martedì 28 gennaio 2014

Primarie centro sinistra Terranuova (ultima parte)

Pochi giorni fa ho scritto che per analizzare un risultato elettorale si devono osservare diversi fattori: l’entità dell’affluenza,  la percentuale che ottiene il vincitore (ma anche il valore assoluto delle preferenze ricevute)  la distribuzione complessiva dei voti espressi, la misura del distacco tra il primo e il secondo e rispetto a tutti gli altri. Ad urne chiuse aggiungo che quanto ottenuto da Sergio Chienni alle consultazioni di domenica scorsa è stato un grande risultato. Una vittoria netta. Non c’è stato un primo, un secondo, un terzo ed una quarto classificato. C’è stato un “primo” e tre “ultimi” (con Laura Di Loreto che comunque ottiene un risultato molto positivo rispetto alle aspettative). Anche se il 55% non rappresenta, di per sé, un vero e proprio plebiscito, i voti ottenuti sono il triplo rispetto a quelli presi dai suoi avversari, che, in pratica, non sono riusciti ad andare oltre il numero dei propri firmatari. La legittimazione politica c’è tutta insomma. Più di mille voti sono un numero che regala forza ad una candidatura.
Era una competizione insidiosa, perché gli avversari erano accreditati e perché nel corso della campagna elettorale non sono stati risparmiati colpi bassi,che ritengo sia stata vinta soprattutto dalla capacità che ha avuto Sergio di creare intorno a sé una “squadra” forte che gli altri candidati hanno faticato a costruire in pochi mesi.
Francesco N.

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La redazione de La Voce del Martedì fa un grosso in bocca al lupo a Serena Delfi, capolista del Movimento 5 stelle del Comune di Terranuova, vittima di un incidente stradale domenica pomeriggio. Forza Serena! 

martedì 21 gennaio 2014

Primarie: ultimo giro

E’ complicato azzardare previsioni su una competizione assolutamente nuova per il nostro paese (è la prima volta che vengono svolte primarie di coalizione per esprimere il candidato sindaco), voglio però provare ad elencare qualche “riflessione di avvicinamento” all’appuntamento elettorale terranuovese di domenica prossima, frutto di alcuni calcoli matematici e di semplici considerazioni politiche.
1) Immagino un’affluenza molto alta, sopra i 2.500, per una serie di motivi: a) di fatto domenica si decide il probabile Sindaco di Terranuova, essendo l’ampia coalizione del centrosinistra fortemente avvantaggiata su tutti gli altri partiti-coalizioni-liste civiche-movimenti (questo anche in considerazione del fatto che Terranuova è un comune con meno di quindicimila abitanti e per vincere basta arrivare primi anche senza ballottaggio); b) è possibile che a votare vadano anche elettori non di centrosinistra, perché le primarie sono “aperte” e perché in ballo c’è la poltrona di primo cittadino; c) pare siano state raccolte oltre 1.500 firme a sostegno dei diversi candidati e, a meno che non siano state prese con l’inganno, si tratta di un’ampia base sicura di votanti; d) sono elezioni primarie vere e non di facciata, e questo rafforza sempre interesse e partecipazione; e) l’istituto “primarie” (grazie al Partito Democratico) è entrato nel DNA dell’elettore del centrosinistra ed i dati, anche locali, sulla partecipazione a questi appuntamenti sono sempre stati sorprendenti: all’elettore piace esprimersi attraverso le primarie, questo è un dato appurato; f) sebbene non ci siano i media nazionali a tamburellarci il cervello spingendoci alle urne, la campagna elettorale è stata attiva e partecipata: la stragrande maggioranza dei cittadini terranuovesi lo sa benissimo che domenica ci sono le primarie.
2) Credo che la necessità del secondo turno sia un’ ipotesi remota: in una competizione con soli quattro candidati è difficile che neanche uno dei quattro superi lo sbarramento del 40% (vi ricordo che nelle regole delle primarie si va al ballottaggio solo se il candidato più votato sta sotto il 40% e non sotto il 50%). E’ essenzialmente una questione aritmetica, sono solo quattro a spartirsi una torta da 100 (per cui la fetta più piccola possibile da assegnare al primo non può essere meno del 25%, caso in cui sarebbero tutti primi a pari merito). Ci vuole quindi un grandissimo equilibrio per andare al ballottaggio: se i candidati forti fossero solo due non si andrebbe mai al ballottaggio (uno dei due, se non entrambi starebbero sopra allo sbarramento), e potrebbe essere difficile anche con tre candidati forti e uno molto debole. Per il ballottaggio servono tre candidati forti ed il quarto che stia sopra al 12% (punto più, punto meno).
3) Esiste però il rischio di una “vittoria-non vittoria” nel caso in cui uno dei candidati vinca al primo turno senza nessuna esigenza tecnica di ballottaggio, ma non riesca ad ottenere la maggioranza assoluta dei consensi (ad esempio 45%-25%-20%-10%). Sarebbe una vittoria tecnica, ma politicamente andrebbero ricercati all’interno della coalizione degli equilibri che potrebbero risultare articolati e complessi.
Vincere col 41%, col 45% o col 49%, paradossalmente, rischia di indebolire, anziché rafforzare la candidatura. E per  rimanere nel paradosso (ma non poi troppo), a un candidato Sindaco incoronato con meno della metà dei consensi dei suoi elettori potrebbe persino venire in mente di richiedere comunque un ballottaggio, anche se le regole lo escludono, per ricevere una legittimazione più forte.
A queste condizioni comunque, se domenica sera uno dei candidati otterrà più del 60% potremmo solo riconoscergli di aver stracciato tutti e stravinto queste primarie.

