martedì 29 novembre 2011

BUON COMPLEANNO BILANCIO PARTECIPATIVO.

Il Bilancio Partecipativo del Comune di Terranuova compie un anno.”Mettinbilancio 2011”, questo è il nome che l’Amministrazione ha dato all’iniziativa, è cominciato il 4 novembre 2011. Come scriveva l’Amm.Comunale sul numero 15 di Comune Informa (Dic.2010), la partecipazione alle serate dedicate alla discussione degli interventi da programmare ”è da considerarsi un notevole successo”. Ho partecipato a quelle serate e personalmente concordo con quell’opinione, 100 cittadini nel capoluogo e 40 alla Badiola devono far ritenere l’iniziativa un successo. La società incaricata ha fatto una buona pubblicità all’iniziativa. Il materiale consegnato ai partecipanti era chiaro ed esaustivo, la moderazione degli interventi e la resocontazione degli incontri (vedi anche il numero 16 di Giugno 2011 di Comune Informa) è stata molto discreta e professionale. L'iniziativa era cofinanziata da Regione Toscana e Comune di Terranuova Bracciolini.

 Ho partecipato per due motivi: il primo è legato al fatto che il bilancio partecipativo deve essere considerato un buono strumento di partecipazione, il secondo è che con esso i cittadini erano chiamati  a discutere e deliberare una o più proposte concrete d’intervento e non ad una validazione delle linee guida dettate dall’Amministrazione Comunale. Per Terranuova era una novità positiva, una buona idea. Ho condiviso anche le priorità votate (facendo riferimento ai soli incontri del capoluogo): l’intervento di riqualificazione al Parco Pubblico Attrezzato (PPA) e il concorso di Idee per la riqualificazione del PPA stesso. Il PPA necessita di un intervento di riqualificazione e quell’idea rappresentava l’occasione per concentrare l’intervento su un’opera  senza disperdere risorse in tanti altri  interventi, di sicura utilità, ma che avrebbero fatto perdere forza alla proposta. Inoltre tali proposte riscontravano il favore di tanti giovani intervenuti all’iniziativa e di questi tempi, dove da più parti si lamenta la scarsa partecipazione alla vita politica in particolare dei giovani, la loro energia meritava fiducia.

Ad un anno di distanza non capisco che fine ha fatto Mettinbilancio 2011. Quest’estate il “campino” versava nella stessa situazione dell’anno precedente e non vi è traccia del concorso di idee. Nessuno ha dato informazioni ai cittadini sui tempi effettivi di realizzazione delle opere, nelle riunioni si parlava di pochi mesi (nella guida al bilancio partecipativo distribuita negli incontri a pag.21 si legge che per interventi di entità compresa tra i 150 e i 200 mila euro i tempi di progettazione, espletamento della gara e inizio dei lavori si sarebbero aggirati intorno ai 120 giorni al massimo) ma ormai è passato più di un anno. Vi sono state delle difficoltà di carattere finanziario? I tempi tecnici si sono allungati a causa di lungaggini burocratiche? I vincoli del patto di stabilità per gli enti locali non permettono più la realizzazione delle opere? Forse i cittadini che hanno partecipato agli incontri meritavano di essere informati sugli sviluppi di quanto discusso e approvato, prima degli incontri erano state lasciate le generalità e tutti i recapiti (indirizzi, mail e telefono) i quali erano serviti all’organizzazione di farci contattare più volte e ricordare gli appuntamenti. Inoltre sempre nella Guida al Bilancio Partecipativo sopracitata a pag. 3 nella relazione dell’(ex)Assessore Alessio Magini (ma immagino condivisa da tutta la Giunta in quanto organo collegiale) si leggeva “L’impegno è di creare negli anni un processo partecipativo esteso a tutto il territorio comunale ed a tutti i settori d’intervento pubblici, dalle opere pubbliche ai servizi”.

La Voce del Martedì ha apprezzato e condiviso l’impegno ribadito da Alessio  Magini in una intervista al blog nel mese di febbraio, intervista che dette luogo anche a molti commenti, alcuni anche “coloriti”.  Adesso ci chiediamo se l’intento dell’’Amministrazione Comunale è ancora quello di creare un processo negli anni, oppure “Mettinbilancio 2011” è destinata a  rimanere una isolata esperienza seppur di successo nella sua fase iniziale?

