mercoledì 28 settembre 2011

PERDONO 2011....CI PIACE. O NO?

Sono da pochi minuti rimbombati i tre botti che chiudono ufficialmente il Perdono e come avevamo fatto lo scorso anno anche per quest’anno siamo a chiedere ai frequentatori de LVM quali sono stati, a loro avviso, i più e i meno dell’edizione 2011 delle feste del Perdono Terranuovese. E’ stato un Perdono all’insegna del bel tempo, un Perdono ricco di iniziative, un Perdono che come tutti gli anni ha visto decine di migliaia di visitatori riversarsi nelle strade terranuovesi, alla ricerca di buone occasioni, di cose strane da comprare oppure solo di un po’ di svago. Un Perdono vissuto tra le difficoltà quotidiane di una crisi economica che si fa sempre più sentire. E a voi è piaciuto? Qual è stato il vostro Perdono? Quali sono i vostri ricordi legati a questa festa amata (dai più) o odiata (dalla minoranza)?

                                                                                                       La redazione

martedì 20 settembre 2011

Il futuro urbanistico di Terranuova.

Domani sera nella sala del Consiglio Comunale avrà luogo la presentazione pubblica dell’ avvio del procedimento di variante al Piano Strutturale (PS) e al Regolamento Urbanistico (RU). Interviste e comunicati hanno già spiegato con dovizia di particolari quali saranno le linee di governo del territorio nei prossimi anni. Più difficile invece è capire dalle parole degli amministratori come abbia funzionato il Regolamento Urbanistico ancora vigente, che è stato approvato nel gennaio 2007 e che, avendo validità quinquennale, giungerà a scadenza fra pochi mesi. Un aiuto viene dalla relazione che il Servizio pianificazione territoriale del Comune ha redatto per l’ avvio del nuovo procedimento. Una relazione ricca di dati e chiara nella esposizione, che ‘traduce’ con efficacia molti dei non semplici concetti della normativa urbanistica. Ne riporto le considerazioni che mi sembrano più significative per una discussione, riferite a dieci macrotemi.



Primo tema: il dimensionamento. Il RU ha individuato 184 comparti edilizi. Dopo quasi cinque anni, solo 35 hanno visto attivare le procedure d’ intervento. Gli altri sono rimasti allo stato di previsioni.


Secondo tema: il consumo di nuovo suolo. Il PS, la cui validità è per definizione illimitata ma è stata convenzionalmente assunta in 15 anni, prevede nelle aree di espansione residenziale 85.550 m2 di superficie utile coperta (SUC). La gran parte di questa superficie (75.550 m2, pari all’ 88%) è stata inserita nell’ attuale RU, uno strumento che copre solo un terzo del periodo di efficacia del PS. Si è così riproposta pure a Terranuova una contraddizione che aveva accompagnato molti dei PS e RU approvati precedentemente in Toscana e che aveva fatto dire all’ assessore regionale all’ urbanistica in un convegno tenutosi il 22 novembre 2004: “Un punto di ulteriore criticità è il prevalente utilizzo del carico massimo ammissibile nel primo Regolamento urbanistico. Non è sbagliato in assoluto, è forse inopportuno, perché le sue previsioni pubbliche decadono dopo cinque anni dall’ approvazione”.


Terzo tema: i comparti destinati a piani di recupero lungo viale Europa. Si legge che “non hanno trovato un riscontro favorevole da parte della proprietà, tanto è che non è stato presentato neanche un piano di recupero”. Le difficoltà maggiori sono dovute alla “presenza di un numero elevato di proprietari, con diverse volontà e capacità finanziarie disponibili”, e a una normativa particolarmente restrittiva, “con la conseguenza che i proprietari di queste aree non sono nemmeno in grado di attuare interventi di trasformazione, riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente determinando un esito nettamente contrario alle disposizioni di piano”.


