martedì 28 giugno 2011

Ma cosa vogliono gli indignados?


Dopo qualche giorno di tam tam mediatico (nei giorni del Barca campione d'Europa) è calato il silenzio su quei giovani spagnoli "indignati". Pare che il movimento però continui a crescere e raccogliere consensi in tutta la Spagna.
Proponiamo questa settimana il loro "manifesto politico":

Eliminazione dei privilegi della classe politica:
  • Stretto controllo sull’assenteismo. Istituzioni di sanzioni specifiche per chi non onori le proprie funzioni pubbliche.
  • Eliminazione dei privilegi nel pagamento delle tasse, nel conteggio dei contributi lavorativi e nel calcolo degli anni per ottenere la pensione. Equiparazione dello stipendio degli eletti al salario medio spagnolo con la sola aggiunta dei rimborsi indispensabili all’esercizio delle funzioni pubbliche.
  • Eliminazione dell’immunità associata all’incarico. I delitti di corruzione non prescrivono.
  • Pubblicazione obbligatoria del patrimonio di chiunque ricopra incarichi pubblici.
  • Riduzione degli incarichi “a chiamata diretta”.
Contro la disoccupazione:
  • Ridistribuzione del lavoro stimolando la riduzione della giornata lavorativa e la contrattazione fino ad abbattere la disoccupazione strutturale (sarebbe a dire raggiungere un tasso di disoccupazione inferiore al 5%)
  • In pensione ai 65 anni e nessun aumento dell’età pensionabile fino all’eliminazione della disoccupazione giovanile.
  • Vantaggi per le imprese con meno del 10% di contratti a tempo.
  • Sicurezza nel lavoro: divieto del licenziamento collettivi o per cause oggettive nelle grandi imprese che non siano in deficit, controlli fiscali alle grandi imprese per evitare il lavoro a tempo determinato quando invece potrebbero assumere a tempo indeterminato.
  • Reintroduzione dell’aiuto di 426 euro a persona/mese per i disoccupati storici.
Diritto alla casa:
  • Esproprio statale delle case costruite in forma massiva e che non siano state vendute: diventeranno case popolari.
  • Aiuti per l’affitto ai giovani e a chiunque si incontri in condizioni di bassa disponibilità economica.
  • Si permetta, in caso di impossibilità nel pagare l’ipoteca, la sola riconsegna della casa.
Servizi pubblici di qualità:
  • Eliminazione delle spese inutili delle amministrazioni pubbliche e creazione di un organo indipendente di controllo dei bilanci e delle spese.
  • Assunzione di tutto il personale sanitario in attesa di assunzione.
  • Assunzione del personale in attesa nel settore dell’educazione per garantire una giusta proporzione alunni/insegnanti, un adeguato numero di professori di supplenza e i professori di appoggio (ndr ai diversamente abili).
  • Riduzione delle tasse universitarie ed equiparazione dei prezzi dei master a quelli della normale carriera universitaria.
  • Finanziamento pubblico alla ricerca per garantirne l’indipendenza
  • Trasporto pubblico poco costoso, di qualità ed eco-sostenibile: reintroduzione dei treni che ora vengono eliminati per far spazio all’alta velocità ed quindi dei relativi prezzi originari. Riduzione dei prezzi degli abbonamenti al trasporto pubblico, riduzione del traffico su gomma all’interno dei centri urbani, costruzione di piste ciclabili.
  • Servizi sociali locali: applicazione definitiva della Ley de Dependencia (assistenza alle persone dipendenti, per malattia o vecchiaia), istituzioni delle reti di assistenza locali e municipali e dei servizi locali di mediazione e tutela.
Controllo delle banche:
  • Divieto di qualsiasi tipo di salvataggio o iniezione di capitale pubblico. Le banche in difficoltà dovranno fallire o essere nazionalizzate per tramutarsi in banche pubbliche sotto controllo sociale.
  • Aumento della tassazione alle banche in forma proporzionale alla spesa sociale provocata a conseguenza della cattiva gestione finanziaria.
  • Restituzione alle finanze pubbliche dei prestiti statali concessi nel tempo.
  • Le banche spagnole non possono investire nei paradisi fiscali.
  • Sanzioni nei casi di cattiva prassi bancaria e di speculazione.
Fisco:
  • Aumento delle detrazioni d’imposta sui grandi capitali e le entità bancarie.
  • Eliminazione del Sicav (società d’investimento a capitale variabile)
  • Reintroduzione della tassa sul patrimonio.
  • Controllo reale ed effettivo sulle frodi fiscali e sulla fuga di patrimoni verso i paradisi fiscali.
  • Proporre la “Tobin Tax” a livello internazionale.
Libertà civili e democrazia partecipativa:
  • No al controllo di Internet. Abolizione della legge Sinde (che disciplina diversi aspetti del diritto d’autore in Rete e del peer to peer)
  • Protezione della libertà d’informazione e del giornalismo d’investigazione.
  • Istituzione di referendum obbligatori e vincolanti per questioni di grande importanza e che modificano le condizioni generali di vita dei cittadini.
  • Istituzione di referendum obbligatori prima dell’introduzione e l’applicazione delle norme europee.
  • Modifica della legge elettorale per garantire un sistema veramente rappresentativo e proporzionale e che non discrimini nessunn partito politico nè volontà popolare, una nuova legge elettorale che veda rappresentati anche i voti in bianco o quelli nulli.
  • Indipendenza del Potere Giudiziario: riforma del Ministero della Giustizia per garantirne l’indipendenza, il Potere Esecutivo non potrà nominare membri del Tribunale Costituzionale o del Consiglio Generale del Potere Giuridico (il CSM italiano).
  • Presenza di meccanismi effettivi che garantiscano democrazia interna ai partiti politici.
Riduzione delle spese militari.

martedì 21 giugno 2011

Qual è l’ Italia peggiore?