Penso che delle risposte siano dovute, non soltanto al sottoscritto o ai gestori del blog che ospita questo post ma a chi ha creduto nelle finalità del Bilancio Partecipativo e vi ha dedicato un po’ di tempo e comunque a tutti i cittadini visto che per tale iniziativa sono stati spesi “i soldi di tutti”.
                                                                                                                 Paolo Bizzarri


martedì 22 novembre 2011

RIMONTIAMO...NON C'E' PIU' TEMPO

Qualcuno ha paragonato gli eventi politici di questi giorni alla caduta del Muro di berlino. Credo che sia così, una discontinuità che cambia e cambierà regole del gioco e giocatori.  La scelta della crisi, la sua gestione e il suo esito, vanno ascritti ad una lucidità e volontà del Presidente Napolitano, che, in sintonia con il paese, ha valutato che le forze politiche non erano e sarebbero state in grado di affrontare le esigenze che la crisi, interna e internazionale, pone. Grazie Presidente!
Il paese ha una composizione complessa, è fatto di tante cose, ma è indubbio che se si vuole guardare alle attuali e future classi dirigenti la rete è un buon punto di vista. Non credo che la rete sia “il” luogo della politica ma ne è sicuramente un indicatore tendenziale interessante.
#adessobasta #fatesubito #rimontiamo sono stati temi di una discussione vera e approfondita.
Adesso non ci sono più alibi, ogni forza politica e ognuno di noi è davanti alla responsabilità delle sue scelte e dei sui comportamenti. Ognuno di noi singolarmente può e deve dare il suo contributo.
In queste ore qualcuno ha scritto “aprite le finestre, fate entrare aria nuova”. Questa è responsabilità di chi è oggi in una posizione di riferimento nei partiti politici. Di come verrà gestita questa responsabilità dovrà rispondere domani. Vale a Roma, vale a Terranuova. La nuova classe dirigente si evidenzia e si seleziona in questa occasione, in queste scelte, nella capacità che esprime di sapersi adeguare al bene comune. Ognuno con un po’ di bellissima passione civile e politica e anche con un po’ di giusta ambizione personale deve ricordarlo. Tanto più che dopo un periodo amministrativo difficile e teso, il prossimo dovrà essere costruito da zero. La prossima amministrazione per forza nascerà da un confronto tra nuove persone. C’è una grande occasione per la politica, chi ha ruolo politico sappia sfruttarla correttamente!
Rimontiamo, ricostruiamo il nostro paese, significa qui in Valdarno cominciamo a discutere e ad individuare il positivo e il negativo, le opportunità e i limiti partendo dalle cose, aprendo le nostre finestre e le nostre menti.
Tutti quelli che sono appassionati dalla politica ma si sono messi ai bordi, aspettando che ‘a nuttata passi, tutti quelli che guardano in silenzio, tutti quelli che hanno responsabilità come i capigruppo consiliari di Terranuova, be’ mi farebbe molto piacere un loro contributo. Ma siccome questo blog viene seguito non solo a Terranuova, sarebbe bello avere dei contributi “altri”.
A chi pensa che questa cittadina sia governata male, chiedo di guardare avanti, di prepararci mettendo insieme un metodo condiviso di confronto, perché il domani sarà diverso da ieri. Senza confusioni o papocchi, ma parlando e parlandosi, poi i cittadini sceglieranno.
Per quanto riguarda le tre forze di maggioranza maggioranza, gli appassionati, gli iscritti, i consiglieri, so bene che guardano a questo luogo con un po’ di fastidio e difficoltà, un po’ come alla poltrona del dentista, ma li invito di cuore a chiudere gli occhi e provare a buttarsi. Rimontiamo, ce la si può fare.

C’è un tema da cui vorrei partire. Le scorse settimane sono state per i fatti metereologici molto complicate, anzi tragiche. Hanno un legame con le scelte politiche, con gli eventi che la crisi dei mercati ha innescato?

Credo di sì. Si tratta della spesa e delle sue dinamiche.
È certamente oramai diffusa, con differenze di comportamenti però, una cultura di difesa del territorio. Riguarda la gente comune e riguarda le amministrazioni, di ogni tipo. Ma purtroppo i comportamenti sono spesso differenti da quelli che dovrebbero. Se si costruisce in un’area golenale, o ancora peggio vicino all’alveo di un torrente cementificato, c’è la folle responsabilità di chi lo ha fatto ma anche il non giustificabile comportamento di chi lo ha permesso o tollerato. È per me incomprensibile, intollerabile, inaccettabile che persone progressiste governino per decenni un territorio e che lascino queste situazioni incancrenirsi. Non c’è scusa che tiene, non c’è patto di stabilità che giustifichi. Dovrebbero avere una morale diversa, non ce l’hanno.

