martedì 29 settembre 2009

DISCARICA DI TERRANUOVA: COMPRENDERE IL PROBLEMA, CAPIRE LE POSIZIONI

Intervista quadrupla a William Bernardoni (PRC), Ettore Ciancico (PD), Leonardo Lucacci (PDL) e Massimo Quaoschi (Lista Pasquini) sulla “questione discarica”.

La grande affluenza di cittadini all’ultimo Consiglio Comunale ha confermato che quello della discarica di Podere Rota è un tema molto “sentito” dalla popolazione.

Il funzionamento dell’impianto di selezione e compostaggio per il trattamento della parte umida dei rifiuti è il problema più urgente ma pensiamo sia interessante anche capire la visione che i quattro rappresentanti degli schieramenti politici terranuovesi hanno riguardo la gestione dei rifiuti.

Siamo felici che William, Ettore, Leonardo e Massimo abbiano accettato di scrivere per la voce del martedì e li ringraziamo.

Abbiamo posto le stesse domande a tutti e quattro gli intervistati ed ognuno di loro ha risposto senza sapere cosa avessero scritto gli altri.

L’ordine degli interventi è “a girare” come le più moderne tecniche di par condicio ci insegnano!

La speranza è che l’articolo di questa settimana possa contribuire ad un chiarimento delle posizioni dei diversi schieramenti sulla questione rifiuti e che possa rappresentare uno spazio di confronto costruttivo.



1.Qual'è la vostra visione sul problema rifiuti?


WILLIAM BERNARDONI (PRC): I rifiuti, e il loro smaltimento, sono sicuramente un problema che ogni amministrazione si trova ad affrontare. Sappiamo bene che è un problema nazionale, che viene affrontato a vari livelli, sia dal governo nazionale, da quello regionale e infine da quello locale.

Noi crediamo che i rifiuti siano qualcosa da limitare, l'unica soluzione è una forte propaganda di sensibilizzazione che spinga la persone a fare raccolta differenziata, solo i rifiuti non riciclabili dovrebbero andare in discarica . Non si può pensare di far diventare soldi i rifiuti come è stato fatto in passato, calpestando i diritti e la salute dei cittadini.

ETTORE CIANCICO (PD): Il ciclo dei rifiuti deve trasformarsi in una opportunità, di maggiore civiltà e di risorse per il territorio. Maggiore civiltà perché occorre proseguire con la differenziata vera, dove questa viene fatta, e per esempio per noi allargare il porta a porta sino a generalizzarlo. Certamente questo comporta un cambiamento culturale dei singoli, più disponibilità e maggior attenzione, come delle organizzazioni dedicate al servizio. Tra l’altro crescere nella differenziata riduce i rifiuti da portare in discarica. Occorre combattere la posizione di chi dice “Non nel mio giardino” ma continuare nella coscienza di essere parte di una programmazione sovra territoriale. Terranuova, Arezzo, Selvapiana sono appunto un esempio di ciclo completo dei rifiuti. Certamente ogni territorio deve contribuire, noi lo abbiamo già fatto con la discarica.

LEONARDO LUCACCI (PDL): Incentivare al massimo la raccolta differenziata anche e soprattutto con la creazione di isole ecologiche dove i cittadini possono conferire tutto ciò che non corrisponde a organico e indifferenziata. Ciò deve essere anche incentivato economicamente (es. sconto fino ad azzeramento totale della TIA). Riportare la gestione del ciclo dei rifiuti in ambito territoriale, per cui in discarica di Podere Rota ci dovranno andare i rifiuti del Valdarno Aretino e non quelli di Firenze.

MASSIMO QUAOSCHI (Lista Pasquini): Semplificando al massimo mi sembrano 3 le questioni di fondo.

1) Intervenire nel lungo periodo sul sistema produttivo/industriale. Occorrerà in futuro creare meno rifiuti piuttosto che ricercare soluzioni, sempre più complesse, per smaltirli. 2) Superare l'idea sempre più diffusa fra i cittadini, e non solo per il problema rifiuti, del NIMBY (not in may back yard): la politica e le amministrazioni locali devono riacquistare autorevolezza e capacità di assumersi le responsabilità di scelte difficili ma necessarie; 3) Nel contingente servono i termovalozzatori. Il centro del sistema di smaltimento dei rifiuti deve essere incentrato su questi strumenti e non più sulle dicariche.

