martedì 27 marzo 2012

Il paese dei campanili spa - Otto dipendenti per otto piccole poltrone

C’è un comune, in provincia di Sondrio, dove il 7 settembre del 2006, a distanza di 29 anni dall’ultimo lieto evento, è nata una bambina. L’impennata demografica ha fatto salire a 33 il numero dei residenti, con il risultato che Pedesina si è trovata a dover contendere a Mortenone, nella provincia di Lecco, il primato del paese più piccolo d’Italia. Con tanto di sindaco, vicesindaco, 3 assessori e altri 5 consiglieri comunali: un terzo degli abitanti nel municipio. Roba da far impallidire Roccafiorita. Lì, in provincia di Messina, c’è un sindaco, un vicesindaco, 3 assessori, 11 consiglieri e anche il presidente del consiglio comunale. Ma al confronto di Pedesina Roccafiorita, con le sue 254 anime, è una metropoli. Questa è l’Italia.

C’è poi un comune, in provincia di Bergamo, che di abitanti ne ha addirittura 2.021 e dove andava in ritiro il Milan di Nereo Rocco. Ma oltre al sindaco, 4 assessori e una dozzina di consiglieri comunali, Selvino ha pure una società municipalizzata. In miniatura: un dirigente, 4 impiegati e 3 operai. Otto, tante quante sono le poltroncine della Amias servizi. Quella del presidente Magoni Flavio, del suo vice Grigis Claudio, del consigliere semplice Grigis Simone, dei tre sindaci effettivi e dei due supplenti. E meno male che nel 2008 l’assessore al bilancio Grigis Enrico ha dato via libera alla fusione nella Amias Servizi di una seconda aziendina comunale, la Amias Infrastrutture srl. Eliminando in questo modo altre 6 poltroncine, cominciando da quella dell’amministratore unico Grigis Vinicio. Di che cosa si occupa questa società che il Comune di Servino controlla al 100%? Elettricità e acqua. Nel 2007 ha fatto investimenti per 162.000 euro: 900 metri di cavi interrati, un nuovo interruttore «di manovra», un collegamento di 500 metri tra due cabine elettriche, 524 metri di linea idrica e qualche energica potatura alla vegetazione. Il bilancio si è chiuso con un utile di 7.246 euro e una certezza: «con la gestione dei nuovi servizi affidati al comune si conferma per Amias Servizi una realtà operativa di più ampio respiro sia in termini di redditività che di competitività». Auguri.

Dalla provincia di Bergamo a quella di Brescia. A 28 km in linea d’aria da Selvino c’è Provaglio d’Iseo. Dove un giorno di fine 2004 si devono essere detti: «ci meritiamo di più». Il Sindaco Giuseppina Martinelli allora è andata a Brescia dal notaio Bruno Bertazzoli e ha firmato l’atto costitutivo nientemeno che di una società per azioni. 81 pagine. Dentro c’è scritto che la Ags, Azienda global service spa, così è stata pomposamente battezzata, può fare di tutto: asfaltare le strade, tenere in ordine le aiuole, dar da mangiare agli scolari, pulire i viali. Anche qui 8 dipendenti (a dar retta ai dati della Camera di commercio) e 8 poltroncine. Con un’aspirazione: non essere più una «succursale» del Comune. Anche questa è l’Italia. Il Paese dove i campanili sono diventati spa. Un fenomeno che la Corte dei Conti non ha esitato a definire patologico. La requisitoria del procuratore generale Furio Pasqualucci sul rendiconto 2007 dello Stato, nel capitolo messo a punto dal suo vice Giovanni Saviano, va giù pesante. «Dall’energia all’ambiente, dai trasporti pubblici ai mercati comunali, dalla refezione scolastica agli aeroporti, ma anche dagli acquedotti ai depuratori, dai musei alle farmacie, si è formata una moltitudine di società comunali. E ciò attraverso un processo incontrollato iniziato nella metà degli anni novanta, durante il quale le ex municipalizzate sono state esternalizzate e rese autonome rispetto ai bilanci dei comuni. È indubbio che la progressiva finanziarizzazione dei patrimoni comunali rappresenta un trend verso nuove figure moderne, anche se talora grigie e ambigue, perché utili agli amministratori di nomina politica per eludere i controlli sia di legalità che di efficienza, manifestandosi come fonte inesausta di pratiche nepotistiche, se non di corruttela. » Giudizi probabilmente esagerati. In ogni caso non generalizzabili. Ma che comunque non si possono liquidare facendo spallucce. Anche perché, sostiene la Corte dei Conti, «al netto dei contributi erogati dagli enti locali, dallo Stato e dall’Unione europea il totale dei bilanci delle società controllate si sarebbe chiuso [nel 2005, nda] con una perdita di 975 milioni di euro» anziché nell’utile ufficialmente registrato di un miliardo e mezzo. Soldi che tiriamo fuori noi.