Ci ha provato, Brunetta, a confezionare pro domo sua una versione falsa dell’ accaduto, dicendo che l’ Italia peggiore non è quella dei precari, ma "quella di quanti irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interromperne i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina portatile per poi passare subito il video ai giornali amici". Aggiungendo: “L’ Italia peggiore è quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire. Che pena".

Che pena, appunto. Il Nostro è stato smentito perfino da un quotidiano amico come il Giornale, dove Marcello Foa ha scritto con onestà: “Basta guardare il video per accorgersi che il ministro dell’ Innovazione ha torto nella forma e nella sostanza. I ragazzi volevano porgli una domanda, ma lui se n’ è andato insultandoli e senza rispondere. Il suo è stato chiaramente un gesto di stizza e non premeditato, ma comunque inqualificabile”.

Non pago, Brunetta ha continuato a straparlare con cadenza pressoché quotidiana. Ieri ha sentenziato che le due contestatrici “molto probabilmente verranno candidate alle prossime elezioni e magari faranno le sottosegretarie del presidente del Consiglio Vendola o del presidente del Consiglio Santoro”, dimentico di appartenere a un partito che ha in Nicole Minetti un consigliere regionale e un aspirante ministro degli esteri.

Pensava forse che dell’ accaduto sarebbero circolate solo le immagini proposte dai telegiornali minzoliniani. Invece si trova a fare i conti con Youtube, il Web e un video che restituisce un punto di vista diverso da quello del Palazzo. Un video nel quale si possono apprezzare in forma quasi didattica molte delle caratteristiche del potente-prepotente: l’ incedere altero, l’ espressione sprezzante, il tono di voce che non ammette repliche, l’ auto blu, la scorta, i cortigiani, l’ oltraggio ai deboli. Ironia della sorte vuole che sia dato di assistere anche alla conclusione della performance oratoria-predicatoria del ministro. Lo sguardo fintamente ispirato e pensieroso, la prosodia da discorso alla nazione, una pausa occasionale vagamente craxiana e la fregnaccia finale: “... riconoscere al nostro Paese questa grande capacità di parlare al resto del mondo. Se poi vogliamo chiamare questo parlare al resto del mondo ‘innovazione’, chiamiamolo pure ‘innovazione’”. Le ultime parole pronunciate accelerando, per sollecitare un applauso che la claque aveva già in rampa di lancio.

Può sembrare paradossale che il ministro dell’ Innovazione non abbia compreso il nuovo, dirompente potere di un filmato messo in rete senza filtri e del passaparola sul Web, una piazza immensa dove le connessioni vanno sempre più somigliando a sinapsi cerebrali. Ma è così, e forse Brunetta non è neanche il più miope. In fin dei conti, il giorno dopo la notizia del possibile taglio del rating dell’ Italia da parte di Moody’s, l’ argomento principale di discussione nella compagine governativa era il trasferimento di alcuni ministeri da Roma a Milano.

                                                                                              Silvio C.

martedì 14 giugno 2011

La voglia di "decidere"

Per le condizioni in cui è maturato il risultato del referendum è eccezionale.



Senza l’accorpamento con le elezioni amministrative, con le scuole già finite e il periodo delle vacanze già cominciato, con una limitatissima pubblicità televisiva, con gli spazi per i manifesti elettorali piazzati nelle città tristemente vuoti, evidente testimonianza di un investimento economico per la campagna elettorale infinitamente inferiore (o comunque infinitamente diverso) rispetto a qualsiasi altro appuntamento elettorale e con l’esplicito invito da parte dei partiti di maggioranza di non recarsi alle urne.


Se nonostante tutti questi “bastoni tra le ruote” ventotto milioni di italiani sono andati a votare cosa significa? 


Intorno a questa domanda tutti i partiti politici (che, chi più chi meno, hanno contribuito a creare le condizioni sopra descritte) dovrebbero riflettere. Cercando magari di cambiare questo atteggiamento ostile nei confronti di un istituto come quello del referendum che ha fatto sentirsi gli italiani nuovamente chiamati a decidere il loro futuro.

A mio modesto parere, oltre alla chiara volontà di fermare il nucleare e dire no all’acqua privatizzata e al legittimo impedimento, è emersa la voglia degli italiani di tornare a “contare”.



Basterà questo per cominciare a parlare di una riforma delle legge elettorale?

Francesco N.

martedì 7 giugno 2011

Porta a porta referendario - by VdM

Considerando il REFERENDUM un fondamentale strumento di democrazia diretta sancito dalla nostra Costituzione anche la Voce del Martedì intende dare il proprio contributo invitando tutti ad informarsi suille tematiche oggetto della consultazione referendaria e ad esercitaare il proprio diritto di voto. 
Ecco perché abbiamo deciso di stampare e distribuire  nei giorni antecedenti al referendum 2.000 volantini che invitano a recarsi alle urne



La redazione