martedì 30 novembre 2010

Podere Rota: tra volontari annusatori e i rifiuti di Napoli


Nella rubrica “Parlano di noi” del portale del comune di Terranuova si trovano diversi articoli interessanti, molti dei quali riguardano la discarica di Podere Rota. Provo a riassumerne il contenuto per provare a discutere insieme di tutti i problemi e i disagi che ne sono/sarebbero connessi. 
Tutto sembra rimasto a qualche mese fa: la questione “cattivi odori” infatti non si è ancora conclusa e la procedura di valutazione di impatto ambientale rimane sospesa dalla scorsa estate perché le analisi effettuate fino ad oggi non paiono esaustive.
Insomma, se l’ampliamento della discarica si farà o no ancora non è dato sapere. Quello che sappiamo è che si stanno cercando “urgentemente” volontari per il monitoraggio dei cattivi odori, un centinaio di volontari che per tre mesi mettono le proprie capacità olfattive a servizio della comunità.
Ma le perplessità su un’analisi fatta “a naso” si sommano a questioni, se possibile, ancora più urgenti. Il Presidente della Regione Rossi infatti, pochi giorni fa, ha aperto alla possibilità di accogliere nelle discariche toscane (tra cui rientra, chiaramente, anche Podere Rota) i rifiuti che invadono Napoli, come già successo qualche anno fa. “Solidarietà a Napoli e non al Governo” dice il Presidente.
“No grazie, siamo pieni” hanno risposto i sindaci del valdarno. E il Sindaco di Terranuova ha ribadito il concetto che con la situazione attuale della nostra discarica non sarebbe possibile accogliere la “monnezza” campana. Anzi, dal 2011 non arriveranno più neanche rifiuti da Firenze, anche perché, se non ci fosse ampliamento, la “vita” della discarica di Podere Rota sarebbe veramente agli sgoccioli. Poco più di un anno e il “vaso” sarà colmo.
Francesco N.

martedì 23 novembre 2010

La crisi economica, vista dal basso

Vignetta di Altan

Questa settimana pubblichiamo un interessante contributo di Leonardo Lucacci, consigliere comunale del PdL a Terranuova B.ni, sulla crisi economica: un punto di vista molto personale, tecnico, un'analisi pratica di un padre di famiglia che si preoccupa per il futuro. La Redazione ringrazia i lettori per la considerazione che riservano al blog. Continuate a scriverci e a inviarci le vostre riflessioni, nei limiti delle possibilità editoriali de La Voce del Martedì, ci impegneremo a pubblicare i vostri contenuti. Buona lettura.