Quarto tema: gli interventi nelle zone agricole. Dall’ esame dei permessi a costruire e delle DIA (dichiarazioni di inizio attività) è risultato che “la SUC destinata a residenza è stata realizzata in larga parte nelle aree agricole”, ma “solo una piccola parte in funzione dell’ uso agricolo”. Infatti la presenza in queste aree di una “notevole quantità di beni immobili che hanno perso l’ originaria destinazione d’ uso ha fatto sì che la normativa di piano ha attivato un processo di incentivazione alla demolizione e ricostruzione [...] che modifica le caratteristiche paesaggistiche e incrementa il carico urbanistico diffuso con problemi consequenziali alla gestione del territorio (fornitura di servizi, depurazione delle acque reflue e più in generale adeguamento delle infrastrutture esistenti)”. Si è inoltre constatato che “la tipologia degli interventi è pesantemente condizionata più dalla rendita fondiaria e dagli interessi speculativi che [d]alla qualità progettuale dell’ intervento. Il che fa sì che con la demolizione gli edifici rurali (con precise caratteristiche tipologiche storicizzate) si trasformino in nuovi edifici, del tutto avulsi dal contesto paesaggistico esistente”.


Quinto tema: gli interventi nel centro storico. A differenza di quanto avvenuto nelle zone agricole, “solo il 3% degli interventi [diretti] è localizzato nelle zone omogenee ‘A’ significando che il recupero e gli interventi nel centro storico sono stati scarsi e privi di rilievo quantitativo”. Ciò è dovuto “anche alla mancanza di una specifica normativa degli edifici localizzati nel centro storico del capoluogo e nei centri storici collinari”.


Sesto tema: l’ area Valvigna, che doveva essere uno dei motori del RU ma che ha incontrato difficoltà “legate alla parcellizzazione delle proprietà ed a una varietà di interessi non facilmente riconducibili a interessi unitari”. Facendo ritenere al Servizio pianificazione territoriale del Comune che per uscire dalla situazione di stallo “l’ amministrazione debba individuare l’ area ‘Valvigna’ area strategica di interesse comunale e approntare un piano dettagliato di intervento (progettazione preliminare delle opere di urbanizzazione), compreso la progettazione di opere finanziate direttamente dall’ Amministrazione comunale al fine di attivare un processo virtuoso di riqualificazione dell’ intero distretto produttivo che consenta di reperire risorse finanziarie pubbliche e attrarre investimenti del capitale privato”.


Settimo tema: la difficoltà nella localizzazione delle aree destinate ad uso commerciale. Per ovviare a questa carenza del RU “la revisione del piano dovrà affrontare la problematica e se necessario esplicitare meglio quali e quante delle aree destinate ad uso produttivo potranno essere utilizzate a fini commerciali e quali ad uso industriale/artigianale, anche al fine di verificare la necessaria dotazione di standard urbanistici notevolmente differenziati tra le due destinazioni d’ uso”.


Ottavo tema: la gestione ordinaria del RU. Dall’ aprile 2007 sono state approvate 25 varianti e altre 9 sono in fase istruttoria. Si tratta di una “criticità del piano che deve essere affrontata in sede di revisione. L’ eccessivo numero di varianti, oltre a determinare un incremento dell’ attività della pubblica amministrazione e un onere finanziario, di fatto, tende a svilire e ridurre il ruolo affidato al piano, quale strumento principe e strategico di Governo del Territorio, a mero strumento di gestione della ordinaria attività edilizia e/o trasformazione degli assetti urbanistici”.


Nono tema: l’ area produttiva ‘Poggilupi – Casello A1’. Nonostante che nei comparti di quest’ area sia consentito un notevole incremento di SUC, con altezza massima degli edifici pari a 18 m e superficie coperta del 50%, non vi è stato un riscontro positivo da parte delle proprietà immobiliari a causa dell’ “incognita legata all’ effettivo tracciato della SR 69”: infatti il progetto definitivo della viabilità “prevedeva di passare all’ interno della fascia di rispetto autostradale fino all’ innesto con il Casello A1”, ma in sede di progettazione esecutiva il nuovo tratto è stato stralciato per mancanza di finanziamenti, così che l’ intero carico di traffico pare destinato a ricadere sulla viabilità già esistente fra il Ponte Mocarini e il casello.


