Partiamo dagli aspetti positivi: un’intera
settimana di totoministri e Sanremo; la prima azione buona Matteo Renzi l’ha
fatta a favore di mamma Rai. La seconda, invece, è quasi catechetica: se prima
si diceva ai ragazzi che unarichiesta di amicizia su “Facebook” non può esaurire il fascino di un legame amicale vivo e
autentico, da oggi si potrà aggiungere che anche gli hashtag su “twitter” non sono poi sempre così sinceri, tweet del
Segretario docet. Ma la questione è ben più seria. Innanzitutto c’è da
riflettere - e seriamente - su un particolare: si dice, talvolta non senza
presunzione, che il Pd sia rimasto l’unico soggetto politico in Italia con una
struttura, organizzazione, dibattito, idee, partecipazione democratica e poi
per questo stesso partito, in un momento così delicato, è sufficiente un click
e un’alzata di mano, che è parsa un restyle della pubblicità dei profilattici («È mio! È mio!...»), per far cadere un governo, invertire una piattaforma
programmatica e guardare con innata convinzione fino al termine naturale della
legislatura. D’accordo, Nardella non sarà Mastella, ma pensare ad un simile
obiettivo senza nemmeno avere i numeri per partire è davvero rocambolesco.
Allora, se tutto assume la forma (stavolta in senso aristotelico) del buttare
là alcuni nomi, così al Ministero del Lavoro ci potrebbe andare G. Epifani o P.
Ichino tanto è uguale, alla cultura Boschi o Baricco tanto va bene lo stesso,
alla Salute G. Strada oppure B. Lorenzin tanto nessuno se ne accorge, a merenda
il lampredotto o i brigidini tanto son buoni tutti e due, per davvero questo
marchingegno diventa talmente complicato che subentra un’inevitabile
rassegnazione e malcontento. Eppure vie d’uscita ci sarebbero. Per cominciare,
visto che ci dovranno giurare sopra, i top players Lupi, Lorenzin, Tinagli, Moretti, Madia e altri potrebbero rileggere la
Costituzione, in particolare quella parte riservata al Governo e capire meglio
quali siano le funzioni e le responsabilità di un esecutivo in un sistema
parlamentare (almeno l’Art. 95). Non esiste - ed è gravissimo che ciò accada -
impostare un programma di governo sulle riforme costituzionali. Sarebbe come
far fare la lista della spesa ai figli e poi stupirsi se il babbo e la mamma si
lamentano perché c’è troppa cioccolata e poca carne e verdura. Ancora, a
proposito della legge elettorale, bisogna avere il coraggio di sfatare un mito:
una legge elettorale per il Paese non è difficile; difficile è una legge
elettorale cucita e ricamata per i fianchi e le smagliature di questi partiti.
Lungo questo sentiero si può realmente vedere se stavolta sul crinale della
nostra democrazia batta luce nuova oppure permangano ancora le ombre. Comunque,
per concludere citando grandi protagonisti della Kermesse canora, l’impressione
è che in quel palco, tanto a Sanremo quanto a Roma, continuino ad alternarsi in
tanti, ma questa Italia rimanga perennemente… «avvinta come
l’edera…»
Tommaso C.