mercoledì 30 gennaio 2013

Verso le elezioni (1)

Tra meno di un mese si svolgeranno probabilmente delle elezioni storiche che si stanno sviluppando in un contesto socio politico del tutto straordinario dove la protagonista assoluta del dibattito (e del nostro futuro) sembra l'ECONOMIA.
Spread, debito pubblico, PIL, scandalo derivati, agenzie di rating, fiscal compact. Il nostro vocabolario si è arricchito di parole e concetti spesso di difficile comprensione che regalano un certo senso di smarrimento alla stragrande maggioranza dell'elettorato.
Per intavolare una discussione su queste tematiche proponiamo questa settimana un articolo di Paolo Barnard pubblicato alcune settimane fa sul blog paolobarnard.info


Per chiunque: Tutto quello che dovete sapere di economia per vivere bene. In una botta sola.

Non sto scherzando. Se capirete quello che sto per scrivere, non avrete bisogno di capire altro di economia. Faccio questo perché so benissimo che le vostre vite sono già troppo difficili per chiedervi di studiare l’economia. Ma dall’altra parte se non capite l’economia siete fregati, vi mangiano anche le tasche, e sta succedendo. E allora ecco un compromesso, e se lo capite siete già salvi.

Capire la cosa n. 1. Lo Stato che tassa è, in linea di principio, un tiranno.
Seguite questa storia. C’è un’isola, ci vivono 1000 persone, che hanno tutte un lavoro. Pesca, caccia, cucinare, riparare, fare capanne e barche, decidere le regole, coltivare cose, fare vestiti ecc. Disoccupati zero, tutti hanno da fare. Arriva una nave con i cannoni, coi soldati, con un capitano. Sbarcano e dicono agli isolani: “Vi paghiamo 10 dei nostri soldi al giorno se lavorate per noi”. Gli isolani: “No, grazie. Non c’interessa, abbiamo già i nostri lavori, ciao”. Il capitano: “Ah, no? Allora: se ciascuno di voi isolani non ci paga 2 dei nostri soldi al giorno di tasse, noi vi bombardiamo le capanne e le bruciamo tutte”. Di colpo gli isolani sono costretti a trovare i 2 soldi del capitano al giorno, cioè a lavorare per lui anche se non ne avevano bisogno, se no sono nei guai. Devono lavorare per lui perché quei soldi li ha solo il capitano. Cioè di colpo gli isolani sono tutti disoccupati, perché coi loro lavori di prima non guadagnano i soldi del capitano che ora sono vitali. Il capitano, con la forza, ha imposto agli isolani la sua moneta, e c’è riuscito imponendo una tassa in quella moneta, che, se non pagata, mette gli isolani in grossi guai. Le tasse e il potere costringono gli isolani ora a lavorare per il capitano.
Lo Stato è il capitano. Solo lo Stato ha la moneta, cioè solo lui la può emettere. Lo Stato tassa tutti i cittadini, e li costringe a pagare le tasse per legge solo con la sua moneta. Quindi lo Stato costringe i cittadini a lavorare per la sua moneta, cioè per lui. Se i cittadini non lavorano per la moneta dello Stato, essi sono di fatto disoccupati, perché qualsiasi altro lavoro facciano - che sia pagato in patate, stoffa, vino, legna, o con la moneta fatta dal signor Tino - non gli permette di pagare le tasse imposte dallo Stato nella sua esclusiva moneta, e vanno nei guai. Quindi devono per forza abbandonare il lavoro pagato in patate o con la moneta del signor Tino e cercare un lavoro pagato con la moneta dello Stato. In tutto ciò lo Stato è tiranno, perché a causa delle tasse che lui impone, nessun cittadino di fatto può lavorare pagato in qualcos’altro, e siccome alla fine tutti i cittadini devono pagare le tasse, tutti accettano in pagamento per qualsiasi cosa solo la moneta dello Stato.
Capire la cosa n. 2. Lo Stato, come monopolista della moneta, non ha solo il diritto di tassarci, ma ha anche il dovere di darci i soldi che ci servono a star bene.