L'attuale crisi economica è stata affrontata in mille sfaccettature: il crack bancario, quello finanziario speculativo, gli effetti della globalizzazione, le inefficenze statali, la politica monetaria europea, la concorrenza sleale della Cina, la dimensione delle imprese italiane, ecc.. Non ho ne l'autorità, ne le competenze di avventurarmi in un tema così complicato. Quello però che vorrei portare a conoscenza di tutti coloro che avranno la pazienza di leggermi è un mio pensiero, una mia lettura della crisi, che da tempo mi sono fatto soprattutto prendendo spunto dall'esperienza del mio lavoro che mi porta a confrontarmi con la cosiddetta “economia reale”. Ovviamente il mio pensiero cercherò di basarlo anche su dati economici certi. Prendo in esame un periodo che va dall'entrata dell'Euro come moneta di scambio, il 2002 al 2008. In questo periodo osservo le variazioni sui prezzi di alcuni prodotti e attività. Penso al prezzo degli immobili, a quello di alcuni prodotti alimentari, della benzina e gasolio. Poi osserviamo alcuni dati macroeconomici come l'inflazione, l'Euribor, il cambio €/$, il prezzo del petrolio e l'oro. E alla fine proviamo a tirare la conclusione. Dal 2002 al 2008 i prezzi degli immobili e più specificatamente delle case sono quasi raddoppiati. Un appartamento di 5 vani che nel 2000 si poteva acquistare con 300.000.000 delle “vecchie lire”, nel 2002/2003 già costava € 200.000, ovvero il 33% in più. I dati medi ci dicono infatti che nel 1999 i prezzi delle abitazioni al mq (deflazionati) erano di € 2.800, mentre nel 2007 arrivano a € 3.900. Passiamo ad alcuni prodotti alimentari di largo consumo. Ad esempio il prezzo del latte, pagato dal consumatore, è passato dai circa 0,75 €/lt del 1990 a 1,40 €/lt del 2007 (+86%). E' bene segnalare che questo è accaduto mentre il prezzo del latte alla produzione è crollato! Vediamo poi il pane. E' passato da 1,03€/kg del 1995 ai 2,70 €/kg del 2007 (+262%). Passiamo al costo del trasporto. La benzina senza piombo alla pompa nel 2002 costava € 1,154/lt, nel 2008 si attestava a € 1,390/lt. Quindi è cresciuta del 20%. Il gasolio nello stesso periodo è cresciuto dai € 0,86/lt del 2002 ai €1,51/lt del 2008, registrando una crescita del 76% e andando a superare addirittura il prezzo della benzina. Se vi ricordate quello era l'anno in cui venivano acquistate auto a gasolio anche da chi faceva 10.000 km l'anno. E “giustamente” il cartello dei petrolieri ci ha puniti aumentando a sproposito il prezzo del gasolio. Il tasso che viene utilizzato come parametro per il prestito del denaro (mutui per l'acquisto della casa, finanziamenti aziendali, ecc), l'Euribor, partiva da un 2002 che si chiudeva al 3% arrivando al 2008 al 3,29%. Apparentemente quindi è variato poco. E invece non è così. Infatti fino al 2005 il tasso è stato sempre sotto il 3%, fino ad iniziare a risalire dal giugno 2006 per arrivare alla punta massima del 5,11% dell'ottobre 2008, periodo in cui la crisi aveva bussato pesantemente alla porta. Già dopo l'estate 2008 le aziende si erano bruscamente fermate. I fax non ricevevano più ordini. Il fatturato si era ridotto al lumicino. Anche le più grandi aziende, quelle più strutturate, che pianificano, avevano davanti uno scenario imprevisto e che sembrava irreversibile: la chiusura dell'attività. Poi l'Euribor è bruscamente calato sotto il 2%. Infine vediamo come si è comportato il cambio €/$. Nel 2002 si parte da una sostanziale parità a 1,00 e una crescita inesorabile fino a toccare 1,58 ad agosto 2008. Per poi chiudere a 1,34 a dicembre dello stesso anno. Nel periodo analizzato il tasso di inflazione è oscillato rimanendo intorno al 2%. Ebbene tutte questi dati mi fanno indurre a evidenziare che con l'introduzione dell'euro l'Italia non ha più potuto far leva sulla svalutazione, rendendo competitivi i prodotti sul lato prezzi. La mancanza di una vera politica economica europea ha indotto la BCE a tutelare la moneta solo sull'inflazione, anche a costo di ampliare il divario tra la finanza e l'economia reale. Solo di fronte ad un probabile scoppio di una crisi economica epocale, la BCE ha iniziato ad operare anche “contro” le sue prerogative, acquistando titoli di stato e inondando il mercato di liquidità finalizzata ad abbassare il costo del denaro. Ma ormai era troppo tardi. L'uomo della strada si è ritrovato a lavorare in aziende che pur essendo ben strutturate, hanno perso competitività per i prezzi dei loro prodotti, che nel cambio € contro $, ha visto la nostra moneta progressivamente apprezzarsi, rendendo di fatto difficile l'esportazione. Mentre contemporaneamente il mercato italiano ha visto ridursi i consumi interni, per effetto degli aumenti dei prezzi che ho sopra riportato, che hanno contribuito assieme alla paura e/o perdita effettiva del posto di lavoro, a ridurre considerevolmente i consumi delle famiglie. Che dire. Secondo me la crisi in Italia non è ancora finita e gli effetti sulle aziende si cominceranno a vedere nel corso del 2011. Che fare? Dico la verità. Non lo so, perché è una cosa più grande di noi, del nostro Paese. A meno che non venga a governarci un “matto” che esegua delle vere riforme. Ma ad oggi non vedo nessun matto. E allora non rimane che il “tirare a campare” o sperare nell'intervento “straniero” (magari una forte ripresa in Germania e/o USA), che d'altronde è stata sempre la misera storia della nostra nazione.
Leonardo Lucacci