Quanto può essere miope in questa situazione non affrontare dalla testa il problema?
Credo allora che andrebbe costruita una nuova agenda, delle nuove priorità. Adesso, subito. Lo spread e le piogge, lo abbiamo visto, non perdonano.

Oggi le entrate delle amministrazioni dipendono prevalentemente dagli oneri di urbanizzazione.
Nella risposta alla crisi, in parte indotta dalle non scelte del Governo di fronte alla crisi internazionale e in parte proprio dalle sue scelte parziali, le amministrazioni locali mi sembra finora non abbiano affrontato una revisione della spesa corrente e delle sue procedure o una analisi delle spese fisse (sedi, personale, …). Vedremo nelle prossime settimane se questo sarà reso ancora possibile dal nuovo Governo, anche se le prime scelte mi fanno essere, finalmente, ottimista.
Intanto si stanno definendo, correttamente, raggruppamenti di comuni (quelli micro) o di servizi (forma associata o unioni dei comuni) per avere delle ottimizzazioni di spesa attraverso delle economie di scala.
Lasciamo perdere per favore la polemica piccina di chi è succube e di chi vuole comandare. Chi correttamente fa sentire la sua critica deve perfavore ragionare con le esigenze di oggi, non con i ruoli e le esperienze di 6 o 8 anni fa. Ci possono essere personalismi, positivi e negativi, ma questi cambiano la realtà delle cose? No. Cambiano le esigenze dei cittadini. No. Cambiano l’urgenza di nuove politiche finanziarie. No.
Ma allora guardiamo dentro gli obiettivi proposti dalle amministrazioni, e anzi spingiamo per obiettivi più concreti, di maggior impatto. Perché sia superato un approccio un po’ burocratico, del passettino alla volta attenti al bilancino degli interessi. Figlio questo della situazione com’era quando i sindaci hanno cominciato a discutere. Oggi la situazione dei comuni è diversa, come è diversa quella dei territori e dei cittadini. Non c’è più tempo, è cambiata l’agenda.
I cittadini del Valdarno abitano da una parte e lavorano dall’altra, hanno punti di divertimento (bar, cinema, ristoranti) sparsi sul territorio, (se domandate alla Salus) hanno addirittura punti benessere normalmente non nel loro centro. Loro davvero, prima delle burocrazie politico-amministrative, sono e vivono da Valdarnesi. Gestioni associate possono appunto gestire servizi ma quello che oggi, e forse ieri, serve è progettualità associata. Ma l’unione dei comuni, che a questo punto diventa un giusto strumento, per fugare ogni dubbio di tracchegiamento burocratico, per essere sostanziale si deve allora porre due obiettivi essenziali: trasporto pubblico e urbanistica. Senza di questi stiamo scherzando, inseguiremo gli eventi, faremo star male i cittadini. Un’area con oltre 50.000 abitanti, diversi poli industriali, flussi interni molto rilevanti non può reggere solo sul trasporto privato, senza linee di trasporto urbane. Quanto occorre aspettare perché si possa concretamente avere delle risposte?
Se il territorio e unico, unica la viabilità, unico l’accesso autostradale, unico il continuo urbano, unico il bacino occupazionale e quello abitativo fino a quando si possono reggere regolamenti e norme urbanistiche non coordinate e omogenee? Non sono forse il punto di resistenza di interessi localistici e personalistici? Il tentativo di mantenimento di piccoli poteri?
L’efficienza amministrativa diventa allora uno strumento per controllare e rivedere le spese, alla luce della nuova situazione. Le amministrazioni che hanno o stanno aumentando accise o tasse senza affrontare contemporaneamente la revisione delle spese, stanno facendo un errore sostanziale e politico inimmaginabile. Certamente mi auguro che se ne rendano conto e si fermino.
Ma che centrano Genova o Aulla o il Po? Se per rincorrere l’esigenza di entrate si continua a edificare e cementificare, purtroppo ne avremo ancora tanti di eventi catastrofici di quel tipo. Occorre che si studi una dieta, si costruisca un elenco di priorità finanziabili, fermando totalmente lo sfruttamento edilizio del territorio. Non ce lo possiamo più permettere. E’ un modello di sviluppo bacato che porta solo danni. Ristrutturiamo, demoliamo e ricostruiamo ma non occupiamo nuovo suolo.
Smettiamo di avere comportamenti contraddittori che coprono soltanto l’inadeguatezza di chi li propone, come da una parte investire per promuovere il territorio dall’altra aumentare la pubblicità stradale! Miope e insensato procedere!
Facciamo piuttosto strade e svincoli meno impattanti, più leggeri, non c’è bisogno di tutto questo cemento e asfalto. Si può costruire e sviluppare in modo molto più leggero e rispettoso dell’impatto ambientale.
Siamo intossicati di spesa, spendere è diventata una vite senza fine che gira ma tutti rimaniamo fermi. La nostra non può essere solo una democrazia della spesa, ritorniamo ad una democrazia che guardi ai contenuti, al merito, ai valori.
Riconosciamo che per alcune scelte eccessive o miopi del passato, accentuate dal cambio di fase economica, oggi siamo obbligati a riscrivere l’agenda, a modificare tendenze già consolidate, a rivedere comportamenti e scelte di ieri.
Farlo non è debolezza, è lucidità politica. Rimontiamo, non c’è più tempo.