Manca il tema della raccolta differenziata: potremmo parlarne a lungo. Sul piano pedagogico/educativo verso i cittadini mi pare una delle cose più importanti su cui lavorare. Sul piano della soluzione industriale e di sistema sul problema rifiuti ho personalmente più di qualche dubbio sulla reale efficacia della differenziata.


2.Cosa è successo a Podere Rota?


ETTORE CIANCICO (PD): Il nostro territorio ospita un impianto, la discarica, che è stato portato a regime dalla società che lo gestisce, con risultati di efficienza e impatto assolutamente tollerabile per i cittadini e il territorio. Per raggiungere questo risultato è stata ottimizzata la captazione del biogas, con la generazione di energia elettrica. L’avvio del nuovo impianto di compostaggio, che insiste sulla stessa area industriale pur essendo gestito da un’altra società, è stato invece più problematico. E’ opportuno sottolineare che, allo stato di tutte le rilevazioni e analisi, stiamo affrontando un problema di odori generati, che non ci devono certamente essere, ma non di altri tipi di problematicità. Il perdurare di questa situazione in ogni caso ci ha preoccupato ed abbiamo accentuato le nostre azioni.

LEONARDO LUCACCI (PDL): Il complesso industriale a Podere Rota è composto dalla discarica che è gestita dalla CSAI Spa (60% in mano pubblica, di cui il 43% in mano al Comune di Terranuova Bni e il 40% in mano privata), dall'impianto di compostaggio (di proprietà privata, la stessa che ha la quota di CSAI Spa) e da una società di produzione di energia elettrica. Secondo noi gli interessi, legittimi, della proprietà privata sono andati a prevaricare su quelli pubblici e soprattutto su quelli del nostro comune. L'amministrazione Amerighi (attuale e precedente) si è appiattita a totale difesa della gestione CSAI Spa, avendo garantito il pagamento del disagio ambientale e dei dividendi (circa 3mln di euro) che garantiscono la copertura degli stipendi del "numeroso" personale del Comune. Due sono le cose certe che sappiamo: primo è che il complesso industriale di Podere Rota è una "macchina da soldi".;Secondo, che l'impianto di compostaggio ha seri problemi di funzionamento, che si avvertono soprattutto dal cattivo odore che viene dal complesso industriale di Podere Rota. Al primo l'Amministrazione Comunale non vuole "assolutamente" rinunciare, pena il commissariamento del Comune. Il secondo, se ufficialmente accertato, porterebbe il socio privato a mettere mano al portafoglio.

MASSIMO QUAOSCHI (Lista Pasquini): Con Carlo Pasquini abbiamo chiesto un incontro/sopralluogo per capire meglio la situazione. Se il problema più grosso, allo stato attuale, é quello dell'impianto di selezione e compostaggio, occorrerà intervenire su questo impianto con decisione e perché no anche con scelte forti da parte dell'amministrazione. L'altro aspetto, quello più importante é l'autorizzazione all'apertura del nuovo modulo, il cosiddetto allargamento della discarica.... Anche su questo serve che l'amministrazione sia più determinata e capace di intervenire in positivo in questo processo, cosa che purtroppo non sta avvenendo. Tuttavia, a mio giudizio, il vero problema di Podere Rota, alla base delle difficoltà attuali é il ruolo sempre più forte del soggetto privato presente nella società di gestione di Podere Rota (e che di fatto gestisce la discarica) e l'incapacità - non volontà? - di questa amministrazione di avere con questo soggetto un rapporto più dialettico e meno "disponibile".

WILLIAM BERNARDONI (PRC): Non lo sappiamo, questo dovrebbero dircelo chi ci governa e chi con Podere Rota è riuscito a instaurare un rapporto, se così si può dire, di “amicizia”.

Le notizie che ci arrivano provengo dai cittadini che abitano nell'area della discarica, ma ormai il puzzo è ben percepito anche a molti km di distanza.

Evidentemente si è curato più la parte che creava introiti economici e meno quella che doveva garantire un buon funzionamento della discarica; ma ripetiamo, cosa è successo devono dircelo gli amministratori senza troppi giri di parole e smettendo di sfuggire alle richieste dei cittadini con escamotage ridicoli come gli “annusatori”.


3.Quali soluzioni?