martedì 16 novembre 2010

Scioglimento di una sola Camera? C’entra quanto il cavolo a merenda

Ci sono tanti modi per uscire da una crisi politica ma ciò che conta è uscirne bene. E uscirne bene significa innanzitutto nel rispetto delle norme previste dalla nostra Costituzione. L’ipotesi che alcuni esponenti della Pdl hanno avanzato in merito all’eventualità di sciogliere una sola Camera del Parlamento pare più un discorso viziato da abuso costituzionale non condonabile che altro, ma siccome sembra che ci sia un velato consenso intorno a questa prospettiva, può essere interessante che anche in questa sede se ne discuta un po’. Per incominciare è bene premettere che Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (Art. 94) dove per fiducia s’intende un rapporto di natura politica tra governo ed entrambi i rami del Parlamento. Si badi bene, ad un problema di natura politica, quello della mancata fiducia tra Camera dei Deputati e Governo, non si può pensare di ovviare con un provvedimento straordinario di natura costituzionale. E’ pur vero che formalmente il PdR può sciogliere anche una sola Camera (Art. 88), ma questa ipotesi ha una sua sostenibilità di natura costituzionale anziché politica. Il diritto costituzionale è uno strumento a servizio della politica, ma non per questo si deve piegare alla politica. Lo scioglimento anticipato delle Camere è un “dramma” costituzionale, è il certificato di morte prematura di una Legislatura che per gravi problemi attinenti alla vita parlamentare non ha potuto portare a termine il suo mandato, tuttavia un atto di straordinaria rilevanza che spetta esclusivamente al Capo dello Stato non può non esser preso se non nell’interesse del Paese tutto. E’ chiaro anche alle creature che lo scioglimento della sola Camera “cattiva” comporterebbe il tifo implicito del PdR in favore di quelle forze politiche che occupano la maggior parte degli scranni della Camera buona altrimenti la soluzione adottata non avrebbe avuto alcun senso neppure in partenza. Inoltre, un simil provvedimento comporterebbe uno sfasamento sui tempi della vita parlamentare che per il nostro bicameralismo perfetto appare impensabile. Difatti, gli esempi storici non reggono il paragone con l’attualità; ciò che successe nel ’53 fino al ’63 tocca la natura costituzionale del problema, ossia il riallineamento della vita parlamentare delle Camere, in seguito all’iniziale decisione del Costituente di far durare sei anni la regolare legislatura del Senato della Repubblica. Insomma, la politica è opinione, divisione mentre il diritto sta in piedi o cade essenzialmente per la sua certezza. Rendere opinabile la certezza del diritto significa innanzitutto minare l’integrità del sistema e non certo offrire soluzioni coraggiose e imparziali. A mio avviso, l’unico aspetto positivo di tale ipotesi è che presumibilmente la mozione di sfiducia presentata alla Camera dei Deputati sarà discussa intorno al 16 dicembre, dopo il tornante del 14, pertanto se avessimo iniziato a parlare fin da adesso di strade sensate probabilmente avremmo finito con l’annoiarci.      


Tommaso C. 

martedì 9 novembre 2010

Politiche familiari: quale direzione?

Un famoso giurista, interpellato sulla definizione di legge, descrisse questa come la risposta che una determinata popolazione si dà a fronte di un preciso problema in un determinato periodo storico. Mi intrometto con questo rimando per dare terra ad una dichiarazione del ministro Maurizio Sacconi pronunciata in occasione della seconda Conferenza nazionale sulla famiglia: “gli aiuti devono essere previsti soltanto per la famiglia naturale, fondata sul matrimonio ed orientata alla procreazione”. Sebbene a tale dichiarazione, sia seguita la precisazione che tali sostegni debbano essere estesi anche alle c.d. coppie di fatto, questo è un tema che puntualmente torna alla ribalta e immancabilmente crea una frattura non soltanto tra gli schieramenti ma anche all’interno dei partiti stessi. Indubbiamente è un nodo che va ad insistere su una concezione delle politiche sociali e se riguarda alcuni come cristiani, sicuramente tocca tutti come cittadini. E allora, voi che ne pensate?
La redazione

martedì 2 novembre 2010

Intervista a Luca Trabucco


La redazione questa settimana pubblica il testo integrale dell'intervista a Luca Trabucco, leader del PDL di Terranuova B.ni, candidato sindaco del centrodestra alle ultime elezioni amministrative. 