Decimo tema: la viabilità e la mobilità nei pressi del casello autostradale. Nelle aree del casello e del Ponte Mocarini “i flussi di traffico veicolari sono arrivati ad una dimensione tale da superare, in particolari ore del giorno le soglie di criticità sostenibili.


In questi tratti stradali, il traffico veicolare, è determinato in larga parte dallo sviluppo del comune di Montevarchi dovuto alla concentrazione di attività commerciali di valenza sovra comunale, le quali, costituendo polo attrattore, inducono un flusso di traffico veicolare da e per il casello A1 e i centri urbani limitrofi.


La previsione della variante alla SR69, in corso di realizzazione da parte della Provincia di Arezzo, che sposta la viabilità regionale dai territori di S. Giovanni e Montevarchi a quello del comune di Terranuova, con la previsione del ponte a sud di attraversamento dell’ Arno, la mancata realizzazione delle opere necessarie per adeguare la sede viaria nel comune di Terranuova Bracciolini alle caratteristiche di una strada regionale (il progetto appaltato prevede solo l’ adeguamento in sede di parte della viabilità), la mancata realizzazione delle opere infrastrutturali di ricucitura con la viabilità regionale in prossimità delle aree produttive di ‘Valvigna’, ‘Poggilupi’ e del Casello Valdarno rischiano, in un prossimo futuro, di determinare non solo un aggravamento dei flussi veicolari, ma in particolari momenti del giorno il collasso degli stessi”.


Non finiscono qui gli argomenti di forte rilievo proposti dalla relazione del Servizio pianificazione territoriale. Una relazione che perciò sarebbe opportuno venisse letta da quanti più terranuovesi possibile, magari confrontandone gli esiti con gli obiettivi che cinque anni fa l’ Amministrazione si era data e che qui ricordo per comodità di tutti. Scriveva il Sindaco su ‘Comune informa’ del dicembre 2006: “si potranno avviare piani attuativi e piani di recupero urbano e ristrutturazioni delle proprie abitazioni familiari, riqualificando e rinnovando l’ enorme patrimonio edilizio esistente nel nostro territorio”. Per poi aggiungere sul sito internet l’ 8 febbraio 2007: “Il Regolamento Urbanistico è lo strumento che darà un nuovo volto a Terranuova e al suo territorio, una giusta mediazione tra sviluppo e conservazione del patrimonio, fra sostenibilità ambientale e scelte innovative: zone di espansione edilizia nel capoluogo e nelle frazioni, potenziamento e riqualificazione delle aree produttive del fondovalle e nei pressi dei centri storici, salvaguardia della nostra agricoltura, del nostro patrimonio architettonico e ambientale, risanamento e conservazione dei Centri storici, nuove opere pubbliche (la Variante SR69 che porterà a un nuovo viadotto e alla sistemazione della frana di ‘Poggilupi’, il nuovo casello autostradale), nuove aree PEEP, scelta della perequazione, incentivi per il risparmio energetico”.