LEONARDO LUCACCI (PDL): Per noi la soluzione è rappresentata dal Sindaco che, in qualità di responsabile della salute dei cittadini e in qualità di rappresentante del principale socio di CSAI Spa, che ha affidato in esclusiva l'impianto di compostaggio ai soci privati, richieda che, a spese della società che gestisce l'impianto di compostaggio, venga istituito un Comitato Scientifico (composto da personalità terze di cui almeno un nome possa essere indicato dal Comitato di Riofi e Fossato). Che il comitato individui in tempi brevi cosa non va nell'impianto di compostaggio (ed eventualmente anche nella discarica) e indichi le modalità di risoluzione dei problemi. Sarà poi il proprietario dell'impianto di compostaggio a farsi carico dei costi necessari per adottare le opportune azioni per aggiustare, cambiare, implementare l'impianto di compostaggio. Ovviamente tutto ciò dovrà avvenire a ZERO spese nei confronti delle amministrazioni pubbliche, ovvero dei cittadini, ma dovrà essere il socio privato a trovare le risorse per sistemare l'impianto di cui ne ha la completa responsabilità.

MASSIMO QUAOSCHI (Lista Pasquini): Nessuno ha soluzioni pronte e definitive, su questo occorre essere onesti: ne chi governa ne chi è all'opposizione. Tuttavia alcuni interventi possono aiutare ad intraprendere un percorso più virtuoso ed anche più vicino ai cittadini maggiormente interssati dal problema discarica. Per esempio:

1) intervenire per semplificare la catena di società che operano nel sistema discarica Podere Rota/rifiuti;

2) coinvolgere direttamente un rappresentante dei cittadini della zona di Podere Rota nel cda della società di gestione, come forma di trasparenza e condivisone;

3) intervenire - il sindaco può e deve farlo! - sugli amministratori di nomina pubblica all'interno della società di gestione affinché assumano un ruolo più attivo e più vicino agli interessi ed alle esigenze dei cittadini.

WILLIAM BERNARDONI (PRC): La soluzione è investire migliaia di euro nella sensibilizzazione alla raccolta differenziata, non ci sono altre soluzioni. La discarica di Podere Rota è a fine ciclo, deve essere chiusa, tanto più adesso che produce puzzo e inquinamento. Podere Rota adesso non può più ricevere rifiuti esterni, deve limitarsi al fabbisogno della vallata.

Siamo contro eventuali inceneritori che producono morte silenziosa, siamo contro a un continuo sfruttamento delle nostre terre per fare soldi con i rifiuti a discapito della salute e del benessere dei cittadini.

Quello che a Podere Rota non funziona e produce puzzo va chiuso o sistemato assolutamente, ormai sono anni che c'è questa situazione e nessuno fa niente per migliorare la situazione.

ETTORE CIANCICO (PD): Noi ci stiamo muovendo in tre direzioni: 1) insistere e premere sulle società che gestiscono gli impianti perché siano rapidamente completati gli interventi già previsti e se necessario continuare con soluzioni di più elevato livello tecnologico e impiantistico fino a che non si riduca alla soglia della accettabilità l’odore emesso; 2) far realizzare in tempi rapidi una rete di monitoraggio elettronico degli odori per disporre di una base dati continua da interfacciare con le rilevazioni metereologiche e attivare un monitoraggio continuo dell’aria da parte di Arpat, in collaborazione con la Provincia, e comunque tutte le volte che verrà segnalato come opportuno coinvolgere USL e Arpat per il loro lavoro di analisi e monitoraggio, in modo da dare ai cittadini, che già subiscono un disagio particolare dovuto agli odori, degli elementi di tranquillità; 3) dopo quanto fatto negli anni scorsi (50% della TIA e prima parte della rete viaria) mettere in campo le risorse necessarie perché nella zona si completino le infrastrutture viarie con la messa in sicurezza idraulica dove necessario; si forniscano le reti idriche e del metano; si diano delle risposte di supporto sociale alle famiglie che abitano nella zona.

In questo processo il confronto con i cittadini è per noi estremamente importante.


4.Dove sbagliano gli altri?


MASSIMO QUAOSCHI (Lista Pasquini): Domanda strana anche perché non é bello giudicare. Tutti sbagliano, non solo gli altri. E il rischio maggiore é proprio quello, in una problematica così, di ragionare solo da opposizione pura e dura, quasi cavalcando l'occasione. Che forse é lo sbaglio che in qualche caso compie il PDL. Il Sindaco, la giunta e chi governa invece mi sembra che, almeno sull'ultima vicenda, abbia avuto l'atteggiamento opposto. Anziché governare con atti concreti hanno preferito buttar giù un ordine del giorno quasi che fossero opposizione... Ma lo sbaglio più grosso, se così si può chiamare, é la poca autorevolezza del Sindaco e dei suoi.