Ciao Luca, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. 
Dipingiamo uno scenario immaginario: tra poche ore a Terranuova i cittadini saranno nuovamente chiamati alle urne, mancano pochi minuti al silenzio elettorale e sei sul palco a tenere l'ultimo discorso: “ Cari elettori, se dovessi dirvi tre questioni di primaria importanza che un'amministrazione da me guidata affronterebbe subito, queste sarebbero..

Lo scenario da voi dipinto si spinge molto in avanti, per diversi motivi tra i quali “in primis” una mia eventuale ricandidatura che non é affatto scontata, difatti tengo a precisare che prima di tutto vengono le idee e la programmazione e successivamente le persone; il secondo aspetto é la contestualizzazione delle eventuali future elezioni, perché se queste avvenissero a breve termine ci sarebbe una situazione completamente differente che tra tre anni. Sicuramente la situazione odierna nel quale “sopravvive” il nostro Comune é di estrema delicatezza poiché sia strutturalmente che economicamente il modo di amministrare non é più consono con i tempi attuali.
Appare evidente che tra gli obiettivi principali di una nuova amministrazione é la vitale
riforma della macchina comunale, penso quindi all'ottimizzazione ed al risparmio di denaro pubblico utilizzando risorse interne del quale il Comune ha ampia disponibilità, riappropriarsi di alcuni servizi gestiti esternamente tramite società, ridurre notevolmente le consulenze esterne in materia di tributi e progettazione che possono essere svolte all'interno dei nostri uffici e quindi valorizzare la capacità amministrativa con l' organizzazione, la tempestività d'intervento e lo spirito di servizio. Un risparmio che ci consentirebbe di ritornare ad investire in servizi e strutture per il cittadino, mantenendo un certo equilibrio di costo e di qualità proposta, e potenziare la rete di aiuto sociale visto il periodo di crisi attuale.
Di fondamentale importanza diventa la programmazione, oggi purtroppo dimenticata, capire in quale direzione portare Terranuova, sia urbanisticamente con lo sviluppo sostenibile delle nuove aree (industriali, commerciali , residenziali, pubblici) connesso al recupero dei vecchi insediamenti ed al centro storico e le modalità di collegamento fra di esse, lo sviluppo della mobilità urbana ed extraurbana mediante anche sistemi alternativi di spostamento, la collocazione di infrastrutture strettamente necessarie per il nostro comune; sia economicamente con la collocazione di interventi mirati alla salvaguardia e sviluppo delle nostre aziende, tornando ad attirare investimenti sul nostro territorio, migliorando la qualità dell'offerta all'interno della nostra città, con la consapevolezza che avendo altre città limitrofe con possibilità maggiori rispetto alle nostra realtà, dobbiamo essere bravi a diversificare le opportunità del nostro territorio, puntando mediante scelte oculate e attuabili volte a migliorare la qualità della vita di Terranuova.
L'amministrazione deve farsi carico (così come le scuole) di riportare il senso civico o meglio l'educazione civica di una comunità tramite interventi di informazione, controllo e gestione dei servizi: se vogliamo veramente andare nella direzione della sostenibilità, dobbiamo incominciare a fare percorsi veri, che impegnino il cittadino ad aprirsi ad una politica volta al risparmio energetico (obbligatorio nella nuova edilizia), alla cultura dell'utilizzo dell'acqua (approvvigionamenti alternativi per consumi differenziati), alla diminuzione di produzione dei rifiuti ed aumento del riciclato, all'utilizzo di mezzi alternativi per spostarsi. Determinante è che l'amministrazione fornisca gli strumenti per il raggiungimento della sostenibilità e si faccia promotore e controllore al fine di far rispettare i diritti ed i doveri del cittadino ed esiga dal cittadino il rispetto delle regole e della convivenza. Portare Terranuova ad investire sulla modernizzazione e sull'innovazione, concetti separati, al fine di migliorare lo stato qualitativo di comunità. 

Fini nel suo discorso a Mirabello ha detto: "Non si può far parte di qualcosa che non c'è più. Il PDL non esiste più. Al limite si può parlare di Forza Italia allargata.." Cosa ti senti di dire al tuo corpo elettorale? Ai cittadini che votando Luca Trabucco hanno messo la croce sul simbolo PDL? Quali scenari si aprono a livello locale per voi, nei confronti di quanto sta accadendo a livello nazionale?