Le imprese che gestiscono linee di autobus, tram, ferrovie e metropolitane, non potrebbero campare in mancanza dei trasferimenti degli enti locali. Senza soffermarsi sui casi limite di alcune città del Sud, dove le aziende di trasporto pubblico locale sono scassate al punto che i biglietti e gli abbonamenti non bastano a pagare tre mesi di stipendio del personale, basta guardare quello che succede a Roma e Milano. La verifica condotta nel 2008 dalla Ragioneria generale dello Stato sui conti del Campidoglio ha accertato che per far andare avanti le aziende di trasporto, Veltroni ha dovuto anticipare negli anni, indebitandosi, 738milioni di euro: l’equivalente di 1248 miliardi di lire. Trambus, azienda di trasporto presieduta dall’ex sindacalista ed ex sottosegretario al lavoro della Cisl Raffaele Morese, ha avuto dal comune anticipazioni per 569 milioni. Altri 111 milioni sono stati garantiti a Met.Ro e 58 all’Atac. Nel 2006 Trambus ha chiuso il bilancio con un deficit di 4 milioni e mezzo.

L’Atm, l’azienda di trasporto del Comune di Milano presieduta dall’ex amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Elio Catania, ha denunciato un utile di 3 milioni. Risultati contabilmente non troppo differenti, a parte il segno, considerate le dimensioni delle due aziende: 8599 dipendenti per l’Atm, 8692 per Trambus. Differenze non trascurabili, invece, nel fatturato: 534milioni per Trambus, 725 per l’Atm. Entrambi determinati nei rispettivi volumi da cospicue entrate derivanti da contratti di servizio con gli enti locali: i biglietti e gli abbonamenti non coprono che una fetta prossima al 40% dei ricavi, e quindi anche dei costi. A Milano però questa voce ha fatto incassare all’azienda di trasporto circa il 35% in più che a Roma. E Milano ha la metà degli abitanti.

Sergio Rizzo (2009) , RAPACI – Il disastroso ritorno dello Stato nell’economia italiana, Milano, Rizzoli.

martedì 20 marzo 2012

Unione dei Comuni: intervista a Sauro Testi, sindaco di Bucine e presidente della Conferenza dei Sindaci

Sauro, provi a spiegarci in 10 righe cos’è l’Unione dei Comuni?

L’Unione dei Comuni è un ente di secondo livello a cui i comuni conferiscono delle competenze specifiche in convenzione (ad esempio i servizi sociali) e assegnano il personale per svolgere il servizio. Viene governato da una giunta formata da tutti i sindaci che compongono l’unione, uno dei quali viene eletto presidente, con il controllo del Consiglio dell’Unione formato da rappresentanti dei diversi consigli comunali.
Quasi tutti i comuni del Valdarno stanno sperimentando le gestioni associate di diverse funzioni in forma variabile: polizia municipale, personale, politiche sociali, tributi. L’ Unione però non significa solo l’ associazione dei servizi quanto piuttosto l’ individuazione di un nuovo e unico soggetto titolare della programmazione, della gestione e della verifica politico-amministrativa.

Quali sono i tempi che in Valdarno vi siete dati per arrivare alla piena realizzazione dell’Unione?

Sui tempi è difficile fare previsioni. Il processo è lungo e complicato e non tutti i comuni sono ad oggi allo stesso livello di condivisione del progetto e quindi del processo.
Ipotizzando un lavoro per gradi credo che potremmo pensare, con una buona dose di ottimismo, ad un’ Unione con tutti e 10 i comuni per almeno alcune funzioni essenziali nel giro di 2 anni ed un progressivo affidamento di tutte le funzioni almeno dopo 5 anni, lasciando aperta la possibilità, in questo periodo, anche a processi di fusione di comuni, di cui alcune amministrazioni, in piena e legittima autonomia, stanno già discutendo.