Ettore Ciancico

martedì 15 novembre 2011

Al teatro di Bucine Vita e morte di Pier Paolo Pasolini


Sabato 19 novembre al Teatro comunale di Bucine alle ore 21.00 la compagnia Dritto e Rovescio porta in scena la piéce teatrale dell’autore francese Michel Azama “Vita e morte di Pier Paolo Pasolini”.
Si tratta della prima rappresentazione in Italia a 27 anni dalla pubblicazione del testo originario.
L’opera di Azama è un vero e proprio omaggio allo scrittore italiano che più di tutti ha trovato nelle situazioni di esclusione e di emarginazione sociale fonte di ispirazione poetica.

La pièce evidenzia alcuni aspetti fondamentali della vita di Pasolini: la politica – fu attivo militante del Partito Comunista Italiano ed espulso per la sua condizione di omosessuale –, il tribunale – in vent'anni fu vittima di trentatré processi per i suoi romanzi, articoli e film, censurati e poi gratificati con diversi premi e riconoscimenti - , la vita privata e intellettuale, l'attaccamento alla madre, la ricerca dell'amore riversato sui "ragazzi di vita".

Attraverso le parole di Pier Paolo Pasolini l'autore ripercorre e analizza così l'Italia degli anni Settanta, precipitata nei tristi anni di piombo e riaccende i riflettori su un misterioso omicidio che, a trentasei anni di distanza, lascia ancora aperti molti interrogativi.

martedì 8 novembre 2011

Perché l'asse Lega-PdL rimane forte e il PD vuole evitare le elezioni


Tutti danno ormai per conclusa l’esperienza del IV° Governo Berlusconi.
La novità è che questa volta a dare il benservito al Cavaliere non sono stati degli alleati infedeli, come accaduto in passato sia ai governi di centrosinistra che a quelli di centrodestra. Il colpo letale è stato inferto dai mercati finanziari.
Politicamente la maggioranza stava reggendo. Seppur con qualche accenno di mal di pancia di troppo.
Nonostante un’imbarazzante assenza di risposte ai bisogni di un paese messo in ginocchio dalla crisi economica la fiducia a questo Governo non è quasi mai mancata, almeno quella parlamentare.
Ai mercati però non si risponde con una battuta sui ristoranti sempre pieni. Si può anche raccontar favole ma se non ci credono il debito aumenta e i nodi vengono al pettine. Qualcuno allora vacilla (la Carlucci?!? – ma in che mani ci hanno messo?!?) e minaccia di passare dall’altra parte, dove magari promettono una ricandidatura sicura al giro di giostra successivo.

Berlusconi desidera comunque un epilogo teatrale e dichiara di voler guardare negli occhi i traditori della corona. “Se cadrò, cadrò sfiduciato in aula”. Potrebbe apparire fuori luogo l’atteggiamento di un re tanto attaccato al suo trono. Ma non è così; Berlusconi pensa già al domani. L’immagine di chi abbandona con la coda fra le gambe sotto le risatine franco-tedesche diventerebbe un’icona perdente agli occhi degli elettori e lui è un vincente. Chi avrà lasciato l’Italia in mano ad un governo di emergenza nazionale, magari composto da ex fascisti ed ex comunisti che si tengono a braccetto, non sarà Silvio Berlusconi.
All’Ego e alle capacità sceniche berlusconiane siamo comunque abituati.
Pochi si aspettavano però una linea di fedeltà assoluta al capo come quella tracciata da Bossi. in questi ultimi mesi Se si considera che chi vota Lega non ama affatto Berlusconi e questo atteggiamento rischia anche di far perdere l'egemonia elettorale sul nord il comportamento del Carroccio è quasi sorprendente.