WILLIAM BERNARDONI (PRC): Manca chiarezza. Dalle poltrone del PD non arriva mai una risposta chiara, vengono inviati “annusatori” a sentire il puzzo con cui i cittadini ormai convivono da anni. Non c'è una progettualità seria che porti al giusto funzionamento della discarica e alla sua chiusura una volta finito il ciclo di vita.

Il PDL non si oppone come dovrebbe, manca dello spirito della contestazione che potrebbe usare anche in consiglio comunale.

Noi da parte nostra, da partito fuori dal consiglio comunale, abbiamo partecipato agli incontri proposti dall'amministrazione comunale con i cittadini e abbiamo manifestato con loro, portando anche la mascherine contro il puzzo e facendo sentire la nostra voce.

ETTORE CIANCICO (PD): L’importante è sapere che non sbagliamo noi. Abbiamo cercato non una polemica ma una assunzione di responsabilità e una presa di coscienza civile, abbiamo indicato nel nostro odg allo scorso Consiglio un percorso. Da parte nostra c’è la volontà di fare fatti e non polemiche. Le forze politiche, che naturalmente hanno un ruolo, valuteranno nella loro autonomia cosa è più giusto per i cittadini, i cittadini però sapranno distinguere tra facilissime polemiche e un percorso certamente difficile ma che sicuramente ci avvicina al risultato che noi tutti vogliamo.

LEONARDO LUCACCI (PDL):I nostri colleghi del Centrosinistra che tutt'ora sostengono Amerighi non stanno ascoltando cosa dicono i cittadini, diretti interessati di questo problema. Amerighi & co. erano a conoscenza del problema già dai primi mesi del 2009 ed anche in piena campagna elettorale. Ma dei disagi causati dalla discarica non ne troviamo traccia nel loro programma elettorale. Nessuno di loro ha voluto riconoscere ufficialmente il Comitato di Riofi e Fossato, composto da cittadini anche di centro sinistra. Anzi sono rimasti in silenzio di fronte al tentativo di Amerighi e Moretti di rompere le file del Comitato, andando a parlare singolarmente con i gli associati al Comitato, non volendo rispondere ufficialmente al Comitato stesso. Ora hanno tentato di porre rimedio approvando un ordine del giorno che paradossalmente esprime la sfiducia nei confronti del loro stesso Sindaco Amerighi. Ma non è sufficiente, basta parlare con i cittadini di Riofi e Fossato per rendersene conto.


lunedì 21 settembre 2009

ACQUA: IL GRANDE RIFIUTO di padre Alex ZANOTELLI


Per un martedì , in via del tutto eccezionale, la "voce di questo blog" è una di quelle forti e importanti. Riprendiamo un articolo di Padre Alex Zanotelli pubblicato la scorsa settimana su La Repubblica riguardante un tema che avevamo già trattato Martedì 7 luglio ( clicca quì per leggere l'articolo) e che riteniamo di assoluta rilevanza. Non vorremmo infatti che a livello locale venisse sottovalutata la questione.


da la Repubblica del 14 settembre



Non avrei mai immaginato che il paese di Francesco d' Assisi (Patrono d'Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di "sorella acqua" diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l'acqua! Giorni fa abbiamo avuto l'ultimo tassello che porterà necessariamente alla privatizzazione dell'acqua. Il Consiglio dei Ministri , infatti, ha approvato il 9/09/2009 delle "Modifiche" all'articolo 23 bis della Legge 133/2008 . Queste "Modifiche" sono inserite come articolo 15 in un Decreto legge per l'adempimento degli obblighi comunitari. Una prima parte di queste Modifiche riguardano gli affidamenti dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti. Le vie ordinarie -così afferma il Decreto- di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica è l'affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara, deve possedere non meno del 40% ed essere socio "industriale". In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SPA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SPA quotate in borsa.

Questo decreto è frutto dell'accordo tra il Ministro degli Affari Regionali, Fitto e il Ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno.

E' la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni? E' la vittoria della politica delle privatizzazioni, oggi, portata avanti brillantemente dalla destra. A farne le spese è sorella acqua. Oggi l'acqua è il bene supremo che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l'incremento demografico. Quella della privatizzazione dell'acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!)