Secondo te quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’Unione dei Comuni?

Gli svantaggi sono di realizzare un intervento a metà, quindi non con tutti i comuni e non delegando le funzioni importanti per la programmazione politica della vallata.
Se il processo non è condiviso e discusso ci possono essere degli irrigidimenti nella struttura amministrativa e si può produrre un effetto boomerang.
I vantaggi, come già le gestioni associate ci dimostrano, sono di tipo organizzativo ed economico, ottimizzando le risorse, con risparmi nella gestione che ci possono permettere di mantenere i servizi attuali, cosa sempre più complicata con i continui tagli nei trasferimenti dello Stato. La scommessa del fare insieme è quella di poter mantenere la qualità e la quantità dei nostri servizi. Inoltre omogeneizzare regolamenti, procedure e servizi a livello zonale in senso migliorativo qualitativamente e equo rispetto agli stessi bisogni. Politicamente un soggetto come il Valdarno, con i suoi numeri e la sua storia, sarebbe un interlocutore con un peso specifico su tutti i tavoli della politica e delle istituzioni naturalmente molto più importante e rilevante di quello di qualsiasi comune in ordine sparso.

Il dibattito tutto italiano sui costi della politica è ormai vivo da qualche tempo. C’è da ritenere che l’Unione dei Comuni ottimizzerà le risorse oppure produrrà costi aggiuntivi (consigli, giunte, ulteriori assunzioni etc…)?

Tutti gli amministratori dell’Unione non percepiranno un solo euro in più delle indennità di carica che già hanno per gli incarichi nei propri comuni. Così come già succede per la Conferenza dei Sindaci, sono incarichi che stanno dentro alle mansioni da Sindaco e quindi non prevedono né indennità né rimborsi.
I costi del personale sono quelli già esistenti nei singoli comuni per quelle funzioni che vengono trasferite insieme al budget storico.
Io penso invece che, come abbiamo già sperimentato nelle gestioni associate, accorpare alcune aree amministrative possa portare a immediati risparmi che potremmo subito investire in settori in difficoltà a livello zonale, vedi tagli al Fondo Sociale.

La sensazione che si ha e la critica che viene mossa anche da alcuni settori delle opposizioni valdarnesi è che l’argomento sia stato oggetto di discussioni nei partiti e tra gli addetti ai lavori, ma che sia stato fatto ben poco per presentare la proposta alla gente. Condividi questa sensazione? Si poteva fare di più? Vi sono iniziative in tal senso?

Il dibattito a livello istituzionale è da tempo molto approfondito, vedi ultime normative regionali.
Adesso credo sia stato approcciato nel giusto modo anche nelle sedi dei partiti che stanno iniziando a prender posizione, ma è chiaro che dovrà essere allargato a tutta la cittadinanza.
Devo dire che alcuni settori dell’associazionismo e delle rappresentanze sociali stanno da tempo dibattendo sulla questione e hanno assunto posizioni di forte sostegno di tutte quelle scelte politiche volte a unificare i servizi, ottimizzare le risorse, definire regolamenti e procedure uniche e semplificate nei percorsi di cittadinanza. Le questioni sul tavolo che i singoli comuni si trovano quotidianamente ad affrontare (rifiuti, acqua, sanità e sociale, viabilità e infrastrutture, politiche del lavoro, promozione del territorio, urbanistica etc.) non possono più essere affrontate e gestite in ordine sparso. L’ Unione dei Comuni non è la fine delle municipalità e della rappresentanza popolare, ma il modo per garantirle in un futuro immediato.