Ma allora perché Bossi non abbandona il premier?
Semplicemente perché, in questo momento, restare attaccati al PDL è la strategia più produttiva. Bossi sa che un equilibrio migliore di quello che si è venuto a creare dopo la diaspora di FLI non potrebbe mai uscire da nessun’altra alleanza frutto di nuove elezioni. Oggi la Lega è decisiva dentro al governo. Ma soprattutto se tradisse Berlusconi rimarrebbe tagliata fuori da qualsiasi gioco delle alleanze. Ed almeno con questa legge elettorale se non ti allei con qualcuno non sei nessuno. 
Gianfranco Fini infatti, nonostante sia ideologicamente più a destra di Lega e PdL ha scavalcato i suoi ex alleati e si è piazzato al centro, accanto a Casini e Rutelli. Il buon Gianfranco non è diventato improvvisamente moderato, sa bene che con il 2,5% o stai al centro o sparisci. La Lega rimane, a conti fatti, tagliata fuori da qualsiasi alleanza che non sia con B. e, di conseguenza, non può far altro che rimanere al capezzale del capo anche per preservarsi un futuro ancora al suo fianco, almeno finché ci sarà questa legge elettorale.

Se oggi avessimo un proporzionale secco (o anche un maggioritario con collegi uninominali) Bossi avrebbe già alzato il dito medio anche all’amico Silvio.

Seconda mossa di Berlusconi: invocherà elezioni subito cogliendo impreparato un PD che, al contrario, preferirebbe un governo di emergenza che affronti la crisi e modifichi la legge elettorale prima di tornare alle urne. Di modifiche, al PD, ne basterebbero poche…
Chi pensa che il Partito Democratico abbia tutta questa voglia di cambiare la legge elettorale perché è una legge che priva l’elettore di scegliere i propri rappresentanti in parlamento ha forse preso una tangente sbagliata. Al PD, come a tutti gli altri partiti, il fatto di scegliersi i propri candidati piace eccome (Legge elettorale della regione toscana docet!) .Il Partito di Bersani vuole cambiare il cosiddetto “porcellum” solo perché con questa legge elettorale rischierebbe di avere la maggioranza solo in una delle due camere (che ovviamente è un difetto enorme e ridicolo per la legge elettorale di una paese dal bipolarismo perfetto).
Inoltre il PD sarebbe impreparato. Per acquistare forza e legittimazione avrebbe bisogno delle primarie, elemento fondante della sua identità ma il tempo, fosse anche per “rottamare”, non ci sarebbe. E ancora non appare chiara neanche quale potrebbe essere la strategia delle alleanze.
Insomma, mentre gli avversari hanno già pronta la formazione da mandare in campo l’opposizione non ha neanche scelto l’allenatore.
Questo è il motivo per cui Berlusconi invocherà le elezioni immediate di fronte a Napolitano: per giocare d’anticipo. E perché è più preparato degli altri, nonostante il suo fallimento.

Ma, piaccia a meno a Berlusconi, la nostra Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica, prima di indire nuove elezioni, si accerti dell’esistenza di possibili maggioranze nelle due camere. A patto, chiaramente, che una fetta della maggioranza accetti una fase transitoria di questo tipo alle elezioni non ci andremo subito.
I dubbi di chi si domanda come sia possibile ipotizzare una maggioranza tecnica che va da Vendola a Fini?” si fugano velocemente: Sinistra e Libertà al momento non è in parlamento. Il problema non si porrebbe. La possibilità di vedere Fini con Vendola non c’è.  Quello di un governo tecnico sostenuto da larghe o larghissime intese che traghetti l’Italia fuori dalla crisi e a nuove elezioni invece sì… e rimane uno scenario del tutto plausibile.
Francesco N.

P.S.  Ultim'ora: Bossi chiede "un passo laterale" al premier. ipotizzando un governo Afano. Il concetto espresso nel post appena pubblicato non cambia: l'asse Lega-PdL rimane salda con un PD che chiede un governo tecnico guidato da Mario Monti.

martedì 1 novembre 2011

Consumi insostenibili: quanto è grande l’impronta ecologica della Toscana?