Ancora più incredibile per me è che la gestione dell'acqua sia messa sullo stesso piano della gestione dei rifiuti! Questa è la mercificazione della politica! Siamo anni luce lontani dalla dichiarazione del Papa Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate dove si afferma che l'"accesso all'acqua" è "diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzioni e discriminazioni". Tutto questo è legato al "diritto primario della vita". La gestione dell'acqua per il nostro Governo è assimilabile a quella dei rifiuti! Che vergogna! Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico-finanziari. E' la morte della politica!

Per cui chiedo a tutti di:

-protestare contro questa decisione del governo tramite interlocuzioni con i parlamentari, invio di e.mail ai vari ministeri.

-chiedere ai parlamentari che venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell'acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora 'dorme' nella Commissione Ambiente della Camera;

-chiedere con insistenza alle forze politiche di opposizione che dicano la loro posizione sulla gestione dell'acqua e su queste Modifiche alla 23 bis;

-premere a livello locale perché si convochino consigli comunali monotematici per dichiarare l'acqua bene comune e il servizio idrico "privo di rilevanza economica";

-ed infine premere sui propri consigli comunali perché facciano la scelta dell'Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico: è l'unica strada che ci rimane per salvare l'acqua.

Sarà solo partendo dal basso che salveremo l'acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo così anche la nostra democrazia.

E' in ballo la Vita perché l'Acqua è Vita!

Padre Alex Zanotelli

martedì 15 settembre 2009

Articoli, analisi, approfondimenti, provocazioni e commenti


Questo blog è nato per volere di un gruppo di studenti ed ex studenti universitari con l’intento di proporre delle analisi scientifiche in ambito politologico. Non tutti i martedì siamo riusciti a percorrere la via del rigore scientifico ma abbiamo sempre e comunque cercato di ricostruire in modo dettagliato ed accurato le questioni proposte. Ci piacerebbe adesso alzare l’asticella. Cercare di creare intorno al blog un dibattito intorno a tematiche di politica locale e nazionale che possa essere costruttivo e partecipato. Chiediamo quindi ai lettori (che comunque non sono pochissimi!) di scrivere proposte e idee alla nostra email lavocedelmartedi@gmail.com o comunque di utilizzare con più frequenza l’opzione dei commenti cliccando l’apposito link alla fine di ogni articolo. Non smetteremo di scrivere e di proporre temi o questioni che riteniamo giusto affrontare, ma vorremmo qualcosa di più. L’obiettivo è quello di fare di questa pagina internet un luogo di incontro virtuale ma che nel prossimo futuro abbia la forza, data dal contributo e la partecipazione di tante persone, di organizzare anche conferenze e dibattiti, a questo punto non più virtuali, ma reali!

Una democrazia piena e funzionante è possibile solo con una cittadinanza razionale, informata e partecipante.
La redazione

La terza repubblica?


Rientrati dalle vacanze, riposti secchiello e paletta, ci si accorge che il sistema politico italiano sembrerebbe sull’orlo di un mutamento.

A chi avesse seguito il dibattito politico estivo sicuramente non saranno passati inosservati i “colpi di sole” della Lega su respingimenti e gabbie salariali, declinate a piacere dai differenti esponenti del governo. Non saranno passate inosservate le vicende di Berlusconi con la Chiesa, con i giornali, con l’Europa, con i suoi alleati.

Non saranno passati inosservati gli applausi a Fini alla Festa nazionale del Pd a Genova, come le dichiarazioni sulla laicità e sui diritti umani.

Insomma gli “scossoni” politici di dalemiano preannuncio sembrano esserci stati tutti. Soprattutto per il capo del governo Berlusconi. Prima in lite con la Chiesa, in seguito sia alla campagna denigratoria del neo direttori Feltri de Il Giornale diretta contro Boffo (Avvenire), sia alla politica dei respingimenti, poi con esponenti del suo partito, primo fra tutti il presidente della camera Fini.