martedì 13 marzo 2012

Gli imprevisti delle primarie all'italiana


Le primarie in salsa italiana sono davvero uno strumento efficace  per la scelta dei candidati di un partito o di una coalizione per partecipare ad una carica pubblica? Il segretario nazionale del PdL Angelino Alfano, ad esempio, le ha proposte per il suo partito e non solo per individuare il successore di Silvio Berlusconi, ma anche per individuare chi ricoprirà incarichi nel partito. Il PD, che pur non dovrebbe costituire un buon esempio per il segretario del PDL, le rilancia pur avendo subito delusioni a tutte le latitudini, basti ricordare quanto successo a Milano, a Genova, in Puglia, fino ad arrivare a Palermo dove “sembra” (sono volate accuse e ricorsi su questa elezione) che un candidato l’abbia spuntata sulla candidata delle “segreterie” di PD, IDV e SEL. Un amico sconsolato all’indomani delle primarie di Genova commentava l’accaduto dicendo che ormai il PD non riusciva più a vincere un’elezione nemmeno contro se stesso. Perché in molte importanti elezioni primarie i candidati ufficiali del PD non riescono a spuntarla sugli altri candidati della coalizione? Perché la segreteria del PD appoggia un candidato e la “base” ne sceglie un altro?
Forse conviene partire dalle cose che funzionano. Su tutte la partecipazione: le primarie che dettero al Prof. Romano Prodi l’investitura di leader dell’Unione ebbero una buona partecipazione (4.300.000 partecipanti), come del resto quelle che elessero Walter Veltroni a segretario del PD (3.500.000 partecipanti), numeri rilevanti che sono stati poi replicati in molte competizioni locali altrettanto partecipate.
Conviene quindi spostare l’attenzione sulle candidature e sulla proposta politica che il PD riesce a mettere in campo. Tra i molti commenti succeduti alle primarie palermitane viene messo in rilievo quanto il PD stenti a trovare l’Obama italiano (semmai ve ne fosse la necessità). L’affermazione può essere discutibile ma fa riflettere proprio sul fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti deve alle primarie l’incarico che ricopre: partiva nettamente sfavorito rispetto a I. Clinton e J. Edwards, due notabili democratici come lui del resto, ma riuscì a conquistare la maggioranza dei delegati con un linguaggio semplice, chiaro (espresso anche con il ricorso alle nuove tecniche di comunicazione) e con proposte nuove, capaci di far breccia anche in quelle fasce di popolazione che solitamente diserta le urne. Forse quello che manca non è tanto il Presidente Barak Obama ma uno che rappresenti la novità politica. Le primarie USA hanno circa 140 anni di storia, nate come primarie di partito sono diventate primarie aperte dopo 100 anni, un bel rodaggio. Dall’Italia sembrano un gioco per multimiliardari ma non possiamo fare a meno di notare quanto siano fortemente sentite da tutti gli americani, forse più delle elezioni stesse dove votano circa il 50% degli aventi diritto. E sebbene le primary elections rappresentino oggi un vero e proprio perno del sistema democratico statunitense abbiamo forse esagerato nel considerale mutuabili tout court nel nostro sistema politico.
 Personalmente ho sempre l’impressione che il candidato ufficiale del partito sia il candidato scelto dall’apparato del partito, con una storia politica alle spalle e che si presenti come un “ex qualcosa” (senatore, onorevole, presidente…).
Forse questa è la percezione che ne ha anche la gente, se ormai a diversi appuntamenti elettorali la proposta del candidato ufficiale del PD viene bocciata dagli elettori.
Sul funzionamento delle elezioni primarie ha scommesso anche la Regione Toscana (LR 25/2004) che le ha rese istituzionali per scegliere i candidati di una “lista bloccata” (che sembra in effetti una contraddizione in termini). Una legge monca in quanto il legislatore è stato mosso da uno spirito costruttivo, quello delle primarie per la scelta dei candidati, salvo poi non renderle obbligatorie facendo si che i rappresentanti delle istituzioni non siano scelti direttamente dalla gente ma dalle segreterie dei partiti. I soli DS prima e il PD dopo ha fatto ricorso alle elezioni primarie. Forse erano maggiormente partecipative le preferenze?
Ma allora non sarebbe più semplice che alle primarie partecipino cittadini che hanno voglia e motivazioni di confrontarsi su temi concreti senza che il partito corra in soccorso appoggiando quello o quell’altro? È successo spesso, ma non è una regola matematica, che il candidato uscito vincitore dalle primarie abbia poi vinto le elezioni, allora con spirito di coalizione dobbiamo riconoscere che non tutto il male vien per nuocere.
Paolo B.

mercoledì 7 marzo 2012

Un grande...


Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità.