore”.
Dall’omelia di Papa Francesco del 6 settembre 2013 presso Santa Marta