Silvio Cazzante

martedì 13 settembre 2011

Dieci anni dopo

Sono ormai trascorsi dieci anni dall’attacco alle Torri Gemelle, domenica ne ricorreva il triste anniversario ed è doveroso unirsi al dolore per le vittime di quel folle gesto.
Ognuno di noi ha un ricordo indelebile legato al nefasto 11 settembre 2001. Il mio, seduto alla fine del pranzo mentre parlavo con i miei e sullo sfondo la Tv sintonizzata (casualmente) a basso volume su Rete 4 sulla quale scorrevano le immagini della prima torre colpita e noi increduli cercavamo di capire cosa fosse successo, immaginando, o forse sperando, in un tragico incidente. Così fino alla sera quando seduti attoniti davanti alla tv si sono delineati i contorni dell’accaduto e tutti noi abbiamo cominciato a prendere confidenza con nomi come Al Qaeda, Bin Laden, jihad (fino ad allora noti solo agli “addetti ai lavori”) che avrebbero accompagnato la nostra vita da lì in avanti.
Nessuno di noi poteva immaginare che quel giorno avrebbe cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di vivere, ci avrebbe condizionato nel modo in cui guardare il vicino di casa o nello scegliere le nostre vacanze. Tante piccole nostre azioni quotidiane non sarebbero più state come prima, anche prendere un aereo, un treno o l’autobus per andare a lavoro sarebbe divenuto molto diverso. Tutti noi, nostro malgrado abbiamo rinunciato a gran parte della nostra privacy, i centri delle nostre città sono stati invasi da impianti di videosorveglianza, le misure per l’espatrio o al contrario le politiche di accoglienza inasprite, tutto in nome di una serenità da ricercare, da ricostruire. Il cuore pulsante dell’economia mondiale era stato centrato. L’obiettivo dei terroristi era stato raggiunto: colpire gli Stati Uniti e di essi il luogo simbolo del sistema capitalistico, che pur colpito vacillò ma non cadde, cosa che invece è avvenuta quasi un decennio più tardi e non per colpa del terrorismo, ma di fronte alla speculazione e all’applicazione selvaggia delle regole di mercato. Dove non sono riusciti i terroristi ci stiamo riuscendo con le nostre mani.
A dieci anni di distanza lo scenario è poco confortante. L’Occidente dichiarando guerra al terrorismo ha portato la guerra a casa dei terroristi. Per primo l’Afghanistan paese fiancheggiatore dei talebani ed essi del terrorismo, poi l’Iraq. Nel giorno del decennale sono stati 4 i militari USA morti in Afghanistan a causa degli attacchi alle truppe alleate, il terrore non conosce tregua. Una guerra funesta in termini di vittime militari e soprattutto civili, anche l’Italia paga un costo altissimo, e di denaro speso nel suo mantenimento. Una guerra che ha riacceso il dibattito, mai sopito, tra guerra giusta e guerra ingiusta, ammesso che si possa mai considerare giusta una guerra e legittima difesa una azione compiuta a migliaia di chilometri di distanza da casa. Adesso quasi a volerne disconoscere la paternità i politici sono impegnati a cercare una exit strategy, lo stesso Obama al momento della sua elezione alla Casa Bianca metteva ai primi posti del suo programma il ritiro delle truppe entro due anni di governo, così come i politici italiani stanno seguendo la strada del ritiro programmato. Ma il percorso di transizione è terminato oppure si agisce sull’onda dell’emozione e della ricerca del consenso?
Nel frattempo una bella reazione è arrivata dai milioni di algerini, tunisini, libici, siriani e giovani yemeniti che a difesa dei propri diritti e contro i regimi dittatoriali/familiari del proprio paese hanno deciso di scendere in piazza (in quasi tutti i casi pacificamente) manifestando e rivendicando il loro diritto a lottare per la propria libertà.
Paolo B.

martedì 6 settembre 2011

Mash-up al Parco fluviale: che ne pensate?

Il mese di settembre è, da sempre, il mese delle grandi iniziative di piazza e se negli anni passati era stata INSTRADA a fare da apripista alla festa del Perdono lo scorso fine settimana è andata in scena la prima edizione del MASH-UP. Un “frullato” (Mash –up in Inglese significa proprio “frullare”, “miscelare”) di musica-arte-divertimento.
Un festival moderno dal taglio giovanile pubblicizzato quasi esclusivamente tramite facebook.
Soprattutto nella serata di venerdì sera c’è stata una grossa affluenza di ragazzi (sabato e domenica  la “concorrenza” del Perdono di Montevarchi e di quello di Figline si è fatta sentire) ma al di là del successo dell’iniziativa la vera grande novità introdotta dal MASH-UP è stato il luogo scelto per l’evento. Non più il centro del paese, il parco pubblico attrezzato  o i centri storici delle frazioni (luoghi generalmente preposti alle feste nostrane). Per la prima volta sono state sfruttate le potenzialità del parco fluviale (zona stadio): un grande spazio aperto ma comunque vicinissimo al centro del paese.
Che ne pensate?
La redazione