Politici e amministratori amano parlare di sviluppo sostenibile, salvo poi rimanere interdetti quando qualcuno chiede loro: “sì, va bene, ma quanto è insostenibile il nostro stile di vita?”. La risposta l’ha data nel 2002 il WWF, su incarico della Regione Toscana, ed è tale da metterci con le spalle al muro: consumiamo risorse come se di Toscane ne avessimo due. L’ associazione ambientalista ha calcolato la cosiddetta ‘impronta ecologica’, vale a dire – semplificando un po’ – la superficie di territorio necessaria a produrre quello che consumiamo e ad assorbire i rifiuti che dai nostri consumi derivano. Seguendo la metodologia codificata da Wackernagel e Rees nel 1996, sono state sommate “sei differenti componenti: la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti e risorse naturali, l’ area di pascolo necessaria per l’ allevamento e per produrre i prodotti animali, la superficie di foresta necessaria per produrre legname e carta, la superficie marina necessaria per produrre pesci e frutti di mare, la superficie di terra necessaria per ospitare infrastrutture edilizie e la superficie forestale necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica risultanti dal consumo energetico dell’ individuo considerato”. L’ impronta della Toscana è stata così calcolata in 4,011 ettari pro-capite, a fronte di una disponibilità di 1,93 ettari utili per ogni abitante (la sintesi dello studio si trova all’ indirizzo http://www.rete.toscana.it/sett/pta/impronta_ecologica/home.html). Stiamo consumando, appunto, come se avessimo a disposizione due Toscane, appropriandoci indirettamente di risorse che appartengono alle generazioni future. Il dato più sorprendente è che la terra necessaria alla produzione agricola ammonta solo al 21% del totale, mentre “quasi il 60% dell’ impronta è legata alla ‘terra energetica’ ovvero a quella superficie necessaria per assorbire la CO2 prodotta a causa dei consumi energetici diretti ed incorporati nei beni”. In sostanza, più di una delle due Toscane che consumiamo serve solo a ‘tamponare’ gli inquinamenti dovuti al nostro stile di vita. Stando così le cose, credo che ci dovremmo porre, da subito, almeno due obiettivi irrinunciabili.
In primo luogo evitare il consumo di suolo. Ogni terreno che viene urbanizzato, infatti, comporta una riduzione della superficie utile all’ assorbimento della CO2 o alla produzione di cibo. Sul sito del ‘Forum italiano dei movimenti per la tutela del paesaggio e dei suoli fertili’, che tre giorni fa ha tenuto la sua prima assemblea nazionale a Cassinetta di Lugagnano, leggo che sono 130 gli ettari di terreno fertile quotidianamente cementificati in Italia. L’ equivalente di 180 campi da calcio.
L’ altro macro obiettivo da perseguire è la riduzione delle emissioni inquinanti. Si potrebbe agire, con pochi provvedimenti e in tempi rapidi, su tre fronti: aumento dell’ efficienza energetica degli edifici, miglioramento del trasporto pubblico, penalizzazione dell’ acquisto e dell’ uso di veicoli inquinanti.
Gli edifici. Nello scorso inverno Legambiente ha misurato la dispersione termica di cento case in quindici città italiane. È risultato che la classe di efficienza energetica più alta, la classe A, poteva essere attribuita solo a undici fabbricati, tutti nella città di Bolzano, che non a caso si è da tempo dotata di una normativa in materia.
Il trasporto pubblico. Nonostante i tagli del governo, un’ amministrazione regionale lungimirante dovrebbe tenere duro e investire adeguatamente per migliorare i servizi, su ferro come su gomma. Anche a costo di tassare in modo mirato il trasporto privato (p.e. con ticket d’ ingresso nelle città).
La penalizzazione dei mezzi inutilmente inquinanti. Se veramente abbiamo a cuore il futuro, dobbiamo far sì che vi sia un consenso sociale molto maggiore verso chi viaggia con una utilitaria a metano rispetto a chi si muove con un cassettone superpotente e superassetato. Anche perché la velocità massima consentita è 130 km all’ ora e per i bisogni di una famiglia basta (e spesso avanza) una station wagon da 1.600 cc. Il di più – che siano automobili, yacht o aerei privati – è inutile per la comunità e dannoso per l’ ambiente. E va perciò disincentivato, quanto meno con adeguate misure finanziarie. Egualitarismo velleitario? Utopie comuniste? Basterebbe in realtà solo un po’ di buon senso, per ribellarci all’ idea che l’ avvenire dei nostri figli venga scippato da un Flavio Briatore qualunque.
 Silvio Cazzante