Il punto chiave è questo: lo Stato è il padrone della moneta, come il capitano, solo lui la emette. Noi cittadini la guadagniamo e la usiamo. Quindi lo Stato è il monopolista della moneta, significa che solo lui la produce e nessun altro. Ok?
Allora: lo Stato produce la moneta e ce la dà - lo fa con la spesa pubblica. Poi lo Stato si riprende quella moneta – lo fa con le tasse. Quindi è elementare che se lo Stato decide di tassarci 20 monete, come minimo ci deve prima aver dato 20 monete, ok? Se no come fa a riprendersele?
Ma se lo Stato dà ai cittadini con la spesa pubblica 20 monete,ma poi se le riprende tutte e 20 con le tasse, noi che non possiamo creare la moneta con cosa mangiamo? Con cosa compriamo casa? Con cosa ci paga il nostro titolare? Con cosa manteniamo i figli? Con cosa ci curiamo? Come facciamo a risparmiare? Cioè: se lo Stato fa il pareggio di bilancio (spesa pubblica = 20 monete, tasse = 20 monete) a noi non rimane neppure un centesimo per vivere. Ma peggio: il cittadino a quel punto potrebbe dire “ok caro Stato, tu fai il pareggio di bilancio, mi lasci zero soldi, e allora per vivere io vado a lavorare anche per la moneta del signor Tino, che me ne dà di più”. Eh no! lo Stato te lo impedisce, primo perché nessun signor Tino può stampare moneta, secondo perché già tutti noi lavoriamo tutto il giorno per guadagnare la moneta dello Stato e non ci rimane il tempo. Lo Stato qui è evidentemente tiranno. Allora…
Noi cittadini accettiamo la regola dello Stato per cui:
-       tutti lavoriamo per la sua moneta, che solo lui puoi emettere (Stato = monopolista della moneta), e tutti gli paghiamo le tasse con la sua moneta.
Ma visto che noi non la possiamo creare né andarcene a cercare un’altra, e visto che noi dobbiamo però anche mangiare, abitare, curarci, risparmiare e mantenere i figli, lo Stato non ci può solo dare la moneta sufficiente per pagare le tasse, cioènon può e non deve fare il pareggio di bilancio (spende 20 e ci tassa 20). Lo Stato, che è il monopolista della moneta, deve anche darcene a sufficienza per vivere e stare bene, e lo deve fare in questo modo:
A)   dandoci più soldi di quelli che ci prende in tasse. Cioè lo Stato deve fare il deficit di bilancio (spende 30 e ci tassa 20 così ci rimangono 10 monete per vivere e per risparmiare).
B)   facendo sì come prima cosa che tutti noi possiamo trovare un lavoro per pagargli le tasse (cioè crei la piena occupazione), visto che ci costringe a pagarle (se no è tiranno due volte, perché costringe tutti a pagare le tasse ma non fa trovare a tutti i posti di lavoro nella sua moneta per pagarle).
Se non fa questo, cioè se non ci lascia abbastanza denaro (spesa a deficit dello Stato) e non ci offre abbastanza lavoro per tutti, lo Stato, che è il monopolista della moneta, è un TIRANNO. Ma peggio.
Ci costringe a quel punto, col pareggio di bilancio, ad andare a cercare i soldi per vivere, per lavorare e per mantenere i figli in due posti precisi:
A)   nelle banche, facendo debiti (ecco perché nell’Italia dei pareggi di bilancio l’indebitamento privato sta crescendo vertiginosamente)
B)   andando a pescare nei nostri risparmi, o facendoci svendere le case o l’oro di famiglia (ecco perché il risparmio italiano è crollato ora come mai prima)

Conclusione: se tu cittadino Marco o tu cittadina Laura avete compreso quanto sopra, avete compreso tutto quello che vi serve sapere in economia per rivendicare da elettori il vostro diritto a vivere dignitosamente in uno Stato che non sia tiranno. E’ un diritto che è persino garantito da due articoli della nostra Costituzione:
Articolo 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Articolo 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