E proprio da questi scossoni sembrano emergere in modo indiscutibile ma anche inusitato (dato il destino eterno dell’età berlusconiana) i malumori e i mal di pancia di chi è saturo di un’azione politica populista, che mostra la sua essenza in una dichiarazione rilasciata qualche giorno fa dallo stesso Berlusconi: “i rapporti del governo con la Chiesa e miei personali con chi guida con prestigio e autorevolezza la chiesa cattolica sono sempre stati eccellenti. Li consolideremo nei prossimi mesi con il testamento biologico”. Un colpo di coda che assieme ai soliti fraintendimenti del giorno dopo hanno fatto andare su tutte le furie il Presidente della Camera che tenta di aprire un dibattito democratico all’interno del Pdl su questa ed altre questioni etiche. Una mossa che, ovviamente, non è piaciuta al suo padrone che controbatte definendosi il miglior statista italiano da 150 anni. Modesto ragazzo! D’altronde ci siamo abituati, aveva già superato ogni limite quando si magnificò come l’unto dal Signore, come a dire che la sovranità per governare lui l’ha ricevuta direttamente dal creatore, non avendo bisogno di un popolo che lo legittimi, ma solo che lo adori. Tutto torna.

Ritornando ai giorni nostri l’aspetto più interessante di tutta la vicenda sono i possibili scenari che da qui in avanti potrebbero verificarsi.

Premetto che non voglio proseguire con iperboliche ipotesi o panorami politici troppo azzardati e fantasiosi. Ma la prevalente sentenza della storia, che di giorno in giorno vari attori emettono, condanna e vuole bandire dal sistema politico italiano il populismo, riportando il dibattito democratico nei suoi schemi virtuosi, lontano dalle sparate e dalla ricerca del consenso a partire dal malessere sociale.

A destra ad incarnare questa tendenza è il presidente Fini, che raccolti gli applausi alla Festa nazionale del Pd, rilancia sui temi caldi (Ru486, respingimenti, dinamiche interne al Pdl) proponendo una nuova destra dal profilo laico, fine, mi si scusi l’assonanza, ma soprattutto democratica.

Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca Casini e l’Udc, il primo ad essersi separato dal Cavaliere e dalla Lega, che rilancia il Grande Centro, in barba al bipolarismo italiano, tentando di attrarre varie forze politiche e singole personalità. Prima Montezemolo, poi Rutelli, ma nel cielo dei cristiano democratici è Fini la stella più desiderata. Probabilmente Casini pensa ad un’alleanza strategica, che sia autenticamente di centrodestra, costituire un asse politico imparentato con i valori tipici della destra europea, ma sa anche che questo è un progetto di lungo periodo.

Nel breve periodo probabilmente sarà più facile, allo stato di cose attuale, un accordo tattico con il Pd, che in tutte le sue mozioni congressuali, esprime maggiore fiducia verso l’Udc a scapito dell’Idv di Di Pietro e del suo populismo di “sinistra”.

A conti fatti sembra arrivato in Italia il tempo di nuove geometrie politiche che confinerebbero il populismo fuori dal sistema democratico, risolvendo “l’anomalia Italia”, che tuttavia monta in tutta Europa con i partiti antieuropeisti.

Un’ombra sulla democrazia (come da molti è stato definito il populismo) che in Italia potrebbe essere rischiarata dalla luce di un nuovo patto tra le forze politiche, che condividono i valori fondanti della nostra repubblica, fra tutti il rispetto per l’avversario, principio principe della convivenza democratica tra forze politiche.

Le speranze sono tutte da riporre nella costituzione di un Comitato di liberazione nazionale, da Berlusconi (idea che già aleggia nel Pd), ma aggiungerei da tutti i populismi, Di Pietro e la Lega, che desse vita ad una nuova stagione democratica italiana, ad una Terza Repubblica sulle rovine di chi ha distrutto la prima. Questo c’è da auspicare.

Giacomo Scarpelli

martedì 8 settembre 2009

I cattolici e la politica


I veri amici sanno offrirti consigli quando meno te lo aspetti. Da una breve ma intensa chiacchierata mi è stato rivolto l'invito a porre al centro delle discussioni di questo blog la questione riguardante l'impegno dei cattolici in politica. Grandi amici per grandi temi mi verrebbe da scrivere, tuttavia l'argomento, seppur annoso, è sempre ricorrente. Al di là dei ciarpami di cronaca, il tema è ricco di fascino perché straordinariamente complesso e coinvolgente, eppure troppo spesso non viene affrontato con quella serietà e quel distacco che esso si meriterebbe. Per capirci, in più di una circostanza invece di guardare la luna ci si sofferma solo sul dito. Il suggerimento che mi è stato proposto l'ho trovato decisamente calzante con le grandi falcate dei tempi che corrono e penso di non stravolgere questo prezioso consiglio se ponessi in queste brevi righe l'obiettivo di racchiudere all'interno di un'ipotetica cornice teorica i concetti di testimonianza cristiana e politica locale. Facendo leva su quella bella esortazione di Don Tonino Bello: "E se la politica non serve all'uomo, all'inferno la politica", sarebbe opportuno mettere in rilievo non tanto la storia politica dei partiti con il loro limaccioso riallineamento di questi ultimi anni, bensì l'esigenza di un agire morale che sappia mettere al centro delle scelte i contenuti invece dei contenitori. Dopotutto la cassetta degli arnesi è ricca di tanti strumenti. Per esempio, il punto 573 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: "il cristiano non può trovare un partito pienamente rispondente alle esigenze etiche che nascono dalla fede e dall'appartenenza alla Chiesa: la sua adesione a uno schieramento politico non sarà mai ideologica ma sempre critica". Insistendo con i documenti, si potrebbe richiamare la "Nota dottrinale riguardante l'impegno e il comportamento dei cattolici in politica". Eppure, nonostante le innumerevoli coordinate geografiche, lo spaesamento persiste e si fa sempre più preoccupante perché annebbia la vista e fa gonfiare i muscoli, annienta il dibattito e fomenta la confusione. Allora mi chiedo se un impegno cristianamente ispirato ha ancora senso nelle vigenti logiche di amministrazione della cosa pubblica? E sopratutto quali forme per la testimonianza?

"Nessuno può sfuggire alla responsabilità, ossia al dovere di operare invece di qualcun altro. Persino l'individuo isolato vive icariamente, e lo fa in modo particolarissimo, poiché vive la sua vita in rappresentanza di ogni uomo dell'intera umanità". D. Bonhoeffer, Etica.


Tommaso Cioncolini


Quinto potere


Le vacanze sono finite, il mare per molti è già un ricordo, il sole e le temperature miti lasceranno presto spazio alla pioggia e al freddo, Kakà è a Madrid, Fisichella sulla Ferrari, Ted Kennedy ci ha lasciati. Tutto cambia. O meglio, quasi tutto, perché certi soliti noti purtroppo sono sempre tra i piedi. Abbiamo iniziato la nuova stagione di cronaca giornalistica col botto: Vittorio Feltri si è nuovamente seduto alla guida de il Giornale che fu sì di Montanelli (sembra di parlare di un altro universo spazio-temporale, invece erano solo quindici anni fa), ma anche recentemente di Belpietro e Giordano. Di questi tempi non è facile ricostruire correttamente gli avvenimenti in modo misurato e corretto con il solo ausilio dei Tg di casa nostra, più occupati a mischiare le carte per proteggere i potenti che a dare le notizie. Quindi, mi sento in dovere di informare in modo corretto i lettori del Blog che non hanno avuto il tempo di cercare le notizie sui pochi giornali dignitosi rimasti in edicola e in rete, riguardo la vicenda Feltri-Boffo e tutto quello che ne consegue.
-Atto primo
Editoriale di Feltri su il Giornale che apparecchia la tavola all’articolo-shock di Gabriele Villa:
“Quando la politica si trasforma e si svilisce cadendo nel gossip..” scrive il neo-direttore.
Riprendo una citazione di Marco Travaglio, giornalista, a tal proposito: “Una prostituta che ha la registrazione di un suo rapporto sessuale col Presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli e che subito dopo finisce nelle liste elettorali delle elezioni comunali di Bari, è gossip?”
“E se il livello della polemica è basso, prima o poi anche chi era abituato a volare alto o almeno si sforzava di non perdere quota, è destinato a planare per rispondere agli avversari..”
A parte l’autocompiacimento col riferimento a sé stesso (“abituato a volare alto”), praticamente Vittorio Feltri ci sta dicendo: ok, l’avete voluta voi, avete dato la notizia piccante e scandalosa sul fratello del mio editore, che poi è anche il Presidente del Consiglio? Adesso sta a noi contrattaccare, mettetevi comodi e leggete questa bella notizia (un po’ vera, un po’ no).

“Mai quanto nel presente periodo si sono visti in azione tanti moralisti, molti dei quali, per non dire quasi tutti, sono sprovvisti di titoli idonei. Ed è venuto il momento di smascherarli. Dispiace..”
Che è come dire: mi scuso, ma lo devo fare, caro Dino Boffo sto per sputtanarti, anche con l’ausilio di notizie false e tendenziose (ndr). Tra l’altro, l’affermazione sottintende che Feltri è il designato possessore del titolo idoneo di cui si deve disporre per smascherare i presunti moralisti che ancora si scandalizzano se un ricco e potente signore paga una donna, e le promette un roseo futuro politico o televisivo, in cambio di prestazioni sessuali.
-Atto secondo
Articolo (con annessa similitudine Gesù Cristo/Silvio Berlusconi.. Sì, purtroppo avete capito bene, per leggere con i vostri occhi cliccate sul link http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=377663 ) di Gabriele Villa:
“Ma torniamo alle tentazioni, in cui è ripetutamente caduto Dino Boffo, e atteniamoci rigorosamente ai fatti, così come riportati nell’informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del grande moralizzatore (Dino Boffo, ndr)” .
Ecco quindi la citazione della presunta nota informativa: “.. Il Boffo è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione. Rinviato a giudizio il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un'ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione..”

-Del terzo atto della vicenda, occorre sottolineare almeno tre importanti aspetti:

1. Questo documento, pubblicato ad hoc da il Giornale non è una fonte attendibile, trattandosi di una lettera anonima recapitata misteriosamente in diversi ambienti ecclesiastici nei mesi passati, una sorta di avvertimento preventivo da parte di qualcuno: “abbiamo qualcosa di scottante (che sia vero o meno non importa) su un vostro protetto, attenti a quello che dite e fate..(ndr)”.

2. Il Giornale, pubblicando la missiva accompagnata a un documento ufficiale della Procura della Repubblica (quello sì che ha valore), induce intenzionalmente i lettori a prendere per buona e attendibile anche una lettera di ricatto anonima (chiamiamo le cose con il loro nome) scritta chissà da chi.
3. Alla luce di questi elementi oggettivi l’unica verità è questa: nell’agosto del 2004 Dino Boffo, direttore dell’Avvenire dal 1994, paga un’ammenda di 516,00 €uro, in seguito a una diatriba giudiziaria con una signora di Terni (che egli conosceva, come hanno confermato alcuni testimoni) che lo aveva denunciato per molestie telefoniche. Il contenuto delle telefonate, come rivelato dal Gip Pier Luigi Panariello al Corriere della Sera, non è noto, visto che agli atti non ci sono intercettazioni, solo tabulati telefonici relativi alle utenze di Boffo.
Nessun riferimento alle inclinazioni sessuali del direttore di Avvenire e alle sue presunte frequentazioni.
Posto che Dino Boffo non ha bisogno della mia difesa (a proposito, in seguito a questa imboscata mediatica ha dato le dimissioni) e che non ho particolare interesse a criticare l’operato di Feltri o di qualsiasi altro direttore di un importante quotidiano nazionale, posto che sarebbe meglio far sedere sulle poltrone importanti, uomini (e donne) con un passato trasparente e un presente moralmente ineccepibile, è evidente che l’analisi di questa vicenda risulta interessante nel momento in cui si gioca su un terreno pericoloso per la democrazia italiana.
Perché calunniare pubblicamente un collega, nel caso di Feltri e Villa, alludendo alle sue inclinazioni sessuali, alla sua vita privata, ai suoi presunti scheletri nell’armadio?
Perché si tiene oggi a far sapere che Boffo, il direttore dell’Avvenire, è stato al centro di questo caso nel 2004? Perché non ce l’hanno detto subito?
Perché sputare gratuitamente veleno, ingannando anche i propri lettori, sul direttore di un giornale nazionale?
Che la presenza di un eventuale secondo mascalzone nel pollaio, scagioni il primo?
Che nel nostro Paese il manganello e le manette stiano diventando carta e penna.. o meglio, schermo e tastiera?
Che si intenda sostituire le aule di tribunale con i giornali (di parte) e le televisioni (pure peggio)?
Che il giornalista si sostituisca al giudice? Che il popolo diventi il boia?
Se trovate una risposta a tutto questo scriveteci..
Se non la trovate almeno aiutatemi a cercare un motivo per il quale dovrei ancora laurearmi in Mass Media & Giornalismo e continuare a sognare di essere un giorno il direttore, che so, di un quotidiano, che fa bene il suo mestiere.
Emmanuele Bonci