Francesco N.

mercoledì 15 gennaio 2014

Terranuova verso le primarie (terza parte): mini-intervista ai candidati

Un blog come La voce del martedì non è luogo adatto per lunghe interviste ma può sicuramente essere utile a fornire una fotografia dei diversi pensieri e delle differenti visioni in campo.
Riteniamo che per consentire agli elettori di scegliere – lo abbiamo già scritto nel post del 15 ottobre –, una competizione come le primarie debba mettere in primo piano le idee e i contenuti. Siete quattro candidati di un'unica coalizione, ma rappresentate diverse sfumature di uno stesso colore, che vorremmo in qualche modo dare la possibilità ai lettori di apprezzare. Abbiamo così pensato a un’unica domanda, che a nostro avviso  rappresenta una buona sintesi di una visione complessiva di governo. Sembra quasi un gioco, ma riteniamo possa rendere bene l’idea delle priorità che ognuno di voi ha in mente di realizzare nel suo prossimo mandato.

Supponiamo allora di avere a disposizione una quantità di "risorse" pari a 100, da utilizzare e investire per il nostro comune di Terranuova. Specifichiamo che per "risorse" intendiamo tutti i tipi di risorse: denaro, ma anche tempo, impegno, persone dedicate, progetti, idee, ecc. Vorremmo sapere come suddividereste queste vostre 100 "risorse" tra i seguenti ambiti d’ intervento:
- politiche sociali;
- attività sportive;
- viabilità;
- attività produttive;
- ambiente;
- politiche della casa;
- cultura;
- scuola;
- frazioni / promozione del territorio.

Per poi commentare le scelte fatte con dieci righe a vostra disposizione.


RISPOSTE
























Tra le 9 opzioni non c'è quella specifica sul lavoro. Quella più vicina è attività produttive. Darei a questa il 52%. Il restante 48% lo dividerei in parti uguali tra le otto rimanenti.             
Il livello di qualità e di solidità sociale di una comunità dipende dalla quantità e qualità del fattore lavoro. Il lavoro e' il risultato della fusione tra idee, risorse finanziarie e potere di decisione; il resto e' assistenza. Penso che almeno la metà del bilancio del comune debba essere impiegato come moltiplicatore di reddito. Per ogni euro speso se ne attivano almeno due. Se riuscissimo ad ottenere questo, sarebbe una " rivoluzione". 
Marco Lapi

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Nella mie proposte (Un governo diverso) ho scritto: “serve un programma di governo concreto, agile, leggibile. Per lavorare su poche priorità ben definite. Coraggio e forza per compiere scelte. E l’autorevolezza per spiegarle ai cittadini”. Da qui il senso della mia suddivisione, con tre priorità evidenti, delle tematiche proposte.
1)La viabilità, in particolare quella di fondovalle e quella a monte del capoluogo. Chiunque sarà sindaco non potrà non affrontate questo nodo purtroppo irrisolto: ne va del futuro del nostro paese.
2)Le attività produttive, perché la forza di Terranuova sta in questo settore che va sostenuto, aiutato a crescere ancora con semplificazioni burocratiche e urbanistiche e con la riduzione di tributi, tasse e oneri. 
3)Il sociale, che funziona e bene, ma con più persone che potrebbero avere bisogno di sostegno sarà impegno non semplice riuscire a mantenere i servizi ai livelli attuali. 
Mi permetto di aggiungere un'ultra priorità, non compresa tra le tematiche proposte, a mio avviso decisiva: Terranuova deve recuperare autonomia e maggior peso nelle dinamiche politiche e amministrative di vallata. Per riuscirci però c'è bisogno di un Sindaco libero da qualsiasi condizionamento.
Massimo Quaoschi