Sinceramente quello che mi preoccupa maggiormente è lo stato generale nel quale vive oggi la nostra politica da una parte e dall'altra.
Per quanto riguarda la sfera locale, mi sento innanzitutto di ringraziare coloro che ci hanno dato fiducia apponendo il voto sulla lista PDL. Ai cittadini riconfermo l'impegno preso rivolto ad apportate un cambiamento vero e necessario alla nostra gestione amministrativa che come sottolineato in precedenza non è più al passo con i tempi e mette in evidenza delle profonde lacune.
A livello “operativo” usando questo termine, non vedo grosse problematiche a Terranuova a seguito delle decisioni a livello nazionale, poiché abbiamo sempre espresso e lo riconfermo, che prima di tutto viene Terranuova ed il programma e poi i partiti che lo vogliono sottoscrivere. Terranuova vive in una fase che necessita di scelte forti condivise ad ampio raggio, ed é giusto che il PDL si guardi attorno al fine di allargare e confrontarsi con tutte le forze politiche presenti e future al fine di pervenire ad una linea politica comune, rivolta alla crescita della nostra città. A livello locale, ove la maggior parte di noi ci conosciamo, penso che siano maturi i tempi per far crescere ed aprire le coscienze verso una forte politica di aggregazione, che coinvolga anche persone al di fuori dei soliti ruoli politici, operai, studenti, commercianti, imprenditori, liberi professionisti etc.. uscendo dall'autoreferenzialità che certe volte hanno i partiti. 
Personalmente credo sia anche necessario riportare i cittadini a fare politica e che la politica torni a coinvolgere il cittadino attivamente nelle scelte, onde evitare che ci sia una deriva verso l'indifferenza o l'ignoranza dei fatti.
Non vorrei sembrare demagogico, ma scinderei il livello nazionale ove chiunque sceglie secondo il proprio senso di appartenenza, ed il livello locale ove esistono delle realtà e delle necessità diverse, ove le persone sono diverse. 
Rimanendo comunque come punto fermo, in entrambi i casi, la necessaria coscienza etica e morale della questione politica, che é al di sopra di ogni partito e di ogni bandiera. Personalmente credo più nei valori nelle idee e nei fatti che nelle contrapposizioni a priori, spero di poter vedere un centrodestra (se ancora questo termine attuale) moderno liberale e riformatore.

La tua esperienza nel PDL di Terranuova, un tuo bilancio sulla vostra attività politica: una riflessione sulla strada che è stata fatta fino a oggi, cosa si poteva affrontare in maniera migliore? Ci sono stati degli errori? Se si, quali? 

A differenza dei problemi a livello nazionale, penso che il PDL Terranuovese abbia coscienziosamente svolto fino adesso il proprio mandato, cercando di coinvolgere i cittadini nelle varie iniziative, ascoltando e rendendolo partecipe delle attività intraprese. Penso che come forza di opposizione abbiamo fatto un ottimo lavoro, sia in fase di controllo opponendoci in maniera determinata a scelte che per noi andavano contro il bene comune, sia in fase propositiva cercando percorsi condivisi (abbiamo proposto una ventina di mozioni in un anno) aprendo fronti di dialogo.
Come in tutte le cose potevamo fare meglio, ma anche peggio, io penso che l'attenzione che abbiamo prestato alla res publica si avverte con buoni riscontri, e sono da lodare le persone che con dedizione e passione hanno fatto crescere e diventare realtà questo partito, che per un interesse comune e di giorno in giorno ascoltano e “lavorano” per i nostri concittadini. Questo probabilmente é l'elemento chiave, nonostante a livello nazionale il PDL non stia facendo una bella figura e dove prevalgono alcuni personalismi, c'é gente che quotidianamente ci mette la faccia e l'anima e meriterebbe sicuramente maggior rispetto.
Auspico che in futuro prossimo, si possa avvenire ad un programma come ho detto
maggiormente condivisibile e concertato, proprio in virtù di quel senso di responsabilità che ci deve portare a vedere al di là dei confini del singolo partito, e non commettere l'errore di essere settoriali e autosufficienti, se vogliamo veramente crescere.
Io sono ottimista di natura, e nonostante le parti avverse, penso si possa creare veramente un progetto nuovo e positivo, che induca la gente a partecipare e condividere un attività politica concertata a trasparente, tornando ad essere protagonisti della nostra Terranuova.

LA REDAZIONE