Promuovere le condizioni per far vivere tutti in modo dignitoso e per far lavorare tutti, significa precisamente uno Stato che facciail deficit di bilancio, e NON il pareggio di bilancio. E non vi fate spaventare da quelli che in tv o sui giornali dicono che i deficit sono un disastro pubblico. Usate la vostra testa: l’Italia ha fatto deficit di bilancio dal 1948 fino all’arrivo dell’euro, ed era fra i 7 Paesi più ricchi del mondo, precisamente per le ragioni dette sopra. Poi ha sposato, con Monti, il pareggio di bilancio, e oggi siamo sprofondati fra i ‘Maiali’ (PIIGS) d’Europa, svergognati, umiliati. Francia e Germania, che erano grandi potenze economiche, hanno voluto anche loro rincorrere i pareggi di bilancio, e oggi stanno lentamente crollando, come scritto sui maggiori quotidiani economici. L’America e il Giappone, invece, continuano a fare deficit su deficit, e sono ancora le due più grandi potenze economiche mondiali. Pensate: gli Stati Uniti non smettono di fare deficit dal 1837. Sono mai falliti?
Usate la vostra testa. Due meno due fa? (zero in tasca a noi cittadini). Quattro meno due fa? (due in tasca a noi cittadini). Meglio il pareggio di bilancio o il deficit? Cioè:
LO STATO E’ IL MONOPOLISTA DELLA MONETA*, SOLAMENTE LUI LA PUO’ CREARE. NON PUO’ SOLO SPENDERE 20 PER NOI E TASSARCI 20. A NOI COSA RIMANE? NOI NON POSSIAMO CREARLA. LO STATO DEVE ANCHE DARCENE ABBASTANZA PER VIVERE NEL BENESSERE. LO DICE LA COSTITUZIONE ITALIANA. SE NO, E' UN TIRANNO.

* (nel caso dell’Eurozona lo Stato è la Banca Centrale Europea, per il resto il ragionamento rimane identico)


martedì 15 gennaio 2013

Trasparenza siti web: le "pagelle" del Ministero della P.A. ai comuni del Valdarno