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Il primo obiettivo è il lavoro perché è imprescindibile per l'autonomia e la dignità delle persone. Terranuova è il Comune che sull'occupazione ha tenuto meglio (+19,5% nel periodo 2009-2012, in attesa dei dati relativi al 2013). Lo sviluppo produttivo passa dalla capacità di sostenere le aziende esistenti sul nostro territorio con provvedimenti celeri (es. ampliamento Power One  con variante approvata in 4 mesi a fronte dell'anno necessario di media in Regione Toscana) e di attrarne di nuove creando condizioni favorevoli (es. nuovo stabilimento Bartolini in area Podere Bacchi). Le aree da potenziare sono Valvigna, zona casello, Penna, area Power One ecc.. Tra l'altro dallo sviluppo delle aziende passa la possibilità di realizzare opere pubbliche (es. completamento del campo sportivo della Penna da parte delle ditte che si amplieranno in quella zona) altrimenti bloccate dal patto di stabilità. Infatti è possibile chiedere a scomputo degli oneri di urbanizzazione la realizzazione di specifiche opere. Ed è possibile alienare beni per ottenere il medesimo scopo (es. cessione dell'area ex macelli, con destinazione commerciale, a fronte della realizzazione da parte di chi acquista del nuovo magazzino comunale nell'area sovra strada e interventi di riqualificazione del Parco Pubblico Attrezzato). Se da un lato bisogna creare le condizioni favorevoli al lavoro, dall'altro bisogna supportare il passo di chi è rimasto indietro con idonee politiche sociali che non si limitino all'assistenzialismo ma puntino alla piena inclusione sociale attraverso attività di integrazione e l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Terranuova è una città solidale dove tante associazioni si adoperano ogni giorno per promuovere la crescita dei nostri figli (attraverso lo sport e la cultura), assistere gli anziani, sostenere chi sta attraversando un momento di difficoltà economica, promuovere il nostro territorio a cominciare dalle frazioni. E' un patrimonio da sostenere e valorizzare, che contribuisce alla qualità della vita di tutti noi. E rappresenta lo spirito giusto col quale operare anche in politica. La scuola è il fondamentale punto di partenza per l'educazione, la crescita, la salute e l'integrazione delle nuove generazioni: per questo dobbiamo continuare a soddisfare tutte le richieste d'iscrizione all'asilo nido, promuovere una filiera corta di qualità alle mense scolastiche, sostenere i progetti educativi e la sicurezza dei plessi scolastici.
Colgo l'occasione per invitarvi all'incontro pubblico che ho organizzato sabato 18 gennaio alle 17,00 in Sala Consiliare, dove sarà possibile condividere e approfondire le idee concrete per Terranuova.
Sergio Chienni
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All'inizio del mandato utilizzerei la quantità necessaria di risorse per rispondere alle esigenze primarie visto che ci sono più di 70 famiglie a Terranuova che non possono permettersi di cenare la sera e famiglie che ancora ,nel 2014,non hanno metano ed acqua potabile a casa.Quindi investirei nella scuola intesa anche come formazione per creare lavoro per i giovani,così come nell'ambiente e nella promozione del territorio sempre per creare nuovi posti di lavoro.Se la viabilità funziona (per fruizione e manutenzione)ne hanno beneficio sia le attività produttive che tutte le altre attività sul territorio

Ecco perchè oltre alle percentuali mi interessa anche la sequenza di intervento

che dovrebbe essere la seguente:


1)politiche sociali 20
2)frazioni/promozione del territorio/ambiente 20
3)scuola/cultura/formazione 20
4)viabilità/attività produttive/attività sportive 20
5)politiche della casa 20

grazie per avermi dato questa possibilità  
Laura Di Loreto


martedì 7 gennaio 2014

Il debito pubblico dell'Italia 2.0

Nemmeno un anno fa il giovane rapper italiano Fabri Fibra scalò le vette delle classifiche discografiche con il geniale singolo Pronti, partenza via!. Il ritmo quasi limaccioso del brano musicale descriveva bene la vita politica italiana, perennemente pronta a iniziare una nuova fase, ma, alle soglie dello slancio, sempre frenata da perspicui ritardi e continuamente arenata nelle secche di un’interminabile congiuntura avversa. Stavolta, quello che è accaduto negli ultimi mesi, in particolare nella vita interna dei principali partiti politici, è qualcosa di più di un naturale restyling generazionale. E’ cambiata l’antropologia politica dei soggetti politici più rappresentativi; così, al di là di qualche rigurgito, sono spariti i pretesti propagandistici che hanno tenuto banco nel dibattito pubblico degli ultimi venti anni. Anche in questa circostanza, dunque, percepiamo l’acquolina in bocca di poterci riposizionare ai nastri di partenza, questa volta realmente fiduciosi che l’ennesimo «nuovo inizio» sia valido; che si possa correre e far correre un Paese da troppo tempo incomprensibilmente fermo. Insomma, c’è la ragionevole sensazione che questa volta si sia fatto davvero sul serio. Per fare un solo esempio, a proposito del Pd, Antonio Polito, commentando la vittoria di Renzi sul «Corriere della Sera», ha parlato di una trasformazione ancor più radicale della Bad Godesberg tedesca. Intanto, i nuovi protagonisti si sono gettati di gran lena e a piè pari sulle questioni ormai pietrificate del confronto civile italiano: riforme, legge elettorale, crescita e sviluppo sono i ritornelli preferiti dall’agone politico; i soliti evergreen di un jukebox rotto.
Eppure, per quanto si possa intensificare ed estendere la prassi della rottamazione, c’è una zavorra, comunque, che rimane e impedisce anche ai fuoriclasse più giovani e simpatici di giocare liberamente: il debito pubblico nazionale. Forse il segnale più incisivo di discontinuità tra la vecchia e la nuova classe dirigente, tra la desueta politica e quella cosiddetta 2.0, al di là dell’orario di convocazione del tavolo di segreteria, dovrebbe essere proprio quello di affrontare il grande tema di come governare il nostro debito. Francuccio Gesualdi nel suo ultimo libro, Le catene del debito (Feltrinelli, 2013), ha ricostruito con magistrale abilità e senso di orientamento quelli che sono i vincoli strutturali della nostra economia pubblica. Sono ormai evidenti a tutti le storture del sistema: aumenta il rigore, si contrae la spesa primaria, si crea avanzo primario eppure il Paese continua a indebitarsi perché non ha risorse a sufficienza per coprire gli interessi.


Nel 2012 gli interessi sono divenuti la terza voce di spesa pubblica, dopo previdenza e sanità, e in men che non si dica si sono divorati l’11,5% del gettito fiscale e il 5,5% del Pil. Insomma, nel frattempo che noi non governiamo il debito, è il debito che governa noi. Il passivo, d’altronde, è un meccanismo di redistribuzione delle ricchezze alla rovescia: prende a tutti per ridare a coloro che già hanno e così giù a tagliare e ridurre i servizi. Ma i creditori che vantano oltre 2000 miliardi di euro nei nostri confronti chi sono? La graduatoria è pressappoco la seguente: 40% banche estere, 24% banche italiane, 21% fondi e assicurazioni italiane, 10% famiglie italiane, 5% la Banca d’Italia. Dentro questo gran calderone, se poi si aggiungono le strategie di speculazione, gli agenti finanziari internazionali e i loro torbidi pagellini, il clima di sfiducia e tutto ciò che ne consegue, ci si accorge drammaticamente che a queste condizioni, la pesantezza del debito non succhia solamente denaro ma erode la sovranità democratica. Che fare, allora? Esiste una sorta di diritto di difesa? La comunità internazionale può dire qualcosa in proposito? Congelamento, autoriduzione, ristrutturazione, riqualificazione del debito sono soluzioni accessibili? La questione è seria e non facile, ma forse la strada meno tortuosa per avviare il discorso è dare sostegno popolare a questa priorità; interpellare la politica e fare in modo che se ne parli per individuare delle percorribili vie di uscita. Solo così il nuovo potrà essere davvero un qualcosa d’inedito.

Tommaso C.