Due settimane fa, il 2 gennaio, Valdarno Post ha offerto un esempio di ottimo giornalismo: non solo ha riportato la notizia che il Comune di San Giovanni Valdarno è stato premiato al primo Forum italiano della trasparenza, ma è andato anche a verificare i risultati degli altri Comuni valdarnesi sul sito del Ministero per la pubblica amministrazione e semplificazione (link all’articolo: http://valdarnopost.it/news/qualita-dei-siti-web-pubblici-e-trasparenza-san-giovanni-risulta-il-migliore-in-valdarno-male-tutti-gli-altri).
Ne è emersa una realtà desolante: mentre San Giovanni ha rispettato trentacinque dei quarantadue parametri previsti dal Ministero per i siti web, nessuna della altre amministrazioni è andata oltre gli undici. Terranuova si è fermata a otto. Incuriosito, ho fatto un passo ulteriore e ho controllato se gli indicatori sono stati raggiunti pienamente o solo parzialmente. Il confronto con San Giovanni è diventato ancora più impietoso. Nel sito della città del Marzocco, infatti, trentatre parametri rispettano contemporaneamente i requisiti semantici e sintattici, in quanto hanno sia la posizione che la denominazione previste dalle linee guida. In due casi vi è conformità sintattica ma non semantica, con la sezione o il link che si trova nella posizione dovuta ma ha una denominazione diversa da quella indicata nelle  linee guida. Terranuova invece consegue la duplice conformità, sintattica e semantica, solo con tre parametri. Tre contro trentatre, quasi che a separare le due città ci fosse un oceano e non un fiume. E purtroppo non è tutto. Il Ministero infatti non entra nel merito dell’ organizzazione dell’ Albo pretorio online, dando per scontato che esso contenga per intero la documentazione prevista dalla legge. È noto invece che a Terranuova non è così. Ed è altrettanto noto che ogniqualvolta su questo blog è stata sollevato il problema, gli amministratori non hanno risposto. Visto allora che chiedere è inutile, lascio affisse le mie considerazioni al più efficiente albo pretorio della Voce del Martedì.
-            Le indicazioni del Ministero su come organizzare il sito web di un Comune sono talmente chiare da non prestarsi a fraintendimenti. Discostarsene è più complicato che seguirle pedissequamente.
-            È legittimo allora pensare che se il sito di Terranuova è sgarrupato, è perché si vuole sia così.
-            Dunque i nostri amministratori preferiscono fare figure barbine che essere trasparenti.
-            Forse perché la trasparenza li imbarazza più delle figure barbine?
-            Sull’ argomento le opposizioni non sono state decise come avrebbero dovuto. Perché non ne hanno compreso la rilevanza o per solidarietà fra membri della stessa gilda?
-            Dal momento la seconda eventualità mi è stata più volte smentita dai diretti interessati, assumiamo pure che il problema sia la sottovalutazione del diritto dei cittadini alla trasparenza, alla accessibilità delle informazioni e alla rendicontazione.
-            E spostiamo allora il tiro della domanda. Perché i cittadini stessi non esigono dai loro rappresentanti il rispetto di questo diritto basilare?
-            Probabilmente perché oggi tempo ed energie vanno dedicati a far quadrare i bilanci familiari, un esercizio di gran lunga più urgente della tutela di garanzie che non portano cibo in tavola.
-            Forse però anche per un altro motivo. Mi trovo sempre più spesso a constatare come la perdita della cognizione dei propri diritti sia un fenomeno diffuso, che prescinde dalle fatiche e difficoltà personali. Decenni di liberismo, di individualismo e, da ultimo, di berlusconbriatorismo ci hanno assuefatto alle iniquità e condotto a una docile rassegnazione. “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” recita il salmo, ma oggi la maggior parte dei poveri non ha né voce né parole, e neanche più chiede giustizia, tutto accettando e tutto ritenendo ineluttabile.
-            Gli amministratori terranuovesi, progressisti solo di nome, si muovono bene in questo scenario e in questa inerzia dai tratti tipicamente destrorsi. Nella poca partecipazione dei cittadini anzi confidano, per continuare a dirci che tutto va bene e a dirsi come sono bravi.
-            Al punto che – cito volutamente un fatto che non ha trovato alcuna eco – hanno avuto l’ impudenza di scrivere (o far scrivere), sul notiziario comunale pubblicato nello scorso mese di luglio, che il regolamento urbanistico sarebbe stato approvato entro il 2012. Fingendo di non sapere che porre un termine del genere significava far venir meno i tempi indispensabili a redigere con la dovuta accuratezza il nuovo strumento e, soprattutto, a consentire ai cittadini la partecipazione nei modi garantiti dalla legge. Ma cosa volete che contino una fesseria e un eventuale procedimento irregolare in più per chi cerca il consenso solo attraverso comunicati stampa e interviste televisive?
-            Considerazione conclusiva e chiusura del cerchio. Fra gli amministratori responsabili di un sito web così poco trasparente come quello di Terranuova vi è anche chi ha aderito al programma di Renzi, che propone invece una “trasparenza totale secondo il modello del Freedom of Information Act”. Mi sono allora detto: vado a vedere il punteggio di trasparenza del sito del Comune di Firenze, certamente altissimo, e sfrucuglio poi un po’ i renziani di casa nostra. Ho cliccato, navigato e ho avuto l’ ennesima conferma che nella politica – anzi, nell’ antipolitica – di questo sciagurato Belpaese non conta quello che si fa ma quello che si dice e come lo si dice. Il sito del Comune di Firenze, che dovrebbe essere il biglietto da visita di un sindaco paladino della trasparenza, è, né più né meno, come quello di Terranuova: rispetta solo otto dei quarantadue parametri indicati dal Ministero. Per una volta, forse, un commento con una raffica di male parole non sarebbe fuori luogo. Più alto di me però vola il poeta, e mi convince a prendere in prestito i suoi versi: “soltanto i pochi che si incazzarono dissero che era l’ usato passo, fatto dai soliti che ci marciavano, per poi rimetterlo sempre là in basso” (Francesco Guccini, Nostra signora dell’ ipocrisia).
Silvio Cazzante

martedì 8 gennaio 2013

Cronistoria degli ultimi 15 giorni per cominciare bene il 2013!



Torna oggi, dopo tre settimane di pausa natalizia, l’appuntamento con la Voce del Martedì.
Le nostre discussioni si erano infatti interrotte il 18 dicembre scorso. Ma mentre il blog era fermo l’Italia si muoveva, quindi – tra il serio ed il faceto – proviamo a riavvolgere il nastro e scorrere il calendario degli eventi degli ultimi venti giorni:
1) Il 19 dicembre abbiamo scoperto la data ufficiale delle prossime elezioni politiche: si vota il 24 febbraio 2013 (per poi, quasi sicuramente dicono i “gufi”, rivotare nel 2014). Diciamo che a febbraio si svolgerà un’amichevole tra gente che si è odiata, che forse poi si allea in un mix di “ex tecnici” diventati politici (e non mi riferisco a Renzaccio Ulivieri) ed “ex politici” che rimangono – purtroppo - eternamente “politici”.
2) Il 21 dicembre a mezzanotte abbiamo scoperto che i Maya avevano torto.  Nonostante ne abbia tutte le sembianze questa non è la fine del mondo.
3) Il 23 dicembre abbiamo visto Mario Monti fare una conferenza stampa in cui se la tirava un po’, diceva di esser pronto a fare il premier ma senza candidarsi direttamente e senza mettere nomi sul simbolo. Mario, io me lo segno eh!
4) Sempre il 23 dicembre abbiamo avuto il piacere di rivedere Silvio Berlusconi in TV, a l’Arena di Giletti su Rai1. Panariello invece era su Europa7 e Pippo Franco su GoldenTV.
5) Appena finita la trasmissione di Giletti il 50% degli italiani ha pensato che forse sarebbe stato meglio se avessero avuto ragione i Maya… L’altro 50% non ha visto la trasmissione di Giletti.
6) Il 27 dicembre abbiamo osservato Mario Monti scopiazzare una formula vincente da un vecchio monologo di Roberto Saviano “Io non scendo in politica, salgo in politica”. La risposta da Arcore però non si è fatta attendere: “Lui sale mentre io scendevo? Per forza, io sono di un rango superiore!” La battuta è stata votata come “battuta dell’anno” superando  la barzelletta del fantasma formaggino di Pippo Franco su GoldenTV.
7)  Il 30 dicembre il PD è tornato a votare alle primarie per i parlamentari dove, tra gli altri, si era candidata Katia Faleppi, assessore al comune di Terranuova. Katia ha strappato un ottimo risultato in termini di voti ma non sufficiente per scalare la classifica di una lista bloccata da una legge elettorale che - a parole -  faceva schifo a tutti ma alla fine l’ha “sfangata” anche a questo giro. Bersani ha detto che “il Porcellum è stato azzerato dalle primarie”?  Ecco quindi spiegato l’arcano: non riescono a cambiare la legge elettorale perché ancora non l’hanno capita! Beh, non disperiamo, ormai per questa volta è andata, magari se si applica e studia, nel corso dei prossimi 5 anni ci arriva anche lo “scienziato di Bettola”.
8) Tra il 2 ed il 3 gennaio Monti ha imparato ad usare word e fare le tabelle su excel.
9) Il 4 gennaio abbiamo assistito alla presentazione del simbolo della lista Monti. Ovviamente c’è il nome (esattamente come aveva detto di non fare!) e una giocata da fuoriclasse: alla Camera separato (da Fini e Casini), al Senato tutti insieme! Così, per confondere un po’ le idee agli elettori e sfruttare un’altra delle tante nefandezze che il porcellum permette di fare ai partiti creda di averlo! Con questo “tatticismo da furbetto” è ufficiale: è proprio salito (pardon, sceso!) in politica.
10) Il 5 gennaio Monti impara ad usare twitter e cinguetta autonomamente. Nel frattempo Silvio va su facebook e posta le foto del suo ultimo bunga bunga party (“O guardiamo chi ha più followers!”). Bersani  invece fissa un match alla playstation co ì Renzi in un ristorante di Roma, dicendogli di portare due euro per partecipare, più la tessera del PD 2010, quella dei DS 2005, quella del PCI del 1968 e tutti gli album di figurine Panini pubblicati da l’ Unità di Veltroni nel 1992-93.
11) Il 6 gennaio nella calza della Befana Monti ha trovato la rata dell’IMU da pagare (ma l’ha passata a sua moglie, a lui non gliene frega nulla), un telefonino che prende anche dentro la Basilica di San Pietro durante la messa ed il numero del comandante De Falco (quello che urlava al telefono con Schettino). SuperMario lo vuole candidare ed  ha twittato: “Sali in politica, cazzo!”.
12) Infine ieri la nuova giravolta di Berlusconi: appena scoperto del nuovo scandalo sui fondi della Lega e che a lanciare cori razzisti nei confronti del “suo” Boateng in BUSTO ARSIZIO-MILAN era un assessore leghista, ha sciolto le riserve ufficializzando l’alleanza col Carroccio, ha incoronato Alfano premier e si è immaginato ministro dell’economia. Spiegazione: “tanto il premier in Italia non fa un cazzo, sennò ad Angelino che gli faccio fare?!”.

Suvvia, le premesse per un BUON 2013 ci sono!
Non disperiamo, magari i Maya hanno sbagliato soltanto di un anno!

I’ polemico